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Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Luca 6


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Scusa i discepoli, che coglievano delle spighe in giorno di Sabato: e in un altro sabato risana una mano secca. Dà ai dodici eletti il nome di Apostoli: e con essi, e con gran turba di gente stando in mia pianura insegna le beatitudini, e altri consigli, e precetti Evangelici. Del bruscolo nell'occhio del fratello, e del buonore cattivo arbore, che si conoscono dai frutti. Chi ascolta le parole di Cristo, a che si paragoni, quando le ponga in esecuzione, e a che, quando non le metta in pratica.

1E avvenne, che nel sabato secondo-primo passando egli pe' seminati, i suoi discepoli coglievano delle spighe, e stritolatele colle mani, mangiavano.2E allora alcuni dei Farisei disser loro: Perché fate voi quello, che non è permesso in giorno di sabato?3E Gesù rispose, e disse loro: Non avete voi dunque letto neppure quel, che fece Davidde, trovandosi affamato egli, e i suoi compagni?4Come entrò nella casa di Dio, e prese i pani della proposizione, e ne mangiò, e ne diede ai suoi compagni: de' quali (pani) non è lecito di mangiare se non a' soli sacerdoti?5E diceva loro: o padrone il Figliuolo dell'uomo anche del sabato.6E un altro sabato avvenne, che entrò egli nella sinagoga, e insegnava. Ed era quivi un uomo, che aveva la mano destra inaridita.7E gli Scribi, e i Farisei stavano ad osservare, se egli lo guariva nel sabato, per trovar di che accusarlo.8Ma egli conosceva i lor pensamenti: e disse a colui, che aveva la mano inaridita: Alzati, e vieni qua in mezzo. E quegli alzatosi si stette.9E Gesù disse loro: Domando a voi, se sia lecito il giorno di sabato di far del bene, o del male; di salvare un uomo, o di ucciderlo?10E dato a tutti intorno uno sguardo, disse a colui: Stendi la tua mano. Ed egli la stese: e la mano di lui fu renduta sana.11Ma coloro entrarono nelle furie, e discorrevano tra di loro, che dovessero far di Gesù.12Ed avvenne di que' giorni, che egli andò sopra un monte ad orare, e stava passando la notte in orazione di Dio.13E fattosi giorno, chiamò i suoi discepoli: e scelse dodici di essi, (a' quali diede anche il nome di Apostoli)14Simone, cui diede il soprannome di Pietro, e Andrea suo fratello, Giacomo, e Giovanni, Filippo, e Bartolommeo,15Matteo, e Tommaso, Giacomo d'Alfeo, e Simone chiamato Zelote,16E Giuda di Giacomo, e Giuda Iscariote, che fu il traditore.17E disceso con essi, si fermò alla pianura egli, e la turba de' suoi discepoli, e una gran frotta di popolo di tutta la Giudea, e di Gerusalemme, e del paese marittimo di Tiro, e di Sidone,18La qual gente era venuta per ascoltarlo, e per essere sanata dalle sue malattie. E quelli, che erano tormentati dagli spiriti immondi, erano risanati.19E tutto il popolo proccurava di toccarlo: perché scaturiva da lui virtù, la quale rendeva a tutti salute.20Ed egli alzati gli occhi verso de' suoi discepoli, diceva: Beati poveri perché vostro è il regno di Dio.21Beati voi, che avete adesso fame: perché sarete satollati. Beati voi, che ora piangete: perché riderete.22Beati sarete, allora quando gli uomini vi odieranno, e vi scomunicheranno, e vi diranno improperj, e rigetteranno come abbominevole il vostro nome, a causa del figliuolo dell'uomo.23Rallegratevi allora, e tripudiate: perché, mirate, come grande è la merce de vostra nel cielo: conciossiachè cosi erano trattati i profeti dai padri di costoro.24Ma guai a voi, o ricchi: perché ricevuto avete la vostra consolazione.25Guai a voi, che siete satolli: perché soffrirete la fame. Guai a voi, che adesso ridete: perché piangerete, e gemerete.26Guai a voi, quando gli uomini vi benediranno: imperocché cosi facevano co' falsi profeti i padri di costoro.27Ma a voi, che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a que', che vi odiano.28Benedite que', che vi mandano imprecazioni, e orate pe' vostri calunniatori.29E a chi ti da uno schiaffo, presentagli l'altra guancia. E a chi ti toglie il mantello, non vietargli di prendere anche la tonaca.30Dona a chiunque ti chiede: e non ridomandare il tuo da chi te lo leva.31E quel, che volete, che facciano gli uomini inverso di voi, fatelo voi puro con essi.32Che se voi amate quelli, che vi amano, che merito ne avete voi? imperocché anche i peccatori amano chi gli ama.33E se fate del bene a coloro, che a voi ne fanno, che merito ne avete voi? Imperocché anche i peccatori fanno altrettanto.34E se date in prestito a coloro, da' quali sperate il contraccambio, qnal merito n' avrete voi? Imperocché anche i cattivi prestano a' cattivi per ricevere il contraccambio.35Amate pertanto i vostri nemici: fate del bene, e imprestate senza speranza di profitto: e grande sia la vostra mercede, e sarete figliuoli dell'Altissimo, perché egli è benigno con gl' ingrati, e con i cattivi.36Siate adunque misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso.37Non giudicate, e non sarete giudicati: non condannate, e non sarete condannati. Perdonate, e sarà a voi perdonato.38Date, e sarà dato a voi: misura giusta, pigiata, scossa, e colma sarà versata in seno a voi: perché colla stessa misura, onde avrete misurato, sarà rimisurato a voi.39Diceva di più ad essi una similitudine: E' egli possibile, che un cieco guidi un cieco? non caderann' eglino ambedue nella fossa?40Non v' ha scolare da più del maestro: ma chicchessia sarà perfetto, ove sia come il suo maestro.41Perché poi osservi tu una pagliuzza nell'occhio del tuo fratello; e non badi alla trave, che hai nel tuo occhio?42Ovvero come puoi tu dire al tuo fratello: Lascia, fratello, che io ti cavi dall'occhio la pagliuzza, che vi hai: mentre tu non vedi la trave, che è nel tuo occhio? Ipocrita, cava prima dall'occhio tuo la trave, e allora guarderai di cavare la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.43Imperocché non è buon albero quello, che fa i frutti cattivi: né cattivo quello, che fa buon frutto.44Imperocché ogni albero distinguesi dal suo frutto. Dappoiché nè fichi si colgono dalle spine; né uva vendemmiasi da un roveto.45L'uomo dabbene dal buon tesoro del cuor suo cava fuora del bene: e il cattivo uomo da un cattivo tesoro mette fuori del male. Imperocché dall'abbondanza del cuore parla la bocca.46Ma e perché dite voi a me, Signore, Signore: e non fate quel, che io vi dico?47Chiunque viene a me, e ascoltale mie parole, e le mette in opera, vi spiegherò io, a che rassomigli:48Ei rassomiglia a un uomo, che fabbricò una casa, il quale fece scavo profondo, e gettò i fondamenti sul sasso: e venuta l'inondazione, la fiumana andò a urtare la casa, e non potè smuoverla: perché era fondata sopra la pietra.49Ma colui, che ascolta, e non fa è simile a un uomo, il quale fabbricò una casa sul suolo senza fondamenti: nella qual (casa) urtò la fiumana, ed ella andò subito giù: e fu grande la rovina d quella casa.

Note:

6,1:Sabato secondo-primo. Dal secondo giorno dell'ottava di pasqua (o sia dai 16 del mese di Nisan ), nel qual giorno si offeriva il manipolo della nuova messe, sino alla festa di Pentecoste, o sino ai 6. del terzo mese, tutti i sabati, che cadevano dentro questi termini, pren devano nome da quel secondo giorno di pasqua; onde il primo sabato dicevasi primo sabato dopo il secondo giorno, o più brevemente secondo-primo, e così degli altri. Joseph. Scal. de emend. lib. VI.

6,9:Se sia lecito... di far del bene, o del male. Voi, che fate professione di sapere, e d'intendere meglio d'ogni altro la legge, rispondete a questo dilemma. Sarà egli lecito nel sabato di far del bene al prossimo? Se voi rispondete che sì, posso io adunque in sabato rendere a un malato la sanità. Sarà egli lecito in sabato di far del male al prossimo? Certo, che voi dovete rispondermi, non esser lecito di far male al prossimo in nissun giorno, e molto meno nel giorno di sabato; ma non è egli un far male al prossimo il lasciarlo perire, quando potrebbe salvarsi? non è egli un far male il lasciarlo in miseria, potendo trarnelo, e liberarlo? Ma siccome i Farisei nè ardivano di rispondere, che potesse esser mai lecito il nuocere, nè volevan concedere, che fosse lecito sempre il giovare, perchè non volevan perdere occasione di calunniarlo, perciò si tacquero.

6,12:Passando la notte in orazione. Alla elezione degli Apostoli Gesù premette il ritiro, e l'orazione; e da questo esempio del suo Sposo e maestro imparò la Chiesa cristiana a far precedere l'ordinazione de' sacri ministri dalla orazione pubblica, e dal digiuno di tutto il popolo, affinchè al Signore piaccia di dirigerla in trascegliere per si alto ministero quelli, che a lui siano accetti, e gli eletti riempia del suo spirito, per cui divengano uomini tutti nuovi, e divini. I digiuni delle quattro tempora sono indiritti a questo fine: e ogni cristiano ha molta ragione di unire la sua alla intenzione della Chiesa, mentre ben sa di quale, e quanta importanza sia la virtù, e la santità dei pastori pel buon governo del gregge. Cosi vedremo negli Atti cap. 2. in qual maniera si preparassero gli stessi Apostoli a surrogare un altro in luogo di Giuda.

6,13:Ai quali diede anche il nome di Apostoli. La voce Greca Apostolo significa mandato, ambasciatore: e a questo significato alludendo Paolo, disse: La facciamo da ambasciadori di Cristo.

6,16:E Giuda Iscariote, che fu il traditore. Della elezione di questo dice Agostino, de civ. lib. XVIII., ebbe Cristo tra' suoi Apostoli un cattivo, del qual cattivo servendosi in bene adempi insieme l'ordine stabilito di sua passione, e alla sua Chiesa lasciò esempio di tollerare i cattivi.

6,22:Vi scomunicheranno. Vi escluderanno dalle sinagoghe, e dal ceto de' fedeli. Dalla chiesa Ebrea imparò la cristiana a separare coloro, i quali caduti fossero in certi delitti; e varie maniere di scomunica eranvi tra i medesimi Ebrei. Quelli, che erano così separati, si riguarda vano, durante la separazione, come Gentili.

6,24:Guai a voi, o ricchi. Quando egli disse (vers. 20.) Beati poveri, intese quelli, che altrove chiamò poveri di spirito: e similmente in questo luogo col nome di ricchi intende coloro, i quali nelle ricchezze pongono la loro speranza, e il cuore hanno, dove è il loro tesoro; onde delle ricchezze non fanno l'uso, per cui furon loro date da Dio. Or poichè all'amore dei beni visibili va congiunta la non curanza de' beni spirituali, ed eterni, con gran ragione si dice, che della felicità eterna saran privi costoro, perchè quella felicità, che hanno voluto, quella, che sola hanno amato, e preferito alla vera, la hanno già ricevuta.

6,26:Vi benediranno. Vi loderanno, vi acclameranno gli uomini; vale a dire i mondani; il piacere a questi è, come insegna l'Apostolo, argomento, che uno non è servo di Cristo.

6,35:Imprestate senza speranza di profitto. Abbiamo e spresso il senso vero, ed evidente, per quanto a noi sembra, della Volgata, e del Greco; e tanto più ciò sembra a noi, perchè a questo passo hanno i Padri comunemente trattata la questione dell'usura, intorno alla quale siami lecito di dir solamente, che oltre l'autorità della chiesa, e dei canoni, e delle costituzioni Apostoliche (alle quali si atterrà ogni vero cristiano, piuttostochè alle ardite opinioni di certi filosofanti, i quali col pretesto dell'interesse di stato non han timore di favorire le passioni degli uomini, e di stravolgere al bisogno anche il Vangelo ), siami, dico, permesso di osservare, essere omai stato abbastanza provato, che la dottrina della Chiesa cattolica maravigliosamente combina col maggior bene della civil società. Ai fedeli su tal proposito insegnava Lattanzio 1. VI.: Del denaro, ove ne dia in prestito, non prenda usura, affinchè e intero sia il benefizio nel soccorrere alla necessità, e si astenga il cristiano dalla roba d'altri: imperocchè in questa sorta di uffizio dee contentarsi del suo capitale egli, cui si conviene che in altre occasioni neppur al suo la perdoni per fare il bene. Il ricever poi più di quello, che ha da to, è ingiustizia. Notisi, che non riceve più di quello, che ha dato, chi per alcuno dei titoli approvati dalla Chiesa, vale a dire, per causa o del lucro cessante, o del danno emergente, ritira più di quello, che ha dato.

6,39:E egli possibile, che un cieco ec. Questo versetto, e il seguente hanno relazione a quello, che Gesù avea detto di sopra, vers. 37.: Non giudicate ec. Imperocchè potea rispondere per esempio il Fariseo: Io giudico, e condanno il fratello, affinchè questi si emendi. Ma risponde Cristo: È egli possibile, che uno, che non ha occhi per conoscere, nè virtù per correggere i propri difetti, sia buono a correggere, e giudicar altri? Un tal cieco, che presuma di farsi condottiere di un altro cieco, cadrà nella fossa, e vi strascinerà anche l'altro: imperocchè, se tu sei peccatore, e vizioso, non è sperabile, che tu coll'opera tua possa rendere un altro migliore; dappoichè per comune proverbio non può esser lo scolare più perfetto, che non è il maestro.

6,41:Perchè poi osservi tu una pagliuzza ec. Riprende qui il vizio di quegli, i quali non sono contenti di biasimare, e condannare i loro prossimi, essendo essi stessi rei, e degni di biasimo, e di condanna; ma i più piccoli mancamenti altrui esagerano senza pietà, e i propri gravissimi errori non conoscono. E con ragione il Signore li chiama ipocriti, perchè voglion far credere di essere mossi da zelo della giustizia, quando non sono mossi, se non da spirito di superbia; imperocchè se amas sero la giustizia, se stessi prima condannerebbero, e contro i propri peccati rivolgerebbero il loro zelo.

6,43:Imperocchè non è buon albero ec. Coll'occasione di aver parlato degli ipocriti nel versetto precedente dà qui la regola per discernerli, sopra la quale vedi Matth. VII. 17.