Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Apocalisse 5


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Mentre Giovanni piangeva, perchè nissuno poteva aprire il libro chiuso a sette sigilli, l'Agnello prima ucciso, lo aperse, dopo di che i quattro animali, e i ventiquattro seniori con innumerabile moltitudine di Angeli, e con tutte le creature diedero a lui somme lodi.

1E vidi nella destra di lui, che siedeva sul trono, un libro scritto di drento, e di fuori, e segnato con sette sigilli.2E vidi un Angelo forte, che con voce grande sclamava: chi è degno dì aprire il libro, e di sciogliere i suoi sigilli?3E nissuno poteva, nè in cielo, né in terra, né sotto terra, aprire il libro, né guardarlo.4E io piagnea largamente, perché non trovossi chi fosse degno di aprire il libro, né chi lo guardasse.5E uno de' seniori mi disse: non piangere: ecco, il leone della tribù di Giuda, stirpe di Davidde, ha vinto d'aprire il libro, e sciogliere i suoi sette sigilli.6E mirai: ed ecco in mezzo al trono, e ai quattro animali, e ai seniori, un agnello su tuoi piedi, come scannato che ha sette corna, o sette occhi: che sono i sette spiriti di Dio, spediti per tutta la terra.7E venne, e prese il libro di mano di colui, che sedeva sul trono.8E aperto che ebbe il libro, i quattro animali, e i ventiquattro seniori si prostrarono dinanzi all'Agnello, avendo ognun di loro cetere, e nappi d'oro pieni di materie odorifere, che sono le orazioni de' santi:9E cantavano un nuovo cantico, dicendo: degno sei tu, o Signore, di ricevere il libro, e di aprire i suoi sigilli: dappoiché sei stato scannato, e ci hai ricomperati a Dio col sangae tuo di tutte le tribù, e linguaggi, e popoli, e nazioni:10E ci hai fatti pel nostro Dio regi, e sacerdoti: e regneremo sopra la terra.11E mirai, e udii la voce di molti Angeli intorno ai trono, e agli animali, e a' seniori: ed era il numero di essi migliaia di migliaia,12I quali nd alta voce dicevano: è degno l'Agnello, che è stato scannato, di ricevere la virtù, e la divinità, e la sapienza, e la fortezza, e l'onore, e la gloria, e la benedizione.13E le creature tutte, che sono nel cielo, e sulla terra, e sotto la terra, cioè nel mare, e quante in questi (luoghi) si trovano: tutte le udii, che dicevano: a lui, che siede sul trono, e all'Agnello, benedizione, e onore, e gloria, e potestà' pe' secoli, de' secoli.14E i quattro animali dicevano: amen. E i ventiquattro seniori si prostraron bocconi, e adorarono lui, che vive pe' secoli de' secoli.

Note:

5,2-3:Chi è degno di aprire il libro ec. Quello che dice quest'Angelo, dimostra l'altezza de' consigli di Dio inaccessibili agli stessi Angeli, se non quanto è piaciuto a Dio di farne lor parte. Onde si dice, che nè in cielo, nè in terra, nè sotto terra trovavasi chi potesse o leggere, o guardar solamente lo stesso libro. Il mondo tutto, non avea tra i puri spiriti, ovvero tra gli uomini sa chi fosse capace di sì alta impresa.

5,5:Ecco, il lione della tribù di Giuda, stirpe di Davidde ec. Gesù Cristo nato della stirpe di David della tribù di Giuda secondo la profezia di Giacobbe (Gen. XLIX. 9. ) è sotto l'immagine di lion forte rappresentato nella medesima profezia. Egli solo ebbe potenza di aprir questo libro sigillato nella divisata maniera. Egli è chiamato leone pella fortezza, onde trionfò della mor te, del diavolo e del peccato,

5,6:Un Agnello su suoi piedi, come scannato ec. Cristo chiamato Lione nel versetto precedente per la sua immensa fortezza, è qui detto Agnello a motivo della sua mansuetudine, e della sua innocenza, e col nome di Agnello, che toglie i peccati del mondo, fu mostrate a dito da s. Giovanni Batista, Jo. 1., ed è Agnello di Dio, sia perchè per volere, e comando di Dio fu egli immolato, come sagrifizio di Abramo dicesi quello che Abramo offerì, sia perchè Figliuolo di Dio; onde nella citata profezia di Giacobbe (couforme osservarono molti Padri) non assolutamente Lione, ma figliuol del Lione è chiama to. Quindi l'antichissimo uso di rappresentar Gesù Cristo sotto la figura di Agnello, sopra di che vedi il sesto Concilio generale can. 82., e l'uso degli Agnus Dei era nella Chiesa Romana sino dai tempi di Gelasio, cioè più di dodici secoli fà; imperocchè, come osserva il Visconti, i Neofiti nella domenica in albis deponendo la bianca veste, ricevevano dal Pontefice un Agnello di cera, col qual dono eran ammoniti a custodir l'innocenza ricevuta nel battesimo, e ad avere sempre gli occhi della mente a Cristo autore della loro rigenerazione, il quale dalle loro colpe gli avea mondati nel sangue suo. Questo Agnello fu veduto stante in piedi come vivente, e come avvocato nostro dinanzi al trono di Dio, come dice s. Agostino quaest. N. T. Q. 88., e fu veduto come acciso, perchè i segni tiene della morte per noi sofferta nelle piaghe, che tuttora egli porta, ovvero egli è come ucciso relativamente alla quotidiana obblazione, che si fa di lai nel sagrifizio cristiano, dove la morte di lui risuscitato, e vivente si rappresenta, onde quivi egli è non ucciso, ma come ucciso. E si allude qui al sagrifizio renne dell'Agnello, che offerivasi mattina e sera nell'antica legge, Exod. XXIX.39. Le sette corna sono il simbolo della potenza dell'Agnello; quindi queste corna sono paragonate a quelle del rinoceronte Deuter. XXXIII. 17.: Le corna di lui, corna di rinoceronte; con esse getterà in aria le nazioni; le quali parole da Tertulliano (cont. Jud. ) s'intendono nella croce di Cristo. Le corna di lui (dic'egli) sono l'estremità della croce, perchè per virtù di questa croce le genti tutte di presente getta in aria mediante la fede, traportandole dalla terra al cielo, e le getterà in aria un'altra volta nel giudizio. Di queste dice Abacucco: le corna nelle mani di lui: ivi è ascosa la fortezza di lui; cap. III. 4., il qual luogo nella versione dei LXM. così si leg. ge: le corna nelle mani di lui, e se robusta la dilezione della sua fortezza; viene a dire secondo la sposizione di s. Girolamo: Iddio Padre i cieli ricoperto di gloria, e la terra riempie di laude (del Cristo), e le corna, cioè il regno pose in mano del Figliuol suo, per fare, che il suo diletto fosse amato dagli uomini, e amato fosse non iscarsamente, ma ardentemente, e fortemente. E in tal guisa lo amò colui che diceva: chi ci separerà dalla carito di Cristo? La tribolazione, l'angustia ec. Rom. VIII. 35.
I sette occhi dell'Agnello sono, come spiega lo stesso nostro profeta, o simbolo de' sette spiriti di Dio spediti per tutta la terra ad eseguire la volo del Signore. Si trova questo numero di ministri dell'Altissimo notato in altri luoghi della scrittura, come Tob. XII. 15.

5,8:È aperto che ebbe il libro, i quattro animali ec. Appena cominciò l'Agnello a rompere i sigilli del libro, i quattro animali, e i ventiquattro seniori vedendo, come l'Agnello avea virtù di aprire il libro, e manifestare quello che in esso si conteneva, prorompono in inni di lode a Dio, e all'Agnello medesimo. Il greco: E preso che ebbe il libro, come hanno Beda, Ticonio, Primasio, ed altri latini.
Avendo ognuno di loro cetere, e nappi d'oro ec. Ciascuno de' seniori avea la sua cetra, e la sua coppa d'oro, la cetra per accompagnare le orazioni di lode, e di ringraziamento, le quali i seniori medesimi spandevano dinanzi a Dio non solo in proprio lor nome, ma ancora di tutti i giusti della terra, deo quali le preghiere, le lodi, le adorazioni, sono a Dio presentate dai santi, che con Dio regnano in cielo. L'orazione è paragonata ad una materia odorosa, per significare, come ella pell'ardor della carità s'innalza verso del cielo, e a Dio è gradita non meno, che i soavi odori agli uomini. E alludesi ancora ai timiami, i quali nel tempio di Salomone si offerivano sull'altare a ciò destinato. Questi timiami si bruciavano nel santuario, ma il fuoco per bruciarli prendeva si dall'altare degli olocausti, che era nell'atrio del tempio, onde veniasi a significare, che il fervore dell'orazione dalla mortificazione è prodotto, la qual mortificazione era significata nel fuoco, che perennemente ardeva sull'altare degli olocausti, Levit VI.12.

5,9:E cantavano un nuovò cantico ec. Un cantico singolare, prestantissimo, e di sempre nuova dolcezza ripieno. Imperocchè egli contiene non solo la gloria dell'Agnello, ma quella ancora della spesa di lui, viene a dire, della Chiesa, e la letizia dei santi: ed è quel cantico che a Dio vuol, che si canti Davidde; cantate al Signore un cantico nuovo Ps. CXLIX. 1.; sopra le quali parole s. Agostino: all'uomo vecchio un vecchio cantico, un nuovo cantico all'uomo nuovo. Vecchio Testamento, vecchio cantico; nuovo Testamento, nuovo cantico. Chi ama le cose della terra, canta un antico vecchio: chi il nuovo cantico vuol cantare, ami le eterne. La stessa dilezione è nuova, ed eterna, ed è sempre nuova, perchè non invecchia giammai... Il cantico della pace egli è questo, il cantico della carità.
Degno se tu, o Signore, di ricevere il libro ec. Gesù Cristo con la passione, e morte sua meritò di avere da Dio Padre la potestà di rivelare a cui volesse le future cose concernenti principalmente lo stato della sua Chiesa.
Ci hai ricomperati a Dio col sangue tuo ec. I ventiquattro seniori rappresentando tutte le anime giuste, glorificate in virtù del sangue di Cristo, o elette da tutti i popoli della terra senza distinzione di Ebreo, o Gentile, o Greco, o di barbaro, cantano a nome di tutti i santi e presenti, e futuri questa bella landa all'Agnello svenato per essi.

5,10:E ci hai fatti pel nostro Dio regi, e sacerdoti ec. Regi, come aventi parte al regno di Cristo in qualità di suoi fratelli, e suoi coeredi; o doti parimente per la parte, che hanno al sacerdozio del medesimo Cristo. Pet. II. 5. 9. Regnano i giusti viventi nella terra de morienti pel dominio che hanno delle proprie passioni; regnano nella terra de' vivi glorificati con Cristo come chiamati al consorzio della gloria, e della potenza di lui.

5,11:Ed era il numero di essi migliaia di migliaia ec. Vedi Daniele VII.10. Il numero degli Angeli è sempre detto grandissimo, e immenso nelle scritture.

5,12:Ad alta voce dicevano. S. Bernardo serm. 16. in Ps. XC., dice che una gran voce nelle orecchie di Dio si è un veramente desiderio, e un grande amore.
E degno ... di ricevere la virtù, e la divinità ec. È degno l'Agnello, che tutte le creature riconoscano, e adorino in lui la virtù, la divinità ec. Con sette titoli è celebrato qui l'Agnello, viene a dire, come pieno di ogni virtù. Dio per sua propria natura, sapiente, e forte, degno di ogni onore, e di essere e glorificato, e benedetto; e ciò perchè egli è, che rompe i sette sigilli, ond'era chiuso il libro, nel quale i misteri delle future cose contengonsi. Così a Dio, che i suoi libera dalle sette piaghe, sette titoli di laude sono attribuiti cap. VII.12.

5,13:E le creature tutte, che sono nel cielo, e sulla terra, e sotto ec. Nel versetto precedente sono introdotti gli Angeli, e i giusti glorificati a cantare le lodi dell'Agnello; qui tutte le creature, e quelle che sono nel cielo, e quelle che abitano la terra, e quelle che sono sotto la terra, e nel mare, tutte, e le ragionevoli, e le irragionevoli cantano il loro inno a Dio, e all'Agnello. Così gli Angeli, gli uomini giusti, che sono in cielo, gli spiriti, che sono nel purgatorio, i demoni, e gli stessi reprobi nell'inferno (benchè a loro dispetto ) e tutto l'immenso popolo delle cose create alza le voci in onore di Dio, e dell'Agnello, e il cielo, e la terra, e il mare, e i luoghi sotterranei, e l'inferno, e il purgatorio tutto rimbomba di festose canzoni. In queste eguale è l'onore, che si dà all'Agnello, e a Dio; onde per Dio è riconosciuto, e adorato l'Agnello in tutti i luoghi, e da tutte le creature.

5,14:E i quattro animali dicevano: Amen. Acclamavano con gaudio alla fine dell'inno, dicendo: amen, così è, così è, è degno, è degno ec.