Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Sapienza 13


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Sezione II: La sapienza e l’idolatria - origine, stoltezza, castighi dell'idolatria

Il culto delle creature.

1- Vani [per natura] son tutti gli uomini, cui manca la conoscenza di Dio, e che dal beni visibili non sepper conoscere Colui che è, nè dalla considerazione delle opere riconobbero l'artefice.2Ma o il fuoco o il vento o l’aer mobile o il cielo delle stelle o la gran massa delle acque o il sole e la luna credetter dèi, governatori del mondo,3Se dilettati dalla bellezza di tali cose le supposero dèi, sappiano quanto più bello di esse è il loro Signore; giacché l'autore della bellezza creò tutte quelle cose.4Se furon colpiti invece dalla loro potenza ed energia, intendano da esse, che più potente di loro è colui che le produsse.5Dalla grandezza invero e dalla bellezza delle creature si può conoscere, per analogia, il loro creatore.6Tuttavia un minor biasimo grava su costoro; perchè erran forse, cercando Dio e bramando trovarlo.7Occupandosi infatti delle sue opere essi fanno ricerche, e si lascian persuadere [dall’apparenza], poiché son belle le cose visibili.8D'altra parte neppure essi non son da perdonare.9Perchè se tanta scienza riuscirono ad avere, da poter scrutare il mondo, come mal, non trovaron più prontamente il Signore di esso?

Il culto degli idoli

10Ma infelici sono e su cose morte fondan le loro speranze, quel che chiaman dèi le opere delle mani degli uomini, l'oro e l’argento lavorati con arte e raffiguranti animali, o un inutile sasso, opera di mano antica.11Così, un mastro legnaiuolo, tagliato un albero ritto, ne rade intorno abilmente tutta la corteccia, e usando acconciamente dell’arte sua, un utile mobile ne forma per il servizio della vita;12gli avanzi poi del lavoro adopera a preparare il cibo [e sfamarsi];13ma l’ultimo resto di essi, buono a nulla, un pezzo di legno torto e tutto nodi, [lo piglia e] lo scolpisce con cura nelle ore d’ozio, e con intelligenza d'arte gli dà figure, e lo fa rappresentare un uomo14o rassomigliare a qualche [vile] animale, dandogli una mano di minio e arrossando con belletto la sua pelle, e facendo scomparir con la tinta ogni macchia;15e preparatagli una degna dimora, lo affigge alla parete, assicurandolo con ferro.16Perchè [cioè] non cada si dà cura di lui, ben sapendo che non può aiutarsi da sè, poiché altro non è che un'immagine e ha bisogno d’aiuto.17Ma pregando per le sue sostanze, per i suoi figliuoli, per i suoi matrimoni, non si vergogna di rivolger la parola a quella cosa senz’anima.18E per [ottener] la sanità invoca ciò ch'è privo di forza, e per la vita Implora un morto; e per aiuto supplica un impotente,19e per un viaggio si raccomanda a ciò che neppur può servirsi de, piedi; e per il guadagno, le imprese, il buon successo d’ogni cosa, chiede [capacità] a quanto v’ha di più inerte.