Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Apocalisse 21


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Rinnovato il cielo, e la terra, si vede la nuova città Gerusalemme preparata in isposa dell'Agnello: sono glorificati i giusti, e cacciati gli empj nello stagno di fuoco: descrizione, e misura della muraglia della città, e delle porte, e dei fondamenti, ove dappertutto risplendono l'oro, il puro cristallo, le pietre preziose, e le perle.

1E vidi un nuovo cielo, e una nuova terra. Imperocché il primo cielo, e la prima terra passò, e il mare già più non è.2Ed io Giovanni vidi la città santa, la nuova Gerusalemme scendere da Dio dal cielo, messa in ordine, come una sposa, che si è abbigliata per il suo sposo.3E udii una gran voce dal trono, che diceva: ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini, e abiterà con essi. Ed essi saran suo popolo, e lo stesso Dio sarà con essi Dio loro:4E asciugherà Dio dagli occhi loro tutte le lagrime: e non saravvi più morte, né lutto, né strida, nè dolore vi sarà più, perché le prime cose sono passate.5E quegli, che sedeva sul trono, disse: ecco, che io rinnovello le cose tutte. E disse a me: scrivi: imperocché queste parole sono degnissime di fede, e veraci.6E disse a me: è fatto: io sono l'alfa, e l'omega: principio, e fine. Io a chi ha sete darò gratuitamente della fontana di acqua di vita.7Chi sarà vincitore, sarà padrone di queste cose, e io sarogli Dio, ed ei sarammi figliuolo.8Poi paurosi poi, e per gli increduli, gli esecrandi, e gli omicidi, e fornicatori, e venefici, e idolatri, e per tutti i bugiardi, la loro porzione sarà nello stagno ardente di fuoco, e di zolfo: che è la seconda morte.9E venne uno de' sette Angeli, che aveano le ampolle piene delle sette ultime piaghe, e parlò meco, e' mi disse: vieni, e ti farò vedere la sposa, consorte dell'Agnello.10E portommi in ispirito sopra un monte grande, e sublime, e mi fece vedere la città santa, Gerusalemme, che scendea dal cielo da Dio,11La quale avea la chiarezza di Dio: e la luce di lei era simile ad una pietra preziosa, come a pietra di diaspro, come il cristallo.12Ed aveva una muraglia grande, ed alta, che avea dodici porte: e alle porte dodici Angeli, e scritti sopra i nomi, che sono i nomi delle dodici tribù d'Israele.13A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte, e ad occidente tre porte.14E la muraglia della città avea dodici fondamenti, ed in essi i dodici nomi de' dodici Apostoli dell'Agnello.15E quegli, che meco parlava, aveva una canna d'oro da misurare, per prendere le misure della città, e delle porte, e della muraglia:16E la città è quadrangolare, e la sua lunghezza è uguale alla larghezza: misurò la città colla canna d'oro in dodici mila stadi: e sono eguali la lunghezza, e l'altezza, e la larghezza di lei.17E misurò la muraglia di essa in cento quarantaquattro cubiti, a misura d'uomo, qual è quella dell'Angelo.18E la sua muraglia era costruttadi pietra iaspide: la città stessa poi oro puro simile al vetro puro.19E i fondamenti delle mura della città ornati di ogni sorta di pietre preziose. Il primo fondamento, l'iaspide: il secondo lo zaffiro: il terzo il calcedonio: il quarto, lo smeraldo:20Il quinto, il sardoniche: il sesto, il sardio: il settimo, il crisolito: l'ottavo, il berillo: il nono, il topazio: il decimo, il crisopraso: l'undecimo, il giacinto: il duodecimo, l'ametisto.21E le dodici porte sono dodici perle: e ciascuna porta era d'una perla: e la piazza della città, oro puro, trasparente come il cristallo.22Né in essa vidi tempio. Imperocché suo tempio è il Signore Dio onnipotente, e l'Agnello.23E la città non ha bisogno di sole, né di luna, che la illuminino: conciossiaché lo splendore di Dio la illumina, e sua lampana è l'Agnello.24E le genti cammineranno dietro alla luce di essa: e i Re della terra porteranno a lei la lor gloria, e l'onore.25E le sue porte non si chiuderanno nel giorno: perché notte ivi non sarà.26E a lei sarà portata la gloria, e l'onore delle genti.27Non entrerà in essa nulla di immondo, o chi commette abominazione, e la menzogna, ma bensì quelli, che son descritti nel libro della vita dell'Agnello.

Note:

21,1: E vidi un nuovo cielo, e una nuova terra. Si dipinge in questo, e nel seguente capitolo la Chiesa trionfante nel cielo. Imperocchè, come osserva s. Agostino Civ. 22. XXXVII., il voler intendere le cose, che qui son dette, del tempo presente, è troppo grande stravaganza. Imperocchè quelle parole: asciugherà Dio ogni lacrima ec. tanto chiaramente al secolo futuro appartengono, ed alla immortalità, ed eternità de' secoli, che nulla possiamo trovare di evidente nelle sagre lettere, se queste cose tenghiam per oscure. Dopo adunque, la descrizione dello sterminio dell'Anticristo, e di tutti i nemici della Chiesa, dopo la generale risurrezione, e dopo l'universale giudizio, della gloria de beati si parla, e del loro eterno trionfo. Sarà da Dio cangiato lo stato de' cieli, e della terra in un altro molto migliore; onde si dice, che l'antico cielo, e l'antica terra già più non è.
E il mare già più non è. S. Agostino fu in dubbio, se il mare dovesse seccarsi pell'ardore del fuoco, che pioverà dal cielo, ovvero mutarsi in meglio. Fors'anche (dic egli) pel mare dee intendersi questo turbolento, e procel loso secolo. Civ. 2o XVI.

21,2: Vidi la città santa... scendere da Dio ec. Questa città santa ella è la Chiesa congregazione de beati regnanti con Dio. Ella è la nuova Gerusalemme, di cui fu figura l'antica Giudaica Gerusalemme. Ella si vede scender dal cielo (dice s. Agostino) perché celeste è la grazia, per mezzo di cui Iddio la fo mò, fin dal principio della sua nascita alla discese dal cielo, donde fa mandato lo Spirito santo. Civ. 20. XVI. Ella è adorna, e ammantata di gloria, e di bellezza, qual debbe essere la sposa preparata dal Padre pell'unico Figlio.

21,3:Ecco il tabernacolo di Dio con gli uomini. Vedi Ezechiel XXXVII.27. Abbiamo veduto, come sovente s. Giovanni fa allusione all'antico tabernacolo, ed al tempio. In questo tabernacolo, e in questo tempio Dio avea dato molti segni dell'alleanza, che volle avere col popolo Ebreo. I cristiani per inaudito privilegio ebbero un miglior tabernacolo di comunicazione con Dio, e questo fu Gesù Cristo fatto uomo, e sagrificato per essi, e sempre ad essi presente nel mistero del corpo, e del sangue suo, dove continuerà ad essere offerto sino alla fine de' secoli. Allora poi riuniti tutti gli eletti nella città celeste, un sol tabernacolo, un sol tempio formeranno alla maestà di Dio, il quale sarà eternameno te con essi, per fargli eternamente contenti, e beati. Egli onnipotente, ottimo, liberalissimo sarà con essi, per comunicar loro tutti i suoi beni, perchè è loro Dio, viene a dir, loro padre, loro protettore, e loro felicità: ed eglino saran con lui per amarlo, e lodarlo, e regnare con esso, perchè sono il popolo di lui, e pecorelle del suo ovile.

21,4:Asciugherà Dio dagli occhi loro tutte le lagrime. Da quegli occhi certamente asciuga il Signore le lagrime (dice Tertulliano de resurr. LVIII.) i quali piansero ne tempi addietro, ed avrebbon potuto pianger tuttora, se ogni pioggia di lagrime non seccasse la divina clemenza per essi. Non saravvi più morte. Queste parole possono esser dette relativamente a quello che nel tempo, in cui scriveva s. Giovanni, vedeasi continuamente succedere ai martiri di Cristo tormentati, e messi a morte per la fede.
Nè lutto, nè strida, nè dolore. Non si udiranno grida, nè gemiti de' poveri oppressi da più potenti, nè vi saranno più le afflizioni, i morbi, i dolori, le persecuzioni, onde sono angustiati i santi nella vita presente.
Le prime cose sono passate. La prima vita, che è piuttosto una continua morte, è passata, e con essa i mali tutti, ond'ella è circondata.

21,6: E' fatto. E' compiuto interamente tutto quello che Dio avea disposto ab eterno del mondo, degli eletti, dei reprobi. Io, che sono l'alfa, cioè il principio di tutte le cose, a tutte assegno il loro fine. Io sono il principio, e l'autore della nuova città, e a me ella viene, e in me ella trova il beato suo fine nella eterna mia gloria.
A chi ha sete darò gratuitamente ec. A coloro, che hanno sete delle cose del cielo, che le amano costantemente, e ardentemente le desiderano, a coloro, che con Davidde dicono continuamente: come desidera un cervo le fontane dell'acque, così te, o Dio, brama l'anima mia, ps. XLI., a questi dice Dio, che darà a bere della fontana d'acqua di vita, e gratuitamente darà lor di quest'a. cqua; primo, perchè tutte le loro fatiche, e tutte le buona opere non sono paragonabili a un ben sì grande; secondo, perchè tutto il merito stesso dei santi e un gratuito dono di Dio, come dice s. Agostino ep. 180.

21,7: Chi sarà vincitore, ec. Gratuitamente sarà dato ai santi di bere alla fontana di vita, ma non senza combattimento, non senza fatica, e travaglio. Chi adunque la brama, a combattere si prepari, e a combattere secondo le leggi, come dice l'Apostolo Paolo, viene a dire, secondo l'ordine di Cristo, e secondo lo stato, in cui ciascheduno è posto da Dio. Io sarogli Dio, ed ei sarammi figliuolo. Nel cielo principalmente si conoscerà di qual pregio, e di qual immenso vantaggio sia per noi quell'adozione, che Gesù Cristo ci ha meritata, e pella quale della natura divina siam divenuti consorti. Ivi comprenderemo quello che sia il poter con fidanza, e con la voce del cuore dire a Dio: Padre, Padre.

21,8:Pei paurosi. Paurosi, ovvero infingardi chiama coloro, i quali nella tribolazione di leggeri si abbattono, e si perdono d'animo, ed eziandio quelli, i quali temono di far forza a se stessi, alla carne, ed alle loro concupiscenze. A questi può applicarsi il detto di un filosofo pagano i tali cose, non perchè son difficili, non ardiscono d'intraprenderle, ma difficili le fanno a loro stessi, perchè non le intraprendono. Quindi sta scritto, che chiunque al servizio di Dio si consagra, l'anima sua prepari alla tentazione, e della fede si armi, e della speranza nell'aiuto di Dio.
Per tutti i bugiardi. Intende gl'ipocriti, e i falsi profeti, ed anche tutti coloro, i quali in danno del prossimo gravemente offendono la verità, la giustizia, e la sincerità cristiana.

21,9: Uno de sette Angeli, che aveano ec. Uno di quegli Angeli, i quali nel capo XVI. versarono le loro piaghe sopra degli empi, fa adesso vedere a s. Giovanni la sposa dell'Agnello.

21,10: Sopra un monte grande, e sublime. La terrena Gerusalemme era situata sopra, un moute assai elevato. Nello stesso modo la spirituale Gerusalemme. E questa situazione dà grandezza, e decoro, e maestà al ritratto, che ce ne delinea il nostro profeta.

21,11: Avea la chiarezza di Dio. Una chiarezza, uno splendore ammirabile e divino, e quale alla residenza di Dio si conviene; e di cui videsi un saggio nel glorioso corpo di Cristo nella trasfigurazione.
La luce di lei era simile a una pietra preziosa. Il luminare, onde tutta Ia città era illuminata, era simile a una pietra preziosa, simile alla pietra iaspe, trasparente come il cristallo.

21,12: E scritti sopra i nomi, che sono ec. Ogni porta aveva il suo nome, il quale era di una delle dodici tribù d'Israele. Queste dodici tribù significano tutta la università de santi; per la qual cosa questa città tutto comprende il popolo eletto di Dio. S. Girolamo (in cap. XLVIII. Ezechiel.) e s. Agostino er queste dodici porte intendono i dodici Apostoli, i quali furon come guide e condottieri di tutto il popolo de santi. Notisi, che siccome nella Ebrea Gerusalemme è significata la patria de santi, così nelle dodici tribù Ebree tutto il corpo dei santi.

21,13: A Oriente tre porte ec. Vedi Num. 2. Imperocchè sembra, che qui si alluda alla disposizione degli alloggiamenti delle dodici tribù. Vedi anche Ezechiel. XLVIII.

21,14: Dodici fondamenti ec. Dodici pietre di straordinaria saldezza, che le servono di fondamenti, e sono i dodici Apostoli di Gesù Cristo, i quali sono insieme e porte di questa città, e fondamentali pietre di essa.

21,15: Aveva una canna d'oro da misurare ec. Cosi in Ezechiele un Angelo dà le misure del nuovo tempio, che doveva fabbricarsi dopo la cattività di Babilonia cap. XL. Vedi sopra cap. XI.

21,16: E misurò la città... in dodici mila stadi. Tutto l'ambito, ed il quadrato conteneva dodici mila stadj.
Sono eguali la lunghezza, e l'altezza, e la larghezza. Nell'altezza di tre mila stadj credono alcuni compresa l'altezza del monte, su di cui la città è edificata.

21,17: A misura d'uomo, qual è quella dell'Angelo. Si serviva l'Angelo della misura usitata tra gli uomini; viene a dire, non si valse di misura ignota tra noi.

21,18: La sua muraglia... di pietra iaspide. Pietra saldissima tendente al verde, e trasparente, come si è detto di sopra.
La città... oro puro simile al vetro puro. La città, o sia le mansioni degli abitatori della città sono di oro puro, ma di un oro, il quale ha tutta la bellezza dell'oro, e tutta la trasparenza del vetro.

21,19: E i fondamenti delle mura della città ornati di ogni sorta ec. Ognuno de' fondamenti era costrutto di una pietra preziosa, onde tutti insieme erano un tutto formato di ogni sorta di pietre le più preziose. Si osservi qui con s. Girolamo in cap. XXVIII. Ezechiel., che allude s. Giovanni al capo XXVIII. dell'Esodo, dove sono le stesse dodici gemme incastrate nel razionale del Pontefice, in ciascheduna delle quali era scritto il nome di uno del patriarchi. Gli Apostoli, che sono i dodici fondamenti, a gran ragione sono paragonati ciascheduno ad una delle più rare e pregiate pietre pell'affluenza de' doni celesti, onde furono da Dio arricchiti,

21,2: E ciascuna porta era d'una perla. S. Giovanni riunisce in questa sua magnifica descrizione della città santa tutto quello che può renderla miracolosamente grande negli occhi degli uomini, a quali bisogna parlar in un linguaggio, che sia adattato alla loro capacità, e si accosti alla naturale maniera nostra di pensare. Queste perle di tal grandezza, che cavar se ne può da ciascuna una porta di tal città, dimostrano una magnificenza degna dell'Onnipotente.
E la piazza della città. Viene a dire, il pavimento della piazza della città.

21,22: Nè in essa vidi tempio. Nel cielo, dove i santi Dio veggono a faccia scoperta, e lo adorano, e lo lodano, non è bisogno di tempio, perchè in lui, e nell'Agnello come in un tempio hanno gli stessi santi la beata loro eterna mansione, e Dio è tutto in tutti.

21,23: Lo splendore di Dio la illumina ec. Dio stesso è il sole splendentissimo della Gerusalemme del cielo, e la stessa umanità sagrosanta di Gesù Cristo spanderà una luce immensa che illustrerà, e ricolmerà di consolazione i beati.

21,24: E le genti cammineranno dietro alla luce di essa: e i re della terra ec. Predice il nostro Apostolo, che le nazioni tutte della terra, conesciu ta pel Vangelo la felicità, e la chiarezza ineffabile di questa città celeste, die tro ad essa cammineranno sollecitamente, e gli stessi re della terra daranno volentieri tutta la loro gloria, e tutto il loro onore, per entrar di essa in pos sesso. Si allude alle parole d'Isaia cap. XL. 5.

21,25: E le sue porte non si chiuderanno nel giorno ec. Non si chiuderanno (come suol farsi nelle nostre città ) alla fine del giorno le porte della celeste Gerusalemme, perchè il giorno di lei non ha fine, nè ella vede mai notte.

21,26: E a lei sarà portata la gloria ec. Tutte le genti, o sia tutto il popolo dei predestinati porterà in questa città tutte le sue buone opere, tutte le sue virtù, tutti i suoi meriti, dei quali renderà omaggio a Dio, e all'Agnello.

21,27: Non entrerà in essa nulla d'immondo ec. Avea detto, che le genti porteranno a questa città la loro gloria. Ora perchè nissun creda, che tutti indistintamente possano avervi luogo, soggiunge, che non v'entrerà nissuno immondo, nissuno abbominevole, o idolatra. Il popolo di essa son tutti i giusti, come sta scritto Isai. LX. 2, e tutti quei solamente, che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello, il di cui sangue di questa bella città ci apre le porte; ed alla estrema carità di lui siamo ancor debitori della viva e grande pittura, che ce ne ha formata Giovanni, affinchè dal desiderio di sì gran bene infiammati diciam con Davidde: quanto amabili sono i tabernacoli vostri, o Signore delle virtù L'anima mia di amor s'accende, e vien meno per desiderio della magion del Signore. Ps. LXXXIII.