Scrutatio

Mercoledi, 24 aprile 2024 - San Fedele da Sigmaringen ( Letture di oggi)

Lettera agli Ebrei 2


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La trasgressione de comandamenti dati per ministero degli Angeli essendo stata giustamente punita, molto più saran puniti i trasgressori de' comandamenti di Cristo; questi per l'umanità da lui assunta, e per la croce fatto minore degli Angeli, per questo stesso fu fatto autore della salute di quelli, che in lui credono.

1Fa perciò di mestieri, che noi tanto maggior attenzione prestiamo alle cose udite, affinchè per disgrazia non ci perdiamo.2Imperocché se la parola pronunziata dagli Angeli fu stabile, e qualunque prevaricazione, e disubbidienza ricevè la giusta retribuzione della mercede:3Come averemo noi scampo, se poco conto faremo di una salute si grande? La quale principiato avendo ad essere annunziata dal Signore, è stata a noi confermata da quegli, che l'avevano udito,4Concorrendo con la loro testimonianza quella di Dio per mezzo dei segni, e de' prodigj, e de varj miracoli, e de doni dello Spirito santo distribuiti secondo la sua volontà.5Imperocché non agli Angeli assoggettò Dio il mondo futuro, di cui parliamo.6Or uno protestò in certo luogo, dicendo: che è l'uomo, che tu di lui ti risovvenga, od il figliuolo dell'uomo, che tu vada a visitarlo?7Lo hai fatto per alcun poco inferiore agli Angeli: lo hai coronato di gloria, e di onore: e lo hai costituito sopra le opere delle tue mani.8Le cose tutte hai tu soggettate ai piedi di lui. Or quando egli ha soggettate a lui tutte le cose, nulla cosa ha lasciato a lui non soggetta. Adesso però non veggiamo ancora soggette a lui tutte le cose.9Ma quel Gesù, che per alcun poco fu fatto inferiore agli Angeli per la passione della morte lo veggiamo coronato di gloria, e di onore: onde per grazia di Dio gustasse per tutti la morte.10Imperocché era conveniente, che quegli, per cui (sono) tutte le cose, e per opera di cui (son) tutte le cose, il quale molti figliuoli avea condotti alla gloria, perfezionasse per via de' patimenti il condottiere della loro salute.11Imperocché e il santificatore, e i santificati (son) tutti da una sola cosa. Per lo che non ha rossore di chiamargli fratelli, dicendo:12Annunzierò il nome tuo ai miei fratelli: canterò laude a te in mezzo alla Chiesa.13E di nuovo: io mi affiderò a lui. E di nuovo: eccomi, io, e i miei figliuoli, che Dio mi ha dati.14Perché adunque i figliuoli hanno comune la carne, ed il sangue, egli pure partecipò similmente alle medesime cose: affin di distruggere, morendo, colui, che avea della morte l'impero, cioè il diavolo:15E affin di liberare coloro, i quali pel timor della morte stavano in ischiavitù per tutta quanta la vita.16Imperocché in nessun luogo assunse gli Angeli, ma assunse il seme d'Abramo.17Laonde egli dovette essere totalmente simile ai fratelli, affinchè pontefice divenisse misericordioso, e fedele presso Dio, affinchè espiasse i peccati del popolo.18Imperocché dall'aver egli patito, ed essere stato tentato, egli può altresì porger soccorso a coloro, che sono tentati.

Note:

2,1:Fa perciò di mestieri, che noi ec. Nei primi tre versetti di questo capitolo deduce, e prova dalle cose dette l'Apostolo una conclusione molto naturale; ed è questa: se tale è la dignità di Cristo, quale si è gia dimostrato, l'ubbidienza, che noi dobbiamo alla sua parola, non debbe aver termine, e con sommo ossequio, ed amore attenerci dobbiamo alla verità del Vangelo, se non vogliamo perire. Imperocchè non è Mosè, non è un Angelo quegli, che ora ci parla. Confonde qui se medesimo l'Apostolo con gli Ebrei non solo come dello stesso sangue, ma anche per dar maggior peso alla sua esortazione.

2,2-4:Imperocchè se la parola pronunziata dagli Angeli ec. La legge fu data a Mosè per mano degli Angeli (Vedi gli Atti VII. 38. 39), dei quali uno parlava nel Sina come ambasciadore di Dio. Questa legge fu dichiarata inviolabile per mezzo dei terribili segni, da' quali fu accompagnata la promulgazione di essa, e infatti tutte le trasgressioni commesse contro la stessa legge furono giustamente, e severamente punite (vedi I. Cor. X. 6.). Posto ciò adunque, come potremo noi fuggire dall'ira vendicatrice di Dio, se rigettassimo la parola apportatrice di tale, e tanta salute? Salute chiama qui l'Apostolo quello, che altrove dice evangelio di salute; questa salute dice egli, che è molto grande, perchè da grandi mali e pericoli ci rende liberi, e di beni grandissimi ci ricolma; e questa salute contrappone egli alla legge chiamata da lui ministero di condannazione, 2. Cor. III. 9. Questa salute ebbe per primo suo predicatore non un Angelo, ma il suo medesimo autore, il Signore vivente tra gli uomini, e fu di poi confermata da testimoni fedeli, cioè da quelli, i quali dalla bocca stessa del celeste maestro udirono quello, che ora annunziano al mondo, autorizzando Dio la loro predicazione con segni, e operazioni prodigiose, e soprannaturali, e con la effusione stupenda dei doni dello Spirito santo, e sopra gli stessi Apostoli, e sopra tutti i fedeli arricchiti chi più, chi meno di tali doni secondo la libera volontà del donatore. Vedi I. Cor. XII.
Si notano qui tre vantaggi, che ha il Vangelo sopra la legge. Primo, questa fu data a Mosè per le mani degli Angeli; il Vangelo ebbe un ministro di dignità infinitamente superiore non solo a Mosè, ma anche a tutti gli Angeli, che è Cristo. Secondo, in confermazione della legge furono fatti de' miracoli dal solo Mosè; in confermazione del Vangelo infiniti furono i miracoli operati non solo da Cristo, ma da tutti gli Apostoli, ed anche dai successori di essi, ed anche da' semplici fedeli; terzo, la pienezza dei doni dello Spirito comunicati a tutta la Chiesa, continuati anche dopo il tempo, in cui scriveva l'Apostolo.

2,5:Non agli Angeli assoggettò Dio il mondo futuro, ec. Il mondo futuro, ovvero, il mondo, che doveva venire, significa la Chiesa di Gesù Cristo, il quale è chiamato da Isaia Padre del secolo, che deve venire, di quel secolo, o sia mondo, che era predetto in tutti i profeti, e adombrato in tutta la legge, il qual secolo principia alla prima, e finisce alla seconda venuta del Redentore. Vedi Rom. V. 14. Questo mondo (dice l'Apostolo) che noi leggiam tante volte predetto, come futuro nelle Scritture, ed il quale veggiamo di presente, e di cui parliamo come venuto, non si legge giammai, che dovesse essere soggettato al dominio, od al governo degli Angeli. Questo ragionamento conduce a dire, che a Cristo unicamente è soggetta la Chiesa; ma ciò non dice l'Apostolo, ma lo dimostrerà ne' versetti seguenti.

2,6:Or uno protestò in certo luogo, dicendo: che è l'uomo, ec. Non cita nè l'autore, nè il luogo, da cui siano prese le seguenti parole, perchè ciò non era necessario, parlando agli Ebrei, i quali sapevano a mente le sagre Scritture, come nota il Grisostomo, ed essi pure hanno l'uso di riferirne i testi senza indicazione o di autore o di libro. Sappiamo eziandio, come i salmi di David erano di continuo letti, e cantati nelle Sinagoghe; onde vuol dire l'Apostolo: un autore a voi notissimo, in un luogo, che voi avrete presente alla memoria, vale a dire, nel salmo VIII. parla in tal guisa ec. Or che in questo salmo dei misteri di Gesù Cristo parli Davidde, lo aveva già accennato l'Apostolo, Eph. 1. 22.; ma pienissima fede ne fa egli a noi in questo luogo, dimostrando, come a Cristo spettano principalmente le parole del Re profeta. Celebra egli la magnificenza, e bontà di Dio alla conside razione di tante meravigliose sue creature, e particolarmente dell'uomo costituito quasi Re, e signore di tutte. Imperocchè le parole di questo salmo: lo hai costituito sopra le opere delle tue mani: tutte le cose hai soggettate ai piedi di lui, ec. fanno manifesta allusione a quelle del Genesi 1. 26., dove si dice dell'uomo: Sovrasti ai pesci del mare, agli uccelli dell'aria, e alle bestie, e a tutta quanta la terra: così di Adamo innocente. Ma dopo il peccato di lui, questo universale dominio ad altri più non conviene se non al secondo Adamo, a Gesù Cristo Uomo e Dio, ristoratore, e Salvatore dell'uomo. Canta adunque, e festeggia in più alto senso Davidde la esaltazione dell'umana natura in Cristo. Considera egli il mistero principalmente di Dio fatto uomo, e riflettendo alla picciolezza, e viltà dell'umana natura prima, che unita fosse personalmente col Verbo, ed ammirando la infinita bontà, con la quale il Figliuolo di Dio unì a sè la stessa natura, in un'estasi di altissima meraviglia e sclama: che è l'uomo in se stesso, che voi, o Signore, di lui vi ricordiate per innalzarlo a tanto onore di essere consorte della stessa vostra natura divina? Ovvero che cosa è il figliuolo dell'uomo (vale a dire un infelice figliuolo d'un padre infelice), che voi dobbiate in certa guisa divinizzarlo, innalzandolo col massimo, e più ine splicabile dei vostri favori ad essere Figliuolo di Dio, assunta dal Verbo l'umanità, e unito l'uomo, e Dio in una sola persona?

2,7-8:Lo hai fatto per alcun poco inferiore agli Angeli. Secondo la sposizione di s. Atanasio, del Grisostomo, di s. Agostino, e di altri Padri per alcun poco, vuol dire, per un breve spazio di tempo. Il verbo di Dio senza per dere alcuna cosa di sua grandezza, ma assunta per amore di noi la piccolezza nostra, fu fatto inferiore agli Angeli per la infermità, e mortalità, e passibilità della carne. E che diciam noi, che in tale stato fu fatto inferiore agli Angeli, mentre egli stesso si riconobbe per men che uomo presso lo stesso salmista? Psal. XXI.: io sono un verme e non un uomo. Questo abbassamento adunque sotto degli Angeli non è tanto per la condizione dell'umana natura, quanto per la passione. Gli Angeli (dice s. Agostino) possono dirsi maggiori dell'uomo, perchè sono maggiori del corpo dell'uomo, e maggiori anche dell'animo umano, in quello stato però, in cui per effetto della colpa originale aggravato si trova dal corpo corruttibile: ma della natura umana, quale la assunse Cristo, non depravata da alcun peccato, il solo Dio è maggiore. E per qual motivo sia scritto: lo hai fatto per alcun poco inferiore agli Angeli, è dimostrato nella scrittura medesima, che dice: fatto inferiore per la passione, e la morte. Non è adunque fatto inferiore per ragione dell'umana natura, Cont. Maximin. lib. III. 25.
Lo hai coronato di gloria e di onore: ec. Fa vedere divinamente il Profeta, che fu breve il tempo della umiliazione del Figliuolo di Dio, mentre senza interrompimento di discorso a questa umiliazione congiunge la gloria e l'onore, di cui questo vincitore celeste fu coronato, per aver combattuti, e vinti i suoi e nostri nemici; e mostrando, come gli fu data potestà assoluta sopra tutte le creature, onde e in cielo, e in terra si canti: è degno l'Agnello, che è stato ucciso, di ricevere la virtù, e la divinità e la sapienza, e la fortezza e l'onore e la gloria e la benedizione, Apocal. V. 12. Nulla cosa ha lasciato a lui non soggetta. In questa generalità adunque sono compresi gli stessi Angeli e buoni e cattivi, i quali tutti a lui son soggetti. Quello, che qui si dice, che il Padre soggettò al Figliuolo tutte le cose, dee intendersi secondo l'umana natura, nella quale egli è minore del Padre, Joan. XIV. 28.; imperocchè secondo la divina natura impero eguale e indivisibile col Padre ha Cristo sopra tutte le cose; ed è visibile, che in tutto questo luogo di Cristo parlano e Davidde, e Paolo, come li uomo.
Adesso però non veggiamo ancora ec. Nel tempo presente noi non veggiamo, che siano a Cristo soggette tutte le cose, perchè e gl'infedeli, e i peccatori a lui sono ribelli; ma ciò vedremo una volta, alla fine del secolo, e quello, che di questa profezia,veggiamo già adempiuto, del pieno adempimento anche di questa parte ci rende certi. E ciò dimostra l'Apostolo nel versetto seguente. A Cristo sono soggette anche di presente tutte le cose, quanto alla potestà ed autorità assoluta, che ha sopra di esse; l'esercizio di questa podestà sarà più manifesto dopo l'ultimo giorno, quando e tutti i buoni volontariamente, e i cattivi tutti per necessità lo riconosceranno per loro supremo Signore.

2,9:Ma quel Gesù, che per alcun poco ec. La prima parte di questo versetto ha due sposizioni. La prima è quella di s. Agostino nel luogo sopraccitato, e di altri, secondo la quale si leggerà con quest'ordine: ma noi veggiamo, che quel Gesù, il quale per la passione della morte fu fatto inferiore per alcun poco agli Angeli, è stato coronato di gloria e di onore; e in questa guisa verrà a signiticarsi, che l'abbassamento di Cristo consisteva nell'avere assunto una natura scevra sì di peccato, ma soggetta a' patimenti, e alla morte, a' quali patimenti, ed alla qual morte non sono soggetti gli Angeli. Egli è stato fatto minore degli Angeli per patire. E questo senso conviene meglio col greco, e sembra ancora, che sia più adattato per quello che segue. La seconda sposizione è quella, che naturalmente presentano le parole secondo la loro giacitura nel testo e greco, e latino; onde a significare si venga la causa della esaltazione, e della gloria di Cristo, che è l'avere patito, e l'essersi abbassato fino alla morte, con la quale Gesù meritò a sè gloria, a noi salute. Siccome ambedue questi sensi sono buoni, e cattolici, io ho temperata la versione in modo, che col can giamento di una sola virgola si averà o l'uno, o l'altro senso; ponendola cioè dopo quelle parole per la passione della morte,si averà il primo senso; ponendola avanti a queste, si averà il secondo.
Affinchè adunque non fosse più a' Giudei scandalo la croce di Cristo, e l'abbassamento ineffabile del Figliuolo di Dio, rappresenta perciò l'Apostolo e il fine di questo abbassamento, e la gloria immensa, a cui è stato sollevato in appresso il medesimo Cristo glorificato dal Padre nella risurrezione, nell'ascensione, nell'effusione dello Spirito santo sopra i credenti, nella conversione de' popoli, nell'adunamento della sua Chiesa.
Onde per grazia di Dio gustasse per tutti la morte.Gustar la morte, come da molti luoghi della Scrittura apparisce, vuol dir, morire. Le parole: per grazia di Dio, significano: per effetto della gratuita bontà di Dio. Cristo adunque non per alcun suo peccato, o per ira, che avesse il Padre contro di lui, ma bensì per effetto di quella inesplicabile gratuita misericordia, per la quale il Padre si mosse a dare il proprio figliuolo per la salute del mondo, morì per tutti gli uomini. La croce adunque di Cristo ben lungi dall'essere ignominiosa per Cristo, è argomento della sua gloria. Nota qui il Grisostomo, che Cristo mori generalmente per tutti gli uomini, perchè diede tal prezzo, che è sufficiente per tutti; e se tutti non credono, egli però adempiè le sue parti.

2,10:Era conveniente, che quegli.... il quale molti figliuoli aveva condotti alla gloria, perfezionasse ec. Era conveniente, che il Padre, a cui come sommo bene, ed ultimo fine si riferiscono tutte le cose, e da cui come primo principio tutte le cose hanno origine, era, dico, conveniente, che egli, il quale molti figliuoli e del popolo ebreo, e di tutti i popoli della terra negli eterni decreti suoi aveva destinati alla gloria, ad una consumata, e perfetta gloria conducesse per mezzo de' patimenti il condottiere, e il capo della loro salute.
Sopra questa dottrina di Paolo osserva il Grisostomo, che il Padre fece quello, che alla sua benignità conveniva, perchè più glorioso di tutti fece il primogenito, e perfetto rendette l'autore della salute dei figliuoli adottivi. E siccome i cibi preparati pel malato gli gusta prima il medico, affinchè con animo maggiore gli prenda il malato; così Cristo, perchè gli uomini orrore avevano dei patimenti e della morte, gustò egli il primo la morte, per rendergli più animosi a patire e morire.
Si osservi ancora, come Cristo, il quale in qualità di sacerdote, e pontefice è autore della nostra salute, è insieme principe, e capo della salute, come capo di tutti i redenti; e la voce greca (tradotta da noi colla parola autore, secondo la Volgata) ambedue queste cose significa.
Finalmente in vece di perfezionare, come abbiamo tradotto con s. Agostino, e col Siro, e l'Arabo,si può tradurre, santificare, ovvero, consagrare per via de' patimenti, rimanendo sempre lo stesso senso, vale a dire che volle il Padre (ed era ciò conveniente), che il Figliuol naturale la stessa legge subisse, e per la stessa strada passasse, per cui suole lo stesso Padre condurre alla gloria i figliuoli adottivi, cioè per la via dei patimenti. Questi patimenti furono in Cristo non segni di debolezza, nè argomento di disonore, ma nobili, ed augusti sagrifici, per mezzo de' quali fu egli consagrato pontefice, e redentore, e principe della salute. Ma da questo, e da quello che segue, imparar debbono i figliuoli santificati l'altissima dignità, e il pregio infinito de' patimenti, per mezzo de' quali ad esempio del loro santificatore arrivar debbono alla gloria.

2,11:E il santificatore, e i santificati (son) tutti da una sola cosa. Per lo che ec. E Cristò santificatore degli uomini, che da' peccati gli purifica nel suo sangue, e gli riconcilia con Dio, e gli uomini, che la santificazione ricevon per lui, sono della stessa natura umana. Quindi, quantunque immensa sia la distanza, che passa tra lui e i santificati, non si vergogna però di chiamarli col nome di fratelli. Vedi s. Matt. XXVIII. 10., Joan. XX., e ciò per ragione della natura umana assunta dal Verbo con tutte le infermità proprie di lei, ma senza il peccato.

2,12:Annunzierò il nome tuo a' miei fratelli. Sono parole del salmo XXII., il qual salmo, dice un dotto Interprete, nissun uomo, che Cristiano sia, può dubitare, che sia scritto da capo a piè in persona di Cristo, tanto è naturale e vivo il ritratto, che quivi abbiamo della passione di lui. Parla adunque Cristo al Padre, cui egli dice, che annunzierà ai suoi fratelli la gloria del medesimo Padre, e lui celebrerà con la Chiesa di questi fratelli com posta.

2,13:Io mi affiderò a lui. Questa sentenza può essere o del salmo XVII. 3., o di Isaia VIII. 17., ed ella dimostra, che Cristo, il quale ivi parla, è uomo e alle umane infermità e miserie soggetto, perchè non conviene se non ad un uomo il confidare nell'aiuto di Dio, e come uno degli uomini a Dio ricorrere non isperando (perchè in Cristo, come nota s. Tommaso, non fu speranza), ma aspettando dal Padre l'aiuto.
Eccomi io, e i miei figliuoli, che Dio mi ha dati. Dello stesso capo VIII. di Isaia son queste parole, ed elle provano, che Cristo, il quale di sopra si chiamò nostro fratello, ed ora si chiama Padre, egli è vero uomo, come uomini sono quelli, che egli chiama suoi figliuoli, vale a dire i suoi discepoli e i suoi fedeli; imperocchè della stessa natura sono il Padre, e i figliuoli.

2,14:Egli pure partecipò similmente alle medesime cose: affin di distruggere, morendo, ec. I figliuoli essendo di natura passibile e mortale, e soggetti a' mali della vita presente, volle egli pure aver con essi comune la stessa lor condizione, e la loro natura passibile e mortale, ed ai patimenti soggetta. Si fece adunque uomo passibile, affin di morire, e colla sua morte abolire la tirannide di colui, il quale coll'indurre l'uomo a peccare lo aveva renduto reo di morte e temporale ed eterna, ed ogni arte usando per ritenerlo sotto del peccato, lo riteneva sotto il dominio della morte. L'impero adunque della morte, e del diavolo fu distrutto, allorchè fu tolta la causa della schiavitù degli uomini, vale a dire, il peccato, per cui avendo Cristo pagato il prezzo, fu posto l'uomo in libertà.

2,15:E affin di liberare ec. Prima, che Cristo uccidesse, morendo, la morte, il timore di questa teneva tutti gli uomini in una specie di schiavitù: imperocchè del servo è proprio lo spirito di timore, Rom. VIII. 15. Da questo veementissimo timor della morte ci ha liberato Cristo, in primo luogo, col porci dinanzi agli occhi la futura im mortalità; secondo, col morire volontariamente per noi, esempio, che ci fa animo a morir volentieri per lui; terzo, coll'aprire le porte della gloria chiuse prima della sua morte. Vedi s. Girolamo ep. 25. de morte Blesillae.

2,16:In nissun luogo non assunse gli Angeli, ec. Non si legge in alcun luogo, che Cristo dovesse assumere la natura angelica, ma sì, che assunse la natura umana, e del seme d'Abramo secondo le antiche promesse, Rom. IX. 5., Gal. III. 16; ed è cosa grande (dice il Grisostomo), ammirabile, e di stupore ripiena, che la nostra carne segga nell'alto, e sia adorata dagli Angeli e dagli Arcangeli; la qual cosa rimembrando io nella mia mente, esco fuori di me, grandi cose pensando dell'uman genere.
La spiegazione, che abbiam dato a questo versetto, è comune ne' Padri greci, e latini; e si noti, come con grand'arte l'Apostolo per viepiù accendere nel cuor degli Ebrei l'amore verso di Cristo, descrivendo la incar nazione di lui, non dice: assunse il seme di Adamo, ma bensì: il seme di Abramo, rammentando loro come della loro stessa stirpe volle egli prendere umana carne.

2,17:Dovette essere totalmente simile a' fratelli, affinchè ec. Riunisce qui tutto quello che ha detto di sopra intorno alla incarnazione ed ai patimenti di Cristo, il fine de' quali or ne dimostra. Dovendo egli essere un pontefice misericordioso e fedele, vale a dir, tale, che veramente eseguisca quello, che al suo ufficio conviensi, che è di placare Dio, e di espiare i peccati del popolo di Dio, per tutto questo fu di mestieri, che egli fosse in teramente, e perfettamente simile (eccetto la colpa ) a que' fratelli, de' quali doveva essere pontefice e propiziatore; fu di mestieri, che fosse e vero uomo, e mortale e soggetto a' patimenti, come gli altri uomini.

2,18:Dall'aver egli patito ... egli può altresi porger soccorso ec. Per quello, che egli ha patito, e per le tentazioni, che ha sofferte e dal diavolo, e dai membri del diavolo, viene egli ad essere inchinevole, e pronto a soccorrere i fratelli, che sono nella tentazione. Il verbo potere si intende qui d'una potenza morale, o sia di una disposizione di animo, per cui facile si rende il far qual che cosa, onde: egli può, significa, è pronto, disposto, portato a soccorrere, come spiega Teofil. ed altri. Il Grisostomo nondimeno prendendo questa voce nel suo ordinario significato, dà a questo vers. un'altra sposizione, ed è questa. Ho detto, che Cristo è pontefice misericordioso, e fedele. Egli ha adunque tutta la volontà di soccorrere. Imperocchè quanto al potere, per la stessa ragione di aver patito, e di essere stato tentato, egli è potente a soccorrere coloro, che patiscono, e sono tentati, ai quali con la sua stessa passione ha meritata la grazia, onde di tutti i patimenti, e di tutte le tentazioni escano vincitori.