Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Lettera agli Ebrei 5


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Cristo, secondo il debito ordine fallo nostro pontefice offerse preghiere al Padre, e fu esaudito, e imparato avendo da quel, che patì, l'ubbidienza, divenne causa di eterna salute per coloro, che a lui ubbidiscono:ma degli arcani misterj di lui non erano capaci coloro, a' quali scriveva l'Apostolo.

1Imperocchè ogni pontefice preso di tra gli uomini è preposto a prò degli uomini a tutte quelle cose, che Dio riguardano, affinchè offerisca doni, e sagrificj pei peccati:2Che possa aver compassione degli ignoranti, e degli erranti: come essendo egli stesso circondato di infermità:3E per questo dee, come pel popolo, cosi anche per se stesso offerir sagrificio pei peccati:4Né alcuno tal onore da se si appropria, ma ehi è chiamato da Dio, come Aronne.5Cosi anche Cristo non si glorificò da se stesso per esser fatto pontefice: ma (glorificollo) colui, che dissegli: mio figliuolo se' tu, io oggi ti ho generato.6Come anche altrove dice: tu se' sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedech.7Il quale ne' giorni della sua carne avendo offerto preghiere, e suppliche con forti grida, e con lagrime a colui, che salvarlo potea dalla morte, fu esaudito per la sua riverenza:8E benché fosse Figliuolo di Dio, Imparò da quello, che pati, l'ubbidienza:9E consumato, diventò causa di eterna salute a tutti quegli, che sono a lui ubbidienti,10Essendo stato chiamato da Dio pontefice secondo l'ordine di Melchisedech.11Sopra di che grandi cose abbiamo da dire, e difficili a spiegarsi: dappoiché siete diventati duri di orecchie.12Imperocché quando, riguardo al tempo, dovevate esser maestri: avete bisogno, che siavi insegnato di nuovo quel, che siano i rudimenti del cominciamento de' parlari di Dio: e siete tali da aver bisogno di latte, e non di solido cibo.13Or chi è al latte, non è pratico del sermone della giustizia: perché egli è bambino.14Ma il solido cibo è pei perfetti: Per coloro, i quali per consuetudine hanno i sensi esercitati a discernere il bene, ed il male.

Note:

5,1:Ogni pontefice preso di tra gli uomini ec. Abbiam gran ragione di accostarci con fidanza al trono di grazia, perchè abbiamo un pontefice molto superiore ad Aronne. Così dimostrato avendo di sopra, che Cristo è superiore agli Angeli, ed a Mosè, per mezzo de' quali fu data la legge, farà adesso vedere, come il sacerdozio di lui è di gran lunga al di sopra del sacerdozio legale. In primo luogo adunque prova, che Cristo è vero pontefice, perchè tutte quelle cose, che in un pontefice si richiedono, si trovano in Cristo. Il pontefice si elegge di mezzo agli uomini; imperocchè un tal ufficio non si conviene ad un Angelo; ed egli è a vantaggio degli uomini, e rappresentando tutto il corpo del popolo, a tutte quelle cose pre. siede, le quali riguardano al culto di Dio; sostiene, in una parola, davanti a Dio la causa degli uomini, qual mediatore, e riconciliatore, ed interprete; per essi onora, e ringrazia Dio, e particolarmente offerisce a Dio per essi i volontari loro doni, e i sacrifizi ordinati all'espiazione de' loro peccati.
In queste parole primieramente viene indicata la necessaria preminenza di virtù e di merito nel pontefice, come quegli, che tra tutto il popolo debbe essere eletto; per la qual cosa lo stesso Cristo nell'elevare l'Apostolo Pietro alla suprema dignita di suo vicario nella Chiesa un amore più grande da lui richiese, Jo. ult.; in secondo luogo il fine del sacerdozio e il bene e la salute del popolo, non la gloria, nè le terrene grandezze, non essendo vero pastore, ma mercenario chiunque il proprio vantaggio ricerca, e non quello del gregge.

5,2-3:Che possa aver compassione degli ignoranti ec. Debbe il vero pontefice esser disposto a compatire per sincero affetto di cuore i peccatori. L'Apostolo dice gliignoranti, e gli erranti, perchè in un vero senso ogni peccato da ignoranza e accompagnato, e da errore di giudizio, come dicono anche i filosofi, la passione offuscando la mente del peccatore, onde nè il bene vegga, di cui si priva, nè le miserie, alle quali va incontro peccando, nè la maestà di colui che offende, nè l'orrore della sua ingratitudine verso di una tale bontà.
Appartiene adunque al carattere del vero pastore la compassione, e la misericordia verso de' peccatori, e questa misericordia bene sta al pastore, dice l'Apostolo, perchè egli stesso è cinto d'infermità, e debolezze, ed alla ignoranza, e all'errore è soggetto; onde siccome il sagrificio offerisce pei peccati del popolo, cosi dee ancora offerirlo pei propri suoi falli. Vedi Levit. cap. IX. 7. XVI. 6. 11. Ma quello, che in generale di ogni pontefice dicesi in questo luogo, non si vuole estendere anche al nostro pontefice Gesù Cristo, che anzi non per altro fine è qui detto, se non per far intendere la speciale prerogativa di lui, il quale tanto più è idoneo ad intercedere pel suo popolo, quanto più è alieno da ogni ombra di peccato, come si vedra in appresso.

5,4:Nè alcuno tal onore da se si appropria, ma chi è chiamato ec. Appartiene eziandio al carattere di vero pontefice, che non di propria volontà si ingerisca nel ministero; ma da Dio sia chiamato, come segui in Aronne, la cui vocazione con solenne miracolo fu confermata, Nun. XVII. 6.

5,5-6:Così anche Cristo ec. Adatta a Cristo i caratteri, e i segni di vero pontefice, cominciando da quello accennato in ultimo luogo. Secondo la regola giustamente stabilita da Dio nel sacerdozio legale non s'innalzò Cristo all'onore del sacerdozio, senza che lo avesse ricevuto dal Padre, ma da lui fu fatto e costituito pontefice, il quale lo glorificò dicendogli: tu se' mio figliuolo, ec. Due cose vuol provare in questi due versetti l'Apostolo. In primo luogo il sacerdozio di Cristo, e questo egli lo prova con le parole del salmo CIX. Tu se' sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedech; come vedremo nel cap. VII. In secondo luogo, quale e quanto grande sia questo pon tefice; lo che egli dimostra colle parole del salmo II., dove egli è chiamato Figliuolo di Dio, che è quanto a dir vero Dio. L'Apostolo ha cangiato l'ordline di queste due proposizioni, perchè ha voluto prima dimostrare, come il nostro sacerdote divino non si era da se medesimo attribuito una gloria, che a lui non convenisse, ma ogni gloria avea ricevuto dal Padre, dal quale avea nell'eterna generazione ricevuto l'essere di suo vero Figliuolo.

5,7:Il quale ne' giorni della sua carne avendo offerto ec. Mostra in primo luogo, che il nostro pontefice è uomo, dicendo: ne' giorni della sua carne, vale a dire, allorchè assunta l'umana natura visse in una carne passibile, e mortale simile in tutto alla carne del peccatore, benchè non peccatrice; la qual carne non ha egli deposto, ma la ha cangiata, rendendola impassibile, e gloriosa nella risurrezione. In secondo luogo fa vedere, come egli ha di fatto adempiute le parti di pontefice. Si dipinge pertanto l'Uomo Dio, il quale portando sopra di se medesimo i peccati di tutti gli uomini, offerisce al Padre il primo sacrificio di un cuore spezzato ed umiliato, a' piedi di quella immensa terribile maestà offesa dagli uomini, e il di cui giusto sdegno doveva egli placare con le sue umi liazioni e co' suoi patimenti; si rappresenta in quel terribile stato di abbattimento, e di mortale tristezza, a cui di propria volontà si ridusse sopra la croce, quando in un estremo abbandonamento a lui si rivolse, il quale dalle braccia della morte potea sottrarlo risuscitandolo, e preghiere e suppliche le più umili con alte grida e con la grime a lui offerendo, per la pietà e riverenza sua verso del Padre fu esaudito.
Vuolsi sopra queste parole dell'Apostolo osservare in primo luogo, che le preghiere e le suppliche, le quali e precedettero, e accompagnarono il sagrificio di Gesù Cristo, appartengono alle funzioni sacerdotali, conforme si vede, particolarmente da quella parola avendo offerto, la quale in tutta questa lettera significa mai sempre un atto del sacerdozio. In secondo luogo, che quelle parole: il qual salvarlo potea dalla morte debbono qui intendersi nella maniera da noi accennata, non solo perchè è certo, che quello domandò Cristo, che era secondo il volere del Padre, ma anche perchè l'Apostolo dice, che egli fu esaudito; domandò adunque di non esser lasciato in potestà della morte, Ps. XV. 10., domandò la sua risurrezione, come argomento e cagion della nostra. Or dicesi, che uno sia salvato da un altro non solo quando questi fa sì, che il primo non cada in qualche sciagura, ma ancora, quando dalla sciagura medesima, in cui era caduto, lo libera. In terzo luogo le lagrime, dalle quali fu accompagnata l'orazione di Cristo, taciute dai santi Evangelisti non poterono esser note all'Apostolo, se non per quelle specialissime rivelazioni, che egli ebbe intorno a' misteri di Cristo. Finalmente quelle parole per la sua riverenza, secondo la sposizione di alcuni Padri posson significare, che Cristo fu esaudito dal Padre non tanto per grazia, quanto per merito, perchè vide il Padre nella oblazione del Figliuolo una infinita dignità, e un immenso valore, onde niuna cosa potè negargli, e lo esaudì pel rispetto e riverenza, onde era degno un tal sacerdote, e un tal sagrificio.

5,8:E benchè fosse Figliuolo di Dio, imparò ec. Cristo ebbe come Figliuolo di Dio, ab eterno, e come uomo fin dal primo istante della sua concezione la pienezza di ogni scienza; ma avendo volontariamente, e liberamente assunte le nostre infermità, sperimentò in tanti gravissimi patimenti, e in tante tentazioni, quanto grave e dura sia in certe circostanze l'ubbidienza a' divini voleri, e patì, ed ubbidì fatto quasi discepolo della ubbidienza fino alla morte, e morte di croce. Non può adunque mancare misericordia e compassione in questo pontefice sperimentato fino a tal segno nei patimenti, e nella ubbidienza.

5,9-10:E' consumato, diventò causa ec. Consumato per la ubbidienza, e pervenuto alla gloria, ed allo stato d'immortalità, e costituito alla destra del Padre diventò causa, e principio di eterna salute per tutti coloro, che a lui ubbidiscono, cioè in lui credono, ed osservano la sua parola, e i suoi comandamenti, essendo egli stato qualificato da Dio pontefice secondo l'ordine di Melchisedech. Nota adunque l'Apostolo e il frutto che ritrasse Cristo in se stesso dalla sua ubbidienza, vale a dire la sua esaltazione, e il frutto, che egli ritrae ne' suoi membri, la loro salvazione. E quantunque Cristo fin ab eterno fosse predestinato pontefice, con tutto ciò dicesi, che tale fu egli qualificato particolarmente dopo la sua risurrezione, perchè allora ricevuta tutta la potestà in cielo ed in terra, le sue be nedizioni diffuse sopra degli uomini a imitazione di Melchisedech. Sembra alluder l'Apostolo alla parola di Cristo in croce: consummatum est.

5,11:Sopra di che grandi cose ec.Sopra il qualsacerdozio di Cristo ec. Vuol preparar gli Ebrei, e rendergli attenti al gravissimo ragionamento, che egli è per fare sopra il pontificato di Gesù Cristo, materia (dice l'Apostolo), che difficilmente può spiegarsi ad uomini come voi, i quali, invecchiati sotto il magistero dell'antica legge, dure e difficili avete le orecchie, e non vi prestate troppo volentieri ad udire cose sì elevate, e rimote da' sensi.

5,12-13:Quando, riguardo al tempo, dovevate esser maestri: ec. Tra gli Ebrei prima, che in altro luogo, era stato predicato il Vangelo dagli Apostoli, ed eglino avevano ancora l'aiuto delle Scritture, dalle quali erano in trodotti all'intelligenza de' misteri di Cristo, il quale di tutte le Scritture è l'olbietto. A gran ragione perciò dice l'Apostolo, che nella scienza cristiana dovrebbero essere maestri, ma per loro colpa hanno bisogno tuttora di essere trattenuti ne' primi, e più semplici rudimenti della divina parola, perchè sono tuttora bambini, i quali non di solido cibo, ma di latte abbisognano; e chiunque nella scuola di Cristo è bambino, non è capace di comprendere il linguaggio della perfezione cristiana. La voce giustizia è qui posta a significare la perfezione, o la perfetta sapienza cristiana, come al Vers. I. del capo seguente.Vedi I. Cor. cap. II.

5,14:Pei perfetti: per coloro, i quali ec. Il solido cibo è per gli adulti, per quelli, i quali per lungo abito hanno esercitati gl'interiori sensi dell'animo a discernere in tutte le cose quello che sia da tenersi per buono; e quello che sia da fuggirsi come cattivo; a distinguere la sempre utile verità dall'errore e dalla falsità, che sempre è dannosa.
Sopra questo discorso di Paolo è da notarsi, che nella dottrina della fede non altre sono le verità da insegnarsi ai piccoli, ed ai meno intelligenti, ed altre quelle, che ai più perfetti e scienziati debbano proporsi; non è questo certamente il sentimento di Paolo, come ben riflette s. Agostino, ma egli vuol dire, che le medesime verità, le quali si propongono ai piccoli, perchè le credano, nè si espongono più diffusamente, perchè essendo deboli d'intelligenza, non ne restino piuttosto oppressi, che solle vati; si spongono, e si dichiarano a coloro, la fede de' quali è abbastanza forte, ed illuminata per portare l'altezza, e la profondità di tali misteri. Ecco una parte delle parole del santo, tract. IX. in Joan.: Per coloro, i quali sono tuttora piccoli nella intelligenza, i quali, dice l'Apostolo, che di latte debbon nutrirsi, sono gravosi tutti i ragionamenti di tal materia, coi quali procurasi di far in guisa, che non solo credano quel che si dice, ma l'intendano ancora, e lo sappiano, perchè non hanno ca pacità di comprendere tali cose; onde in vece di trarne pascolo, più facilmente ne rimangono oppressi; donde ne segue, che gli uomini spirituali (i ministri della Chiesa) di tali cose non lasciano totalmente all'oscuro gli uomini carnali per riguardo alla fede cattolica, la quale a tutti dee predicarsi egualmente, ed insiememente si guardano dal parlarne in tal modo, che, mentre tentano di darne l'intelligenza a chi non ne è ancora capace, noiosa piuttosto rendano la verità col discorso, che per via di discorso intesa, e ben concepita la verità... Del rimanente negli stessi alimenti usati da noi tanto è lontano, che contrario al latte sia il solido cibo, che anzi questo in latte convertesi, affinchè atto sia al bisogno de' pargoletti, a' quali passa preparato nel sen della madre, o della nutrice, conforme pur fece la stessa madre Sapienza, la quale essendo nell'alto il solido cibo degli Angeli, si è in certo modo degnata di divenir latte pei piccoli, quando il Verbo si fece carne. Perfetti e adulti riguardo alla cognizione di Dio sono quelli, i quali non solamente per la meditazione continua delle Scritture hanno abituato il loro intelletto a formar retto giudicio di ogni cosa, ma di più coll'affetto del cuore approvano, ed abbracciano il vero, e lo seguono in pratica. Vedi s. Agostino lib. VI. 88. q. q. 36.