Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Qoelet 11


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Della beneficenza: dell'esercizio delle buone opere sul riflesso della immutabilità del futuro giudizio, discacciare dall'animo l'ira, e la malvagità.

1Spargi il tuo pane sopra le acque, che passano; perocché dopo lungo tratto di tempo tel troverai.2Da la loro porzione ai sette, ed anche agli otto; perocché tu non sai quali sciagure sian per venire sopra la terra.3Quando le nuvole sono piene, elle scarica in pioggia sopra la terra. Se l'albero cade verso il mezzodì, o verso settentrione, dovunque cada, ivi si resta.4Chi bada ai venti non semina, e chi fa attenzione alle nuvole, non mieterà.5Siccome tu non sai donde venga l'anima, e in qual modo si assodino le ossa nell'utero della donna incinta; così non conosci le altre opere di Dio, facitore di tutte le cose.6Spargi di buon mattino la tua semenza, e nemmen la sera sia oziosa la tua mano, perché tu non sai se quella, o piuttosto questa semenza germoglierà: e se verrà bene l'una, e l'altra, tanto meglio.7Dolce cosa è la luce, e dilettevole agli occhi è la vista del sole.8Ma se un uomo vive molti anni, e questi tutti sempre lieti, deve ricordarsi di quel tempo tenebroso, e di que' lunghi giorni, venuti i quali tutte le passate cose saran convinte di vanità.9Goditi adunque, o giovine, di tua fresca età, e sia lieto il tuo cuore ne giorni di tua giovinezza, e segui le inclinazioni del tuo cuore, e quel che piace a' tuoi occhi; ma sappi, che per tutte queste cose ti chiamerà Dio mi discaccia dal tuo cuore l'ira e il male tien lungi dalla tua carne; perocché e la gioventù, e i piaceri sono vanità.

Note:

11,1:Spargi il tuo pane sopra le acque, che passano. Le acque che passano sono gli uomini, i quali per la mortale loro condizione con molta celerità ritornano nella terra, da cui furon tratti. Vedi Apocal. XXVII. 5. il senso adunque di queste parole egli è tale: spargi liberalmente e con animo ilare e generoso il tuo pane a benefizio degli altri uomini; perocchè questo pane, questa carità ti sarà renduta nella resurrezione de' giusti, come dice lo stesso Cristo, Luc. XIV. 13. in varie diversissime guise è maneggiato questo luogo dagl'Interpreti: generalmente però tutti l'intendono della limosina.

11,2:Da' la lor porzione ai sette, ed anche agli otto; ec. Sieno molti, sieno anche moltissimi quelli, che a te ricorrono, da' tu a chiunque domanda, come insegnò anche Cristo. Non ti infastidire pel numero grande de' bisognosi, quando tu hai da poter soccorrerli tutti, dando a ciascheduno la sua porzione del bene, che Dio ti ha dato.
Tu non sai quali sciagure ec. Molte sono le calamità e temporali e spirituali, alle quali tu se' esposto, e che possono repentinamente assalirti, dalle quali ti puoi liberare mediante la limosina. Vedi Tob. XII. 9.

11,3:Quando le nuvole sono piene, ec. Le nubi gravide di acqua non la ritengono per loro stesse, ma la versano li beralmente sopra la terra a gran pro de' buoni e dei cattivi: fa' tu lo stesso de' beni, che Dio ti ha dato: non tenerli chiusi e ristretti, ma spandigli in soccorso de' bisognosi.
Se l'albero cade verso il mezzodi, ec. Sentenza gravissima, che serve a risvegliare e accendere la carità verso dei poveri. Tu (dice san Girolamo), com'arbore, benchè sii forse per vivere ancora degli anni, non viverai però certamente per sempre, ma, quasi da rapido furor di vento, sendo tu messo a terra da tempesta di morte, da quaunque parte cadrai, ivi starai per sempre, secondo che l'ultimo giorno ti avrà trovato o rigido e crudele, ovver misericordioso e benigno. Il mezzodi significa luogo di lume celeste, il settentrione luogo di buio e di tenebre, onde per l'uno è significato il cielo, e per l'altro l'inferno. Abusano stranamente di questo luogo gli ultimi Eretici per inferirne, che non siavi il purgatorio, mentre di due soli luoghi qui si favella, all'uno de' quali passino gli uomini dopo la morte. Ma non veggono costoro, o non voglion vedere, che le anime, che sono nel purgatorio sono al mezzodi, perocchè da questa terra passarono nella carità, e sono nella certa aspettazione di godere quando che sia la luce celeste. Nella stessa guisa i Padri e i Santi dell'antico Testamento, che erano nel seno di Abramo, o sia nel limbo, aspettando che il cielo fosse aperto da Cristo, appartenevano al mezzodi.

11,4:Chi bada a' venti non semina, ec. Parla agli avari, i quali o per timore di cadere essi stessi nella poverta, o per altre vane paure, si scusano dal fare limosina. Chi per seminare aspetta di avere un tempo totalmente tranquillo, non seminera giammai; e chi per mietere aspetta che non sienvi nel cielo nuvole, che possan dar pioggia, non mieterà. Nella stessa guisa, chi ha da seminare semente di gloria eterna mediante le opere di misericordia, se a far ciò vorrà aspettare, che inissuna difficoltà, nissun im pedimento o tentazione se gli opponga, perderà il tempo di seminare, e non avrà poi nulla da mietere.

11,5:Siccome tu non sai donde venga l'anima, ec. Vuol dimostrare che l'uomo non dee per timore di dubbiosi avvenimenti futuri ritrarsi dal fare limosina, perocchè si umili avvenimenti sono nella mano di Dio, e nella disposizione di sua providenza, la quale può in mille maniere non intese, nè prevedute dall'uomo, rendere all'uomo quello, che egli avrà impiegato al sollievo de' prossimi. Dice adunque: O uomo, hai tu giammai potuto comprendere in qual modo l'anima umana venga a vivificare il feto nel sen della madre, e come ivi prendano la loro consistenza le ossa, e della stessa materia si formi impasto di molle carne, e si filino i nervi, e si aprano i canali delle vene e delle arterie? Se tu nulla di tutto questo puoi comprendere, benchè di cose si tratti, che il tuo proprio essere riguardano, e a te son tanto vicine, tieni ancora per fermo che tu non potrai giammai sapere quello, che Dio è per fare, e in quante guise potra il Facitor di tutte le cose soccorrerti, affinchè, usando sempre liberalità co' poveri, non diventi povero tu stesso, ma piuttosto sii sempre nell'abbondanza. Fidati adunque di Dio, di sua providenza e di sua parola. Dio è potente per fare, che abbondiate voi di ogni bene, talmente che, contenti di sempre avere in ogni cosa il sufficiente, abbondiate in ogni buona opera, II. Cor. IX. 8.

11,6:Spargi di buon mattino la tua semenza, ec. Prescrivendo di dar limosina la mattina, e di darla anche la sera, viene a prescrivere, che si dia tutto il giorno, com prendendosi co' due estremi il tempo di mezzo. Esercita in ogni tempo le opere di misericordia, perocchè tu non sai quale delle tue buone opere sia per essere più cara a Dio, e più fruttuosa per te ad impetrarti la copia delle divine misericordie. Accenna il Savio, come può facilmente accadere, che ne' migliori atti di virtù insinuandosi l'amor proprio, o tutto o in parte ne tolga il merito. Così gli dice: Non cessare dal far limosina, affinchè se mai per segreto tuo mancamento le prime opere di misericordia non fossero state perfettamente buone dinanzi a Dio, e fruttuose per te, lo sieno quelle, che tu farai in appresso: che se tutte saranno perfette, tanto meglio per te, e tanto maggiori tesori ti troverai d'aver adunati nel cielo.

11,7-8:Dolce cosa è la luce, ec. Dolce cosa è naturalmente per l'uomo la vita presente e il godere la luce del sole, ma per lunga e lieta e gioconda ch'ella possa essere per te questa vita, guardati dal porre in essa il cuor tuo, ma abbi sempre presente alla tua memoria il tenebroso tempo di morte (quando nissuno può far più alcun bene), e i lunghi, anzi eterni giorni della vita avvenire, alla venuta de' quali e la vita e il mondo tutto con tutti i suoi amori e con tutte le sue grandezze conoscerassi non altro essere, che vanità.

11,9:Goditi adunque, o giovine, di tua fresca età, ec. A frenare l'impeto, con cui la lubrica gioventù è portata a seguire la cupidità,si serve il Savio di una pungente ironia. Dopo le cose dette, su via adunque, o giovine, goditi il fiore della tua vita, goditi le delizie in questa tua ridente età, fa' quel, che il tuo cuore ti detta, e quello, che sanno desiderare gli occhi tuoi; ma sappi insieme, che di tutte queste cose dovrai render ragione un dì al tribunale del Giudice eterno.

11,10:Discaccia dal tuo cuore l'ira, ec. Come se dicesse: Se tu adunque, figliuol mio, sarai giudicato da Dio un dì sopra la cupidità del cuore e degli occhi, discaccia da te le passioni dell'animo e i vizi della carne: conciossiachè e la giovinezza e i piaceri sono vanità, tutto questo passa assai presto, si corrompe e va in fumo.