Scrutatio

Venerdi, 19 aprile 2024 - San Leone IX Papa ( Letture di oggi)

Lettera ai Romani 7


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Terzo frutto della giustificazione: a liberazione dalla servitù della legge per una morte mistica

1Forse ignorate, o fratelli (siccome parlo con periti nella legge) che l'uomo è sotto l'impero della legge finché vive?2Così la donna inaritata è legata per legge al marito vivente; ma se le muore è sciolta dalla legge del marito.3Infatti sarà chiamata adultera se, vivente il marito, starà con mi altro uomo; se poi le muore il marito, è liberata dalla legge del marito, in modo da non essere adultera, dato che stia con altro nomo.4Così, anche voi, miei fratelli, siete morti alla legge pel corpo di Cristo, per appartenere ad un altro, che è risuscitato da morte, affinchè portiamo dei frutti a Dio.5Mentre vivevamo secondo la carne, le passioni peccaminose, occasionate dalla legge, agivano nelle nostre membra in maniera da produrre frutti per ia morte.6Ma ora siamo stati liberati dalla legge, essendo morti alla legge che ci legava, e possiamo servire Dio secondo il nuovo spirito e non secondo l'antiquata lettera.

La legge, benché santa, provoca delle trasgressioni

7Che diremo dunque? La legge è peccato? No, certamente. Ma io non ho conosciuto il peccato se non per mezzo della legge. Infatti non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto: Non desiderare.8Ma il peccato, presa l'occasione da quel comandamento, fé' nascere in me ogni sorta di concupiscenza; mentre senza la legge il peccato non esisteva.9Io poi una volta vivevo senza legge; ma, venuto il comandamento, ebbe vita il peccato,10ed io morii, ed il comandamento che doveva darmi la vita mi risultò cagione di morte.11Perchè il peccato, presa l'occasione dal comandamento, mi sedusse, e per mezzo di esso mi diè la morte.12E santa dunque la legge, e santo e giusto e buono il comandamento.13Una cosa buona m'è dunque divenuta causa di morte? Non può essere. Ma il peccato, per apparire peccato, mi ha data la morte per mezzo d'una cosa buona, in modo da mostrarsi estremamente colpevole attraverso il precetto.

Impotenza della legge nella lotta tra la carne e lo spirito

14Noi sappiamo di fatti che la legge è spirituale; ma io sono carnale, venduto e soggetto al peccato.15Io non so quello che faccio: non fo il bene che voglio, ma il male che odio.16Or se faccio quel che non voglio, riconosco che la legge è buona;17però in questo caso non sono io che opero, ma il peccato che abita in me.18Difatti io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: è in me certamente la volontà di fare il bene, ma non trovo la via di compierlo,19poiché, non il bene che voglio io fo, ma il male che non voglio quello io faccio.20Or se io fo quello che non voglio, non son più io che lo faccio, ma il peccato che abita in me.21Io trovo dunque in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male mi è già a lato.22Infatti, mi diletto nella legge di Dio, secondo l'uomo interiore;23ma vedo nelle mie membra un'altra legge che si oppone alla legge della mia mente, e mi fa schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra.24Oh, me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte?25La grazia di Dio per Gesù Cristo Signor nostro. Dunque io stesso colla mente servo alla legge di Dio, colla carne invece alla legge del peccato.