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Giovedi, 18 aprile 2024 - San Galdino ( Letture di oggi)

Lettera agli Ebrei 9


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Dalla descrizione di quel, che dicevasi nel tabernacolo, e dall'imperfezione delle ostie legali dimostra la perfezione del nostro testamento, nel quale Cristo pontefice, ed ostia offerta una sol volta, inonda la coscienza da' peccati; e come fu necessario, che in confermazione del suo testamento egli morisse.

1Ebbe però anche la prima (alleanza) i riti del culto, e il santuario terreno.2Imperocché fu costruito il tabernacolo primo, dove eran i candellieri, e la mensa, e i pani della proposizione, la qual parte dicesi il santo.3E dopo il secondo velo, il tabernacolo detto santo de' santi:4Contenente il turibolo d'oro, e l'arca del testamento ricoperta d'oro da tutte le parti, nella quale l'urna d'oro, dove era la manna, e la verga di Aronne, che frondeggiò, e le tavolo del testamento.5E sopra di questa (arca) erano i cherubini della gloria, che facevan ombra al propiziatorio: delle quali cose non è da parlarne adesso a una per una.6Ma disposte per tal maniera queste cose; quanto al primo tabernacolo, vi entravano sempre i sacerdoti, adempiendo gli uffici sacerdotali:7Nel secondo poi una volta l'anno il solo pontefice non senza il sangue, che offerisce pe' suoi, e per gli errori del popolo:8Dando cosi a vedere lo Spirito santo, che non era per anco aperta la via al sancta (sanctorum) stando tuttora in piedi il primo tabernacolo.9Il quale è l'immagine di quel tempo d'allora: nel quale doni, ed ostie si offeriscono, le quali non possono rendere perfetto secondo la coscienza il sacrificante, per mezzo solamente delle vivande, e bevande,10E dalle diverse abluzioni, e cerimonie carnali date da portare fino al tempo, che fosser corrette.11Ma Cristo venendo pontefice de' beni futuri per mezzo di un più eccellente, e più perfetto tabernacolo non manofatto, viene a dire, non di questa fattura:12Nè mediante il sangue de' capri, e de' vitelli, ma per mezzo del proprio sangue entrò una volta nel sancta, ritrovata avendo una redenzione eterna.13Imperocché se il sangue de' capri, e de' tori, e la cenere di vacca aspergendo gli immondi, li santifica quanto alla mondezza della carne:14Quanto più il sangue di Cristo, il quale per Ispirito santo offerse se stesso immacolato a Dio, monderà la nostra coscienza dalle opere di morte, per servire a Dio vivo;15E per questo è egli mediatore del nuovo testamento: affinchè interposta la (di lui) morte, in redenzione di quelle prevaricazioni, che sussistevano sotto il primo testamento, ricavano i chiamati la promessa dell'eterna eredita.16Imperocché dove è testamento, la morte fa d'uopo, che intervenga del testatore.17Imperocché il testamento per la morte, è ratificato: che del resto non è ancora valido, mentre vive chi ha testato.18Per la qual cosa neppur il primo fu celebrato senza sangue.19Imperocché letti che ebbe Mosé a tutto il popolo i precetti tutti della legge, preso il sangue de' vitelli, e de' capri,con acqua, e con la lana di color di scarlatto, e l'issopo, asperse insieme e il libro stesso, e tutto il popolo.20Dicendo: questo (è) il sangue del testamento, disposto da Dio con voi.21Ed anche il tabernacolo, e tutti i vasi del ministero gli asperse parimenti di sangue:22E quasi tutte le cose secondo la legge si purificano col sangue: e remissione non è senza spargimento di sangue.23Fa di mestieri adunque, che le immagini delle cose celesti per mezzo di tali cose si parifichino: ma le stesse cose celesti con vittime migliori di queste.24Imperocché non entrò Gesù nel santuario manofatto, immagine del vero: ma nel cielo stesso, per comparire adesso a nostro vantaggio dinanzi a Dio:25E non per offerir sovente se stesso, come il pontefice entra tutti gli anni nel sancta sanctorum col sangue altrui:26Altrimenti bisognava, che egli avesse patito molte volte dal principio del mondo; laddove una sola velta egli è comparso alla fine de' secoli, per distruggere col sacrificio se stesso il peccato.27E siccome è stabilito, che gli uomini muoiano una volta, e dopo di ciò il giudicio:28Cosi anche Cristo fu offerto una volta, affin di togliere i peccati di molti; la seconda volta apparirà non per causa del peccato, per salute di coloro, che lo aspettano.

Note:

9,1:Ebbe però anche la prima (alleanza ) i riti del culto. Passa a spiegare quello, che avea solamente accennato nel capo precedente vers. 5., che i sacerdoti Levitici al modello, e all'ombra servirono delle cose celesti; e ciò egli dimostra dalla forma del tabernacolo, e da quello, che in esso facevasi, venendo così a far conoscere, quanto all'antico sacerdozio sia superiore il sacerdozio di Cristo, e il nuovo testamento alla legge. Comincia adunque con dire, che anche il vecchio testamento ebbe le costituzioni, e regole del culto religioso, che dee rendersi a Dio.
E' il santuario terreno. Letteralmente il santo, il santuario mondano, per opposizione al celeste, di cui si parla in questo capitolo vers. 24. e cap. VIII. 2. Vedi ancora ad Tit. II. 12.

9,2:Fu costruito il tabernacolo ec. Il tabernacolo fu come un abbozzo del tempio edificato poscia da Salomone. Eravi in primo luogo l'atrio, in cui trovavasi l'altare degli olocausti, sul quale offerivansi le vittime, e il pane, ed il vino, ed altre cose. Nell'atrio poteva entrare il popolo, eccetto che ne fosse escluso per ragion di qual che immondezza; alla fine dell'atrio era il tabernacolo, che costava di due parti, le quali sono l'una e l'altra chiamate tabernacolo dall'Apostolo, e considerate come due tabernacoli; la prima era il santo, la seconda il santo de' santi. Il tempio di Salomone aveva di più un atrio pei Leviti, e un vestibolo all'ingresso del primo taberna colo. Nel santo, che era, come dice l'Apostolo, il primo tabernacolo, o sia la parte prima, e anteriore del tabernacolo (vedi Exod. xxxvii.) eravi il candelliere a sette lumi dalla parte di mezzodi, e la mensa al lato setten trionale, sopra la quale posavansi quasi dinanzi alla faccia di Dio i dodici pani, i quali si rinnovavano ogni sa bato, ed eravi anche l'altare d'oro detto l'altare dell'incenso, sopra del quale uno dei sacerdoti di settimana tirato a sorte offeriva mattina e sera l'incenso. Ma qui per prevenire tutte le difficoltà è da notarsi, che l'Apostolo descrive il tabernacolo, e non il tempio fatto a si militudine del tabernacolo; imperocchè molte cose furon di poi cangiate, e nel tempio di Salomone, e molto più nella ristorazione fattane da Zorobabele.

9,3:E dopo il secondo velo, il tabernacolo detto santo de' santi. In questa descrizione non sono da Paolo notate una per una tutte le cose; imperocchè parlava agli Ebrei, i quali eran informati di tutto, e solamente tocca, secondo che gli cade in acconcio, le principali cose, che servir potevano al suo fin principale. Cosi non ha detto che all'ingresso del primo tabernacolo, o sia del santo, eravi un velo, il quale ne toglieva la vista non solo, al popolo, ma anche ai Leviti; ma questo primo velo egli lo accenna adesso, dicendo, che dopo un secondo velo ne veniva il santo de' santi.

9,4:Contenente il turibolo d'oro. Nel secondo tabernacolo eravi in primo luogo un turibolo d'oro. Non si fa menzione in alcun luogo dell'Esodo di questo turibolo, che stesse, come dice l'Apostolo, nel santo de' santi; ma questa difficoltà può sciogliersi con osservare, che nelle vitico cam. XVI. 12. si legge, che il pontefice tutti gli anni nel dì della solenne espiazione entrava nel santo dei santi con un turibolo, che era certamente d'oro, come è notato da Giuseppe Ebreo Antiq. III. 7.; e questo turibolo, benchè fosse conservato fuori del santo de' santi, destinato essendo al solo uso, che ne faceva il sommo sacerdote una volta l'anno nel santo de' santi, apparteneva perciò a questo secondo tabernacolo, ed era conservato in luogo vicino ad esso.
L'arca del testamento.... nella quale ec. Dicevasi arca del testamento, perchè conteneva le due tavole dalla legge, o sia del testamento antico. L'arca era una cassa di legno prezioso coperta di lame d'oro. In essa, o com'altri dicono, vicino ad essa, oltre le due tavole era un vaso d'oro, in cui era la manna. Vedi Teodoreto. Era in terzo luogo nell'arca la verga di Aronne, la quale fiorì allora, quando Core, e gli altri sediziosi vollero levare il sacerdozio alla famiglia di Aronne. Vedi Num. XVII. 2. 3.

9,5:E' sopra di questa (arca ) erano i Cherubini detta gloria, ec. L'arca aveva il coperchio amovibile, il qual coperchio nelle Scritture è detto propiziatorio, sopra del quale erano due Cherubini con le ali distese in modo che venivano a formare quasi un trono alla maestà di Dio, che si rappresenta perciò sovente come assiso sopra l'ali de' Cherubini (vedi Exod. XXV. 22. Levit. XVI.2. ps. LXXIX. 2. ) donde facevasi vedere propizio al popolo quindi il nome di propiziatorio al coperchio dell'arca, e il nome de' Cherubini della gloria, come quelli, sopra dei quali posava il Signor della gloria, e della maesta. I Cherubini in Ezechiele cap. I. 10.,X. 20. avevan quattro forme diverse, di uomo, di leone, di aquila, e di bue. Vedi le annotazioni al cap. XXV. dell'Esodo Vers. 17, 18 ec. Tutte queste cose avevano le loro significazioni, contenevano dei gran misteri, sopra de' quali non la giudicato di trattenersi l'Apostolo per non distrarsi dal pri inario suo argomento.

9,6:Quanto al primo tabernacolo, vi entravano sempre i sacerdoti, ec. Nella prima parte del tabernacolo detta il santo entrava un sacerdote mattina e sera per offerire l'incenso, come si è detto. I sacerdoti servivano a settimane, e nella loro settimana non uscivan dal tempio. Ma Paolo parla del tabernacolo, e non del tempio; e per questo dice secondo la Volg. vi entravano e non vi entrano, quantunque il tempio fosse in piedi tuttora, quando egli scriveva. I sagrifizi si offerivano tutti nell'atrio allo scoperto sull'altare di bronzo, che era alla porta del santo.

9,7:Nel secondo poi una volta l'anno ec. Nel santo dei santi entrava il solo pontefice una volta l'anno, cioè in un dato giorno dell'anno; ma tre volte in quel giorno, e quattro volte, secondo il Groz., ed altri. Questo era il dì dell'espiazione a' dieci del mese di Tisri, e vi entrava, portandovi prima l'incenso (vers. 4. ), indi il sangue del vitello, e finalmente del capro. Vi entrava adunque egli solo, e portando del sangue secondo l'ordine di Dio, figurando con questa particolarita un gran mistero, come vedremo. Vedi Levit. XVI. È degno di riflessione, che specificatamente nel Levitico dicesi, che il pontefice offeriva quel sangue pei suoi propri errori, e non solo per quelli del popolo; circostanza a ragione ripetuta dall'Apostolo, perchè molto serve a distinguere da tutti gli altri il nostro eterno Pontefice.

9,8:Dando cosi a vedere lo Spirito santo, che non era per anco aperta la via ec. L'ingresso del solo sommo sacerdote, e non di altri, in un soldato giorno dell'anno nel sancta sanctorum indicava, che la via del cielo (significato, come abbiam detto, per quella seconda parte del tabernacolo) non era ancora comunemente conosciuta da molti, ma era coperta sotto le ombre, e figure della lege, e da pochi compresa. Questa via è Cristo, per la grazia del quale sono stati giustificati tutti i giusti del vecchio testamento. Questa via non fu manifestata al mondo, mentre il primo tabernacolo stette in piedi, vale a dire fintantochè e l'antica legge, e i riti mosaici non furono aboliti da Cristo, alla morte del quale fu aperta la via del sancta sanctorum a tutti i credenti, la qual cosa fu significata per la rottura del velo del tempio, Matth. XXVII. 51.

9,9-10:Il quale è l'immagine di quel tempo d'allora nel quale ec. Il tabernacolo, o sia quello, che si costumava riguardo a quella parte del tabernacolo detta il santo de' santi, e l'entrar, che faceva in essa il solo pontefice una volta nell'anno, rappresentava lo stato dell'antica chiesa per tutto il tempo, che durò la legge di Mosè. Imperocchè ciò dava a divedere, che i doni, e i sagrifizi, che allor si offerivano, non potevano per loro stessi purificare secondo l'uomo interiore colui, che gli offeriva. Lascia l'Apostolo, che si concluda, che molto meno potevano purificare quelli, pe' quali i sacrifizi stessi si offerivano. Erano anche in quel tempo giustificati i santi per la fede in Cristo venturo, facendo insieme uso de' sacrifizi, e de' sagramenti della legge.
Per mezzo solamente delle vivande ec. Que' sagrifizi non possono purificare il sagrificante con la giunta delle sole osservanze riguardanti l'astinenza da certi cibi, e da certe bevande, e con l'uso delle abluzioni, e delle altre cerimonie, le quali possono mondare la carne, ma non la coscienza: le quali cose tutte erano ordinate non per durar sempre, ma erano state date come peso grave a portarsi fino alla venuta di Cristo, il quale tutte questa cose doveva non condannare come cattive, ma emendare come imperfette, e in meglio cangiarle, introducendo un culto tutto spirituale contenente tutto quello, che di utile, e di salutare era con quelle ombre, e figure significato; quindi Cristo non venne a dissolvere la legge, ma a compierla, e perfezionarla, Matth. V.17. Riguardo a' cibi, che eran generalmente a tutto il popolo Ebreo vietati nella legge, vedi Levit. XI. Quanto alle bevande, i sacerdoti per tutto il tempo del lor ministero dovevano astenersi dal vino, Levit. X. 9., e i Nazarei nel tempo del loro voto. Riguardo alle diverse abluzioni, o purificazioni per le impurita contratte volontariamente, o in volontà riamente, vedi Levit.

9,11-12:Ma Cristo venendo pontefice de' beni futuri ec. Fin qui la figura. Viene adesso a parlare del figurato. E in primo luogo con la parola venendo si accenna la In carnazione di Cristo, e come una stessa cosa fu per lui il prendere carne umana, e il diventare pontefice; vedi il Grisostomo, e Teofil. Non fu adunque di lui, come degli altri pontefici, i quali non sono fatti pontefici se non dopo l'età adulta, e dopo di essersi per lungo tempo istruiti nella scienza delle cose divine. Egli a noi venne pontefice, e pontefice de' beni futuri, che è quanto dire, per procacciare a noi i beni spirituali, celesti, eterni; imperocchè quantunque anche i beni terreni noi chieggiamo per Cristo, non gli domandiamo però se non come mezzi ed aiuti all'acquisto de' beni futuri. Or questo pontefice per mezzo di un tabernacolo infinitamente più grande e più perfetto del primo tabernacolo, non fatto per opera d'uomo, ne secondo le vie ordinarie della natura, portando seco non il sangue de' capri, e de' vitelli, una il proprio suo sangue, entro una volta per sempre nel sancta sanctorum, cioè nel sommo cielo, il quale a noi pure egli aperse, ritrovata avendo una maniera di redenzione, la quale è eterna, onde d'uopo non sia, che alcun'altra volta ritorni egli a patire ed a riscattarci. Sopra queste parole vuolsi osservare, che la voce tabernacolo è qui usata in un senso differente da quello, in cui si prende di sopra; ella non significa il cielo, ma sì il corpo di Cristo, o sia (come dice il Grisostomo ) l'umana natura, secondo la quale egli è nostro pontefice. Egli assunse questa natura, entrò in questo tabernacolo, il quale non fu fatto per opera di uomo, nè secondo la formazione ordinaria, e naturale, secondo la quale sono generati gli uomini, perchè Cristo fu concepito, e nacque in una maniera tutta nuova, e soprannaturale per opera zione dello Spirito santo da una vergine. In vece di dire, che Cristo entrò nel cielo con quel corpo, e con quella natura, che assunse per esser nostro pontefice, elegante mente dice con quel tabernacolo, continuando la similitu dine del tabernacolo terreno fabbricato da Mosè, come per una abitazione di Dio sopra la terra. Questo tabernacolo con ragione è detto più eccellente e perfetto di quel primo, perchè, come dice lo stesso Apostolo Coloss. vers. 1, in questo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità. Con questo tabernacolo del corpo suo, ovvero coll'oblazione di questo corpo sagrificato per noi sopra la croce, e col sangue, che quivi sparse, entrò Cristo nel cielo, ritrovata avendo una maniera di redenzione, la quale egli solo poteva ritrovare, ed eseguire, e della quale i frutti si estendono a tutti i secoli, che furono, e che saranno. Entrato adunque Cristo nel vero santo de' santi, veggiamo quello, che a noi ne venga di bene.

9,13-14:Se il sangue de' capri, e de' tori, e la cenere di vacca... santifica ec. Allude l'Apostolo ed al sacrifizio di espiazione, di cui si è parlato di sopra, e alla lustrazione, che facevasi, stemperata nell'acqua la cenere della vacca rossa, la qual vacca era stata immolata, e bruciata: Vedi Num. XIX. Se adunque, dice l'Apostolo, il sangue de' bruti anunali, de' capri, e de' vitelli, e l'aspersione dell'acqua di cener di vacca, avean virtù di purificare gli uomini dalle immondezze esteriori, e legali, quanto più il sangue di Cristo, il quale per movimento dello Spirito santo si offerse a Dio ostia immacolata per noi, purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte per servire a Dio vivo? Oppone qui al sacrifizio degli animali irragionevoli privi d'intendimento e di volontà, il sacrifizio dell'Uomo Dio, sacrifizio, che egli offerse per movimento di quello Spirito di carità, che in lui risiedeva; oppone alla condizione di coloro, che tali sagrifizi offerivano, ed erano uomini peccatori, la santità, e purità senza macchia del nostro sacerdote divino; oppone all'effetto puramente esteriore di tali sagrifizi, pei quali si conseguiva solamente una mondezza legale per poter accostarsi alle cose sante, l'effetto interiore, spirituale del sagrifizio di Cristo, per cui la coscienza, ed il cuore è mondato, e purificato dai peccati, i quali imbrattano, e o diosa rendono a Dio l'anima molto più di quello, che il toccamento d'un corpo morto potesse rendere immondo l'uomo secondo la legge. Nè solo da peccati ci purifica questo sangue divino, ma di più capaci ci rende di opere di vita, capaci di quel culto, che a Dio vivo è dovuto.

9,15:E per questo è egli mediatore del nuovo testamento affinchè ec. La parola testamento presso i Latini significa va la dichiarazione dell'ultima volontà dell'uomo, e la disposizione, che uno fa de' propri beni; e siccome in questa oltre la istituzione dell'erede, si aggiungono delle condizioni, e de' pesi di legati, o di fedecommessi; cosi può ridursi ad una specie di patto, e patto tanto più nobile, perchè irrevocabile, succeduta che sia la morte del testatore; così il nuovo patto, o la nuova alleanza di Dio, la quale è perfetta assai più della prima, ed è irrevocabile, è chiamata qui testamento. Parla adunque del testamento nuovo, affin di venir a spiegare le promesse, delle quali siamo messi in possesso per Gesù Cristo. Cristo adunque perchè per mezzo del suo proprio sangue entrò ne' cieli, per questo appunto egli è mediatore della nuova alleanza, come quegli, che ha conclusa con Dio la nostra pace, ed ha per mezzo della sua morte liberati gli uomini da' que' peccati, i quali sempre rimanevano sotto il primo testamento, mentre a cancellarli, e toglierli non erano valevoli i sagramenti dell'antica legge, onde giustificati e santificati tutti i chiamati, cioè a dire, tutti gli eletti, che mai furono, e que' che saranno sino alla fine del mondo, della promessa eterna eredità entrino a par te. Questa eredità, che è tutta propria del nuovo testamento, ella è nel linguaggio di Paolo la vita eterna. Vedi Gal. III. 18., Eph. 1. 14. 18. Col. III. 24. Così parlando agli Ebrei vuol toglier di mezzo lo scandalo della croce, e della morte di Cristo, dimostrando l'infinita virtù di essa, e come ella è stata il necessario principio di un infinito bene per noi, e di una infinita gloria al nostro liberatore.

9,16-17:Imperocchè dove è testamento, la morte fa duopo ec. Perchè il testamento abbia il suo effetto, è necessaria la morte del testatore. Dal proprio significato della voce testamento ne inferisce, che adunque era necessario, che Cristo morisse per confermazione del suo testamento, ed insieme suppone, come Cristo non è solamente mediatore del nuovo testamento, ma è ancora autore di esso, ed è egli stesso il testatore. L'argomento dell'Apostolo è validissimo, perchè tutte le promesse fatte la lui agli uomini erano fondate sopra la virtù, ed efli cacia infinita della sua morte; ed egli prese la natura umana, affin di morire per meritarci con la sua morte l'acquisto della promessa eredita.

9,18:Neppur il primo fu celebrato senza sangue. Nè dee recar meraviglia quello, che io dico, che la morte di Cristo fosse necessaria in confermazione del nuovo testamento, mentre questo stesso era figurato nel sangue degli animali, col quale il primo testamento fu confer mato.

9,19:Letti che ebbe Mosè a tutto il popolo i precetti tutti della legge, ec. Allude a quello, che si racconta nell'Esodo XXIV. 6. 8. Vari: cose sono qui notate dall'Apostolo, delle quali non si parla in quel luogo; ma di queste alcune sono se non dette espressamente, accennate però da Mosè, altre da altri luoghi del Pentateuco si deducono chiaramente. Che col sangue si mescolasse dell'acqua, si vede Levit. XIV. 49. 50., la qual cosa benissimo figurava il sangue, e l'acqua che uscirono dal costato di Gesù Cristo. Che l'aspersorio si facesse di un ramo d'Issopo, attorno al quale si avvolgeva come un pennecchio di lana di color scarlatto, lo abbiamo Erod. XII. 22. XXV. 4. e altrove. Finalmente il silenzio di Mosè non può essere argomento per dubitare di ciò, che viene attestato in questa lettera, l'autor della quale molte cose potè sapere o per la tradizione, o per rivelazione dello Spirito santo. Del rimanente in questa aspersione del sangue veniva a dimostrarsi come nè l'osservanza della legge, nè la liberazione da' peccati si avrebbe se non per virtù del sangue di Cristo.

9,20:Questo (e) il sangue ec. Con questo sangue confer ma, e sigilla Dio il testamento fatto in vostro favore.

9,21:Ed anche il tabernacolo, e tutti i vasi ec. Vedi Levit. cap. VIII. Erod. XL.

9,22:E quasi tutte le cose secondo la legge si purificano col sangue. Dice quasi tutte, perchè alcune purificazioni facevansi con semplice acqua.
E remissione non è senza ec. Questa era una maniera di proverbio. Niuna cerimonia istituita per la remissione de' peccati poteva farsi, che non esigesse spargimento di sangue. La remissione de' peccati nell'antica legge era solamente una remissione legale, per la quale toglievasi la immondezza legale, e per essa non altro otteneva l'uomo, che di schivare le minacce, e le pene della legge; ma una tal remissione nol rendeva per se medesima libero dal reato, e dalla colpa dinanzi a Dio. La vera remissione de' peccati si ha nella nuova legge, e per la sola virtù del sangue di Cristo, e questa remissione nel sangue di Cristo era adombrata in tutti quei sagrifizi, che pel peccato si offerivano dai sacerdoti dell'ordine di Aronne.

9,23:Le immagini delle cose celesti per mezzo di tali cose si purifichino. Il tabernacolo, e il testamento mosaico, che altro non era se non una figura, ed un'immagine delle cose celesti, conveniva, che secondo l'ordine di Dio fosse purificato per mezzo di tali ostie terrene, corruttibili, col sangue cioè de' vitelli e de' capri (vers. 19.).
Ma le stesse cose celesti con vittime migliori di queste. Per cose celesti, o sia pel tabernacolo celeste s'intende la Chiesa di Cristo, la quale ha il cielo per sua origine, e per sua patria, e che altrove è chiamata la Gerusalemme celeste, Gal. IV. 26. A questa sposa dell'Agnello, ben altra vittima si conveniva, che la lavasse, la mondasse, e pura la rendesse, e senza macchia negli occhi di Dio. Questa vittima fu il medesimo Agnello, il quale svenato per lei fece del sangue suo il prezioso lavacro, in cui deposte tutte le macchie del peccato, ed ornata de' doni celesti diventò degna dell'amore del celeste suo sposo. Usa qui l'Apostolo il plurale in luogo del singolare, dicendo: con vittime migliori, in vece di dire, con miglior vittima. S. Tommaso crede, che voglia alludere l'Apostolo alle molte ostie dell'antica legge, per le quali tutte era figurata quest'una di tutte migliore e più grande, e la quale tiene il luogo di tutte.

9,24: Non entrò Gesù nel santuario manofatto, immagine del vero: ma nel cielo stesso, ec. Non entrò Gesù in un sancta sanctorum, che altro non fosse, che una figura del vero santuario di Dio, che è il cielo; non entrò nel tabernacolo eretto da Mosè, ma entrò nel cielo stesso figurato per quel tabernacolo, e vi entrò per esercitarvi l'uffizio di nostro pontefice, presentandosi adesso davanti alla faccia di Dio a porgere preghiere, e suppliche per noi. E si allude qui all'antico rito, secondo il quale il pontefice entrato nel sancta sanctorum stava dinanzi all'arca orando pel popolo.

9,25-26: E non per offerir sovente se stesso, come ec. E non è il nostro pontefice obbligato a ripetere ogni tanto il suo sagrifizio, e a rientrare nel cielo, portandovi il proprio sangue, come il pontefice dell'antica legge entrava ogn'anno una volta nel santuario col sangue degli animali; altrimenti se ragion vi fosse, perchè ripetesse egli il suo sagrifizio, avrebbe dovuto ripeterlo molte volte, e ritornare a morire sin dal principio del mondo, perchè fin da principio fu nel mondo il peccato, il qual peccato con nissun altro rimedio potea togliersi, fuori che col sangue di Cristo. Egli è adunque Cristo propiziazione pei peccati di tutto il mondo, I. Jo. 1. e lo è in tal modo, che con una sola obblazione sufficientissima all'espiazione di tutti i peccati del mondo ha operato una redenzione non solamente copiosa, ma anche eterna, della quale il fruttosi estende alle generazioni tutte e passate, e future. Per questo una sola volta egli è comparso sopra la terra nell'ultima età del mondo a distruggere col sagrifizio della croce il peccato. Si dice fine de' secoli il tempo, in cui il Figliuolo di Dio venne a sagrificarsi per l'uomo, significando, come abbiamo accennato, l'ultima età del mondo, dopo la quale non hanno gli uomini altra età da aspettare, nè altra legge, nè altro Vangelo per loro salute. Si può ancor domandare, in qual modo Cristo sia tuttor sacerdote, e pontefice, se (come dice l'Apostolo) altro sagrifizio non offerisce? Egli è tuttora pontefice, perchè se stesso offerto già, e sagrificato sopra la croce di continuo offerisce all'eterno suo Padre, e ciò singolarmente nell'augustissimo Sagrifizio della messa, pel quale i meriti della passione e morte di lui sono a noi in singolar maniera applicati.

9,27-28:E siccome è stabilito, che gli uomini ec. Toglie anche qui lo scandalo della croce, e insieme dimostra, che Cristo non doveva morire più d'una volta, perchè tale è la legge per tutti gli uomini, che una volta sola essi muoiano, e dopo la morte rimane per essi il giudizio da farsi della passata lor vita 2 Cor. v. 10. Cristo adunque divenuto in tutto simile all'uomo, tolto il peccato, mori, e fu offerto una volta, ma morì volontariamente, e di sua propria elezione fu offerto non per sè, ma pei peccati di molti, e nella sua seconda venuta compa rirà alla vista di tutti gli uomini non più come ostia per lo peccato, ma per eterna salute di coloro, i quali con amorosa impazienza lo aspettano, bramando la piena loro, e perfetta liberazione. I nemici ancor lo vedranno, ma per loro disperazione, ed eterna sventura. Di questi pero non parla l'Apostolo; ma degli amici, e fedeli; onde non è meraviglia, se egli, che altrove disse, che Cristo è morto per tutti, dice adesso, che egli fu offerto per togliere i peccati di molti; imperocchè, come osserva il Grisostomo, benchè morto per tutti non di tutti ha tolti i peccati, perchè non tutti della redenzione di lui vogliono essere a parte, nè tutti in lui hanno fede, nè tutti vivono secondo la fede.