Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Marco 4


font

Parabola del seminatore spiegata ai discepoli. La lucerna dee porsi sul candelliere. Parabola della semenza gettata sulla terra, la quale cresce, mentre dorme il seminatore; e del granello della senapa. Spiega a parte ai discepoli tutte queste cose. Essendo in barca, risvegliato dal sonno, acquieta la tempesta.

1E cominciò di nuovo a insegnare vicino al mare: e si raunò intorno a lui moltitudine di gente; dimodoché montato in una barca sedeva sul mare: e tutta quanta la turba stava in terra lungo la marina:2E insegnava loro molte cose per via di parabole, e diceva loro secondo la sua maniera d'insegnare:3Ponete mente: Ecco che il seminatore andò a seminare.4E mentre seminava, parte (del seme) cadde lungo la strada, e venner gli uccelli dell'aria, e lo mangiarono.5Un'altra parte cascò in luogo sassoso, dove non trovò molta terra: e subito nacque, perché non aveva terren profondo:6Ma levatosi il sole, fu arso dal calore: e, perché non aveva barbicato, seccò.7Un'altra parte cadde tra le spine, e cresciute le spine lo soffogarono, e non recò frutto.8Altra cadde in buon terreno: e dette frutto, che venne su rigoglioso, e rese dove trenta per uno, dove sessanta, e dove cento.9E diceva loro: Chi ha orecchie da intendere, intenda.10Ma quando egli fu solo, i dodici, che eran con lui, lo interrogarono sopra la parabola.11Ed egli diceva loro: A voi è dato d'intendere il mistero del regno di Dio; ma per quelli, che sono fuora, tutto si fa per via di parabole:12Affinchè vedendo veggano, e non reggano: e udendo odano, e non intendano: perché non si convertano una volta, e sian loro rimessi i peccati.13E disse loro: Non intendete questa parabola? e come intenderete tutte (le altre) parabole?14Il seminatore è colui, che semina la parola.15Quelli, che la semenza ricevono tango la strada, sono coloro, ne' quali viene seminata la parola: ma udita che l'hanno, vien tosto Satana, e porta via la parola seminata ne' loro cuori.16Slmilmente quelli, che han ricevuto il seme in luoghi sassosi, sono coloro, che, udita la parola, subito l'abbracciano con allegrezza:17E non hanno in se radice; ma son di corta durata: e venata poi la tribolazione, e la persecuzione a motivo della parola, restano subito scandalizzati.18Quelli, che ricevono il seme tra le spine, sono coloro, i qaali ascoltano la parola:19Ma le sollecitudini del secolo, e le ingannevoli ricchezze, e gli altri disordinati affetti sopravvenendo soffocano la parola; ed ella rimane infruttuosa.20Ma quelli, che il seme ricevono in buon terreno, sono coloro, i quali la parola ascoltano, e l'abbracciano, e portano frutto, chi il trenta, chi il sessanta e chi il cento per uno.21E diceva loro: Forse che vien fuori la lucerna per essere messa sotto del moggio, o sotto al letto? non vien ella per esser posta sul candeliere?22Imperocché non è cosa nascosta, che non abbia a manifestarsi: né che sia fatta per istare occulta, ma per uscire alla luce.23Chi ha orecchie da intendere, intenda.24E diceva loro: Badate a quello, che udite. Con quella misura, colla quale avrete misurato, sarà rimisurato a voi, e con giunta.25Imperocché a colui, che ha sarà dato; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello, che ha.26Diceva ancora: Il regno di Dio è, come se uno getta il seme sopra la terra.27E dorme, e si alza notte, e di: e il seme barbica, e cresce, mentr'ei noi sa,28Imperocché la terra da se stessa produce prima l'erba, poi la spiga, indi nella spiga il pieno frumento.29E formato che sia il frutto, tosto vi si mette la falce, perché è tempo di messe.30E diceva ancora: A qual cosa assomiglieremo noi il regno di Dio? o con qual parabola lo figureremo?31Egli è come un granello di senapa, il quale, quando si semina in terra, è il minimo di tutti i semi, che sono al mondo.32Ma seminato che è, si innalza, e diventa maggiore di tutti i legami, e fa gran rami; dimodoché gli uccelli dell'aria all'ombra di lui possono allargare.33E spiegava loro la parola con molte di queste parabole, secondo che potevano udire:34E non parlava a loro senza parabole; ma a solo a solo il tutto sponeva a' suoi discepoli.35E lo stesso giorno, venuta la sera, disse loro: Passiamo all'altra riva.36E licenziato il popolo, lo menarono, come stava nella barca: e altre barche ancora erano con esso.37E si levò gran bufera, la quale gettava le onde nella barca; dimodocè la barca si empiva.38Ed egli se ne stava in poppa addormentato sopra un guanciate: e svegliano, e gli dicono: Maestro, a te cale, che noi andiamo in perdizione?39Ed egli alzatosi, sgridò il vento e disse al mare: Chetati, sta' zitto. E cessò il vento, e si fé' gran bonaccia.40Ed egli disse loro: Perché temete? non avete pur ancò fede? Ed essi furono ripieni di timor grande, e dicevano l'uno all'altro: Chi è mai costui, cui e il vento, e il mare prestano ubbidienza?

Note:

4,11:Per quelli, che sono fuora. Per quelli, che sono stranieri riguardo al mio regno. In simil senso è usata questa frase in altri luoghi del nuovo testamento, e presso gli antichi Padri per dinotare quelli, che non seguono la dottrina di Cristo, che vivono fuori dell'Arca, vale a dire fuori della Chiesa.

4,12:Affinchè vedendo ... non veggano: e udendo odano, e non intendano: perchè ec. L'abuso dei lumi, e delle grazie ricevute, e la ostinazione contro la verità è giustamente punita con la privazione della luce, e della intelligenza, la quale servir poteva alla loro conversione, e salute.

4,21:Forse che vien fuori la lucerna ec. Rende ragione di quello, che avea detto Vers. II.: A voi è dato d'intendere il mistero.... Ma per quelli, che sono fuori ec. Dice egli adunque, che non proponeva le parabole contenenti i misteri del regno di Dio, perchè non fossero intese, ma anzi per farle intendere: e se dalla moltitudine non erano intese, nè ad essa erano state spiegate, veniva il male da loro, dalla poca, o niuna fede, dalla poca sollecitudine delle cose della salute, dal poco desiderio d'imparare, e dal trascurar di ricorrere coll'orazione a chi poteva darne loro l'intelligenza, come faceva co' suoi discepoli.

4,22:Imperocchè non è cosa nascosta, ec. Le parabole, che io propongo, e la dottrina, che io con esse vo insegnando, benchè sia adesso nascosta agli infedeli, e a quelli, che non hanno amore alla mia parola, non è però cosa, che debba restar sempre all'oscuro; ma sarà anzi posta in chiarissima luce colla vostra predicazione.

4,24:Con quella misura, ec. La misura (dice s. Girolamo) colla quale noi misuriamo, ella è la nostra fede; la misura, colla quale è rimisurato a noi, è l'intelligenza delle cose celesti, la quale intelligenza è renduta, e con grande esuberanza è renduta alla fede; siccome per opposito la stessa intelligenza è tolta all'incredulità. Si serve Gesù Cristo di questo proverbio per risvegliare, e accendere sempre più ne' cuori de' suoi discepoli l'amore, e lo studio della divina parola, di cui dovean essere banditori a benefizio di tutti gli uomini.

4,25:A colui, che ha, sarà dato: ma a chi non ha, ec. Chi con fede riceve la parola, e colla fede la coltiva, avrà nuovi accrescimenti d'intelligenza; a chi non avra fede, sarà tolta anche la naturale intelligenza, e si rimarrà in quella orribile cecità, nella quale caduto che sia il peccatore, nissun uso sa quasi più fare delle stesse facoltà naturali per sua salute.

4,26-29:Il regno di Dio è, come se uno ec. Lo scopo di questa bella parabola si è, primo, d'insegnare agli Apostoli, e a tutti i ministri del Vangelo, che non debbono disanimarsi, allorchè non veggano fruttificare sensibilmente la semenza della parola da essi sparsa: imperocchè l'effetto di essa sovente non è conosciuto, se non da Dio solo: in secondo luogo di avvertirgli a non volere giammai attribuire a loro stessi, e alla propria virtù il frutto della semenza divina, dappoichè, come dice l'Apostolo, ne colui, che pianta, nè colui, che inaffia è qual che cosa; ma Dio è, che dà il crescere, I. Corinth. III. 7.

4,33:Secondo che potevano udire. Alcuni Padri, e Interpreti spiegano queste parole, come se il Vangelista volesse dire, che Cristo parlava così alle turbe per via di parabole, affine di adattarsi alla loro capacita; ma non dubito, che sia più vera, e certamente più adattata a tutto il discorso precedente la sposizione di s. Clemente, s. Ambrogio, Beda, e altri, i quali vogliono, che il sentimento di s. Marco sia questo: che Cristo parlasse cosi per via di parabole, perchè quelli, che non credevano, e non avevano bramosia d'intendere, non potevano, vale a dire non eran disposti, non eran degni di udire svelate con discorso chiaro, e aperto le cose di Dio; non meritavano tanta luce. La parabola nelle sacre lettere è una maniera di discorso allegorico, che ha bisogno di spiegazione. Non erano adunque le parabole proposte da Cristo una maniera d'insegnare la più confacente alla rozzezza delle turbe; mentre anche gli Apostoli ebbero a domandarne la spiegazione, ma erano adattate a' fini di Dio, e alle disposizioni della sua provvidenza, la quale volea con la oscurità di queste e accendere il desiderio de' buoni, i quali ne bramavano, e domandavano l'intelligenza, e punire l'ostinazione de' cattivi, e de' negligenti, nei quali l'attaccamento alle cose terrene estingueva ogni pensiero della vera loro salute.

4,34:E non parlava loro senza parabole. Vuol dire, che per lo più in tutti i suoi pubblici discorsi molte cose eran trattate da Cristo per via di parabole: e di rado parlava de' misteri del regno di Dio alla moltitudine senza far uso di parabole.