Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Lettera agli Ebrei 8


font

Il sacerdozio di Cristo è più eccellente del Levitico, sedendo egli alla destra del Padre ne' cieli, ed essendo ministro di sagramenti maggiori, che i sacerdoti dell'antica legge: dimostra ancora la necessità del nuovo testamento per l'imperfezione del vecchio, e per la promessa di Dio presso Geremia.

1La somma delle cose dette (si è): Abbiamo tal pontefice, che siede alla destra del trono della grandezza ne' cieli,2Ministro delle cose sante, e del vero tabernacolo eretto da Dio, e non dall'uomo.3Imperocché ogni pontefice è destinato ad offerire doni, e vittime: onde fa di mestieri, che questi ancora abbia qualche cosa da offerire:4Se adunque egli fosse sopra la terra, neppur sarebbe sacerdote: rimanendovi quegli, i quali offerissero doni secondo la legge,5I quali al modello servono, ed all'ombra delle cose celesti; come fu detto (da Dio) a Mosè, quando stava per compire il tabernacolo: bada (disse) fa' il tutto giusta il modello, che ti è stato fatto vedere sul monte.6Ma (questi) miglior ministero ha avuto in sorte, quanto di miglior alleanza è mediatore, la quale su migliori promesse fu stabilita.7Imperocché se quella prima non fosse stata manchevole, non si cercherebbe luogo ad una seconda.8Imperocché lagnandosi di loro, dice: ecco verranno i giorni, dice il Signore, quando io contrarrò colla casa d'Israele, e colla casa di Giuda una nuova alleanza,9Non secondo l'alleanza, che feci co' padri loro nel giono, in cui gli presi per mano per cavargli dalla terra d'Egitto: ed eglino non perseverarono nella mia alleanza, ed io gli ho disprezzati, dice il Signore.10Imperocché questa è l'alleanza, che stabilirò colla casa d'Israele dopo que' giorni, dice il Signore: porrò le mie leggi nella loro mente, e le scriverò sopra de' loro cuori: e sarò loro Dio, ed eglino saran mio popolo:11Nè farà d'uopo, che insegni ciascuno di loro al suo prossimo, e ciascuno al loro al proprio fratello, dicendogli: riconosci il Signore: imperocché dal più piccolo di essi fino al più grande tutti mi conosceranno:12Perché io sarò propizio alle loro iniquità, e de' peccati loro non avrò più memoria.13Or col dire nuova, antiquò la prima. E quello, che è antiquato, ed invecchia, è vicino a finire.

Note:

8,1:La somma delle cose dette ec. Quello, che si è detto (dal cap. v. in poi) intorno al sacerdozio di Cristo, e intorno alla sua eccellenza, si riduce a questo, che noi abbiamo un pontefice di tanta dignità, che non solo supera di gran lunga tutti i pontefici del vecchio testamento, ma è superiore agli stessi Angeli, come quegli, che siede alla destra del trono della maestà di Dio, nell'istessa gloria del Padre, che è pur sua gloria. Il trono di Cristo nel Cielo significa l'altissima potestà, a cui fu egli innalzato in quanto uomo dopo il suo sagrificio, e dopo la morte di croce.

8,2:Ministro delle cose sante, e del vero tabernacolo ec. l sacerdoti della vecchia legge il lor ministero adempiva no in un tabernacolo fatto per mano d'uomo; Gesù Cristo ministro delle cose sante del cielo, il suo ministero adempie nel cielo stesso, tabernacolo non fatto dagli uomini, ma creazione di Dio. Vedi il capo IX. 24.

8,3:Ogni pontefice è destinato ec. Spiega, per qual motivo abbia chiamato Cristo ministro delle cose sante, vale a dire, perchè tale è il dovere di ogni pontefice di offe rire a Dio doni e vittime; Cristo adunque sacerdote sommo fa di mestieri, che abbia anch'egli qualche cosa da poter offerire. Nel sacerdozio Levitico erano stabilite tutte le funzioni de' sacerdoti, e le vittime, che doveva no offerirsi. Quello, che Cristo offerisca, nol dice l'Apostolo, o perchè lo dirà cap. IX. 12. X, 5., o piuttosto perchè lo sapevano benissimo gli Ebrei fedeli, a' quali scriveva. Bramo sol, che si noti attentamente, che secondo l'Apostolo quello, che Cristo offerisce, l'offerisce anche adesso ch'egli è nel cielo, nè questo sagrificio di Cristo è incompatibile con quel della croce, come pretendono i protestanti, che sia il sagrificio della Messa, della quale per altro noi cattolici non diciamo, se non quello, che del perpetuo sagrificio di Cristo dice l'Apostolo; Cristo presente sui nostri altari in virtù delle parole della consagrazione si offerisce quotidianamente all'eterno Padre per le mani del sacerdote ostia viva, santa, sempre gradevole a Dio, sempre atta ad impe trare per noi le benedizioni celesti.

8,4:Se adunque egli fosse sopra la terra, neppur sarebbe sacerdote: rimanendovi ec. Se Cristo avesse dovuto essere sacerdote solamente sopra la terra, non avrebbe potuto essere sacerdote, perchè quando scriveva Davidde quelle parole: tu se' sacerdote ec. vi erano già i sacerdoti della stirpe di Aronne, i quali secondo l'ordine prescritto nella legge offerivano i loro sagrifizi, pe' quali di nuovo sacerdote non era bisogno. Cristo adunque doveva salire al cielo, per ivi continuare le funzioni d'un nuovo ed eterno sacerdozio cominciato sopra la terra, e doveva morire, e risuscitare, e ascendere alla destra del Padre, per esser ivi nostro sacerdote in eterno. Secondo un'altra sposizione accennata da s. Tommaso, e da altri, converrebbe intendere ripetuta la parola del precedente versetto: quod offerat, e tradurre: se adunque quello, che egli offerisce, fosse sopra la terra ec.,vale a dire, se quello, che Cristo offerisce, fosse cosà terrena, non sarebbe sacerdote Cristo, non vi sarebbe bisogno del suo sacerdozio, dappoichè altri sacerdoti vi avea, che simili offerte facevano secondo la legge; ma Cristo offerendo se stesso, un'ostia offerse non terrena, ma divina e celeste, e degna di tal sacerdote, ed atta ad aprire i cieli, e meritare agli uomini i beni celesti.

8,5:I quali al modello servono, ed all'ombra delle cose celesti; ec. Dimostra, che Cristo è sacerdote celeste, non terreno, perchè non come i sacerdoti Levitici ha servito al tempio, che era un'ombra ed un modello del vero tabernacolo del cielo, ma di questo stesso vero tabernacolo fu ministro. Gli Ebrei stessi spiegavano allegoricamente, e spiritualmente tutte le parti del tempio, come apparisce da Giuseppe, Antiq. III. 9., il quale tralle altre cose dice, che il santuario significava il cielo inaccessibile ai mortali. E Filone apertamente dichiara, che a Mosè era stata mostrata sopra del monte un'idea spirituale del tabernacolo, il quale doveva egli fabbricare, per essere un'immagine delle cose future, e spirituali, Ma più infallibilmente l'Apostolo dalle parole stesse dette da Dio a Mosè ne inferisce, che il tabernacolo, e tutto il culto della legge figurava un altro tabernacolo, un altro culto, di cui fece Dio veder l'immagine a Mosè, affinchè secondo questa si regolasse in tutte le cose, che per ordine di Dio dovea stabilire. Fu adunque espressa intenzione di Dio, che il nuovo testamento adombrato fosse nell'antico testamento, e Cristo, e la Chiesa di Cristo in tutta la legge, e il sacerdozio di lui nel sacerdozio legale.

8,6:Ma (questi) miglior ministero ec. È uffizio del sacerdote di essere intercessore degli uomini presso Dio, di confermare col sagrifizio i patti tra questo e quelli, e finalmente di adoperarsi con sollecitudine, affinchè gli uomini al possesso giungano de' beni promessi. Quanto adunque maggiori, e più eccellenti son questi beni, tanto maggiore e più eccellente è il sacerdozio. Ma la differenza tra l'antica e la nuova alleanza è infinita; imperocchè in primo luogo le promesse dell'antica riguardavano i soli Giudei; quelle della nuova si estendono a tutte le genti: secondo, le promesse dell'Evangelio sono di beni spirituali, celesti, eterni, dei quali la legge non parla se non oscuramente, e sotto tipi, e figure: terzo, le promesse della nuova legge sono accompagnate dalla grazia, e dall'efficacia dello Spirito santo, per cui siamo guidati al conseguimento della promessa felicità; imperocchè la stessa grazia è contenuta nelle promesse, come vedremo in appresso.

8,7:Se quella prima non fosse stata manchevole, ec. Guida passo passo gli Ebrei fino all'abolizione della legge; ma ve li guida in tal modo, che fa vedere, che ciò do veva essere assolutamente, ma si astiene dal pronunciare apertamente questa sentenza, della quale reca un'infallibile prova colle parole di Geremia. Se l'antica alleanza fatta da Dio col popolo Ebreo sul monte Sinai fosse stata in tutto perfetta, e capace di santificare, non si farebbe luogo ad una seconda alleanza. Ma questa seconda alleanza è promessa coll'esclusion della prima, nè ad una cosa imperfetta si surroga giammai un'altra cosa se non perfetta. Vedi Rom. VII. 12. VIII. 3.

8,8-9:Lagnandosi di loro, dice: ecco ec. Dio disgustato, ed offeso altamente pei peccati del popolo si dichiara solennemente, che verrà un giorno, in cui stabilirà con la casa d'Israele, e di Giuda una nuova alleanza, e vuol dire, che con la sua Chiesa composta primieramente di Ebrei, e poi di Gentili in essa riuniti, formerà una nuova alleanza molto differente da quella stabilita già cogli Ebrei liberati dall'Egitto, alleanza violata da essi, che non ne osservarono le condizioni; onde meritarono, che Dio stesso gli disprezzasse, e ne abbandonasse la cura. Allorchè il popolo d'Israele (dice s. Girolamo) fu cavato dalla terra dell'Egitto, Dio lo trattò tanto famigliar mente, che dicesi, che li prese per mano, e diede loro un patto, il quale essi rendetter vano; e perciò il Signore li disprezzò; ora poi sotto il Vangelo dopo la croce, e la risurrezione, e l'ascensione al cielo, promette di dare un patto non in tavole di pietra, ma sulle tavole del cuore di carne, e che quando sarà scritto il testamento del Signore nelle menti de' credenti, egli sarà Dio per essi, ed eglino saran suo popolo; onde non più di Ebrei maestri abbiano bisogno, ma dallo Spirito santo siano istruiti... Dal che fassi evidente che le cose qui dette si intendono della prima venuta del Salvatore, quando e l'uno e l'altro popolo si riuni nella fede del comun redentore.

8,10:Porrò le mie leggi nella loro mente, ec. Descrive la condizione della nuova alleanza. Questa non fu scritta come l'antica, in tavole di pietra, ma nello spirito, e nel cuore de' fedeli, a' quali è dato per essa non solo la cognizione, ma anche l'amore del bene, e la grazia di far il bene; onde del popolo, con cui sarà fatta questa alleanza, sarà Dio il Signore, ed il popolo stesso sara popolo di Dio. Egli lo tratterà come suo vero popolo, come sua eredità, lo ricolmerà de' suoi benefizi, e lo condurrà al possesso della promessa felicità. Vedi s. Agostino de Sp. et lit. cap. XXI.

8,11:Nè farà d'uopo, che insegni ciascuno ec. Prima del Vangelo la cognizione del vero Dio, e della vera religione era ristretta al solo popolo Ebreo, e pochi anche di questo popolo avevano una cognizione distinta, e perfetta della legge del Signore. Dopo la luce del Vangelo Dio è stato conosciuto dai popoli anche più barbari, e dalle persone più rozze, ed ignoranti. I misteri divini sono più noti adesso ai semplici fedeli di quel che fossero alla maggior parte de' sapienti della Sinagoga. Questo grande avvenimento è descritto qui dal Profeta.

8,12:Perchè io sarò propizio alle loro iniquità, ec. La re missione de' peccati appartiene alla nuova legge, ed ella si ottiene e pel battesimo, e pel sacramento della penitenza.

8,13:Or col dire nuova, ec. Torna l'Apostolo al suo precedente ragionamento, e si noti l'attenzion di lui nel pesare ad una ad una tutte le parole della Scrittura. Nel vers. 8. Geremia parla di alleanza nuova; questa parola ei la ripiglia, e dice: se di nuova alleanza si fa parola, è segno, che la precedente alleanza è posta tralle cose antiquate, ed è prossima per conseguenza a finire: ella è anzi finita, poteva dire l'Apostolo; ma neppure adesso dopo tante prove di tal verità vuol dirlo.