Scrutatio

Lunedi, 29 aprile 2024 - Santa Caterina da Siena ( Letture di oggi)

Sapienza 15


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BIBBIA TINTORIBIBBIA CEI 2008
1 Ma tu, o nostro Dio, sei beni­gno e verace, paziente, e con mi­sericordia tutto governi.1 Ma tu, nostro Dio, sei buono e veritiero,
sei paziente e tutto governi secondo misericordia.
2 Anche se pecchiamo siamo tuoi, ricono­scendo la tua grandezza, e se non pecchiamo siamo sicuri d'essere annoverati fra i tuoi.2 Anche se pecchiamo, siamo tuoi, perché conosciamo la tua potenza;
ma non peccheremo più, perché sappiamo di appartenerti.
3 E certo la giustizia perfetta consiste nel co­noscerti, e comprendere la giu­stizia e la tua potenza è radice dell'immortalità.3 Conoscerti, infatti, è giustizia perfetta,
conoscere la tua potenza è radice d’immortalità.
4 Così non ci tra­viarono nell'errore le male arti dell'umana invenzione, nè il vano artifizio di ombreggiata pittura, nè effigie scolpita di diversi co­lori.4 Non ci indusse in errore né l’invenzione umana di un’arte perversa,
né il lavoro infruttuoso di coloro che disegnano ombre,
immagini imbrattate di vari colori,
5 La vista di ciò eccita la pas­sione dello sciocco, invaghito del1 'esanime figura d 'una, in orta immagine.5 la cui vista negli stolti provoca il desiderio,
l’anelito per una forma inanimata di un’immagine morta.
6 Affezionati al male, son degni di sperare in tali cose, e chi le fa e chi le ama e chi le onora.6 Amanti di cose cattive e degni di simili speranze
sono coloro che fanno, desiderano e venerano gli idoli.
7 Un vasaio, maneggiando la molle creta, con molta fatica, ne forma or questo or quel vaso a nostro servizio, collo stesso fan­go fa vasi destinati a nobili usi, ed anche quelli destinati a tutt'altro; e dell'uso a cui debbon servire quei vasi ne è giudice il vasaio.7 Un vasaio, impastando con fatica la terra molle,
plasma per il nostro uso ogni vaso.
Ma con il medesimo fango modella
i vasi che servono per usi nobili
e quelli per usi contrari, tutti allo stesso modo;
quale debba essere l’uso di ognuno di essi
lo giudica colui che lavora l’argilla.
8 E poi, con vana fatica, fa, del medesimo fango, un dio, lui che, da poco fatto di terra, tra poco ritorna a quello da cui fu tratto, quando gli sarà diman­data l'anima, che ha come in pre­stito.8 Quindi, mal impiegando la fatica,
con il medesimo fango plasma un dio vano,
egli che, nato da poco dalla terra,
tra poco ritornerà alla terra da cui fu tratto,
quando gli sarà richiesta l’anima, avuta in prestito.
9 Ma egli non si dà pena del­la sua fatica, nè della brevità della sua vita, ma tenta di far concorrenza agli orefici e agli ar­gentieri, imita i bronzisti, e pone la sua gloria nel formare cose inuti­li.9 Tuttavia egli si preoccupa non perché sta per morire
o perché ha una vita breve,
ma di gareggiare con gli orafi e con gli argentieri,
di imitare coloro che fondono il bronzo,
e ritiene un vanto plasmare cose false.
10 Cenere è il suo cuor, la sua spe­ranza è più vana della terra, la sua vita è più vile del fango;10 Cenere è il suo cuore,
la sua speranza più vile della terra,
la sua vita più spregevole del fango,
11 perchè non riconosce colui che l'ha fatto, che gli ha ispirata l'anima, che agisce, e soffiò in lui lo spirito del­la vita.11 perché disconosce colui che lo ha plasmato,
colui che gli inspirò un’anima attiva
e gli infuse uno spirito vitale.
12 Essi han creduto che la nostra vita sia un gioco, e che tutta l'occupazione della vita ab­bia per scopo il guadagno, e che si debba guadagnare con tutti i mezzi, anche col delitto.12 Ma egli considera la nostra vita come un gioco da bambini,
l’esistenza un mercato lucroso.
Egli dice che da tutto, anche dal male, si deve trarre profitto.
13 Ben sa di peccare sopra ogni altro chi dalla (medesima) mota fa fragili vasi e idoli scolpiti.13 Costui infatti sa di peccare più di tutti,
fabbricando con materia terrestre fragili vasi e statue.
14 Son tutti insensati e disgraziati e oltremo­do superbi di spirito i nemici del tuo popolo e chi li governa;14 Ma sono tutti stoltissimi e più miserabili di un piccolo bambino
i nemici del tuo popolo, che lo hanno oppresso.
15 perchè hanno stimati come dèi tutti di idoli delle genti, i quali non han l'uso degli occhi per vedere, nè delle narici per respirare, nè degli orecchi per udire, nè dei diti delle mani per toccare, ed anche i loro piedi sono incapaci di muoversi.15 Perché essi considerarono dèi anche tutti gli idoli delle nazioni,
i quali non hanno né l’uso degli occhi per vedere,
né narici per aspirare aria,
né orecchie per udire,
né dita delle mani per toccare,
e i loro piedi non servono per camminare.
16 Un uomo li ha fatti, li ha formati uno che ha lo spirito in prestito. Nessun uomo potrà mai fare un dio simile a se stesso.16 Infatti li ha fabbricati un uomo,
li ha plasmati uno che ha avuto il respiro in prestito.
Ora nessun uomo può plasmare un dio a lui simile;
17 Egli, essendo mortale, con empie mani forma una cosa morta. Ma egli è da più di quelli che adora, perchè egli almeno ha la vita, sebbene mortale, ma quelli non l'hanno mai avuta.17 essendo mortale, egli fabbrica una cosa morta con mani empie.
Egli è sempre migliore degli oggetti che venera,
rispetto ad essi egli ebbe la vita, ma quelli mai.
18 Inoltre essi adorano gli animali più ributtanti, che, paragonati agli altri privi di ragione, sono i peggiori.18 Venerano anche gli animali più ripugnanti,
che per stupidità, al paragone, risultano peggiori degli altri.
19 Ed anche nell'aspetto nessuno in questi animali può vedere qualche cosa di bello, per­chè furono esclusi dall'approva­zione e dalla benedizioni di Dio.19 Non sono tali da invaghirsene,
come capita per il bell’aspetto di altri animali;
furono persino esclusi dalla lode e dalla benedizione di Dio.