Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Qoelet 12


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Temere Dio in ogni tempo, e particolarmente nella gioventù, prima che venga la vecchiezza, e la morte. Tener viva la memoria di Dio Creatore, giudice, e osservare i suoi comandamenti.

1RICORDATI del tuo Creatore ne' giorni di tua giovinezza, prima che arrivi il tempo di afflizione, e si appressino gli anni, de' quali dirai: Anni noiosi!2Prima che oscuro divenga il sole, e la luce, e la luna, e le stelle, e dietro alla pioggia tornino le nuvole:3Allorché tremeranno della casa i custodi, e gli uomini fortissimi vacilleranno, e quelli, che macinavano ridotti a pochi non lavoreranno, e verranno a ottenebrarsi quelli, che veggono pei loro fessi:4E le porte della piazza si chiudono, e la voce di quello, che macina s'impicciolisce, e al cantar d' un uccello l'uomo si leva; e diventan sorde le figlie dei cantici.5Egli hanno anche timore de' luoghi elevati, e per le vie sono paurosi; fiorisce il mandorlo, la cavalletta si ingrossa, e il cappero si sperde; perché l'uomo se ne va verso la casa di sua eternità; e lo attornieranno per istrada, què che lo piangono.6Prima che la funicella d'argento si rompa, e la benda d'oro si corrughi, e si spezzi sulla fonte la brocca, e la ruota sulla cisterna si stritoli;7E torni la polvere nella sua terra, donde ebbe origine, e lo spirito ritorni a Dio, di cui fu dono.8Vanità delle vanità, disse l'Ecclesiaste, e tutto è vanità.9L'Ecclesiaste essendo sapientissimo istruì il popolo, e divulgò quello, che aveva fatto, e con molto studio compose molte parabole.10Cercò le utili dottrine, e scrisse documenti rettissimi, e pieni di verità.11Le parole de' saggi son come pungoli, e come chiovi, che penetrano profondamente, e ci sono state date mediante la schiera de' maestri dall' unico pastore.12Figliuol mio non cercar nulla di più; imperocché i libri si moltiplicano senza fine, e la meditazione continua è travaglio del corpo.13Ascoltiamo tutti egualmente la fine d'ogni discorso: Temi Dio, e osserva i suoi comandamenti; perocché' questo è tutto l'uomo:14E ogni cosa, che si faccia, la chiamerà Dio in giudizio per qualunque errore commesso, o sia ella buona, ovver sia ella cattiva.

Note:

12,1:Prima che arrivi il tempo di afflizione. Il tempo della vecchiaia, della quale vecchiaia gl'incomodi e le miserie sono per via d'enimmi descritte in appresso. Rammentando qui il Savio il nome di Dio Creatore, viene a rammentare l'obbligazione dell'uomo di consacrare tutta la vita all'onore di lui, dal quale tiene la creatura tutto il suo essere; particolarmente però raccomanda di dare a Dio gli anni migliori, affine di meritarsi buona e santa vecchiezza.

12,2:Prima che oscuro divenga il sole ec. Ne' vecchi va mancando la vista, e si perde del tutto alla morte; per questo dicesi, che per essi si oscura il sole e la luce e la luna e le stelle. Tale è la comune sposizione di queste parole; ma siccome di questo difetto si parla alla fine del versetto terzo, intenderemo forse meglio, che qui si parli del vigore e del brio e splendore, che riluce nella faccia dei giovani, e anche degli uomini fatti, e sparisce totalmente ne' vecchi. Ovvero (e questo mi piace assai più) potrem credere indicata la oscurità e la confusione della mente ne' vecchi, i quali hanno le percezioni meno vivaci, e le idee e le immagini delle cose negli animi loro si confondono, e la memoria si va perdendo, onde appoco appoco dee ancor l'intelletto perdere la sua attività e la sua forza. La luce nelle Scritture significa l'intelligenza.
E dietro alla pioggia tornino le nuvole. Tornino cioè le nuvole a dar nuova pioggia: lo che molto bene accenna i catarri e le flussioni, che tira dietro all'altra si formano ne' vecchi per indebolimento degli organi.

12,3:Tremeranno..., i custodi, ec. La rigidità de' nervi indebolisce le braccia e le ginocchia, onde le mani fatte per rispingere l'esterne offese, e per infiniti altri usi della vita, divengono impotenti, e le gambe insufficienti a portare il solito peso del corpo, perdono la loro agilità e vacillano.
E quelli, che macinavano, ec. E i denti destinati a macinare il cibo, si ridurranno a piccol numero, e i pochi che resteranno, consumati e mal fermi nelle scompaginate gingive, non potranno fare l'uffizio loro.
E verranno a ottenebrarsi quelli, ec. Gli occhi posti nelle loro cavità donde veggono.

12,4:E le porte della piazza si chiudono. È detto probabilmente piazza tutto quello spazio, che resta tralla bocca e l'apertura della gola: nel quale spazio sono le due labbra al di fuori, e al di dentro l'origine dell'aspera arteria, o trachea, e il principio dell'esofago, due con dotti, per l'uno de' quali l'aria entra ne' polmoni e ne esce mediante il respiro, pell'altro il cibo e la bevanda va nello stomaco. Queste sono le porte della piazza: nei vecchi queste porte a poco a poco si van chiudendo, onde i vecchi parlano con istento, e con istento mangiano, e sono per ordinario pieni di catarro alle fauci.
È la voce di quello, che macina, s'impiccolisce. Per quello che macina s'intenderà la bocca, che mastica il cibo, il qual cibo i vecchi masticandolo non co' denti, che loro mancano, ma colle gingive, mangiano perciò con poco romore.
È al cantar d'un uccello l'uomo si leva. Non sembra che debba intendersi il cantar del gallo, ma piuttosto il garrire di qualsi voglia uccelletto, che rompe il sonno dei vecchi, i quali dormon poco, o interrottamente.
Diventan sorde le figlie de' cantici. Le orecchie, che godono dei dolci canti, diventano dure ne' vecchi. Vedi le parole del vecchio Berzellai a Davidde II. Reg. XIX. 35., e s. Girolamo in questo luogo.

12,5:Hanno anche timore de' luoghi elevati, ec. Hanno pena a salire in alto, sì perchè patiscono di vertigini, e sl ancora per la debolezza delle ginocchia; ed anche pelle strade piane camminano con paura, temendo sempre d'inciampare e cadere.
Fiorisce il mandorlo. Il mandorlo fiorito e tutto bianco rappresenta molto bene la canizie de' vecchi. Il mandorlo mette fuori di buon'ora i fitti e bianchi suoi fiori prima, delle foglie.
La cavalletta s'ingrossa. Colui, che era una volta lesto di gamba, e leggiero, e saltellava come una locusta, in grosserà nelle gambe, le quali ordinariamente si enfiano ne' vecchi. Altri v' ha, che lo spiega de' tumori, che vengono ordinariamente a' vecchi in altra parte del corpo.
Il cappero si sperde. Secondo alcuni vuol dire, che si estingue ne' vecchi ogni appetito de' sensi, significato pel cappero, che l'appetito risveglia. Altri vogliono che si alluda a' bianchi fiori del cappero, i quali presto cadono, onde possono figurare i capelli de' vecchi, che van cadendo, e lasciano monda e spogliata la loro testa.
Va verso la casa di sua eternità. S'incammina verso il sepolcro, donde egli non tornerà mai più in questo mondo, e donde passerà un giorno a quel luogo, dove abiterà eternamente, ai cielo, ovvero all'inferno, nella futura risurrezione.
E lo attornieranno ec. il costume di piangere i morti per le strade conducendoli al sepolcro apparisce dalla Scrittura e da tutte le più antiche memorie; e Giuseppe Ebreo (cont. Ap. lib. 2.) dice essere stato ordinato dallo stesso Mosè, che chiunque s'imbattesse per istrada nella gente che accompagnava al sepolcro i cadaveri, si accompagnasse con essa, e con essa facesse duolo.

12,6:Prima che la funicella d'argento si rompa. S' intende qui ripetuto: Ricordati del tuo Creatore, vers. I., che va ancora inteso ne' precedenti versetti. Il sentimento degli Ebrei e di molti altri si è che per questa funicella di argento sia accennata la midolla spinale, e la distribuzione de' nervi, che da essa hanno origine; la qual midolla nel color candido è simile all'argento, e dal cerebro stendesi per tutta la spina del dorso; e i nervi, che da essa derivano insieme con que' del cerebro, dan senso e moto a tutta la macchina del corpo umano, onde molto propriamente indica Salomone esser imminente la morte, ove questa funicella si rompa o si sciolga o in qualunque modo venga a patire.
E la benda d'oro si corrughi. Questa benda d'oro credesi essere la tenute membrana, che involge il cerebro, la quale dicesi d'oro o per ragione del suo colore, o piuttosto per essere cosa sommamente preziosa e di grandissima importanza. E si spezzi sulla fonte la brocca, e la ruota sulla cisterna si stritoli. Penso con s. Girolamo, che dopo gli annunzi sopra descritti di morte imminente, con questi due enimmi sia qui indicata la stessa morte: perocchè siccome la brocca spezzata non attinge più l'acqua, e la ruota, per cui dalla cisterna si tirano le acque, essendo rotta, non può più tirarne; così rotta la funicella di argento, e corrugata la benda d'oro, l'uomo più non respira, e perisce, e torna la polvere, cioè il corpo umano, nella terra da cui fu tratto.

12,7:E lo spirito ritorni a Dio, di cui fu dono. A Dio, che lo creò, e lo infuse nel corpo: ed è questo uno di quegl'innumerabili luoghi, ne'quali l'immortalità dell'anima evidentemente s'insegna. Il corpo dell'uomo torna nella sua terra, lo spirito va a Dio suo immediato Creatore e suo Giudice.

12,8:Vanità delle vanità. Dopo aver descritta la morte dell'uomo ritorna l'Ecclesiaste al suo tema. Se per l'uono tutto va a finire in tal guisa, che la polvere va alla terra, lo spirito al Signore, ella è certamente una gran vanità l'affannarsi per le cose di questo mondo, e per l'acquisto di cose, che di nissuna utilità sono per la felicità vera dell'uomo.

12,9:Compose molte parabole. Delle quali una parte almeno si ha nel libro de' Proverbi. Vedi la prefazione.

12,11-12:Come pungoli e come chiodi. Sono come pungoli, co' quali i pigri e negligenti sono stimolati a operare il bene; sono chiodi, che l'intimo del cuore penetrano, e lo rendono stabile e fisso nel bene.
Mediante la schiera dei maestri ec. Queste parole, questi ammirabili insegnamenti sono stati dati a noi dall'unico pastore delle anime, Dio, per ministero e per bocca di quella schiera di maestri dati dallo stesso Dio al suo popolo, i quali ispirati dal medesimo Dio, con mirabilissimo consenso hanno insegnate tutte le verità utili alla salute. Per lo più nella Volgata si legge per magistrorum consilium; ma dee leggersi per magistrorum concilium. Di questi maestri, e de' loro libri, contentati, figliuol mio, e non cercare nulla di piu, e non crederti, che qualche cosa di meglio possa trovarsi. I libri possono mol tiplicarsi all'infinito, e infiniti ne sono stati scritti dagli eretici e da' filosofi: ma in questi tu non troverai, se non loquacità senza fine, dissensione e contrarietà di dottrine, errori e menzogne, e in cambio di trovarvi la verità che consola e impingua la mente, vi troverai afflizione e confusione di spirito e travaglio di corpo. I libri dati da Dio a' suoi fedeli ad un solo libro riduconsi, perocchè hanno tutti un sol fine, e tutti quanti non altro insegnano, nè altro predicano, se non l'amore di Dio e l'amore del prossimo; così e Mosè e i Profeti e i vangeli e tutto il Vecchio e Nuovo Testamento formano un solo libro dato agli uomini dal gran Pastore, perchè in esso imparino tutto quello che è buono, tutto quello che è santo, tutto quello che è utile a condur l'uomo a Dio e al la vera felicità.

12,13:Temi Dio, ec. Temilo con quel casto e santo timore, che è permanente per tutti i secoli (Psal. XVIII. 10.) e del qual timore è effetto l'osservanza de' divini comandamenti. Questo è tutto l'uomo: e chi questo non fa, egli è nulla; perocchè a questo fine fu fatto l'uomo e fu creato, e tutte le sue facoltà e tutto se stesso debbe egli indirizzare a tal fine, onde sta scritto: Amerai il Signore Dio tuo, con tutto il cuor tuo, con tutta l'anima tua, e con tutte le forze tue, Deuter. VI. 5., Matth. XXII. 37.

12,14:E ogni cosa, che si faccia, ec. E Dio giudicherà un giorno tutte le azioni degli uomini, e farà severo esame sopra qualunque errore e peccato commesso dagli uomini non solo nel fare il male, ma anche nel fare il bene; perocchè nelle stesse opere buone vede egli e considera i difetti, che si commettono, onde rimangono imperfette o corrotte le azioni stesse, che di lor natura son buone e sante. Quindi Giobbe diceva: Tutte le opere mie io temeva, sapendo, che mancando io tu non mi avresti per donato, cap. IX28 Efficacissima esortazione ella è questa per ogni anima, affinchè vegli sopra se stessa e sopra tutti i suoi passi e sopra tutti i suoi pensieri, sapendo di dovere un dì rendere conto di ogni cosa al tribunale di Cristo. Vedi II. Cor. V. 10.