Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Apocalisse 15


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Quelli, che vinser la bestia, e l'immagine, e il numero di lei, danno gloria a Dio; e ai sette Angeli, che portano le sette piaghe ultime, sono dati sette calici pieni dell'ira di Dio.

1E vidi un altro prodigio grande, e mirabile nel cielo, sette Angeli, che portavano le sette piaghe ultime: perché con queste si sazia l'ira di Dio.2E vidi come un mare di vetro misto di fuoco, e quelli, che hanno vinta la bestia, e la sua immagine, e il numero del nome di essa, stanno sul mare di vetro, tenendo cetere divine:3E cantavano il cantico di Mosè servo di Dio, e il cantico dell'Agnello, dicendo: grandi, e mirabili sono le opere tue, Signore Dio onnipotente: giuste, e vere sono le tue vie, o Re de' secoli.4Chi non ti temerà, o Signore, e non glorificherà il nome tuo? imperocché tu solo se' Dio: onde le nazioni tutte verranno, e si incurveranno davanti a te, perché i giudizi tuoi sono renduti manifesti.5Dopo di ciò mirai, ed ecco si apri il tempio del tabernacolo del testimonio del cielo:6E usciron dal tempio i sette Angeli, che portavano le sette piaghe, vestiti di lino puro, e candido, e cinti intorno al petto con fascie d'oro.7E uno de' quattro animali diede a' sette Angeli sette calici d'oro, pieni dell' ira di Dio vivente ne' secoli de' secoli.8E il tempio s' empi di fumo per la maestà di Dio, e per la virtù di esso: né poteva alcuno entrare nel tempio, sino che compiate non fossero le sette piaghe de' sette Angeli.

Note:

15,1:Sette Angeli, che portavano le sette piaghe ultime. Queste piaghe saranno esposte per ordine nel capo seguente. Ed osservisi, che prima vide Giovanni i santi, che stavano sul mare di vetro, e cantavano il cantico di Mosè, dopo di che seguono le piaghe, le quali egli tocca in questo primo versetto, perchè intendasi, che ciò, ch'egli dice di questo mare, e dei santi, che vi stan sopra, tende a rappresentare i medesimi santi vincitori, e trionfanti, che escono a mirare l'esterminio dei peccatori.

15,2:E vidi come un mare di vetro, misto di fuoco ec. Allude al mar rosso passato a piedi asciutti dal popol di Dio, alle rive del quale fu cantato il cantico celebre di Mosè. Questo mare ottimamente è detto di vetro non solamente per quel generale attributo datogli da poeti di vitreo, cioè trasparente, e diafano, ma ancora per significare la somma sragilità del secolo, e di tutte le umane cose. Il fuoco, onde questo mare è mescolato, indica l'universale incendio del secolo stesso; dal qual incendio si sono per grazia e misericordia divina sottratti i santi, i quali sono perciò veduti sopra di questo mare, cioè sul lido, cantare quella divina canzone, la quale per isfogo di giusta riconoscenza fu cantata già dagl'Israeliti dopo il passaggio dell'Eritreo: cantiamo inni al Signore; perciocchè egli si è gloriosamente esaltato ec. Exod. XV. Questo cantico ancor meglio a questo secondo, che al primo passaggio conviene, del quale il primo fu figura, come in Faraone tutti i nemici sono indicati, contro de' quali e le anime fedeli, e tutta la Chiesa avran da combattere sino alla fine del mondo; e nel mar rosso la corruzione del secolo, e le tentazioni, e i pericoli, da quali usciran vittoriosi gli eletti sostenuti dall'aiuto potente di Gesù Cristo lor capo, e lor condottiere. Quindi il cantico di Mosè è pur il cantico dell'Agnello, perchè siccome allora Mosè, e gli Ebrei a Dio cantarono l'inno della vittoria, così adesso i santi, che un solo corpo sono coll'Agnello loro capo, di una maggiore, e più importante vittoria renderanno grazie al Signore.

15,3:Giuste, e vere sono le tue vie. Le tue vie, cioè i tuoi giudizj sono giusti nell'abbattere, e conquidere i peccatori, sono veri, cioè fedeli nel premiare i giusti secondo le tue promesse.
Re de secoli. Sembra alludere a quel luego di Daniele, dove Dio è chiamato il vivente in sempiterno, dove il Caldeo traduce: il vivente de' secoli; e il Siro: il gigante de secoli.

15,4:Ta solo se pio. Tu solo se misericordioso, ed hai viscere di pietà.
I giudizi tuoi sono renduti manifesti. Chi non glorificherà il tuo nome, e non confesserà, che tu solo se pieno di misericordia, come nella nostra liberazione hai dimostrato, e che a gran ragione le nazioni tutte verranno ad adorarti, perchè la rettitudine, e santità de' tuoi giudizi evidentemente è adesso conosciuta da tutti? Tutte queste parole: grandi, e mirabili sono le opere tue ec. sono come il ritornello del cantico di Mosè.

15,5:Si aprì il tempio del tabernacolo del testimonio. Si aprì il tempio, che è tabernacolo del testimonio, ovvero, in cui conservavasi il testimonio, cioè la legge, e le tavole della legge. Questo tempio, massime la parte di lui più venerata, cioè il santo dei santi, dove era l'arca con le tavole della legge, significa il luogo de' beati nel cielo, donde escono i sette Angeli, che sono man dati a far vendetta delle vidazioni della legge del Signore.

15,6:I sette Angeli, che portavano le sette piaghe. Questi probabilmente sono gli stessi sette spiriti, de' quali dicesi cap. 1. 4., che stanno dinanzi al trono di Dio.

15,7:E uno de' quattro animali diede a sette Angeli sette calici ec. Uno dei quattro animali descritti cap. IV. diede agli Angeli i calici, prima che uscisser dal tempio, come si vede dal versetto precedente. L'ira, e la vendetta di Dio frequentemente nella scrittura è assomigliata al calice, che si mandava in giro nei gran conviti, al quale dovevano tutti bere quegli a quali venia presentato. Vedi Isai. LI. 17. 22. Jer. XXV. 15. ec.

15,8:Il tempio si empi di fumo per la maestà di Dio ec. Allude a quel che avvenne nella dedicazione del tempio, e del tabernacolo, Exod. XL. 53.3 .Reg. VIII. 10. E questo fumo dinota l'incomprensibilità dei giudizi divini, i quali non saranno intesi dagli uomini, se non quando compiute le sette piaghe, seguirà l'universale giudizio, in cui tutto sarà disvelato; imperocchè prima di questo nissun potrà entrare nel tempio a contemplare la profondità dei divini decreti, e le cause di essi, e i modi del loro adempimento. Sopra di che Davidde: credetti di poter intendere tali cose; ma l'impresa è sopra di me, fino a tanto, che io entri nel santuario di Dio, e la fine comprenda di essi, cioè degli empi, Ps. LXXII. 16.