Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Apocalisse 14


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I vergini seguono l'Agnello cantando; un Angelo annunzia il Vangelo; un altro la caduta di Babilonia; e il terzo la pena di coloro, che adorarono la bestia; e a due altri armati di falci è ordinato, all'uno di mieter la messe, all'altro di vendemmiare la vigna della terra.

1Ed ecco che io vidi l'Agnello, che stava sul monte di Sion, e con esso cento quarantaquattro mila persone, le quali avevano scritto sulle loro fronti il nome di lui, e il nome del Padre di lui.2E udii una voce dal cielo, come romore di molte acque, e come romore di gran tuono: e la voce, che udii, quasi di citaristi, che suonavano le loro cetere.3E cantavano come un nuovo cantico dinanzi al trono, e dinanzi ai quattro animali, e seniori; e nissuno poteva imparare quel cantico, se non que' cento quarantaquattro mila, i quali furono comperati di sopra la terra.4Questi son quelli, che non si sono macchiati con donne: perché sono vergini. Questi seguon l'Agnello, dovunque vada. Questi furon comperati di tra gli uomini primizie a Dio, e all'Agnello,5Nè si è trovata menzogna nella lor bocca: imperocché sono scevri di macchia dinanzi al trono di Dio.6E vidi un altr'Angelo, che volava per mezzo il cielo, che aveva l'evangelio eterno, affin d'evangelizzare gli abitatori della terra, e qualunque nazione, e tribù, e lingua, e popolo:7E diceva ad alta voce: temete Dio, e onoratelo, perché è giunto il tempo del suo giudizio: e adorate lui, che fece il cielo, e la terra, e il mare, e le fonti dell'acque.8E un altr' Angelo seguitò, e disse: è caduta, è caduta quella gran Babilonia, la quale col vino d'ira di sua fornicazione ha abbeverato tutte le genti.9E un terzo Angelo venne dopo di quelli, dicendo ad alta voce: chi avrà adorato la bestia, e la sua immagine, e avranne ricevuto il carattere nella sua fronte, o nella sua mano:10Anche questi beverà del vino dell'ira di Dio, mescolato col vino schietto nel calice dell'ira di lui, e sarà tormentato con fuoco, e zolfo nel cospetto de' santi Angeli, e nel cospetto dell'Agnello:11E il fumo de' loro tormenti si alzerà ne' secoli de' secoli: e non hanno riposo né dì, né notte quei, che adoraron la bestia, e la sua immagine, e chi avrà ricevuto il carattere del nome di essa.12Qui sta la pazienza de' santi, i quali osservano i precetti di Dio, e la fede di Gesù.13E udii voce dal cielo, che dissemi: scrivi: beati i morti, che muoiono nel Signore. D'ora in poi già dice lo Spirito, che riposino dalle loro fatiche: attesoché van dietro ad essi le opere loro.14E mirai: ed ecco una candida nuvola, e sopra la nuvola sedeva uno simile al figliuolo dell'uomo, che aveva sulla sua testa una corona d'oro, e nella sua mano una falce acuta.15E un altr' Angelo uscì dal tempio, gridando ad alta voce a colui, che sedea sopra la nuvola: gira la tua falce, e mieti, perché è giunta l'ora di mietere, mentre la messe della terra è secca.16E quegli, che sedea sulla nuvola, menò in giro la sua falce sulla terra, e fu mietuta la terra.17E un altr' Angelo uscì dal tempio, che è nel cielo, che avea anch' egli una acuta falce.18E un altr' Angelo uscì dall'altare, che aveva balìa sopra il fuoco: e gridò ad alta voce a quello, che aveva la falce acuta, dicendo: mena l'acuta tua falce, e vendemmia i grappoli della vigna della terra: perché le uve di lei son mature.19E menò l'Angelo l'acuta sua falce sopra la terra, e vendemmiò la vigna della terra, e (la vendemmia) gettò nel lago grande dell'ira di Dio:20E il lago fu pigiato fuora della citta, e uscì sangue dal lago fino alla briglia de' cavalli per mille secento stadi.

Note:

14,1:Vidi l'Agnello, che stava sul monte di Sion, e con esso ec. S. Giovanni ama di rappresentar Gesù Cristo sotto il nome e la figura dell'Agnello, figura, e nome, che ci rappella la immolazione, e il sagrifizio del Salvatore come principio di tutta la virtù, e santità, e felicità degli eletti. Quindi dopo la rappresentazione dei terribili mali, che farà nella Chiesa il gran nemico di essa, e di Cristo, fu dato per consolazione della stessa Chiesa a vedere al nostro profeta quell'Agnello di Dio, che si stava sul monte di Sion circondato da un gran numero di persone, le quali portano sulla lor fronte il nome dello stesso Agnello, e il nome del Padre di lui. Il monte di Sion rappresenta in questo luogo, come nota s. Girolamo lib. 1. cont. Jovin., l'altezza della perfezione, e lo spirito di santità di questo gran numero di vergini, i quali nella fine de secoli si manterranno fedeli allo sposo celeste; spirito simile a quello, onde furon ricolmi gli Apostoli in Gerusalemme nel dì della Pentecoste. Questi vergini trionfatori di tutti gli amori, e terrori del mondo, e della perfidia dell'Anticristo, sono veduti nella loro gloria seguire l'Agnello, che diede il primo la vita per essi. Il numero di cento quaranta quattro mila può essere posto in vece di un numero grande. So, che molti interpreti moderni pretendono, che, siccome secondo lo stile de profeti la fornicazione significa l'idolatria, così la verginità debba qui intendersi della fede conservata pura ed intatta sino alla fine da questi santi. Ma e la maniera, onde parla s. Giovanni vers. 4., e l'autorità de PP., e principalmente di s. Agostino (de s. Virgin. cap. XXVII., XXVIII., XXIX.) mi determinano a credere, che dei vergini letteralmente debba intender si questo luogo. E quantunque non sia da dubitare, che dallo stato ancora del matrimonio molti saranno i santi, che generosamente combatteranno contro dell'Anticristo, contuttociò non è meraviglia, se qualche particolar privilegio alla purità sia concesso, la quale, come dice s. Girolamo, è come un fiore, ed una preziosissima pietra tra gli ornamenti della Chiesa ep. 17. ad Marcellam; e secondo il Nazianzeno, emula la gloria degli Angeli. Questi adunque consa grati all'Agnello non solo per la fede, ma ancora pella perfetta purità di spirito, e di corpo, e pella carità, che è la guardiana della castità, sono fatti degni di circondare l'Agnello, e di seguirlo, dovunque egli va, e di cantare il nuovo cantico di laude a onore del medesimo Agnello.

14,2:E udii una voce dal cielo, come romore di molte acque ec. Tutto questo gran romore faceva una sola voce, e questa voce era primieramente sonora, com'è la caduta di una gran massa d'acque da luogo elevato; e in secondo luogo era forte e terribile, come un tuono, alle orecchie de' demoni, e de' cattivi uomini, i quali odiano la verginità, e del solo nome di essa prendo no spavento. Vedi, come negli Atti XXIV. 25. al discorso di Paolo sopra la castità, la giustizia, il giudizio, si atterrisse il preside Felice. In terzo luogo la voce di costoro ha per le orecchie di Dio, e de' suoi Angeli tutta la dolcezza, e l'armonia di una soavissima cetra. S. Girolamo (in cap, XVI. Isai. 11.) per questa cetra intende il concerto di tutte le virtù con la purità.

14,4:Segnon l'Agnello, dovunque vada. Scarchi d'ogni terrena affezione seguono coi passi dell'animo, e della volontà, l'Agnello, il quale in essi trova le sue delizie, e gli vuol sempre a suoi fianchi per l'estremo amore, che ad essi porta. Non sarà inutile di riferire il bellissimo commento di s. Agostino sopra di queste parole: E dove crediamo noi, che vada questo Agnello, in guai boschi, in quai prati? In quelli, penso io, dove l'erbette sono i gaudii, non i vani gaudii di questo secolo, bugiarde follie... Il gaudio delle vergini di Cristo egli è di Cristo, in Cristo, con Cristo, dietro a Cristo, per Cristo, e pell'amore di Cristo. Andate a questi gaudj, seguite l'Agnello... Vi vedrà l'altra turba de fedeli, la quale in questo non può seguire l'Agnello; vedrà, e non ne avrà invidia, e congratulandosi con voi, quello che ha in se, avrà in poi. Imperocchè quello stesso cantico nuovo, che è vostro proprio, non potrà ella cantarlo, ma potrà udirlo, e godere del bene vostro sì grande ed eccellente. De Virgin. cap. XVII. 29.
Primizie a Dio, e all'Agnello. Frutti primaticci, e per conseguenza gratissimi al cuore di Dio, e dell'Agnello. Così dopo s. Cipriano sono da s. Agostino chiamate le vergini la più nobil porzione del gregge di Cristo. E perchè siano frutti primai, dice s. Giovanni, che furono comperate da Cristo, e separate dagli altri uomini. E allude il nostro profeta a quel luogo di Geremia: Israele santo al Signore, primizie de' frutti di lui. Cap. II. 5.

14,5:Nè si è travata menzogna nella lor bocca. Hanno adunque custodita la verità della fede, e si son tenuti lontanissimi dalle eretiche dottrine, e dalla idolatria. Orribili mali, nei quali sono precipitati tanti uomini carnali, e me quali precipiteranno ancora moltissimi negli ultimi tempi. I veri vergini come distaccati non solo da ogni piacer della carne, ma ancora da ogni amor delle creature, alle quali non si curano di piacere, perchè vogliono piacere a Cristo, più agevolmente conservano pura la fede, e l'amor della verità. Posta la stima altissima, che fa Dio della verginità, posti i premj, ond'ei la corona, e i pericoli, da quali ella si sottragge, si può dire con ragione a coloro, che tale stato professano, quello che ai martiri dicea Tertulliano; egli è un bel mercanteggiare, quando collo scapito di piccola cosa si fa guadagno sì grande.

14,6-7:E vidi un altro Angelo, che volava per mezzo il cielo ec. Sono adesso mostrati al nostro profeta tre Angeli, il primo de' quali è questo, il secondo nel vers. 8., il terzo nel 9. E questi tre Angeli, secondo molti Interpreti, come Ticonio, Beda, Ruperto, Anselmo ec., dinotano tre predicatori di gran virtù, i quali scorreranno per tutta la Chiesa, la quale è qui intesa col nome di cielo, e promulgheranno le cose seguenti. Questo primo Angelo porta nella mano il Vangelo eterno, regola immutabile e del credere, e dell'operare. Quindi agli uomini intima, che temano Dio, e lo onorino nell'espettazione dell'imminente giudizio, che egli farà di tutti.

14,8:E caduta, è caduta quella gran Babilonia. Si allude qui visibil mente, anzi si riferiscono le parole stesse di Geremia LI. 8., e d'Isaia XXI. 9. La caduta di Babilonia sarà pateticamente descritta al capo XVII., e XVIII., ma questa caduta si annunzia qui come già avvenuta, perchè era imminente, e stabilita negli altissimi divini decreti; e questa caduta è l'argomento della predica di quest'Angelo. E perita quella gran Babilonia, la quale ha fatto bere a tutte le genti il vino della sua prostituzione, vino d'ira, perchè ha tirato sopra di lei, e sopra gli stolti amatori di lei l'ira di Dio. Alcuni interpreti per questo vino d'ira intendono pino avvelenato, ovvero un filtro, in cui entra il veleno.

14,10:Beeerà del vino dell'ira di Dio, mescolato col vino schietto ec. Il vino adunque, che sarà dato a bere agli amatori di Babilonia in cambio del vino delle delizie, ond'ella gli incantava, sarà vino dell'ira di Dio, vino pretto, non mescolato, nè temperato con acqua, ma con altro vin pretto. E vuoi dire: il gastigo, e la punizione divina non sarà mitigata con alleggiamento, o consolazione di sorta alcuna, ma aggravata con ogni maniera di dolori, e di pene.

14,11:E il fumo del loro tormenti si alzerà me secoli dei secoli. Dice il fumo in cambio del fuoco dell'inferno, da cui saran tormentati in eterno questi infelici. E allude alla rovina della città di Bosra capitale dell'Idumea, della qual città incendiata da Nabuchodonosor scrive Isaia txxiv. 1 o.: in sempiterno si alzerà il fumo di essa.

14,12:Qui sta la pazienza de santi. Parole del nostro profeta. I santi soffrono con pazienza ogni male sopra la terra, osservano i comandamenti divini, custodiscon la fede di Cristo, perchè hanno sempre presenti i mali senza fine, che son preparati pei cattivi, de quali orrendi mali l'immagine hanno di continuo nella loro mente per animarsi a schivarli mediante l'ubbidienza a Dio, e la pazienza, e la fede.

14,13:Beati i morti, che muoiono nel Signore. Che muoiono nella fede, e nella carità, e per conseguenza nella grazia di Dio, e quasi nel seno di lui si addormentano, e prendon riposo. A questi dice lo Spirito, ovvero l'Angelo del Signore, che da quel punto in poi avranno riposo per tutta l'eternità.
Van dietro ad essi le opere loro. Van dietro ad essi, come dice s. Bernardo, le opere loro, affinchè di esse riscuotano da Dio laude, e ricompensa. Vedi serm. II. de fest. omn. sanct. Molti eretici negavano la necessità delle buone opere nei tempi di s. Giovanni, come l'hanno negata in questi nostri tempi i protestanti.

14,14:Sopra la nuvola sedeva uno simile al Figliuolo dell'uomo. Cristo Re, e giudice verrà sopra questa candida nuvola al giudizio. Egli ha in mano una falce molto acuta per mieter tutta la terra, e por fine alla durazione del mondo.

14,15:E un altr'Angelo uscì dal tempio, gridando... gira la tua falce ec. Quest'Angelo esce dal santuario di Dio, dalla residenza de beati, i desideri de quali riporta a Cristo, dicendo, che è tempo di mietere, perchè è già matura e secca la messe. E vuol dire, che è già completo il numero degli eletti, che è la messe di Dio, per ragione della quale tutte ordinò, e di spose Dio le cose di questo mondo, come dise l'Apostolo: tutte le cose pegli eletti. Vedi s. Gregorio Moral. XXXIII. 10.

14,17:E un altro Angelo uscì dal tempio... che aveva anch'egli un'acuta falce. Quest'Angelo sembra, che venga a far perire per ordine di Cristo gli empi, e i peccatori, dopo che Cristo stesso ha mietuti gli eletti. Egli ha la falce, o piuttosto un roncolino da potare, e da vendemmiare.

14,18:E un altro Angelo ... che avea balia sopra il fuoco, e gridò ec. Quest'Angelo, che ha potestà di far piovere sopra la terra il fuoco, ond'ella dee esser arsa, e di mandare nel fuoco eterno i peccatori, dice all'Angelo del versetto precedente, che vendemmi i grappoli della vigna. Col nome di grappoli da spremere nello strettojo dell'inferno sono qui intesi i peccatori. Vedi Joel. III.13. E generalmente nelle scritture sotto il nome di vendemmia è intesa l'eterna punizione de' reprobi. Vedi Isai. XVI. 9., Thren. 1. 12. 22., Psalm. LXXIX.13, e come per la messe, e pel grano sono intesi gli eletti non solo qui, ma anche Matt. III. 12., XII. 29.

14,20:E uscì sangue dal lago fino alla briglia del cavalli ec. Vuole con queste espressioni dimostrare la immensa strage, che sarà fatta degli empi alla fine de secoli. Questa sarà tale, che se lo spazio, che eglino occuperanno nell'inferno, sosse uno strettojo, in cui si spremesse il loro sangue, questo sangue diffuso per lo spazio di mille secento stadi si alzerebbe fino alle briglie de cavalli; e vuol dire de cavalli, sopra i quali compariranno Cristo, e i suoi santi. Imperocchè questi nel capo XIX. s'introducono come cavalieri vincitori, che escono dalla città celeste a contemplare la vittoria di Cristo, e la sconfitta degli empj. Vedi And. Cesar. Beda ec. Cosi nel salmo LVII.11. si dice di Dio, che laverà le sue mani nel sangue de' peccatori: e nei Numeri XXIII. 24. fintantochè egli divori la preda, e beva il sangue degli uccisi. Così scrive Lucio Floro, che l'esercito Romano nella gran battaglia contro de Cimbri non più bevve del fiume acqua, che sangue. I mille secento stadi fanno cento sessante miglia italiane. Avvi in questo numero ascoso un mistero ignoto a noi.