Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Qoelet 10


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Celebra nuovamente la sapienza, e detesta la stoltezza principalmente degli ambiziosi. Del non parlar male de' magistrati.

1Le mosche morte nell'unguento ne guastano la soavità. Val più la piccola stoltezza a tempo, che la saggezza e la gloria.2Il cuore del saggio va a destra: il cuor dello stolto a sinistra.3E di più lo stolto facendo sua strada, sendo egli privo di senno, tutti gli altri giudica stolti.4Se lo spirito del potente si muove contro di te, non abbandonare il tuo posto: perocché la curazione toglierà grandissimi peccati.5V'ha un disordine, che io ho veduto sotto del sole come derivante da errore del principe.6Uno stolto è messo in altissima dignità, e que' che son ricchi, si stanno a basso.7Vidi degli schiavi a cavallo, e de'principi, che camminavano a piedi, come gli schiavi.8Chi scava la fossa, vi caderà dentro; e chi rompe la siepe, sarà morso dalla serpe.9Chi smuove le pietre ne resterà offeso; e chi fende le legna si farà del male.10Se il ferro è diventato ottuso, e non è come prima, ma ha perduto il taglio, si affila' con molta fatica: (così) la sapienza va dietro all'industria.11Il detrattore occulto non è dameno di una serpe, che morde senza romore.12Le parole della bocca di un sapiente hanno grazia; le labbra dello stolto sono la sua rovina.13Il principio delle parole di lui è stoltezza, e la fine de' suoi discorsi è gravissimo errore.14Lo stolto ciancia molto. Quest'uomo non sa quel, che fu prima di lui; e quello sia per esser dopo di lui, chi potrà mai insegnarlo?15Le fatiche degli stolti saranno il loro tormento, perch'ei non sanno la strada per andare alla città.16Guai a te, o terra, che hai per re un fanciullo: ed ove i prìncipi mangiano di buon mattino.17Beata la terra, che ha un re nobile,e della quale i prìncipi mangiano al tempo usato per ristorarsi, non per gozzovigliare.18Per la pigrizia, e per la infingardaggine delle mani (del padrone), il palco della casa darà giù, e vi pioverà dentro.19Il pane, e il vino usano per riso vivendo per crapolare: e tutto ubbidisce al denaro.20Non parlar male del re col tuo pensiero: e non criticare il ricco nel secreto della tua camera, perché gli uccelli dell'aria porteranno la tua parola, e i volatili riferiranno i tuoi sentimenti.

Note:

10,1:Le mosche morte nell'unguento ec. Avea detto alla fine del capo precedente, che per un sol mancamento contro la sapienza si perdono molti vantaggi: ciò adesso egli dimostra con esempio notissimo della mosca, animal così piccolo e meschino, la quale venendo a morire nel l'unguento, ne altera la fragranza, e lo corrompe: così disse l'Apostolo: Un po' di lievito corrompe tutto l'impasto. Questa generale sentenza a varie cose può applicarsi: così s. Gregorio Taumaturgo dice, che un solo cattivo, che si intrude tra' buoni, ne guasta molti; e s. Eucherio per le mosche intende i demoni, che entrando nell'anima vi estinguono la grazia dello spirito; e s. Bernardo le sordide concupiscenze, che corrompono la bellezza del l'anima, e s. Gregorio le cure superflue, e altri le distrazioni nella orazione, le quali ne fanno perdere la dolcezza ed il frutto. Vedi s. Gregorio M. Moral. XVI. 19.
Val più la piccola stoltezza a tempo, ec. È da saggio il sapere essere stolto a tempo, dice il proverbio. Questa sentenza può esporsi in due maniere: primieramente: una piccola stoltezza usata a tempo, è da preferirsi alla rigida sapienza, e alla gloria, da cui nascono sovente gravi disastri: è meglio talora farsi stolto, che far mostra di sua sapienza, e di gloria. Così Davidde contraffece lo stolto nella corte del re Achis, e schivò il pericolo di morte, I. Reg. XII. in secondo luogo: la umile piccola sapienza, che agli uomini sembra stoltezza, questa sapienza, di cui i santi fanno professione nel tempo di questa vita, vale molto più che la sapienza del secolo gloriosa e onorata presso degli uomini, la quale presso Dio è stoltezza: quindi l'Apostolo, I. Cor. III. 18. Se ad alcuno di voi pare di esser sapiente in questo secolo diventi stolto, affin di esser sapiente, perocchè la sapienza di questo mondo è stoltezza dinanzi a Dio. La versione, che abbiam dato, si adatta all'una e all'altra sposizione.

10,2:Il cuore del saggio va a destra, ec. Le inclinazioni, le mire del saggio son sempre rivolte a seguire la via destra, che è la diritta: il saggio tende continuamente al bene, pensa al bene, ama e fa il bene. Le inclinazioni dello stolto tendono alla sinistra, alle vie storte dell'iniquità. Salomone stesso ci dà la spiegazione di questo luogo, dicendo ne' Proverbi cap. IV. 18.: Le vie, che sono alla destra, il Signore le ama, ma quelle della sinistra, sono storte. Vedi quello, che ivi si è detto.

10,3:E di più lo stolto ec. Havvi anche questo di peggio, che lo stolto battendo la strada sinistra del vizio, giudica di tutti gli altri secondo la propria corruzione. Così gli Eretici e gli empi, bestemmiando quel ch'ei non sanno e non conoscono, si burlano della verginità, e del celibato, e suppongono, che tal virtù sia impossibile, e che nissuno la osservi. Un filosofo Gentile disse, la passione aver questo di proprio, che di leggieri si persuade tutti esser soggetti a quello stesso furore, onde ella impazzisce.

10,4:Se lo spirito del potente ec. Per questo potente comunemente i Padri intesero il demonio. Se questo spirito tentatore ti assalisce, non abbandonare il tuo posto, non cedere a' suoi assalti; ma sta'saldo, e serbati costante, e virilmente combatti; perocchè il curare, e sanare gli affetti peccaminosi, reprimendogli, e mortificandogli, sarà rimedio a' peccati passati, i quali col soffrire tale tribolazione ti saranno rimessi, e sarà anche il mezzo d'impedire i peccati, che tu, cedendo allo spirito cattivo, commetteresti. S. Girolamo intese questo luogo specialmente delle tentazioni contro la castità.

10,5-6:Come derivante da errore del principe. Questo errore può essere nell'intelletto, perchè il principe sia male informato, e può essere nella volontà, quando il principe si lasci guidare dalla passione, e non dal vero e dall'amore del bene. E que'che sono ricchi ec. Ricchi di scienza, di prudenza, e di virtù: perocchè sono contrapposti agli stolti.

10,8:Chi scava la fossa, ec. Chi lavora per fare del male ad altri, caderà in male simile, od anche più grave.
Sarà morso dalla serpe. All'ombra delle siepi, particolarmente se sono antiche, sogliono nascondersi le serpi.

10,9:Chi smuove le pietre, ec. Chi smuove il muro a secco, che custodisce l'orto, o il podere del vicino, reste rà offeso dalle pietre, che gli cadranno sul dosso, o daranno a lui nelle gambe. È chi fende le legna, ec. Le legna, ch'ei ruba al suo prossimo.

10,10:Se il ferro ec. Un coltello, il quale per la ruggine, o per consumamento è diventato ottuso, e non taglia, non si rende buono a servire, se non mediante la fatica di bene arruotarlo; così la sapienza e qualunque virtù quando è decaduta dal primiero fervore ha bisogno di molto studio ed esercizio e fatica, perchè ritorni qual era prima.

10,11:Il detrattore occulto ec. Il detrattore è similissimo al serpente, perchè siccome questo occultamente mordendo insinua il suo veleno, così il detrattore ispira a chi lo ascolta la malignità, che ha nel suo cuore.

10,12:Hanno grazia.Similmente l'Apostolo parlando a' Cristiani dice: il vostro discorso sia sempre con grazia asperso di sale, Coloss. IV. 6. Sono la sua rovina. La sua imprudenza, la sua temerità nel parlare, lo faranno cadere in gravissimi mali e spirituali e anche temporali.

10,14:Quest'uomo non sa quel, che fu prima di lui; ec. Quest'uomo, che discorre di tutto, non sa nulla del passato, e molto più è ignorantissimo di quello che sia per essere in avvenire; ed egli e del passato e del futuro ciancia continuamente con insoffribile presunzione.

10,15:Perch' ei non sanno la strada per andare alla città. Delle molte sposizioni, che sogliono darsi a queste parole, ne scelgo due sole, sembrandomi le altre meno pro babili. Gli stolti si consumeranno in vane fatiche, cercan do la maniera di essere felici, e non arriveranno giammai a ottenere il loro intento; perocchè sono tanto ciechi e ignoranti. che le cose stesse più note sono da essi igno rate, com'è (per la gente che abita in un paese) la strada reale che conduce alla città, la quale strada a tutti è cognitissima. La seconda sposizione è di s. Girolamo, il quale per questa città intende la verità e la Chiesa depositaria della verità insegnata a lei dallo stesso Dio, onde dice: Leggi Platone, studia le sottili meditazioni, di Aristotile, osserva diligentemente Zenone, e Carneade, e vedrai come vera è quella parola: le fatiche degli stolti saranno il loro tormento. Ei cercarono con ogni diligenza la verità, ma perchè non ebber guida, nè condottiero nel loro viaggio, e col capitale solo dell'umano sapere credettero di poter far acquisto della sapienza, non arrivarono alla città, della quale sta scritto: signore nella tua città tu annichilerai l'immagine, di costoro, Psal. XLIX.... E quello, che de' filosofi, abbiam detto, dee intendersi ancor degli Eretici, che indarno si affaticano e si affannano nello studio delle Scritture, perocchè ei camminano pel deserto, e non possono trovar la città; dell'errore de' quali parla il Salmista dicendo: Andavano errando pel deserto privo di acque; non trovarono la strada della città di buona, abitazione, Psal. CVI. Dove visibilmente alludesi alla città di Gerusalemme, che era la sede della fede e della e religione, della sapienza, della dottrina, della legge e del tempio, onde tutti gli Ebrei tre volte l'anno doveano andarvi.

10,16:Un fanciullo. O fanciullo di età, ovver fanciullo di sentimenti e di affetti.
Mangiano di buon mattino. Impiegano nella crapula, e o nelle delizie il tempo, che spender debbono nella spedizione de' pubblici negozi. Vedi Isai. III. 4., v. II.

10,17:Un re mobile. Nobile sì per la illustre e antica condizione di sua stirpe, e si ancora per le qualità dell'animo e de' costumi.

10,18:Per la pigrizia ec. Dopo aver toccati i mali della intemperanza, accenna quelli, che vengono dalla trascuratezza e dalla pigrizia, che dicesi figliuola della stessa intemperanza; e con questa parabola vuol significare, che per la negligenza, e per non usare a tempo i necessari rimedi, le cose più stabili vanno in rovina: ciò si applica ugualmente bene e allo stato della repubblica, la quale abbia per sua disgrazia deboli e intemperanti rettori, ed anche all'anima di ciascun uomo, che sia trascurato nel custodire e tener saldo in piedi l'edifizio della virtù, come spiega Cassiano coltat. VI.

10,19:Il pane e il vino usano per riso ec. Parla dei grandi dediti all'intemperanza, de' quali parlava di sopra; ei si servono de' cibi, non a sostentare la vita, ma per divertimento e piacere, e vivono come se altro non avesser da fare, che impiegar il tempo e la vita nella crapola; e in tutto trovano il modo di contentare i loro guasti appetiti, perchè sono ricchi, e tutto quaggiù al denaro obbedisce.

10,20:Non parlar male del re col tuo pensiero, ec. Qualunque cosa facciano i re e i principi, guardati non dico dal parlare, ma anche dal pensar male di essi; perocchè di leggieri può avvenire, che contro ogni tua opinione, e contro ogni immaginazione sieno riferiti al re e a' gran di i tuoi pensieri, e allora tu pagheresti la sfrenatezza della tua lingua. Quando dicesi, che gli uccelli dell'aria porteranno la parola, ec. ognun vede, che è una bellissima iperbole, come se alcuno dicesse, che le mura stesse della stanza, in cui si parla, riveleranno quello, che ascoltano. Questi uccelli dell'aria sono i delatori.