Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Qoelet 3


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Ogni cosa ha il suo tempo. Vicissitudine continua di tutte le cose umane, nessuna è stabile, e permanente; onde in esse non trovasi vera felicità: affidarti alla Provvidenza, e rigettare le cure vane, e inutili.

1Ogni cosa ha il suo tempo, e dentro lo spazio ad esse assegnato passano tutte le cose sotto del cielo.2Tempo di nascere, e tempo di morire, tempo di piantare, e tempo di sradicare quello che fu piantato.3Tempo di uccidere, e tempo di sanare, tempo di demolire, e tempo di edificare.4Tempo di piangere, e tempo di ridere, tempo di duolo, e tempo di saltare.5Tempo di gettare le pietre, e tempo di raccoglierle. Tempo di abbracciare, e tempo di evitare gli abbracciamenti.6Tempo di far guadagno, e tempo di scapitare; tempo di tener conto, e tempo di gettar via.7Tempo di dividere, e tempo di riunire, tempo di tacere, e tempo di parlare.8Tempo di amore, e tempo di odio; tempo di guerra, e tempo di pace.9Qual frutto ha l'uomo di sue fatiche?10Vidi l'afflizione data da Dio a' figliuoli degli uomini, affinchè in essa si consumino.11Tutte le cose, che egli ha fatte, ciascuna a suo tempo sono buone: ed egli abbandonò il mondo alle loro disputazioni, senza chè l'uomo discuopra l'opera fatta da Dio dal principio insino al fine.12Ed io riconobbi, che altro di meglio non vi è, che di star lieto, e fare il bene in questa vita.13Perocché che un uomo mangi, e beva, e vegga il frutto di sue fatiche; questo è dono di Dio.14Io imparai che tutte le opere fatte da Dio durano perpetuamente: non possiamo nulla torre, né aggiungere alle cose, che Dio creò affin di essere temuto.15Quello, che fu fatto, dura; quelle cose, che son per essere, furon già, e Dio rinnovella quello, che passò.16Vidi sotto del sole nel luogo del giudizio la empietà, e nel luogo della giustizia l'iniquità.17E dissi in cuor mio: Dio farà giudizio del giusto, e dell'empio: e quello sarà il tempo (di trattare) di ogni cosa.18Dissi in cuor mio riguardo ai figliuoli degli uomini, che Dio li provava col far vedere, che sono simili alle bestie.19Per questo muojono gli uomini come le bestie, ed è uguale la sorte loro: come muore l'uomo, così muojono quelle: nello stesso modo respirano le une, e gli altri: e l'uomo non ha nulla di più della bestia, tutto è soggetto alla vanità,20E tutto cammina verso uno stesso luogo; sono tutti tratti dalla terra, e alla terra similmente ritornano.21Chi sa se lo spirito de' figliuoli di Adamo salga in alto, e se lo spirito delle bestie scenda al basso?22Or io riconobbi non esservi nulla di meglio,che il consolarsi l'uomo nelle opere sue; perocché chi lo condurrà a vedere quel, che dopo di lui sarà?

Note:

3,1:Ogni cosa ha il suo tempo, e dentro lo spazio ec. Viene a dimostrare la vanità di tutte le cose umane, primieramente facendo vedere con bella enumerazione come tutte hanno un periodo di tempo stabilito dalla Providenza, oltre il quale non durano; in secondo luogo la stessa vanità ne dimostra colla perpetua vicissitudine delle cose tra loro contrarie. Notò s. Girolamo che disse il Savio: passano tutte le cose sotto del cielo, perchè s'intenda, ch'ei parla riguardo alle sostanze corporali, conciossiachè le spirituali sostanze nè sono sotto del cielo, nè sono contenute nel tempo. Sopra queste parole di Salomone ecco le riflessioni di Ugone da s. Vittore: Ogni cosa ha il suo tempo, vale a dire il tempo certo e stabilito, in cui debbe o cominciare, o finire, o sussistere, affinchè l'uomo prudente non creda giammai, che di tutte queste cose alcuna ne sia, che possa sempre essere, onde in essa egli ponga la sua fiducia: ma piuttosto appigliandosi a' veri beni e permanenti, la vanità delle mutabili cose disprezzi talmente che, sebbene di ciascheduna di esse si serva a suo tempo, quand'ella è presente, non permetta però giammai, che quando ella passa, declini l'anima dalla sua stabilità e fermezza; perocchè prudentissimo è colui, che sa volgere in proprio uso queste cose passeggere, senzachè la mente di lui perda la sua tranquillità e costanza allorchè queste vengano a mancare. Fa male adunque quell'uomo, il quale, di tali cose eleggendo alcune come migliori per sua delizia, si crede di trovare in esse felicità; perocchè e le cose tutte a chi bene e a tempo ne usa son buone, e perchè a mutabilità sono tutte soggette, quantunque nella miseria nostra sieno di una tal quale con solazione, non posson però in verun modo renderci felici giammai. Nissuna cosa è adunque, la quale rigettar si debba al suo tempo, nissuna, che non sia a suo tempo da eleggersi; ma debbe essere l'uomo in tal guisa preparato a usarne nel tempo, che cangiato il tempo l'animo non si cangi. De Vanit. Mund. in fine. In questa vicissitudine di cose tra lor contrarie egli è da notare, che negli esempi riportati da Salomone si dimostra la mutabilità di tutte le sostanze, degli uomini e degli animali e delle piante e delle cose artificiali: con altri esempi si pone in vista la instabilità di tutto quello, che diletta; indi delle cose utili, che si acquistano, si conservano, e si consumano, e finalmente di tutte le al tre azioni umane, che hanno per principio la parola, o l'affetto, ovver l'opera dell'uomo. Così fino al vers. 9.

3,2:Tempo di nascere, e tempo di morire. Comincia dalla nascita, e dalla morte per isvegliare e rivolgere al pensier del futuro quelli, che nel profondo della vita carnale sono sommersi, dice il Nisseno; e alla natività pone die tro immediatamente la morte per significare non solo la brevità del tempo, che corre di mezzo, ma molto più per dimostrare come dal punto, in cui nasciamo, non cessiam giammai di camminare verso la morte. Nascono,. e muoiono gli animali, e l'uomo come essi. Gli Ebrei tutte que ste combinazioni di cose contrarie le applicano alla Sinagoga. e al popolo d'Israele. Vedi s. Girolamo in questo luogo. Tempo di piantare, e tempo di sradicare ec. in certo determinato tempo, e a certi punti di luna si piantano alberi, legumi, erbaggi, e in altro tempo si levano queste cose, e si schiantano per farne uso, e porne altre in luogo loro.

3,3:Tempo di uccidere, e tempo di sanare. In un tempo si uccidono gli uomini rei di gravi scelleraggini, che turbano la società, e violano le leggi, e si uccidono ancora in giusta guerra i nemici; in un altro tempo si pensa a sanare quelli, che in battaglia furon feriti, o in qualunque modo sono afflitti da malattia; ovvero, prendendo la voce sanare in senso metaforico, si pensa in un tempo a riparare i danni recati alla società dalle guerre.

3,4:Tempo di duolo, ec. Il tempo, in cui comunemente gli uomini ridono e saltano, egli è il tempo di qualche pubblica allegrezza, come per qualche vittoria, ovver il tempo di nozze ec. Si piange, e si fa duolo nelle pubbliche calamità e ne' funerali. È adunque come se dicesse il Savio: oggi tu riderai e salterai per ismoderata allegrezza, domane, o forse prima che il dì finisca, tu piangerai per la morte della consorte; indi farai nuove nozze e lieti banchetti; indi per nuova cagione tornerai all'afflizione: così tutto è pieno di contrarietà, che l'une alle altre succedono: e tutto è una catena di diversi avvenimenti composta.
Notò s. Girolamo, che il tempo di piangere è il tempo di questa vita, il tempo di ridere e di far festa è il tempo futuro: onde il primo precede nelle parole di Salomone, come la vita mortale precede l'eternità; e perciò nel vangelo sta scritto: beati quelli, che piangono, perchè essi saran consolati, Matth. v. 5.

3,5:Tempo di gettare le pietre, e tempo di raccoglierle. Di tutte le diverse maniere, onde "sogliono esporsi queste parole, ne riferirò due sole, senza però, ch'io sappia qua le debba credersi la più vera. La prima sposizione è appoggiata ad un fatto accennato nel libro IV. de' Re capo III. 25 dove dicesi, che avendo i re d'Israele, di Giuda, e di Edom sbaragliati i Moabiti, distrussero le loro città, e gittando ognuno (ogni soldato de' tre eserciti) una pietra ne' campi migliori, li riempirono: donde apparisce essere stata questa una maniera di vendetta usata contro i nemici, il procurar di rendere infruttifere le campagne almen per un tempo, e dar loro la fatica di raccogliere quelle pietre se volevano mettere la terra a coltura. In secondo luogo può prendersi questa per una frase enimmatica, di cui nella seconda parte del versetto si spieghi il valore: conciossiachè la voce pietra è posta anche al trove a significare gli uomini: onde quelle parole di s. Pietro: voi pure come pietre vive siete edificati sopra ai lui (sopra Cristo pietra angolare) casa spirituale, I. Pet. II. 5.; il senso adunque accennato più volte da s. Agostino e da altri sarà, esservi un tempo, in cui l'uomo cerchi nella unione matrimoniale la propagazione de' figliuo li, e un tempo, in cui l'uomo da ciò si astenga. Nella legge di natura, e anche nella Mosaica fu generale istituto la moltiplicazione degli uomini; nella nuova legge, la verginità e la continenza è preferita alle nozze. Finalmente aggiungerò, che alcuni hanno creduto, che per le prime parole possa intendersi, che si gettino, e si spargano le pietre quando si atterrano gli edifizi, si raccolgano quando se ne formano nuove fabbriche; ma così Salomone tornerebbe a dire quello, che leggesi nel versetto 3: tempo di demolire, e tempo di edificare.

3,6:Tempo di tener conto, ec. Siccome vi è un tempo di guadagnare, e un tempo di scapitare ne' propri negozi, così vi è un tempo di usare economia, e un tempo di spendere senza risparmio.

3,7:Tempo di dividere, ec. Lo intenderai con Ugone di s. Vittore delle amicizie, che or si formano, ora per mille diverse cagioni si sciolgono.
Tempo di tacere, e tempo di parlare. S. Girolamo credette, che i discepoli di Pitagora (i quali aveano per regola di tacere per cinque anni continui per imparare a parlare) da questo detto di Salomone prendessero il loro istituto; e san Basilio disse che il silenzio è scuola di ben parlare, Reg. Fus. cap. 13., onde Ugone osservò, che Salomone al tempo di parlare pose innanzi il tempo di tacere. Vedi Prov. XXV., II. Così Salomone accenna come nell'uso di un dono grande fatto da Dio all'uomo, qual è il dono della parola, si trova sovente grandissima vanità ove accada quello, che diceva s. Ambrogio, che molti parlan perchè non sanno tacere, ed è rara cosa il tacere quando non è spediente di parlare, lib. II. offic. cap. 2.

3,8:Tempo di amore, ec. Nulla è fisso, e permanente nel mondo anche riguardo agli affetti degli uomini: si odia quello, che prima si amò, si ama quello, che si odiò altra volta; così ora è tempo di guerra, ora di pace.

3,9:Qual frutto ha l'uomo ec. Qual è il guadagno, che fa l'uomo di tali, e si contrarie e moleste vicende? Egli (dice il Nisseno) coltiva i campi, naviga, ha travaglio nella milizia, esercita la mercatura, scapita, si avvantaggia, litiga, combatte, perde la lite, la vince, è creduto beato, è riputato infelice, sta a casa, va in paesi stranieri; che ne ricava dal consumare in tali cose sua vita? Appena finisce egli di vivere, tutte queste cose so no messe in oblio, ed egli abbandonato da tutto quel che amava, nudo si parte.

3,10:Vidi l'afflizione ec. Vedi cap. 1. 13. Questa sentenza adesso si riferisce a quello che in appresso dicesi dello studio delle cose create. L'uomo, dice il Nisseno, trova afflizione per tutto non per colpa del Creatore, ma per propria sua colpa, abusando per effetto di prava cupidità delle cose fatte buone da Dio. L'uomo (dice un altro Interprete Greco) caduto dalla rettitudine, e perduta la fermezza della ragione, quello stesso, che ciascheduna cosa ha di buono, converse nel suo contrario: il Poeta.
Tutte le cose di che 'l mondo è adorno
Uscir buone di man del Mastro eterno:
Ma me, che così addentro non discerno,
Abbaglia il bel che mi si mostra intorno.


Il Caldeo parafrasò: vidi gl'imbarazzi, e il gastigo e la vendetta, cui pose Dio sopra i figliuoli degli uomini, che sono cattivi, affinchè in essa sieno afflitti.

3,11:Tutte le cose, che egli ha fatte, ec. Tutte le cose sono buone in se stesse, e utili all'uomo, purchè di ciascuna faccia uso a suo tempo. Così, dice s. Girolamo, buona cosa è il dormire, ma non è buona sempre e in ogni tempo; e il simile dicasi delle altre cose.
Ed egli abbandonò il mondo alle loro disputazioni. Dio in primo luogo creato avendo l'uomo ragionevole, e col locatolo nel centro dell'universo, gliel diede a considerare e a disaminare, affinchè dalle cose visibili, che son scala al Fattor, chi ben l'estima, le invisibili cose di Dio intendesse, la sapienza, la possanza, la beneficenza ec. In secondo luogo ponendo Dio dinanzi agli occhi dell'uomo la continua vicissitudine e successione e passaggio delle cose temporali, e dall'altra parte facendogli intendere come in Dio è verità e fermezza ed eternità ed ogni perfezione, volle che l'uomo disputando e raziocinando concludesse, che il suo amore dee porre non nella creatura che passa, ma in Dio, che è eterno, e può egli solo saziar l'infinita bramosia che è nell'uomo di conoscere e a di amare tutto quello che è vero, tutto quello che è buono.
Senzachè l'uomo discuopra ec. Veduti i fini, pe' quali Dio il mondo creato espose alla vista e alla disputazione dell'uomo, si va incontro all'abuso e alla vanità di chi credesse di doversi profondare nello studio delle creature pel fine di comprendere la loro essenza, e tutti i loro effetti, e le relazioni di una cosa coll'altra ec. O uomo, sappi, che tu potrai disputar senza fine di tali cose, ma disputerai senza frutto; perocchè non giungerai a intendere perfettamente nissuna delle opere fatte da Dio dalla più grande fino alla più piccola; conciossiachè anche nelle minime cose Iddio è grande oltre modo: considerale, ammirale, e per esse innalzati sino al Creatore, conoscilo, e amalo, e rendigli grazie, evivi lieto; che è quello che dicesi appresso.

3,12:Altro di meglio non vi è, ec. Si potrebbe anche tra durre con ugual verità e maggior precisione: io riconobbi come altro di meglio non vi è, che fare con lieto animo il bene in questa vita. La onesta moderata letizia del cuore non istà se non col moderato uso delle creature; onde il primo sentimento, lo star lieto, si riunisce nel seguente di fare il bene in questa vita; lo che non tanto significa il giovare, e fare del bene a' prossimi, come spiegano al cuni, ma più generalmente, operare virtuosamente, fare quello, che è giusto, e onesto, adempiere la legge. Tale è il senso di questa frase nelle Scritture, Ps. XXXIII. 15., II. Paral. XXIV. 16., e altrove. il Caldeo: io so di certo, che la migliore, e più eccellente cosa conceduta all'uomo si è il ricrearsi col gaudio della legge, e il passare la vita nelle opere migliori: lo che concorda colla seconda ver siene data di sopra. Vedi il Nisseno, Olimpiodoro ec.

3,13:Che un uomo mangi e beva, ec. Di tutte le sue fatiche altro frutto in questo mondo non trarrà l'uomo se non il suo vitto, il bere, il mangiare, e quello, che è im piegato a fare il bene. Vedi cap. II. 24.

3,14-15:Tutte le opere fatte da Dio durano perpetuamente: ec. Avea detto, che le cose da Dio create conten gono misteri inaccessibili all'uomo, tanto le più piccole, come le più grandi: or affinchè alcuno non ne inferisse, che nulla intorno ad esse possa intendersi dall'uomo,soggiunge, che il Savio conosce, primo, come le opere di Dio a differenza delle opere degli uomini durano in perpetuo: in secondo luogo, che le stesse opere, a differenza di quelle degli uomini, sono tali, che nulla ad esse si può levare, od aggiungere, vale a dire nulla ridonda nelle creature, e nulla manca, come spiega s. Agostino, e lo dimostra eccellentemente de lib. arb. lib. V. cap. 5. Finalmente da tali cose dee l'uomo comprendere come Dio è da temersi e adorarsi: e veramente la considerazione delle opere di Dio un sacro orrore ispira, ed una profonda venerazione verso la maestà del Signore, che il tutto creò, e il tutto conserva. Le opere di Dio, o sia le creature di Dio incorruttibili e spirituali, come gli Angeli e le anime umane, durano perpetuamente in loro stesse; le corruttibili durano nella continuata successione degli individui, e generalmente nissuna cosa si annichila di tutto il creato. Vedi s. Tommaso, I. Part. quaest. 104. art. 4. Dio rinnovelta quello che passò. Gli animali, e le piante ec., si rinnovellano con una continuata successio ne secondo l'ordine di Dio. Una generazione passa, e un'altra le viene appresso cap. 1. 4.

3,16-17:Vidi sotto del sole nel luogo del giudizio ec. Una nuova specie di vanità e di afflizione di spirito pei buoni ella è questa, che ne' tribunali dove seder dovea la giustizia, vi regni l'empietà. Vedi Isai. LIX. 14. S.Girolamo espone mirabilmente questo luogo:Sotto di questo sole cercai la verità e il giudizio, e vidi ne'tribunali stessi de' giudici trionfare non la verità, ma l'avarizia: ovvero: m'immaginai che qualche giustizia si trovasse in questo secolo, e che il giusto fosse adesso ricompensato secondo i suoi meriti, e punito l'empio per le sue scelleratezze, e il contrario trovai: perocchè vidi, che il giusto molte cose quaggiù patisce, e l'empio regna colle sue iniquità. Ma di poi parlando e ragionando in cuor mio intesi come Dio non fa giudizio a parte a par te diciascheduno, ma al futuro tempo si riserba di giudicare, affinchè tutti insieme gli uomini sieno giudicati: perocchè ciò significano quelle parole: e quello sarà il tempo di ogni cosa: quando il Signore comincerà a giudicare, allora sarà in trono la verità: ora poi domina la ingiustizia nel mondo. Vedi Eccli. XXXIX. Il Vatablo traduce l'Ebreo in tal guisa: il Signore giudicherà il giusto e l'ingiusto (perocchè ogni cosa ha il suo tempo), e allora egli renderà a ciascheduno secondo le sue azioni.

3,18:Dissi in cuor mio riguardo a' figliuoli degli uomini, ec. Considerata la condizione degli uomini riguardo al corpo nella vita presente io dissi: Dio permettendo, che la ingiustizia regni sopra la terra, e di più facendo vedere, che eglino quanto al corpo sono simili alle bestie, ha voluto far prova degli uomini per vedere s'ei sanno innalzare lo spirito fino all'eternità della vita futura, e a' premi, e alle pene del futuro giudizio. Gli stolti, gli uomini carnali, per tali cose agevolmente s'indurranno a credere di essere simili alle bestie anche riguardo all'anima, o almeno viveranno come se ciò credessero, non pensando ad altro, che a soddisfare i brutali loro appetiti; e un uomo abbandonato alle proprie passioni è cer tamente peggiore di ogni bestia.

3,19-20:Per questo muoiono ec. Per questo, cioè perchè Dio vuol far prova della fede e della ragionevolezza dell'uomo, muore l'uomo, e vive, e respira come la bestia, e ritorna nella terra, comevi ritorna la bestia; perocchè dalla terra e l'uno e l'altra furono tratti: dove ognun vede come l'uomo è agguagliato agli animali secondo la corporale sostanza, non già secondo quel, che egli ha di spirituale e divino. Or questa somiglianza per l'uomo saggio è incitamento al disprezzo delle cose presenti, al disprezzo di se medesimo, e al desiderio de' beni spirituali: per gli stolti poi, come abbiam detto, ella è un laccio, a cui sono presi, onde dicono: mangiamo, beviamo, perocchè domani noi morremo.

3,21:Chi sa se lo spirito de' figliuoli di Adamo salga in alto? Notisi con s. Girolamo, che questa maniera di in terrogazione non dimostra già, che sia impossibile a sapersi se lo spirito dell'uomo ritorni a Dio, che lo fece, e se lo spirito de' bruti finisca nella terra col corpo; ma dimostra, che è raro chi ciò sappia tragli uomini, lo sappia, dico, cioè lo abbia non solamente noto, ma fisso nell'animo, onde con tale scienza regoli la propria vita. Veggasi simile interrogazione Isai. XXXV. 8., Ps. XIV. I., Jerem. XXVII. 9. ec. ec.; onde il vero senso egli è tale: quanti ovver quanto pochi son quelli, che sieno intimamente persuasi in cuor loro, che lo spirito dell'uomo ec. Un dotto Rabbino esponeva: chi è, che pensi, rifletta, consideri, che l'anima dell'uomo è immortale, onde si muova a ben vivere e operare la propria salute? Ed è qui una nuova vanità e cecità, cui Salomone deplora. E non solo tutto il Gentilesimo, ma anche non pochi forse del suo stesso popolo vedea Salomone più per corruzione di cuore, che per ignoranza di spirito e per errore d'intelletto, non credere la immortalità dell'anima umana. I più famosi filosofi Greci, che venner dopo, di tal verità parlarono almeno dubitando, e senza averne una giusta idea. Salomone avendo stabilito vers. 17.il giudizio futuro, stabilì ancora l'immortalità dell'anima e di nuovo la stabilirà cap. XII. 7., e in questo stesso luogo la stabilisce per chi ha occhi da vedere e spirito da intendere il linguaggio delle Scritture.

3,22:Non esservi nulla di meglio, ec. Posta la immortalità dell'anima, il giudizio divino e i premi e le pene della vita avvenire, conclusi nulla esservi di meglio nella vita presente, che l'attendere con ilarità di cuore alle buone opere, particolarmente alle opere di carità. Perocchè chi lo condurrà a vedere quel che dopo di lui sarà? Vivi adesso in tal guisa, o uomo, che mediante le buone opere tu si degno della beata eternità: inutilmente e stoltamente tu ti daresti pena ed affanno per lasciar ricchi i tuoi eredi, conciossiachè tu non sai, e nissuno ti condurrà a sapere quel che di essi e de' beni ad essi lasciati da te sia per essere. La versione Arabica legge chiaramente:chi lo condurrà a vedere quel, che sarà dopo di lui, di ciò, che egli ha lasciato? Vedi ancora s. Girolamo. S. Agostino de cura pro Mort. cap. XXIII. intese, che Salomone voglia qui indicare come le anime non ancora beatificate non sanno nulla di quello che nella terra succede riguardo a quelli, che ad esse appartennero. E ognun sa, che non era ancora aperta la via del Santo de' Santi, come dice l'Apostolo, quando tali cose scriveva Salomone: ma andavano le anime de' buoni nel seno di Abramo, nel limbo, sino a tanto che Cristo colla sua morte aprisse le porte della beata eternità.