Scrutatio

Giovedi, 18 aprile 2024 - San Galdino ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Luca 15


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Agli Scribi, e Farisei, che mormoravano di lui, perche riceveva i peccatori, propone la parabola della pecorella, e della dramma perduta, e ritrovata, e del figliuol prodigo, che al padre ritorna, ed e benignamente da lui ricevuto, e del fratello maggiore, che di mal animo soffre tal cosa. Quanto sia in cielo il gaudio per un peccatore, che fa penitenza.

1E andavano accostandosi a lui de' pubblicani, e de' peccatori per udirlo.2E i Farisei, e gli Scribi ne mormoravano, dicendo: Costui si addomestica co' peccatori, e mangia con essi.3Ed egli propose loro questa parabola, e disse:4Chi è tra voi, che avendo cento pecore, e avendone perduta una, non lasci nel deserto le altre novantanove, e non vada a cercar di quella, che si è smarrita, sino a tanto che la ritrovi?5E trovatala, se la pone sulle spalle allegramente:6E tornato a casa chiama gli amici, e i vicini, dicendo loro: Rallegratevi meco, perché ho trovato la mia pecorella, che si era smarrita?7Vi dico, che nello stesso modo si farà più festa in cielo per un peccatore, che fa penitenza, che per novantanove giusti, che non hanno bisogno di penitenza.8Ovvero qual è quella donna, la quale avendo dieci dramme, perdutane una, non accenda la lucerna, e non iscopi la casa, e non cerchi diligentemente, sino che l'abbia trovata?9E trovatala, chiama le amiche, e le vicine, dicendo: Rallegratevi meco, perché ho ritrovato la dramma perduta.10Così, vi dico, faranno festa gli Angeli di Dio per, un peccatore, che faccia penitenza.11E soggiunse: Un uomo aveva due figliuoli,12E il minore di essi disse a suo padre: Padre, dammi la parte de' beni, che mi tocca. Ed egli fece tra loro le parti delle facoltà.13E di lì a pochi giorni, messo il tutto insieme, il figliuolo minore se ne andò in lontano paese, e ivi dissipò tutto il suo in bagordi.14E dato che ebbe fondo a ogni cosa, fu gran carestia in quel paese, ed egli principiò a mancare del necessario.15E andò, e si insinuò presso di uno de' cittadini di quel paese; il quale le mandò alla sua villa a fare il guardiano de' porci.16E bramava di empire il ventre delle ghiande, che mangiavano i porci: e nissuno gliene dava.17Ma rientrato in se stesso, disse: Quanti mercenarj in casa di mio padre hanno del pane in abbondanza; e io qui mi muojo di fame!18Mi alzerò, e anderò da mio padre, e dirò a lui: Padre, ho peccato contro del cielo, e contro di te:19Non sono ornai degno di esser chiamato tuo figlio: trattami come uno de' tuoi mercenarj.20E alzatosi andò da suo padre. E mentre egli era tuttora lontano, suo padre lo scorse, e si mosse a pietà, egli corse incontro, e fittogli le braccia il collo, e lo baciò.21E il figliuolo dissegli: Padre, ho peccato contro del cielo, e contro di te: non sono ornai degno di esser chiamato tuo figlio.22E il padre disse a' suoi servi: Presto cavate fuori la veste più preziosa, e mettetegliela indosso, e ponetegli al dito l'anello, e i borzacchini a' piedi:23E menate il vitello grasso, e uccidetelo; e si mangi, e si banchetti:24Perché questo mio figlio era morto, ed è risuscitato; si era perduto, e si è ritrovato. E cominciarono a banchettare.25Or il figliuolo maggiore era alla campagna, e nel ritorno avvicinandosi a casa sentì i concerti, e i balli:26E chiamò uno de' servi, e gli domandò, che fosse questo.27E quegli rispose: È tornato tuo fratello, e tuo padre ha ammazzato un vitello grasso, perché lo ha riavuto sano.28Ed egli andò in collera, e non voleva entrare. Il padre adunque usci fuora, e cominciò a pregarlo.29Ma quegli rispose, e disse a suo padre: Sono già tanti anni, che io ti servo, e non ho mai trasgredito un tuo comando, e non mi hai dato giammai un capretto, che me lo godessi co' miei amici:30Ma dacché è venuto questo tuo figliuolo, che ha divorato il suo con donne di mala vita, hai ammazzato per lui il vitello grasso.31Ma il padre gli disse: Figlio, tu se' sempre meco, e tutto quello, che ho, è tuo:32Ma era giusto di banchettare, e di far festa, perche questo tuo fratello era morto, ed è risuscitato; si era perduto, e si è ritrovato.

Note:

15,11:Un uomo aveva due figliuoli, ec. Nelle due parabole precedenti è dimostrato con quanto amore Iddio vada in cerca del peccatore; con questa poi quale sia la benignità colla quale egli il peccatore convertito riceve, quale esser debba la penitenza del peccatore, e quali siano di questa penitenza gli effetti. La parola ispirata da Dio non è fatta per pascere lo spirito, ma per sanare, e convertire il cuore dell'uomo, e ad un fine cotanto grande si conveniva, che ella fosse dettata con una semplicità, e mediocrità di stile adattata all'intelligenza, e alla capacità dei più piccoli. Nulladimeno quali grandezze, quali lumi, e qual dovizia della vera, e soda eloquenza non s'incontrano tratto tratto in mezzo a questa semplicità? Si legga a parte a parte tutta questa parabola, se ne mediti ogni parola (che sarà pregio dell'opera) e poi dicasi, se più vivo, più nobile, e maestoso ritratto immaginare, e colorire si possa della misericordia divina, di quello, che ne ha qui formato s. Luca, o piuttosto la stessa increata Sapienza conversante tra gli uomini. Ma siccome l'utile, e non il dilettevole si ha qui per primario oggetto, con attento orecchio si osservi e il principio funesto de' traviamenti del cuore umano, e la degradazione dell'uomo, fine inevitabile di questi tra viamenti, e quale in tal profondo di mali resti all'uomo speranza, e per quali vie sia condotto a innalzare gli occhi, e la voce verso di lui, il quale (dice s. Agostino) ode ancor nel profondo, e di cui se le orecchie nel profondo ancor non udissero, nè riparo, nè speranza più rimarrebbe pel peccatore. Cosi quel grande arcano, che sbigottiva lo spirito d'uno dei più grandi geni del Paganesimo, in qual maniera cioè l'uomo reo di lesa maestà divina potesse placare Dio, e riconciliarsi con lui, disvelato resta, per incredibile consolazione dell'uomo, da Dio medesimo, il quale mostrandosi a lui sotto l'idea d'un buon padre, viene a fargli intendere, che per grande che sia la sua ingratitudine, sarà egli sempre non solamente pronto a placarsi, ma bramoso ancora di placarsi con lui mediante il ravvedimento, e la penitenza sincera de' suoi falli. Questo padre adunque è Dio ovvero il medesimo Cristo. I due figliuoli secondo la sposizione di s. Girolamo sono i giusti, e i peccatori; e i secondi son figurati nel figliuolo minore, perchè la più fresca età è più inchinevole al vizio; e non può convenire, se non alla stoltezza, e all'incostanza della gioventù l'abbandonare un buon padre, e soggettarsi alla servitù vergognosa delle passioni.

15,12:Padre, dammi la parte ec. Questa porzione che tocca a ciaschedun uomo, è il libero arbitrio proprio dell'umana natura, e pel quale ci differenziamo dai bruti. Dio creò l'uomo, e lasciollo in mano del suo consiglio, volendo, ch'ei lo servisse non per necessità del comando, ma per elezione della sua volontà, e può anche in questa porzione contarsi il cumulo di tutti i diversi doni conceduti da Dio a ciascun uomo.

15,13-14:Se ne andò in lontano paese, e ivi ec. Il peccatore non volendo adattarsi al soave giogo di Dio si dì lunga da lui coll'affetto; ma egli è scritto, che coloro, che si allontanano da Dio, si perdono, Ps. 72.; imperocchè e del libero arbitrio, e degli altri doni di Dio abusando, e corrompendo, per così dire, gli stessi doni coll'impiegargli in una vita dissoluta e carnale, in quella estrema miseria riducesi, colla quale è punito chi serve al vizio; miseria conosciuta dagli stessi Gentili, i quali per loro sciagura non ne conobbero il rimedio. Un paese di carestia, e di fame è un'anima allontanata da Dio, dice s. Agostino.

15,15-16:E si insinuò presso di uno ec. Il padrone crudele, a cui nell'estrema penuria di ogni bene, e nell'allontanamento sempre maggiore da Dio si soggetta questo infelice giovane, questo padrone è il Demonio: il vergognoso ministero, a cui è posto lo stesso giovane, significa la degradazione dell'anima nel servire alle indegne e infami passioni: il vilissimo cibo, che non può saziarlo, ma lo lascia sempre affamato, dinota i piaceri, e le soddisfazioni de' brutali appetiti; piaceri, che riempir non possono un cuore fatto per oggetti più grandi, e più nobili; un cuore fatto per Iddio, e pe' beni celesti. Si avvera nel peccatore quello, che in Ezechielle rimprovera Dio a Gerusalemme, cap. XVI. 34. E' avvenuta a te cosa perversa sopra quello, che sia avvenuto ad alcuna donna la quale prima, o dopo di te sia stata adultera: perchè tu desti mercede, e mercede a te non fu data. Imperocchè che è quello, che il Demonio può rendere al peccatore in ricompensa di tutto quello, che il peccatore sagrifica dandosi a ubbidire al Demonio?

15,17:Rientrato in se ec. Riscuotendosi quasi da una lunga ubbriachezza, e considerando il suo stato presente e la sua profonda miseria il peccatore dice tra sè; quanti uomini, anche nel grado piú infimo di virtù, godono dell'abbondanza de' favori divini, son nudriti del pane della parola di Dio, vivono nella pace della coscienza, e nella speranza della protezione divina; e io, che sopra di questi fui già distinto con ispeciale bontà come figliuolo, manco di ogni bene, perduto avendo colui, che di ogni bene è la fonte, il mio buon padre! Questa comparazione umilia il peccatore, e dipinge negli occhi di lui la ingratitudine mostruosa, colla quale a tal padre voltò le spalle,

15,18:Mi alzerò, e anderò.... e dirò ec. Veduto l'orrore del suo stato presente, ripensa all'antica bontà del padre, e si muove a speranza, e risolve di togliersi dalla sua schiavitù; risolve di andare a' piedi del Padre celeste, di confessare con ischiettezza, e umiltà i propri peccati, e di implorare la sua misericordia. Ed ei ben sapeva (dice un antico Interprete) quanto grande sia la misericordia di questo Padre, mentre sperava, ch'ei non avrebbe sdegnato di udire il nome di padre dalla bocca di un tal figliuolo.
Io peccato contro del cielo, ec. Gli Ebrei quando per riverenza, e timore non ardiscono di nominare Dio, lo indicano col nome di cielo. È adunque lo stesso, che se dicesse: ho peccato contro Dio; che è il sentimento stesso del penitente Davidde: ho peccato contro il Signore. Ho peccato contro di te, mio Dio, perchè ho disubbidito a' tuoi comandamenti. Ho peccato contro di te, mio Padre, perchè mi sono sottratto alla tua potestà.

15,19:Non sono omai degno ... trattami come uno ec. Il peccatore veramente contrito confessa di non meritare di essere restituito nell'antico favore, nè di essere più riuardato come figliuolo; volentieri perciò si sottopone alla umile laboriosa condizione di mercenario, e la fati ca, e la penitenza di questo stato domanda in prova del suo ravvedimento, e del sincero dolor de' suoi falli. Tutto egli farà, e di tutto sarà contento, purchè possa essere nella grazia del Padre, sotto la potestà del Padre, e servo non più del Diavolo, ma del Padre.

15,20-22:E alzatosi andò ec. Imperocchè non basta il desiderare quello che piace a Dio, ma bisogna anche farlo, dice Teofilatto. E mentre egli era tuttora lontano. Tosto che il peccatore nell'intimo del suo cuore si volge a Dio, appena dà un passo per tornare in lui; Dio con occhio di misericordia mirandolo gli va incontro. Farò vedere, che prima, che egli alzi la voce, io l'esaudirò, Isai. LXV. 24.; imperocchè l'orecchio di Dio ode la preparazione del loro cuore. Nè questo solo; ma usa verso di lui le più tenere dimostrazioni di amore, lo abbraccia, gli dà il bacio di riconciliazione, e di pace; vuol ch'ei sia rivestito della più preziosa veste, di quella veste, senza la quale nissuno è ammesso al convito nuziale; vuole, che gli sia posto in dito l'anello, pel quale distinguasi come figliuolo mediante l'impronta dello spirito di promissione santo, Ephes. 1. 13., del quale spirito questo anello è figura; vuole, che si mettano i cal zari a' suoi piedi, i quali calzari dinotano la preparazio ne dell'animo a camminare nella via del Vangelo, e a farla agli altri conoscere coll'esempio, e colla voce, con forme addita Paolo, Ephes. VI. 15., preparazione, che è effetto del nuovo spirito, onde è animato il peccator convertito. Tutto qui spira dal canto del padre tenerezza, e bontà senza pari.

15,23:Menate il vitello grasso, ec. Per questo grasso vitello i Padri tutti hanno inteso Gesù Cristo, adombrato sotto questa figura per ragione del suo sacrifizio. Questo vitello adunque impinguato della pienezza di tutti i doni del cielo è ucciso, e sacrificato pei peccatori, e di poi nel convito di tutta la famiglia è dato in cibo in mezzo ai tripudi degli Angeli esultanti per la grazia fatta da Dio al peccatore.

15,28:Andò in collera, ec. Quello, che si racconta del figliuolo maggiore, tende a far conoscere, che tale è la bontà, e carità di Dio verso dei peccatori, che i giusti non possono fare a meno di non restarne altamente ammirati, e potrebbero esserne mossi in certo modo a in vidia, e gelosia gli stessi Santi. Nè sarebbe incredibile, che alla considerazione di tal prodigio di carità si solle vasse, come notò s. Girolamo, negli animi de' giusti an cor deboli e imperfetti qualche sentimento di mormorazione. Ma questa è immediatamente repressa da Dio, il quale colle interne sue ispirazioni l'ingiustizia de' lor pensamenti tosto corregge, come il padre della parabola con sue parole corresse, e convinse il figliuolo maggiore disgustato di quel che vedeva farsi pel ritorno del suo fratello. Può ancora riguardarsi questa parte della parabola come diretta da Cristo a reprimere le mormorazioni degli Scribi, e de' Farisei, i quali si spacciavan per giusti, e si offendevano della benignità usata continuamente da Cristo verso de' pubblicani, e dei peccatori. Volle adunque col fatto del figliuolo maggiore, le cui querele non avrebbero essi ardito di approvare, far intendere a quei superbi, quanto ingiustamente biasimassero la sua condotta, e come, in luogo di mormorarne, avrebbero dovuto (se erano giusti, come credevano) rallegrarsi con tutta la famiglia di Dio del ravvedimento, e della salute dei peccatori.
Debbo dir finalmente, che alcuni Padri pe' due figliuoli intesero i due popoli, l'Ebreo, e il Gentile. L'Ebreo era come il primogenito nella cognizione di Dio, erede delle promesse, ec. Il Gentile ignorando il vero Dio, per duto nell'idolatria, e ne' costumi corrotto si andò ogni di più allontanando dal suo Creatore, abusando dei lumi, e delle facoltà naturali, soggettandosi a un padrone duro e crudele, quale è il Demonio, il quale appena lo satollava di ghiande, figura de' vili, e ignominiosi piaceri. Non è difficile l'applicazione della parabola anche in questo senso; si noti però, che la saviezza del fratello maggiore sarebbe allora supposta, non perchè tale fosse dinanzi a Dio il popolo Ebreo, ma piuttosto per seguire l'idea, che avevan di loro stessi gli Ebrei in confronto de' Gentili, ed eziandio per meglio far risaltare la predilezione, che Dio vuol mostrare verso de' ravveduti.