Scrutatio

Martedi, 30 aprile 2024 - San Pio V ( Letture di oggi)

Lettera ai Romani 7


font
BIBBIA MARTINIBIBBIA RICCIOTTI
1 Non sapete voi, o fratelli, (imperocché con persone perite della legge io parlo), che la legge all'uomo impera, Uno che egli vive?1 - Ignorate voi, fratelli, che la Legge, (parlo a chi conosce la Legge), domina sull'uomo finchè egli vive
2 Imperocché la donna soggetta ad un marito è legata per legge al marito vivente: che se questi venga a morire, è sciolta dalla legge del marito?2 come una donna soggetta al marito è legata per legge al marito vivente; e se il marito muore vien sciolta dalla legge del marito.
3 Per la qual cosa vivente il marito, sarà chiamata adultera, se stia con altro uomo: morto poi il marito, è sciolta dalla legge del marito: onde non sia adultera se stia con altro uomo.3 Sicchè, vivente il marito, farà da adultera se stia con un altro uomo; e solo se muoia il marito, è libera dalla legge, rispetto al non essere adultera convivendo con un altro uomo.
4 Così anche voi, fratelli miei, siete morti alla legge pel corpo di Cristo: affinchè siate di un altro, il quale ri suscitò da morte: onde frutti portiamo per Iddio.4 Cosicchè, fratelli miei, anche voi siete morti alla Legge per il corpo di Cristo, sì da appartenere ad un altro, cioè a colui che risuscitò da morte, e ciò perchè cogliamo frutti a Dio.
5 Imperocché quando noi eravamo (uomini) carnali, le affezioni peccaminose occasionate dalla legge agivano nelle nostre membra per produr frutti di morte:5 Quando eravamo nella carne, le passioni peccaminose, occasionate dalla legge, agivano nelle nostre membra così da portar frutti alla morte;
6 Ma adesso siamo sciolti dalla legge di morte, cui eravamo legati, affinchè serviamo secondo il nuovo spirito, non secondo l'antica lettera.6 ma ora siamo stati affrancati dalla Legge, morendo a ciò da cui eravamo detenuti, in modo da servire in novità di spirito e non secondo l'antica lettera.
7 Che diremo adunque? La legge è ella un peccato? Mai no. Ma io non ho conosciuto il peccato, se non per mezzo della legge: imperocché io non conosceva la concupiscenza, se la legge non avesse detto: Non desiderare.7 Che diremo dunque? Che la Legge è peccato? mai no, ma il peccato non l'avrei conosciuto se non era la Legge; giacchè non avrei conosciuto la concupiscenza se la legge non avesse detto «Non desiderare»;
8 Ma il peccato presa occasione da quel comandamento, cagionò in me ogni cupidità. Imperocché senza la legge il peccato era morto.8 e il peccato, prese le mosse da quel comandamento, produsse in me tutta la concupiscenza; poichè all'infuori della Legge morto era il peccato.
9 Io poi una volta senza legge vivea. Ma venuto il comandamento, il peccato tornò a rivivere,9 Ed io una volta vivevo senza legge; ma venuto il precetto, il peccato prese vita,
10 E io morii: e si trovò, che quel comandamento dato per vita fu morte per me.10 e io morii; e così ne venne per me che il precetto, che mi doveva condurre alla vita mi fu cagion di morte;
11 Imperocché il peccato, presa occasione da quel comandamento, mi sedusse, e per esso mi uccise.11 perchè il peccato presa occasione dal precetto, mi ingannò e per esso mi uccise.
12 Per la qual cosa la legge (è) santa, e il comandamento santo, e giusto, e buono.12 Sicchè, santa è soltanto la Legge, e il precetto è santo e giusto e buono.
13 Una cosa adunque, che è buona, si fé' morte per me? Mai no. Bensì il peccato affinchè apparisca, come il peccato per mezzo di una cosa buona manipolò per me la morte: onde divenisse il peccato eccessivamente peccatore per ragion del comandamento.13 Una cosa dunque buona mi fu cagion di morte? No, ma il peccato, per apparir peccato, mediante una cosa buona mi cagionò la morte, affinchè esso peccato diventasse estremamente colpevole per il divieto.
14 Imperocché sappiamo, che la legge è spirituale: ma io sono carnale, venduto (schiavo) al peccato.14 Noi sappiamo infatti che la legge è spirituale, ma io son carnale, venduto e soggetto al peccato.
15 Imperocché quello, che io fo, non intendo: dappoiché non fo il bene, che amo: ma quel male, che odio, quello io fo.15 Quello che fo io, non lo intendo; perchè non quel bene che voglio, io opero, ma quel male che odio, io fo.
16 Che se fo quello, che non amo: come buona approvo la legge.16 E se fo quel che non voglio, consento alla legge, e riconosco che è buono;
17 Adesso poi non lo fo già io, ma il peccato, che abita in me.17 ma ora non son più io che fo quello, bensì il peccato che abita in me.
18 Imperocché so, che non abita in me, viene a dire nella mia carne, il bene. Perché il volere lo ho dappresso: ma di fare il bene interamente non trovo via.18 Giacchè io so bene che non abita in me, cioè nella mia carne, il bene; c'è il volere sì in me, ma l'operare il bene no;
19 Conciossiachè non fa il bene, che voglio: ma quel male che non voglio, quello io fo.19 giacchè non fo il bene che voglio, ma il male che non voglio, questo io fo.
20 Che se io fo quel, che non voglio: non son già io, che lo fo, ma il peccato che abita in me.20 E se fo quel che non voglio, non son più io che lo fo, ma il peccato risedente in me.
21 Io trovo adunque nel voler io fare il bene, esservi questa legge, che il male mi sta dappresso:21 Trovo dunque questa legge, che, volendo io fare il bene, mi sta presso il male;
22 Imperocché mi diletto nella legge di Dio secondo l'uomo interiore:22 mi diletto della legge di Dio secondo l'uomo di dentro,
23 Ma veggo un'altra legge nelle mie membra, che si oppone alla legge della mia mente, e mi fa schiavo della legge del peccato, la quale è nelle mie membra.23 e vedo un'altra legge nelle mie membra che fa guerra alla legge della mia mente, e mi rende schiavo nella legge del peccato: la quale è nelle mie membra.
24 Infelice me? chi mi libererà da questo corpo di morte?24 Disgraziato, che io sono! chi mi libererà da questo corpo di morte?
25 La grazia di Dio per Gesù Cristo Signor nostro. Dunque io stesso con la mente servo alla legge di Dio, con la carne poi alla legge del peccato.25 La grazia di Dio per Gesù Cristo Signor nostro; così io stesso colla mente sono servo della legge di Dio, colla carne della legge del peccato.