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Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Luca 17


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Guai a chi scandalezza i piccoli. Si dee correggere il fratello, che pecca contro di noi, e pentito, che è sia, perdonargli. Dimostra agli Apostoli l'efficacia della fede; e che quando avranno osservati tutti i comandamenti, chiamino se stessi servi inutili. Sono risanati dieci lebbrosi, e un solo, che era Samaritano, torna a render le grazie. Dice,che la venuta del Figlio di Dio non sarà occulta, ma illustre, e che egli sopraggiugnerà all'improvviso, come il diluvio al mondo, e a Sodoma la distruzione.

1E (Gesù) disse a' suoi discepoli: E' impossibile, che non vengano scandali: ma guai a colui, per colpa del quale vengono.2Meglio per lui sarebbe, che gli fosse messa al collo una macina da mulino, e fosse gettato nel mare, che essere di scandalo a uno di questi piccoli.3State attenti a voi stessi: Se il tuo fratello ha peccato contro di te, riprendilo: e se è pentito, perdonagli.4E se sette volte al giorno avrà peccato contro di te, e sotte volte al giornoa te ritorna, dicendo: Me ne pento, perdonagli.5E gli Apostoli dissero al Signore: Accresci a noi la fede.6E il Signore disse loro: Se aveste fede, quanto un granello di senapa, direste a questa pianta di moro: Sbarbati, trapiantati nel mare, e vi obbedirebbe.7Chi è poi tra voi, che avendo un servo, il quale ara, o fa il pastore, nel tornare, che egli fa di campagna, gli dica subito: Vieni, mettiti a tavola:8E non anzi gli dica: Fammi da cena, e cingiti, e servimi, mentre io mangio, e beo, e poi mangerai, e berai anche tu.9Resterà egli forse obbligato a quel servo, perché ha l'atto quello, che gli aveva comandato?10Penso, che nò. Cosi anche voi, quando avrete fatto tutto quello, che vi è stato comandato, dite: Siamo servi inutili: abbiamo fatto il debito nostro.11E avvenne, che nell'andare a Gerusalemme passava per mezzo alla Samaria, e alla Galilea.12E stando per entrare in un certo villaggio, gli andarono incontro dieci uomini lebbrosi, i quali si fermarono in lontananza:13E alzaron la voce, dicendo: Maestro Gesù, abbi pietà di noi.14E miratili, disse: Andate, a farvi vedere da' Sacerdoti. E nel mentre, che andavano, restarono sani.15E uno di essi accortosi di essere restato mondo, tornò indietro, glorificando Dio ad alta voce:16E si prostrò per terra a' suoi piedi, rendendogli grazie: ed era costui un Samaritano.17E Gesù disse: Non son eglino dieci que', che son mondati? E i nove dove sono?18Non si è trovato, chi tornasse, e gloria rendesse a Dio, salvo questo straniero.19E a lui disse: Alzati, vattene: la tua fede ti ha salvato.20Interrogato dipoi da' Farisei, quando fosse per venire il regno di Dio, rispose loro, dicendo: Il regno di Dio non viene con apparato.21Né dirassi: Eccolo qui, ovvero eccolo là. Imperocché ecco che il regno di Dio è già in mezzo a voi.22E disse a' suoi discepoli: Tempo verrà, che bramerete di vedere uno de' giorni del Figliuolo dell'uomo, e nol vedrete.23E vi diranno: Eccolo qua, ovvero eccolo là. Non vi movete, e non tenete lor dietro.24Imperocché siccome il lampo sfolgoreggiando da un lato del cielo all'altro sfavilla: così sarà del Figliuolo dell'uomo nella sua giornata.25Ma prima bisogna, che egli patisca molto, e sia rigettato da questa generazione.26E quel, che avvenne ne' giorni di Noè, avverrà ancora ne' giorni del Figliuolo dell'uomo.27Mangiavano, e bevevano, e facevano sposalizj sino al giorno, in cui Noè entrò nell'arca: e venne il diluvio, e mandò tutti in perdizione.28Come pur successe a' tempi di Lot: mangiavano, e bevevano: comperavano, e vendevano: piantavano, e fabbricavano.29Ma nel giorno, che Lot uscì da Sodoma, piovve fuoco, e zolfo dal cielo, e tutti mandò in perdizone:30Così appunto sarà nel giorno, in cui verrà manifestato il Figliuolo dell'uomo.31Allora chi si troverà sul terrazzo, e avrà in casa i suoi arnesi, non iscenda per prenderli; e chi sarà in campagna, parimente non torni addietro.32Ricordatevi della moglie di Lot.33Chiunque cercherà di salvare l'anima sua, la perderà: e chiunque ne farà getto, daralle vita.34Vi dico, che in quella notte due saranno in un letto; uno sarà assunto, e l'altro sarà abbandonato.35Due donne saranno a macinare insieme; una sarà assunta e l'altra sarà abbandonata: due (saranno) in un campo; uno sarà tratto a salvamento, l'altro abbandonato.36Gli risposero, e dissero: Dove, o Signore?37Ed ei disse loro: Dovunque sarà il corpo, ivi si raduneranno le aquile.

Note:

17,1:È impossibile, che non vengano scandali. Attesa la corruzione, e la malizia degli uomini, vi saranno sempre delle occasioni d'inciampo, e di caduta poste per opera de' cattivi. Può riferirsi questo allo scandalo, che davano al semplice popolo i Farisei, i quali, come fu detto nel capo precedente, si burlavano della dottrina di Cristo.

17,6:Se avrete fede ec. Avete ragione (risponde Gesù) a chiedere augumento di fede: imperocchè gran virtù ha la fede vera, e perfetta.

17,7-9:Chi è poi tra voi, che avendo un servo, ec. Avendo egli ne' discorsi precedenti richiesto da' suoi discepoli cose di molta perfezione, come il disprezzo delle ricchezze, e de' piaceri, la facilità in perdonare al prossimo, ec., vuole adesso con questa parabola andar incontro alla vanità, la quale di leggieri va dietro alle buone opere, dimostrando che dopo aver anche fatto tutto quello, che Dio vuol da noi, non abbiam ragione di gloriarsi. Un padrone terreno non rende grazie, nè si tiene obbligato al servo, che ritorna dalla campagna dopo che ha lavorato tutto il giorno, anzi esige da lui nuovo servigio, e nemmeno allora lo ringrazia, o si crede a lui debitore di qual che cosa.

17,10:Così anche voi.... dite: Siamo servi inutili. La conclusione naturale sarebbe stata: Così a voi, quando avrete fatto tutto quello, che vi è stato comandato, non resterà obbligato Dio, nè vi renderà onore per questo; ma vi dirà, che siete servi inutili, ec. Ma non così dice Gesù, perchè egli vuole, che sappiamo quel che dobbiamo pensar di noi stessi, e non quel che di noi pensi il nostro padrone, il quale a quelli che sono fedeli nell'ubbidirlo, dà il titolo di servi buoni, e fedeli; anzi non più servi, ma suoi amici vuole chiamarli, Joan. XV. Mirando a noi stessi, e alla condizione nostra, più d'una ragione abbiam noi di confessare, che siam servi inutili. In primo luogo, perchè nissun vantaggio, e nissuna utilità portia mo a Dio colle opere nostre, qualunque elle siano; Job. XXXV: Se agirai rettamente, che gli donerai tu, o che riceverà egli dalla tua mano? In secondo luogo, perchè non facciamo, se non quello, che dobbiamo, e che da Dio è a noi comandato: in terzo luogo, perchè in molte cose tutti manchiamo: quarto, perchè qualunque sia la servitù, che a lui prestiamo, non possiamo contraccambiare i beni, che abbiam ricevuto, e a ogni ora riceviamo da lui: finalmente, se alcuno in se stesso volesse gloriarsi del suo ben vivere, a lui si dice: Che hai tu, che non lo abbi ricevuto? Vedi I. Cor. IV. 7. Ma di questi servi, benchè inutili, il padrone, che è buono, e ricco in misericordia, ricompensa i servigi con quella mercede, che egli ha promessa, e la quale noi cattolici diciamo essere meritata. Imperocchè questi servi sono stati anche per somma benignità adottati nella famiglia del padrone, come figliuoli, e in tal condizione di figliuoli di Dio, e membri di Cristo, e partecipi dello Spirito santo meritano colle loro opere la vita eterna; onde quando del merito de' giusti si parla, non la virtù del libero arbitrio noi innalziamo, ma alla moltiplice grazia di Dio diamo gloria. Nulla ha adunque l'uomo, onde gloriarsi in se stesso; ma hanno i giusti, onde gloriarsi nel Signore, il quale (come dice s. Agostino) ha voluto, che siano loro meriti i suoi propri doni.

17,12:Stando per entrare in un certo villaggio, ec. Questa sorta di malati non potevano entrare nelle città, e nei luoghi abitati, nè conversare coi sani, Num. v. 2.

17,14:Andate, fatevi vedere ec. Volle far prova della loro fede, e ubbidienza, ordinando loro di fare quel che comandava la legge, e quel che aveano probabilmente gia fatto senza alcun frutto. E l'umile loro ubbidienza dimostra, che sulla parola di Cristo ebber fiducia di essere risanati.

17,16:Era costui un Samaritano. I Sammaritani erano riguardati dagli Ebrei come peggiori, e più empi de' Gentili. Ma la gratitudine di quest'uomo straniero riguardo alla vera religione, e riguardo alla discendenza d'Abramo rende più insoffribile la colpa degli altri nove, che erano tutti Giudei; adombrandosi anche in questo fatto la verità di quella parola di Cristo: Sono ultimi que' che eran primi, e primi quelli che erano ultimi; perchè con umile, e sincera gratitudine dovean ricevere i Gentili la grazia del Vangelo rigettata da quelli, che si gloriavano di aver Abramo per padre. Lo stesso esempio dimostrava, come di molti, che avrebbero ricevuto il Vangelo, pochi sarebbero stati gli eletti.

17,19:La tua fede ti ha salvato. Sembra potersi da ciò inferire, che oltre la sanità del corpo fosse conceduta a questo Samaritano anche quella dell'anima, illuminandolo Dio a conoscere l'unico Salvatore, e a credere in lui.

17,20:Interrogato dipoi da' Farisei, ec. Il regno di Dioè il regno del Messia. Dall'annunzio di questo regno avean principiata la loro predicazione Giovanni, e Gesù. I Farisei, come la maggior parte della nazione, aspettavano un Messia, quale si conveniva alla lor maniera di pensare bassa, e carnale: si figuravano in lui un re grande, circondato di magnificenza, e di pompa esteriore. Ma il regno del vero Messia dovea essere tutto spirituale: egli dovea regnare ne' cuori degli uomini per la fede, per la speranza, e per l'amore. Quindi alla maligna interrogazione de' Farisei, i quali gli domandavano quando fosse pervenire quel regno, ch'ei predicava come presente, risponde egli, che questo regno non viene accompagnato da quei segni, che eglino si immaginavano, nè si distingue per apparato, e splendore, che dia negli occhi. Ha questo regno i suoi segni, e i suoi distintivi predetti nelle Scritture; ma questi sono assai differenti da quelli che si aspettavan gli Ebrei, male intendendo le Scritture, e confondendo le due venute del Salvatore.

17,21:Nè dirassi: Eccolo qui, ec. I principi terreni pongono il loro trono in alcuna delle città ad essi soggette. Il regno tutto interiore, e spirituale del Messia non è ristretto a luogo particolare: egli si stabilisce negli animi di coloro, che credono, ed è gia in mezzo a voi (dice Cristo) piantato nei cuori di tutti coloro, che a me si soggettano, mediante la fede. Egli è adunque venuto questo regno, egli è in mezzo a voi, e dinanzi agli occhi vostri sta quel Messia, cui voi andate cercando, e cui voi non conoscete; perchè ciechi volontari chiudete gli occhi a tutte le prove, per le quali potreste conoscerlo. Vedi Matth. XII. 28 Luc. VII. 22.

17,22:Tempo verrà che bramerete ec. Dopo aver parlato in genere dei segni della sua prima venuta per confutare l'errore de' Farisei, passa a discorrere della seconda, e in primo luogo delle afflizioni, e de' pericoli, ne' quali all'avvicinamento di quel giorno si troveranno i fedeli: imperocchè questo discorso, benchè al primo aspetto sembri diretto ai soli discepoli, non è nondimeno da dubitare, che un'istruzione egli sia pe' fedeli di tutti i tempi, e particolarmente degli ultimi dì del mondo. Verrà un tempo, in cui sopraffatti dalle afflizioni, e bisognosi di luce, e di consiglio in mezzo ai falsi profeti, che cercheranno di sedurvi, bramerete di avermi un giorno almeno presente, e vedermi, e udirmi; nè ciò vi sarà conceduto.

17,23:Vi diranno: Eccolo qua... eccolo là. Vale a dire il Cristo come apparisce da s. Matt. XXIV. Parla dei falsi cristi, e de' falsi profeti, i quali saranno prima della seconda venuta, e delle divisioni, e degli scismi, che questi impostori, e i loro partigiani introdurranno tra i fedeli.

17,24:Siccome il lampo sfolgoreggiando ec. Non credete a nissun di coloro, i quali vi diranno: Il Cristo è venuto: egli è in questo, egli è in quel luogo; imperocchè la mia seconda venuta non sarà segreta, nè occulta, nè in modo, che siavi bisogno, che uno l'annunzi all'altro. Imperocchè siccome il folgore uscendo dall'oriente si fa vedere in un attimo fino all'occidente; così sarà la venuta del Figliuolo dell'uomo non solamente subitanea, e improvvisa, ma ancor gloriosa, e manifesta a tutti gli uomini.

17,25:Ma prima bisogna, ch'egli patisca ec. Perchè avea parlato della seconda sua gloriosa venuta, prima della quale avea detto, che molto avranno da patire i suoi fedeli: tocca qui le ignominie, e i patimenti, che egli stesso era per soffrire in questa prima venuta, e anche per tutti i secoli (che correranno da questa fino alla seconda) dalla generazione de' cattivi, e dei reprobi. Imperocchè da questi soffrirà egli nel corpo suo, che è la Chiesa, e ne' fedeli, che sono suoi membri; e da questi sarà rigettato Cristo, e la sua dottrina. Così fa animo a' suoi, mostrando loro, che a lui sono comuni i mali, che essi debbon soffrire, e che, siccome da questi uscirà egli glorioso, così, mediante la grazia di lui, ne usciranno ancor eglino vincitori; nè debbano ricusare i membri di pervenire alla gloria per quella medesima strada, per cui dovette giungervi il loro capo, e maestro.

17,26-30:E quel che avvenne ne' giorni di Noè, ec. Con questi esempi vuol significare, che per quegli uomini, che son totalmente dediti al mondo, e alle cose presen ti verrà improvviso l'ultimo giorno con gravissima loro sciagura, da cui non potranno scampare; nella quale però non saranno involti i giusti, i quali saranno assai pochi in paragone del numero grande de' cattivi, che si perderanno. Imperocchè e dal diluvio il solo Noè colla sua famiglia fu liberato, e dal fuoco di Sodoma il solo Lot.

17,31:Allora chi si troverà sul terrazzo ec. Con queste maniere di parlare dimostra, come nella espettazione della sua venuta dee abbandonarsi ogni cura delle cose terrene; talmente che uno, che è sul terrazzo non pensi a salvare i nobili della casa, e chi è alla campagna non torni a casa per levarne alcuna cosa; ma ognuno pensi a disporsi per andare incontro al Signore, e disprezzati i beni presenti, aspiri ai migliori. Questo avvertimento conviene ancora pel tempo della morte, essendo questa per ciascun uomo in particolare, quel che è il giorno estremo per tutti in generale.

17,32:Ricordatevi ec. Il pensiero, e l'affetto di quel che ella avea lasciato in Sodoma, fece si, che la moglie di Lot desse indietro uno sguardo; ed ella miseramente peri. Badate voi pure, che l'amore de' beni terreni non sia cagione di eterna perdizione per voi in quel giorno.

17,33:Chiunque cercherà di salvare ec. Chi avrà soverchio amore alla vita, e cercherà di salvarla in ogni maniera, perderà e vita, e anima: chi per amore di una vita migliore disprezzerà la vita mortale, salverà la vita, e l'anima propria. In qualunque tempo dee il cristiano disprezzare per amor di Cristo e i beni temporali, e la vita; ma molto più, quando si vede vicino a comparir dinanzi al suo giudice.

17,34-35:In quella notte. Chiama notte quel tempo di desolazione, e di lutto pei cattivi. S. Girolamo però, e altri Padri credono, che Cristo di notte verrà al giudizio, Hieron. in Matth. Dimostra qui come alla sua venuta si farà subito la separazione de' buoni dai cattivi: separazione, che si farà anche tralle persone congiunte più strettamente, come accenna, dicendo: Due saranno in un letto; ec. E di più in questi esempi fa vedere, come in qualunque classe di uomini ha Dio i suoi, i quali saranno assunti al godimento dell'eterna felicità.

17,36:Dove, o Signore? A qual luogo sarann'eglino portati?

17,37:Dovunque sarà il corpo, ec. Non dice loro il preciso luogo, dove debbano essere assunti i giusti; ma vuole, che si contentino di sapere, che, siccome le aquile volano con somma celerità dovunque sia un corpo morto, che è loro delizia; così i giusti con sommo ardore, e affetto si raduneranno intorno a lui, che è loro cibo, e loro pane di vita. Saran trasportati (dice Paolo I. Thess. IV. I6.) sopra le nubi in aria incontro a Cristo. E con ragione son paragonati gli eletti alle aquile, uccello reale di acutissima vista, di somma agilità, e di altissimo volo, onde nel salmo X. si dice: Coloro, che spereranno nel Signore, cangeranno di fortezza, prenderanno ale come aquile.