Scrutatio

Martedi, 16 aprile 2024 - Santa Bernadette Soubirous ( Letture di oggi)

Lettera agli Ebrei 10


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A causa dell'imperfezione delle vìttime dell'antico testamento fu necessario il nuovo, del quale l'unica vittima tutti togliesse i peccati; alla quale se non istaremo uniti per la fede, speranza, carità, e buone opere, saremo puniti più severamente, che i trasgressori del vecchio testamento; loda gli Ebrei, perchè avevano patito mollo, ed avevano dato soccorso a color, che pativano.

1Imperocché la legge avente l'ombra de' beni futuri, non la stessa espressa immagine delle cose, con quel le ostie, che continuamente offeriscono ogn' anno, non può mai rendere perfetti color, che sagrificano:2Altrimenti si sarebbe cessato di offerirle; dappoiché purificati una volta i sagrificatori, non sarebber più consapevoli a loro stessi di peccato:3Ma io queste (ostie) si fa commemorazione ogni anno de' peccati:4Impossibile essendo, che col sangue de' tori, e de' capri tolgansi i peccati.5Per la qual cosa entrando nel mondo, dice: non hai voluto ostia, né oblazione: ma a me hai formato un corpo:6Non sono a te piaciuti gli olocausti per lo peccato.7Allora io dissi: ecco ch'io vengo nella testata del libro è stato scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà.8Avendo detto di sopra: le ostie, le obblazioni, e gli olocausti pel peccato non gli hai voluti, né sono a te piaciuti, le quali cose secondo la legge si offeriscono:9Allora dissi: ecco, che io vengo per fare, o Dio, la tua volontà: toglie il primo, per istabilire il secondo.10E per questa volontà siamo stati santificati mediante l'obblazione del corpo di Gesù Cristo (fatta) una volta.11E ogni sacerdote sta pronto tuttodì al ministero, e offerendo sovente le stesse ostie le quale non possono mai togliere i peccati:12Ma questi, offerta per sempre una sola ostia pei peccati, siede alla destra di Dio,13Aspettando del rimanente il tempo, che i nemici di lui siano posti sgabello a' suoi piedi.14Imperocché con una sola obblazione rendette perfetti in perpetuo que', che sono santificati.15Ce lo attesta anche lo Spirito santo. Imperocché dopo di aver detto:16Questa (è) l'alleanza, che io ritrarrò con essi dopo que' giorni, dice il Signore: inserirò le mie leggi ne' loro cuori, e nelle menti loro le scriverò:17E de' peccati, e delle iniquità loro non mi ricorderò già più.18Or dov'(è) di questi la remissione: non v' ha già più obblazione ed peccato.19Avendo adunque, o fratelli, la fidanza di entrare nel santo de' santi pel sangue di Cristo,20Per quella, che egli per noi coansagrò, strada nuova, e di vita, pel velo, cioè per la carne di lui,21E (avendo) un gran sacerdote, che presiede alla casa di Dio:22Accostiamoci con cuor sincero, con pienezza di fede, purgati il cuore dalla mala coscienza, e lavato il corpo coll'acqua monda,23Conserviamo non vacillante la professione della nostra speranza, (imperocché fedele è colui, che ha promesso)24E siamo attenti gli uni agli altri per istimolarci alla carità, e alle opere buone:25Non abbandonando le nostre adunanze, come vogliono far taluni, ma facendovi animo, e tanto più, quanto che vedete avvincinarsi quel giorno.26Imperocché volontariamente peccando noi dopo ricevuta la cognizione della verità, non ci resta già ostia poi peccati,27Ma una terribile espettazione del giudizio, e l'ardore del fuoco, che sta per consumare i nemici.28Uno, che viola la legge di Mosè, sul deposto di due, o di tre testimoni muore senza alcuna remissione:29Quanto più acerbi supplizi pensate voi, che si meriti chi avrà calpestato il Figliuolo di Dio, ed il sangue del testamento, in cui fu santificato, avrà tenuto come profano, ed avrà fatto oltraggio allo spirito di grazia?30Imperocché sappiamo chi è colui, che disse: a me la vendetta, e io renderò il contraccambio. E di nuovo: il Signore giudicherai il suo popolo.31Orrenda cosa ella è il cadere nelle mani di Dio vivo.32Richiamate alla memoria quei primi giorni, ne' quali essendo stati illuminati, sosteneste conflitto grande di patimenti.33Ed ora divenuti spettacolo di obbrobrio, e di tribolazione: ora fatti compagni di coloro, che erano in tale stato.34Imperocché e foste compassione voli verso de' carcerati, e con gaudio accettaste la rapina de vostri beni, conoscendo di avere migliori, e durevoli sostanze.35Non vogliate adunque far getto della vostra fidanza, la quale ha una gran ricompensa.36Imperocché necessaria è a voi la pazienza: affinchè facendo la volontà di Dio, entriate al possesso delle promesse.37Imperocché ancora un tantino, e quegli, che dee venire, verrà, e non tarderà.38Ma il mio giusto vive di fede: che se si ritirerà indietro, non sarà accetto all'anima mia.39Ma noi non siamo da tirarci indietro per perderci, ma fedeli per far acquisto dell'anima.

Note:

10,1:La legge avente l'ombra de' beni futuri, ec. Nel capo precedente avea dimostrato, che Cristo abolì col suo sagrifizio il peccato, ritrovata avendo una redenzione eterna. Dimostra adesso, che farsi ciò non potea dalla legge. La legge fu una figura di que' beni, che si conseguiscono per Cristo, e per mezzo della nuova legge; la legge non ebbe la stessa immagine espressa di tali beni, viene a dire, non ne ebbe la realtà, o, come dice il Grisostomo, la verità. Questa legge adunque con quelle ostie, le quali ogni anno si offeriscono, non può giammai giustificare i pontefici stessi, che offeriscono. Ed è qui da osservare, che l'Apostolo nomina i sommi pontefici, i quali nel dì solenne dell'espiazione (al quale alludesi in questo luogo) entravan ogni anno nel santo de' santi, perchè questi rappresentavano la persona di tutto il popolo; onde se quelli (i quali per lor medesimi offerivano, come pel popolo) non ritraevano da' lor sagrifizi la liberazione del peccato, molto meno conseguirla potevano o gli altri sacerdoti, od il popolo.

10,2-3:Altrimenti si sarebbe cessato d'offerirle; ec. Se in quelle ostie fosse stata virtù di purificar da' peccati, avrebber dovuto cessare, perchè coloro, che le offerivano non sarebbero stati più consapevoli a se stessi di alcun peccato, per cui rinnovar dovessero i medesimi sagrifizi. Sicuri una volta i pontefici della remissione ottenuta per sè, e pel popolo non dovevano ritornare a ripetere ogni anno il sagrifizio di espiazione pe' medesimi peccati. Ma avrebber potuto risponder gli Ebrei, che que' sagrifizi si rinnovellavano, non perchè fossero incapaci di togliere il peccato, ma perchè cadendo gli uomini in nuovi peccati, venivan perciò ad avere continuamente bisogno dello stesso rimedio. Ma in primo luogo la legge ordina espressamente, che lo stesso pontefice, e lo stesso popolo, sia che caduti fossero in nuovi peccati, sia che non fosser caduti, indistintamente offeriscano ogni anno il medesimo sagrifizio d'espiazione; donde chiaramente apparisce, che la rinnovazione del sagrifizio non era già in dirizzata a conseguir la remissione de' peccati, ma era (come dicesi nel seguente versetto) una commemorazione, o confessione pubblica, e solenne, la quale e il pontefice, ed il popolo a Dio facevano de' propri peccati non mai aboliti con tutti quei sagrifizi. In secondo luogo, come benissimo osserva s. Tommaso, se il sagrifizio di espiazione fosse stato valevole a rimettere i peccati precedentemente commessi, doveva avere anche forza di rimettere quelli, i quali si commettessero in appresso; imperocchè avrebbe avuto una virtù spirituale, e celeste da tagli da Dio, che solo può rimettere i peccati (Mare. n. 7.); e per conseguenza durevole, e non passeggera; nè sarebbe stato necessario di reiterarlo altra volta; come appunto succede nel sagritizio di Cristo, il quale ha una virtù eterna (come ha gia detto l'Apostolo ); onde non ha bisogno di essere reiterato. Ma e che? (dice qui il Grisostomo): Non offeriam noi ogni giorno o Offeriam certamente; ma facendo memoria della morte di Cristo. Ed ella è una sola ostia, e non molte; imperocchè to stesso Cristo sempre offriamo, non oggi uno, e domani un altro, ma sempre l'istesso; onde uno solo è il sagrifizio. Lo stesso corpo adunque, e lo stesso sangue di Cristo offerto un di sulla croce offeriamo noi a Dio ogni giorno su' nostri altari, e le oblazioni nostre a quell'una riduconsi, da cui dipendono, a quella della croce, di cui si fa commemorazione da noi secondo il precetto di Cristo: Fate questo in memoria di me, Luc. XXII., pella qual commemorazione il frutto della passione, e morte di lui si applica ai fedeli. Vedi s. Agostino de civ. v. 20.

10,4:Impossibile essendo, che col sangue de' tori, ec. Parla del sangue di questi animali, perchè questi offerivansi nel dì della espiazione, al quale allude continuamente in questo luogo l'Apostolo; del rimanente per la stessa ragione dimostrasi l'inutilità del sangue ancora degli altri animali per cancellare i peccati: conciossiachè se un sagrifizio così solenne, e accompagnato da cerimonie, e da circostanze tanto straordinarie, come si è già veduto, non era sufficiente ad abolire il peccato; molto meno potevano essere dotati di tal virtù gli altri sacrifizi. Era adunque in errore l'Ebreo carnale, il quale si figurava, che tali sagrifizi fossero accetti a Dio in maniera, che per essi perdonasse i peccati; laddove se ad alcun uomo servirono a remissione e perdono de' suoi peccati, nol fecer mai se non per virtù del sangue di Cristo, il qual sangue in quello degli stessi animali veniva figurato. Verità ripetuta più volte da Dio ne' profeti. Vedi Isai 1. II. Jerem. VI. 29. Amos. v. 22. Ps. L. 18. ec.

10,5-6:Per la qual cosa entrando nel mondo, dice: ec. Essendo adunque impossibile, che Dio si riconciliasse con gli uomini mediante i sagrifizi legali, per questo appunto, allorchè la Scrittura ci rappresenta il Figliuolo di Dio fatto uomo, vegnente ad abitare tra gli uomini, ce lo rappresenta dicente a Dio queste parole: non hai voluto ostia ec. Sappiamo adunque con infallibil certezza, che nel salmo XXXIX., da cui sono prese queste parole, Cristo è quegli, che parla piuttosto, che Davidde, a cui certamente convenir non può in alcun modo la promessa, che fa colui, che qui favella, di fare tutto quello che inutilmente cercavasi di ottenere col sangue di tante vittime. Cristo adunque al primo suo entrare nel mondo dice al celeste suo Padre: tu, o Padre, non hai amato nè le ostie, nè le oblazioni, nè gli olocausti. Si rammemorano qui quattro maniere di sacrifizi. Il sagrifizio di cose inanimate, come del pane, e dell'incenso, dicevasi oblazione; quello di cose animate o si offeriva per placare l'ira di Dio, e allora chiamavasi olocausto, o per la espiazione del peccato, e chiamavasi sagrifizio pel peccato; eravi finalmente il sagrifizio di ringraziamento, detto ancora il sagrifizio de' pacifici. Dice adunque Cristo al Padre, ch'egli ben sa, come non è gradito a lui nissuno di tali sagrifizi, vale a dire, che questi non furono mai accetti a Dio per loro stessi, ma solo per due ragioni; la prima, e più im portante si è, perchè questi erano figura di Cristo stesso, e del suo sagrifizio, il quale fu talmente accetto al Signore, che per ragione di questo solo ordinò quelli dell'antica legge, e con gradimento ancora gli ricevette, quando furono animati dalla fede della passione del suo divin Figliuolo in essi significata; in secondo luogo furono ordinati da Dio i sagrifizi medesimi a rattenere il popolo, perchè non si lasciasse trasportare al culto degli idoli. Per la qual cosa notò s. Tommaso, che nella prima parte, dirò così, della legge, e tra i precetti costituenti il decalogo non si fa parola di sagrifizi, e solamente dopo il fatto del vitel d'oro istituiti furono gli speciali riti degli olocausti, e degli altri sacrifizi; onde in Geremia cap. vin. 22. dice il Signore: Non parlai a' padri vostri, e non feci loro comando di sorta intorno agli olocausti, e alle vittime in quel giorno, in cui li trassi dalla terra d'Egitto. Ma a me hai formato un corpo. Così sta in oggi nella versione dei LXX., benchè a' tempi di s. Girolamo in vece di corpo si leggesse le orecchie, come ha l'Ebreo, e come legge la nostra volgata versione de' salmi. L'Ebreo allude al costume di forare le orecchie agli schiavi, i quali arrivato l'anno sabbatico rinunziassero al privilegio della legge, in virtù del quale erano posti in libertà. Ambedue le lezioni vanno al medesimo senso. Secondo i LXX dice Cristo: tu, o Padre, mi hai rivestito di un corpo formato da te medesimo, per cui io atto fossi ad essere immolato in luogo di tutte le vittime precedenti per la tua gloria, e per salute degli uomini. Secondo l'Ebreo: tu mi hai forate le orecchie in argomento della costante, e perfetta mia ubbidienza, ubbidienza che io osserverò fino alla morte, e morte di croce.

10,7:Allora io dissi: ecco, ch'io vengo nella testata del libro ec. Per questo dissi io: se adunque tu non ti plachi, o Padre, pe' sagrifizi, e pel sangue degli animali, ecco, ch'io vengo per fare, o Dio, la tua volontà, vale a dire per offerirti il mio corpo in sagrifizio, come di me sta scritto nella testata del libro , ovvero, come porta l'Ebreo, nel volume del libro, vale a dire, nel Pentateuco, il quale per antichissima consuetudine è detto il libro per eccellenza dagli Ebrei. Or la ubbidienza del Figliuolo di Dio è figurata in molti tipi del Pentateuco, e principalmente nel sagrifizio d'Isacco, e Gesù Cristo ci ha detto egli medesimo, che di lui ha scritto Mosè.

10,8-9:Avendo detto di sopra: le ostie ec. Ecco il ragionamento dell'Apostolo: Cristo disse primieramente, che a Dio non piacevano le ostie, le oblazioni, e gli olocausti, che nella legge prescrivonsi; dipoi disse, che veniva egli stesso a compiere la volontà dello stesso Padre; toglie adunque Cristo la prima specie di sagrifizi, e stabilisce quell'unico, che a tutti questi succede. Sono adunque aboliti i primi, sì perchè non piacciono a Dio, e sì ancora perchè non si fa luogo al sagrifizio di Cristo, se quelli non tolgonsi. Ed è ben giusto, che quelli spariscano, quando un sagrifizio sì eccelso, e a Dio cosi accetto, e in tutti i tempi predetto, e in tutti i sagrifizi precedenti figurato, e profetizzato viene a introdursi.

10,10:E per questa volontà siamo ec. In virtù di questa volontà del Padre, la quale fu eseguita, e adempiuta da Cristo, noi, i quali non potemmo essere giustificati, e santificati pe' sacrifizi della legge, questa santificazione abbiamo ottenuto mediante l'unica obblazione del corpo di Cristo fatta per noi sulla croce.

10,11-12:E ogni sacerdote sta pronto tuttodi ec. Fa qui un nuovo paragone tral sacerdote del nuovo testamento, e quelli della legge, e allude al sacrifizio perpetuo, in cui offerivasi ogni giorno un agnello la mattina, e un altro la sera. Vedi Num. XVIII. I sacerdoti della legge ciascuno nella sua settimana stanno ogni giorno sempre in ordine pel loro ministero, offeriscono sovente delle ostie, che sono per loro natura impotenti a togliere i peccati. Ma questo nostro sacerdote offerta una sola ostia, che toglie i peccati di tutti gli uomini, e di tutti i secoli, non avendo bisogno di operare di più per la nostra redenzione, ritornato colà, donde era venuto tra noi, e per noi, siede ne' cieli alla destra di Dio.

10,13:Aspettando del rimanente il tempo, ec. Nè egli è per tornare di colassù ad offerirsi di nuovo, imperocchè ivi egli regna col Padre, ed aspetta il tempo, in cui i suoi nemici saranno a lui soggettati, e fino la stessa morte. Vedi I. Cor. XV. 26.

10,14:Con una sola oblazione rendette perfetti ec. Con una oblazione unica, ma di infinito valore ha riconciliati con Dio, e santificati tutti coloro, i quali la riconciliazione, e la santificazione ricevono, od hanno ricevuto ne' tempi addietro, e la riceveranno nelle età avvenire. Per quanto sia grande, e quasi infinito il loro numero, per innume rabili che siano i loro peccati, quest'ostia sola basta per tutti, e basterebbe ancora per un numero infinitamente più grande, e di uomini, e di peccati.

10,15-17:Ce lo attesta anche lo Spirito santo. Questa verità è attestata (dice l'Apostolo) anche dallo Spirito santo presso di Geremia cap. XXXI. Vedi cap. VIII. 8. 9. ec.

10,18:Or dov'(è) di questi la remissione: ec. L'argomento dell'Apostolo è questo: se nella nuova legge si ha già la remissione de' peccati, come dice lo Spirito santo, non fa di mestieri, che di una nuova ostia pel peccato si va da in cerca; nè è da pretendersi, che la stessa oblazione di Cristo, da cui avemmo tal remissione, si rinnovelli, perchè si farebbe ingiuria al sangue di Gesù Cristo, quasi non bastasse, ch'ei fosse sparso una volta per rimettere tutti i peccati.

10,19-20:Avendo adunque... la fidanza ec. Dalle cose dette intorno alla grandezza di Cristo nostro Salvatore, intorno alla preminenza del suo sacerdozio sopra il sacerdozio Levitico, intorno alla infinita virtù del suo sagrifizio, a cui non son da paragonarsi quei dell'antica leggeo, ne deduce una bella e forte esortazione alla costanza nella fede, e nella pietà, ed alla pazienza nelle avversità, e tribolazioni di questa vita. Abbiamo adunque (dice egli ) la fiducia, o sia il diritto di entrare nel sancta sanctorum, cioè nel cielo, pel sangue di Cristo, non più le ombre seguendo della legge, ma quella via, che egli ha nuovamente aperta per noi, via, che conduce alla vita pel velo della sua carne. Rassomiglia qui la carne di Cristo al velo, che ascondeva il santnario. La carne di Cristo nascondeva la divinità; e siccome era necessario di aprire il velo per entrare nel santuario; così fu squarciata la carne di Cristo sopra la croce, affinchè per essa ottenessimo di esser condotti fino al santo de' santi. Questo gran pensiero dell'Apostolo mi sembra molto ben illustrato da queste parole di s. Ambrogio; Venuto Cristo secondo l'assunzione della carne per redimere le creature; venuto per note farmi le vie eterne, per le quali possa l'uomo tornare a Dio. Da poichè adunque egli è il principio delle vie di Dio, sequitiamo questo principio. Egli entrò il primo netta via del nuovo testamento per aprirla a noi. Se noi digiuniamo, egli prima di noi digiunò; se pel nome di lui soffriamo ingiurie, ne soffri cqli il primo per nostra redenzione, piegò il capo a' fla qelli, le guance agli schiaffi, salì sulla croce per insegnarci a non temere la morte. Finalmente quasi andando avanti a Pietro, gli disse: tu seguimi, e Pietro compiè la sua corsa, perchè seguì Cristo. In ps. CXVIII.

10,21:E (avendo) un gran sacerdote, ec. Cristo capo, e Signore della casa di Dio, vale a dire, di tutta la chiesa e trionfante, e militante.

10,22-23:Accostiamoci con cuor sincero, ec. Accostiamoci al santuario eterno, ovvero a Dio stesso con cuore retto, con piena fede, purgato il cuore dai peccati. Si noti, come e qui, e in appresso allude continuamente alle cerimonie legali, delle quali lo spirituale senso ne dimostra. Così qui dice, che il cuore si mondi dalle opere di morte, alludendo all'acqua di cenere della vacca rossa, con cui si mondava chi avesse toccato un corpo morto. E lavato il corpo coll'acqua monda, conserviamo ec. Intende qui il santo battesimo, in cui coll'esteriore la vanda tutto l'uomo interiore è rinnovellato, e rigenerato. E pare, che abbia in vista le parole di Ezechiele XXXVI. Spanderò sopra di voi un'acqua monda, e sarete lavati da tutte le nostre sozzure. La professione della nostra speranza. La fede, e la speranza, che abbiamo professato nel battesimo.

10,24:E siamo attenti gli uni agli altri, ec. Vuole, che siano solleciti gli uni pegli altri a questo fine di provo carsi scambievolmente alla carità, e ad ogni opera buona.

10,25:Non abbandonando le nostre adunanze, ec. Dalla maniera di parlare di Paolo si comprende, che taluni forse per timore della persecuzione si ritiravano dalle sagre adunanze, come nota il Grisostomo;la qual cosa ed era di sommo pregiudizio per le anime di questi, e di poca edificazione peifratelli. Vuole adunque, che, deposto si vil timore, di coraggio si armino, e di costanza, e tanto più, quanto più si veggono vicini a quel giorno, vale a dire, a quel dì finale, in cui sarà data da Dio ai giusti la ricompensa delle fatiche, e della pazienza, e di tutto quello, che averanno fatto per lui; questo giorno è rappresentato dal dì della morte di ciascheduno, perchè quali saremo trovati alla nostra morte, tali saremo nel dì del giudizio. Simili esortazioni a frequentare le adunanze della chiesa si leggono nelle lettere di s. Ignazio M. agli Efesini, e a que' di Smirne.

10,26:Volontariamente peccando noi dopo ricevuta la cognizione della verità, ec. Non sono d'accordo gl'interpreti nel determinare, di quali peccatori voglia qui parlare l'Apostolo, e alcuni credono, che costoro, che volontariamente, cioè con piena malizia peccano dopo di essere stati illuminati mediante la luce della verita, siano gli apostati, e quei, che la fede rinnegano; altri vogliono, che ciò s'intenda di quei, che peccano contro lo Spirito santo conforme sta scritto Matt. XII.31 Ma checchè siasi di questo, debbe interpretarsi questa sentenza nello stesso modo, che quella del cap. IV. 4. 5 6., vale a dire, che de' peccati gravi, e mortali commessi dopo il battesimo difficilmente si ottiene la remissione, perchè Cristo non morrà nuovamente per tali peccatori, nè vi è da aspettare per essi un nuovo battesimo, onde nissun'altra via riman loro di salute, se non quella della penitenza; e la vera penitenza è così rara, che, come dicono alcuni padri, è più facile il ritrovare, chi non abbia peccato giammai gravemente, che chi abbia fatta delle gravi colpe degna e convenevole penitenza. S. Ambr. de poen. libr. 2. cap. X.

10,27:Ma una terribile espettazione del giudizio, ec. Tali peccatori hanno da aspettarsi il giudizio di Dio terribile, e spaventoso, e la veemenza di quel fuoco eterno, il quale divorerà i nemici di Dio, e del suo Cristo.

10,28-29:Uno, che viola la legge di Mosè, ec. Con un paragone sommamente forte, e pieno di energia rappre senta e la enorme gravezza del peccato dell'uomo Cristiano, e per conseguenza quanto giusta sia l'ira, con cui Dio sterminerà tali peccatori. Paragona l'Apostolo la legge di Mosè con la legge evangelica, la qual legge evangelica ha già fatto vedere, per quanti titoli sia superiore alla legge mosaica, e dalla grandezza de' benefizi conferiti a noi per Cristo ne inferisce, quanto maggior pena meriti il disprezzo dell'evangelio in un uomo rigenerato pel battesimo, ammesso alla partecipazione del corpo e del sangue di Cristo, e ornato dei doni dello Spirito santo. S. Ambrogio, e Teofil. applicano particolarmente queste parole a que' cattivi cristiani, i quali con rea coscienza si acco stano al sagramento, nel quale si dispensa il corpo, ed il sangue di Cristo. Gli eretici Novaziani abusavano di questo luogo per togliere ai peccatori caduti dopo il battesimo ogni speranza di remissione, togliendo loro la penitenza. Ma la chiesa di Gesù Cristo conservando lo spirito del suo divino Sposo, e Maestro venuto (come disse egli stesso) a chiamare non i giusti, ma i peccatori, a nissun uomo chiude la porta della salute, nissun peccato crede esservi irremissibile, cioè che non possa cancellarsi per la virtù di quel sangue, il quale, come dice s. Agostino, ebbe fino virtù bastante per cancellar quello stesso orrendo peccato, con cui fu sparso.

10,30:Sappiamo chi è colui, che disse: a me la vendetta, ec. Noi, che siamo istruiti delle cose di Dio, non ignoriamo, quanto sia grande e potente colui, che dichiarò, che avrebbe fatta vendetta degli oltraggi a lui fatti, Deuter. XXXII.35. e nel versetto seguente promise di far giustizia al suo popolo, alla sua chiesa, gastigando severamente coloro, che la disprezzano e l'affliggono co' loro scandali, e con le loro iniquità.

10,31:Orrenda cosa ella è il cadere nelle mani ec. Un giudice giustamente sdegnato, che vive in eterno, può punire in eterno; e così punisce Dio i peccatori protervi, e impenitenti.

10,32-34:Richiamate alla memoria que' primi giorni, ec. Accende il loro coraggio con la rimembranza di quello, che avevan operato, e patito per la fede fino dai primi giorni del loro battesimo, avendo dovuto combattere con ogni sorta di patimenti, ora esposti al ludibrio ed agli insulti di tutti gli uomini, come quelli, che nel teatro i eran condotti a combattere colle fiere; ora patendo gli stessi mali nella persona de' loro fratelli, ai quali non avevano tralasciato di porgere ogni possibil sovvenimento; e finalmente con grand'animo avean sofferto di vedersi e spogliati de' beni temporali, tutta la loro speranza, e consolazione ponendo in quelli, che sono infinitamente migliori, perchè sono eterni. Può essere,che qui si accenni la terribile persecuzione, a cui nel suo nascere fu esposta la chiesa di Gerusalemme. Vedi Atti XI. 19., I. Thess. 11. 14.

10,35:Non vogliate adunque far getto della vostra fidanza, ec. Non vogliate far getto di un bene sì grande, quale si è quella fiducia, dalla quale animati tante, e tali cose soffriste: imperocchè il perderla adesso sarebbe un perdere insieme la ricompensa a voi promessa, e da voi sperata, e la quale avete, per cosi dire, nelle vostre mani.

10,36:Necessaria è a voi la pazienza. Per pazienza si intende in questo luogo e la rassegnazione nel soffrire i mali presenti, e la longanimità nell'aspettare i beni promessi; questa pazienza è necessaria al cristiano, perchè per mezzo di essa sostengasi nell'adempire la volontà di Dio, vale a dire, nell'esercizio de' divini conandamenti sino alla fine, onde il possesso si meriti della promessa felicità.

10,37:Ancora un tantino, ec. Non anderà gran tempo, e verrà, e non tarderà colui, che dee venire a rendere la mercede alla pazienza, e alla fede de' suoi servi. Queste parole, come quelle del versetto seguente, sono prese quasi interamente dal profeta Abacuc, II. 3. Alcuni pensano, che possa qui l'Apostolo predire la imminente vendetta della ingrata Gerusalemme persecutrice di Cristo, e de' cristiani, la qual vendetta avvenne sette, o otto anni dopo scritta questa lettera.

10,38:Ma il mio giusto vive di fede: ec. Parlando agli Ebrei versati moltissimo nelle Scritture, porta le parole di Abacuc senza nominare l'autore: egli ha cangiato l'ordine del testo, il quale egli cita al suo solito secondo la lezione dei LXX. Il mio giusto (dice Dio) cioè colui, che tale è divenuto mediante la mia grazia, nelle tribolazioni della vita presente si sosterrà, e viverà per mezzo della fede nelle mie promesse. Che se per impazienza, o per piccolezza d'animo si ritirerà dalle adunanze della chiesa, dalla professione del cristianesimo, io nol rimirerò più con compiacenza, ma con orrore, e disprezzo.

10,39:Ma noi non siamo da tirarci indietro ec. Ma noi credenti non siamo capaci di ritirarci dall'ubbidienza, che abbiam professata al Vangelo per precipitarci nella perdizione; ma siamo fedeli a Dio per porre in sicuro l'anima nostra, e per salvarci dalla morte e spirituale, ed eterna.