Scrutatio

Giovedi, 18 aprile 2024 - San Galdino ( Letture di oggi)

Sapienza 16


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Paragone tra gli Israeliti e gli Egiziani riguardo alle bestie

1Per questi e simili (ammali) furon degnamente puniti, e ster­minati da gran numero di bestie.2Ma invece di tali pene, tu face­sti dei favori al tuo popolo, al quale concedesti ciò che deside­rava il suo gusto, nuovo sapore, preparando a loro cibo le quaglie.3Così quelli, sebbene avidi di ci­bo a causa delle bestie che avevan sotto gli occhi, mandate contro di loro, sdegnarono soddisfare anche l'appetito del necessario, mentre questi, ridotti per poco tempo alla miseria, gustarono un cibo nuovo.4Certo era necessa­rio che inevitabile rovina piom­basse sopra coloro che facevan da tiranni, e che a questi fosse soltanto mostrato come erano sterminati i loro nemici.5Infatti quando contro questi s'avventò il tremendo furore delle bestie, ed erano sterminati dal morso di tortuosi serpenti,6non durò per sempre il tuo sdegno, ma a loro correzione furono per poco spa­ventati, avendo già un segno di salute, per ricordarsi dei coman­damenti della tua legge.7E chi si rivolgeva a quel segno, non era guarito por ciò che vedeva, ma per te, Salvatore di tutti.8E con ciò facesti vedere ai nostri nemici che sei tu quello che liberi da ogni male.9Infatti quelli pe­rirono morsicati dalle locuste e dalle mosche, nè fu trovato rime­dio per la loro vita, perchè meri­tavano di essere sterminati da tali bestie.10Invece coi tuoi figli e non ce la poterono nemmeno i denti dei velenosi dragoni, perchè la tua misericordia veniva a gua­rirli.11Erano morsi per farli ri­cordare dei tuoi precetti, ma subito eran guariti, perchè, sepolti in profondo oblìo, non si rendes­sero incapaci del tuo aiuto.12Certamente non li guarì l'erba, nè il medicamento, ma la tua parola che in tutto risana, o Signore.13Sei tu, o o Signore, che hai il potere della vi­ta e della morte, che conduci fi­no alle porte della morie e ne richiami.14L'uomo invece può dar la morte per malizia, ma lo spi­rito, uscito che sia, non tornerà, ed egli non potrà richiamare l'a­nima, che è ricevuta.

Parallelo tra Israeliti ed Egiziani: tempeste e manna

15Fuggire dalla tua mano è impossibile.16E però gli empi, che negavan di conoscerti, furono flagellati dal tuo braccio potente, tempestati da acque inaudite, da grandini, da acquazzoni, e con­sumati dal fuoco.17E ciò che fa­ ceva stupire era che nell'acqua, la quale tutto spegne, più attivo era il fuoco, facendosi l'universo vendicatore dei giusti.18Per un po' di tempo la fiamma si miti­gava, per non bruciare le bestie mandate contro gli empi, affin­chè essi stessi a tal vista ricono­scessero che erano straziati per divino giudizio.19Altre volte poi il fuoco, al di sopra della sua natura, divampa­va nell'acqua, per distruggere i prodotti di quella terra iniqua.20Al contrario, il tuo popolo lo nutristi col pane degli angeli, e dal cielo gli donasti un pane bell'e fatto, senza fatica, contenente in sè ogni delizia ed ogni soavità di sapore.21Quel sostentamento che veniva da te, mostrava la dolcezza che hai verso i figli, e, accomodandosi ai desideri di cia­scuno, diventava quello che cia­scuno voleva.22Ma la neve e il ghiaccio reggevano alla forza del fuoco senza liquefarsi, per far conoscere che il fuoco distruggeva i frutti dei nemici, ardendo tra le grandini e lampeggiando tra le piogge.23E al contrario, per nutri­re i giusti si dimenticò anche del­la sua propria natura;24perchè la creatura, servendo a te suo crea­tore, s'infiamma per tormentare gli uomini ingiusti, e divien più dolce per far del bene a quelli che confidano in te.25Per questo an­che allora, trasformandosi in ogni maniera, serviva alla tua grazia, nutrice di tutti, secondo la volontà di chi ti pregava,26affìnchè, o Si­gnore, i figli tuoi diletti imparas­sero che non è il riprodursi dei frutti che nutrisce gli uomini, ma è la tua parola che conserva chi crede in te.27Infatti ciò che non poteva esser consumato dal fuoco si struggeva appena riscaldato da piccolo raggio di sole;28affinchè tutti sapessero che bisogna prevenire il sole per ringraziarti, e adorarti allo spuntar della luce.29Perchè la speranza dell'ingrato si squaglierà come ghiaccio del­l'inverno, e disparirà come acqua inutile.