Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Qoelet 4


font

Calunnie contro de' poveri; tirannia dei potenti, invidie, false amicizie, e altri mali. L'ubbidienza a Dio val più di tutte le vittime.

1Mi rivolsi ad altre cose, e osservai le prepotenze, che si fanno sotto del sole, e le lagrime degli innocenti, e nessuno, che li consoli; e come resistere non possono all'altrui violenza, privi di chi lor rechi soccorso.2E i morti preferii a quelli che vivono.3E più felice degli altri giudicai esser colui, che non è ancor nato, e non ha veduti i mali, che si fanno sotto del sole.4Contemplai eziandio tutti i travagli degli uomini e osservai l'industria essere esposta all'invidia del prossimo; e perciò anche in questo è vanità, e cura inutile.5Lo stolto stropiccia una mano coll'altra, e mangia le proprie carni, e dice:6Val più una pugnata di roba con pace, che l'aver piene ambedue le mani, con travaglio, e afflizione di spirito.7Considerai, e vidi sotto del sole un'altra vanità:8V'ha un uomo che è solo, e non ha alcuno dopo di se, né figliuolo, né fratello, e con tutto ciò non rifina di lavorare: i suoi occhi non si saziano di ricchezze, e non pensa giammai, né dice: per chi mi affanno, e privo l'anima mia dell'uso de beni? In questo ancora è vanità, e afflizione stranissima.9E adunque meglio esser due insieme, che esser solo; perocché trovano vantaggio nella loro serietà.10Se uno cade, l'altro il sostiene. Guai a chi è solo, perché caduto ch'ei sia, non ha chi lo rialzi.11E se dormono due insieme si riscalderanno l'un l'altro. Un solo come farà a riscaldarsi?12E se alcuno soverchia l'uno, i due gli fanno testa: una cordicella a tre fila si rompe difficilmente.13È più stimabile un fanciullo povero, ma saggio, che un re vecchio, e stolto, il quale non sa prevedere il futuro.14Perocché qualche volta dalla carcere, e dalle catene passa taluno al regno, e un altro, che nacque re, va a finire nella miseria.15Vidi tutti i viventi, che camminano sotto del sole, seguire il giovinetto, che succederà dopo del padre.16Infinito è il numero di tutta la gente, che andavano innanzi a lui, e quelli, ancora, che poi verranno, non saran contenti di questo. Or anche in questo è vanità, e afflizione di spirito.17In entrando nella casa di Dio rifletti a' tuoi passi, e accostati per ascoltare; perocché molto migliore è l'obbedienza, che le vittime degli stolti, i quali non conoscono il male, che fanno.

Note:

4,1-2:E nissuno, che li consoli; ec. O perchè i calunnia tori sono potenti e temuti da ognuno, o perchè manca sovente la carità e la compassione nella maggior parte degli uomini. Dipinge qui Salomone un'altra specie di vanità e di miseria del mondo, che è di grandissima pena al cuore de' buoni, i quali amano la giustizia e i giusti, pena tale, che egli con grande enfasi dice, che a tale spettacolo preferì la condizione de' morti, che tali cose non veggono, nè le patiscono, a quella de' vivi, che a tutto questo sono soggetti: così Elia nella persecuzione di Acabbo e di Jezabele bramò la morte, III. Reg. XIX. 4., e Giobbe cap. III. 17. 18, Jerem. XX. 14. E di più soggiunge:

4,3:E più felice degli uni e degli altri ec. Colui, che morì, fuggi libero da questi mali: colui, che non è ancora nato, non gli ha mai provati. Si paragona qui l'uomo vivente in gravissimi affanni con quei, che o morirono, o non sono mai nati; si paragonano, io dico, solamente quanto a' beni e ai mali di natura, non considerando quello, che la fede propone riguardo a' beni della vita fu tura promessi alla pazienza. Imperocchè dalla fede stessa impariamo, che non hanno che fare i patimenti di questo tempo colla gloria futura, II. Cor. IV.

4,4:Osservai l'industria essere esposta all'invidia ec. Le opere migliori e gloriose degli uomini hanno questa vanità e afflizione di spirito, che partoriscono invidia, la quale fa male e all'invidioso e a colui, che è invidiato. Considerai (così s. Girolamo) la fortezza, e la gloria di quelli, che faticano, e trovai, che il bene di uno e il male di un altro, mentre all'invidioso è tormento l'altrui feticità, e colui, che è in gloria, si vede esposto alle insidie e alle contraddizioni.

4,5-8:Lo stolto stropiccia ec. Lo stolto ozioso, che non vuol far nulla, cuopre la sua infingardaggine col pretesto di fuggire i morsi dell'invidia, onde stropiccia una mano coll'altra (che è un atto solito a farsi da chi non fa nulla), e mangia le proprie carni, vale a dire, si lascia consumare e uccidere dalla oziosita, e anche dalla miseria, a cui si riduce colla inerte e infruttuosa sua vita; e il suo vizio scusa e difende con dire, che è meglio il poco colla quiete, che il molto con pena e travaglio; è meglio esser povero, e non esser invidiato, che far molte buone cose, e tirarsi addosso la contraddizione, e gli affanni. Costui dà in una viziosa estremita, e patirà gli ef fetti perniciosissimi dell'accidia. Vedi Prov. XXI. 2. Così Salomone dopo aver dimostrato che l'uomo attivo e sollecito nel ben fare soggiace agl'insulti degl'invidiosi, ci fa vedere un altro, il quale, perchè vuol vivere tranquillo, vive nell'ozio, ed è anche egli miserabile. V'ha un uomo, che è solo, e non ha alcuno dopo di sè, ec. Dal pigro, che perisce per la fame e per la miseria, passa all'avaro, che non si sazia di metter da parte, e perciò vi ve meschinamente benchè egli sia solo, e non abbia erede alcuno necessario; e in ciò dice il Savio, che è vanità e afflizione stranissima. Provo l'anima mia dell'uso de' beni? Tolgo all'anima mia la consolazione, che v'ha nel fare uso de' beni presenti in sollievo de' poveri, in opere riguardanti il culto di Dio ec., e fino nel procurarmi le cose necessarie alla conservazione della vita?

4,9:E adunque meglio esser due insieme, ec. Quanto meglio farebbe questo avaro, che è solo, a unirsi in società con un altro! Notisi però, che dove il Savio dice: è meglio essere due insieme, vuol dire esser più d'uno insieme, cioè e due, e tre e quattro ugualmente; onde vie ne a significare, che sarebbe meglio per colui il vivere cogli amici, e far parte ad altri de' suoi beni; perocchè sarebbe utile a lui e pel corpo e per l'anima, e gioverebbe eziandio a quelli, che eleggesse per suoi compagni. Seguita dipoi Salomone a esporre i vantaggi della società.

4,10:Se uno cade, ec. Se uno cade in errore, in calamità ec.

4,12:Una cordicella a tre fila ec. Come una corda tessuta a tre fila, cioè a molte fila, si rompe difficilmente, così la forza di molti uniti insieme co' vincoli di carità, diviene grandissima, e quasi insuperabile.

4,13:E più stimabile un fanciullo povero, ec. Vuol dimostrare quanto vane, e inutili sieno le grandezze terrene e tutte le dignità senza la sapienza. La sapienza rendè venerabile la giovinezza, e la povertà; la stoltezza rende dispregevole la vecchiezza (che era tanto rispettata presso gli antichi uomini), e la stessa dignità reale, che è il compendio e la somma di tutto quello, che si ha di grande tragli uomini.

4,14:Qualche volta dalla carcere ec. Allude visibilmente alla storia di Giuseppe, Gen. XLI.; Sedecia poi uno de' successori di Salomone, prigioniero de' Caldei fu menato in catene a Babilonia, IV. Reg. II.

4,15:Vidi tutti i viventi... seguire il giovinetto, ec. Anche in ciò si conosce la vanità delle cose del mondo. Salomone avea veduto, come quasi tutto Israele avea abbandonato Davidde già vecchio per seguire Assalonne, II. Reg. XV. 13. Ed è cosa ordinaria, che (secondo il detto di Tiberio) si adori il sole nascente.

4,16:Infinito è il numero di tutta la gente, ec. Questo luogo assai oscuro, è tratto a diversissime sposizioni; la più semplice credo, che sia questa: il Re padre, ora vecchio, ebbe già un popolo infinito, che lo corteggiava, e quando usciva in pubblico gli andava innanzi celebrandolo con solenni acclamazioni; ma dipoi (questo si sottintende ripetuto dal versetto precedente) la stessa gente si diede a seguire il giovine successore: e nella stessa guisa i sudditi che verranno, non saran contenti una volta di questo Re nuovo, che adorano di presente. Tanta è la vanità e la incostanza di tutte le cose del mondo, che la stessa real dignità non è esente dal pericolo di provare talora quanto poco sia da fidarsi di tutte l'esteriori dimo strazioni di fedeltà e di amore; perocchè molte volte o da leggerezza, o da interesse procedono.

4,17:Rifletti a' tuoi passi, ec. Alle tante precedenti vanità soggiunge adesso la verità, che è il vero culto di Dio, onde dice: quando tu vai alla casa di Dio rifletti ai tuoi passi, vale a dire a' tuoi costumi, a' tuoi affetti, affinchè nulla tu vi porti d'indegno della santità di Dio che vi abita; e accostati piuttosto per udire Dio, che per essere udito da lui; vale a dire: ascolta Dio, che ti parla nelle Scritture, che ivi si leggono, e Dio ascolterate quando gli chiederai le sue grazie. Ascolta adunque Dio affine di obbedirlo facendo quello ch'è comandato nella sua legge: e sappi, che infinitamente più grata a Dio è que sta obbedienza, che le molte vittine, le quali talora sono offerte a Dio dagli stolti, cioè dagli empi, i quali peccano, e offendono Dio, e non sanno il male, che fanno, perchè vivono in una rea ignoranza. E per togliere questa ignoranza, il Savio csorta gli uomini a udire Dio e ad imparare a conoscere la sua volontà. La obbedienza è migliore delle vittime (dice s. Gregorio), per chè colle vittime si offerisce a Dio la carne degli ani mali, colla obbedienza poi a Dio si sacrifica la propria volontà.