Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Luca 18


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Con la parabola del giudice iniquo, e della vedova importuna insegna, che fa d'uopo orar sempre: con la parabola poi del Fariseo, e del Pubblicano, come si debba orare. Impedisce, che siano scacciati dalla sua presenza i fanciulli. Un ricco, il quale diceva di aver dalla gioventù osservati tutti i precetti, udito il consiglio di Cristo di abbandonar tutte le cose, si ritira malinconico. Ricompensa di coloro, che tutto lasciano per Cristo. Predice la sua passione, e vicino a Gerico illumina un cieco.

1Oltre di ciò diceva loro una parabola intorno al dover sempre orare, né mai stancarsi.2Dicendo: Egli era un certo giudice in una città, il quale non temeva Dio, né aveva rispetto degli uomini.3Ed era in quella città una vedova, la quale andava da lui, dicendogli: Fammi ragione del mio avversario.4E per buona pezza di tempo quegli non volle farlo. Ma poi disse tra se: Abbenchè io non tema Dio, nè abbia riguardo agli uomini;5Nondimeno perché questa vedova mi importuna, le farò giustizia, affinchè non venga di continuo a rompermi la testa.6Avete udito (disse il Signore) le parole di questo giudice iniquo?7E Dio poi non farà giustizia a' suoi eletti, i quali lo invocano dì, e notte, e sarà lento in lor danno?8Vi dico, che presto li vendicherà. Ma quando verrà il figliuolo dell'uomo, credete voi, che troverà fede sopra la terra?9Disse ancora questa parabola per taluni, i quali confidavano in se stessi come giusti, e disprezzavano gli altri.10Due uomini salirono al tempio a fare orazione: uno Fariseo, e l'altro Pubblicano.11Il Fariseo si stava, e dentro di se orava cosi: Ti ringrazio, o Dio, che io non sono come gli altri uomini: rapaci, ingiusti, adulteri; ed anche come questo Pubblicano:12Digiuno due volte la settimana: pago la decima di tutto quello, che io posseggo.13Ma il Pubblicano stando da lungi, non voleva nemmeno alzar gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: Dio, abbi pietà di me peccatore.14Vi dico, che questo se ne tornò giustificato a casa sua a differenza dell'altro: imperocché chiunque si esalta, sarà umiliato: e chi si umilia, sarà esaltato.15E conducevano ancora da lui de' fanciulli, perché gli toccasse. Il che vedendo i discepoli, gli sgridavano.16Ma Gesù, chiamandogli a se, disse: Lasciate, che vengano da me i fanciulli, e non vogliate loro vietarlo: imperocché di questi tali è il regno di Dio.17In verità vi dico, che chiunque non riceverà il regno di Dio come fanciullo, non vi entrerà.18E uno de' principali gli fece questa interrogazione: Maestro buono, che farò io per ottenere la vita eterna?19Ma Gesù gli rispose: Perché mi chiami tu buono? Nissuno o buono, salvo Dio solo.20Tu sai i comandamenti: Non ammazzare: non commettere adulterio: non rubare: non dire il falso testimonio: onora il padre, la madre.21E quegli disse: Ho osservato tutto questo fino dalla mia gioventù.22La qual cosa avendo Gesù udita, gli disse: Sol una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello, che hai, e distribuiscilo a' poveri, e avrai un tesoro nel cielo: e vieni, e sieguimi.23Ma quegli, sentite tali cose, se ne attristò; perché era molto ricco.24E Gesù vedendo, come egli si era rattristato, disse: Quanto è difficile, che coloro, che hanno delle ricchezze, entrino nel regno di Dio!25Più facilmente passa per una cruna l'ago un cammello, che non entra un ricco nel regno di Dio.26E coloro, che ascoltavano, dissero: E chi può salvarsi?27Ed egli disse loro: Quello, che non è possibile agli uomini, è possibile a Dio.28E Pietro gli disse: Ecco che noi abbiamo abbandonato ogni cosa, e ti abbiamo seguitato.29Ed egli disse loro: In verità ti dico: non vi ha alcuno, che abbia abbandonato la casa, o i genitori, o i fratelli, o la moglie, o i figliuoli per amore del regno di Dio,30Che non riceva molto di più in questo tempo, e la vita eterna nel secolo avvenire.31E Gesù prese i dodici a parte, e disse loro: Ecco che noi andiamo a Gerusalemme, e si adempirà tutto quello, che è stato scritto da' profeti intorno al Figliuolo dell'uomo.32Imperocché sarà dato nelle mani de' Gentili, e sarà schernito, e flagellato, e gli sarà sputato in faccia:33E dopo che l'avran flagellato, lo uccideranno, ed ei risorgerà il terzo giorno.34Ed essi nulla compresero di tutto questo, e un tal parlare era oscuro per essi, e non intendevano, quel, che lor si diceva.35Ed avvenne, che avvicinandosi egli a Gerico, un cieco se ne stava presso della strada, accattando.36E udendo la turba, che passava, domandava quel, che si fosse.37E gli dissero, che passava Gesù Nazareno.38Esclamò, e disse: Gesù figliuolo di David, abbi pietà di me.39E quelli, che andavano innanzi, lo sgridavano, perché si chetasse. Ma egli sempre più sclamava: Figliuolo di David, abbi pietà di me.40E Gesù soffermatosi, comandò, che gliel menasser dinanzi. E quando gli fu vicino, lo interrogò,41Dicendo: Che vuoi tu, ch'io ti faccia? E quegli disse: Signore, ch'io vegga.42E Gesù dissegli: Vedi; la tua fede ti ha fatto salvo.43E subito quegli vide, e gli andava dietro glorificando Dio. E tutto il popolo, veduto ciò, diede lode a Dio.

Note:

18,1:Intorno al dover sempre orare, ec. Esorta alla per severante orazione, come quella che sara unico scampo nelle afflizioni, e ne' pericoli, a' quali saranno esposti i giusti particolarmente negli ultimi tempi della venuta del Signore, come predisse nel capo precedente. Ed è sommamente forte, e convincente questa parabola, nella quale coll'esempio di un giudice dissimilissimo a Dio vien provata l'efficacia dell'orazione.

18,7:E sarà lento in lor danno? Potrà egli esser lento a liberarli da' mali, che soffrono? potrà egli soffrire, che con loro danno siano afflitti dal Demonio, e da' mali uomini impunemente? Vedi Apocal. VI. 10.

18,8:Ma quando verrà il Figliuolo dell'uomo, ec. Avea detto, che Dio non sarà tardo a liberare i suoi eletti; per-chè quantunque differisca talora, nulla di meno li libererà infallibilmente in quel tempo, in cui conviene per loro bene che sian liberati. Dice adesso, che rari saranno in quegli ultimi giorni que' che saran liberati, perchè rara sarà la fede viva sopra la terra; colla qual sentenza dimostra eziandio per qual motivo egli avvenga, che non sempre esaudita sia l'orazione; vale a dire perchè non è animata da vera fede, da cui viene la perseveranza in orare.

18,9:Disse ancora questa parabola. Colla precedente insegnò la perseveranza nell'orazione; con questa insegna un' altra condizione dell'orazione, vale a dire l'umiltà.

18,11:Il Fariseo si stava. Nel tempio non era alcun comodo per sedere; onde e del Fariseo, e del Pubblicano è detto, che stavano in piedi, com' era costume.
Ti ringrazio, o Dio, ec. Costui andato al tempio per pregare il Signore, nulla domanda, ma solamente loda se stesso. Ma non è egli il rendimento di grazie parte essenziale dell'orazione? Sì certamente; ma il Fariseo con questo ringraziamento dispiacque a Dio; perchè si compiacque di se medesimo, e perchè disprezzò i suoi fratelli, e giudicò senza misericordia il Pubblicano.

18,12:Digiuno due volte la settimana: ec. Dopo aver detto da quali vizi egli sia libero, pone in veduta le sue virtù, e specificatamente la mortificazione della carne, e l'esattezza nel pagare le decime, delle quali cose molto gloriavansi i Farisei, come da altri luoghi del Vangelo apparisce. I due giorni di digiuno osservato per tradizione nella chiesa Giudaica dai più religiosi erano il lunedì, e il giovedi, in luogo de' quali giorni nella Chiesa cristiana fu per molti secoli il costume di digiunare il mercoledì, e il venerdì per onorare la passione del Signore; e la chiesa di Roma aggiungeva a questi due di anche il sabato. Quanto alle decime, altrove si è veduto, come non solo del grano, del vino, e dell'olio, ma ancora delle civaie, degli erbaggi, delle uova, del latte pagavano la decima i Farisei per distinguersi dal rimanente del popolo. Corrompeva il Fariseo queste osservanze esteriori, buone per loro stesse, col farne pompa, e col disprezzo di chi non faceva altrettanto.

18,13:Il Pubblicano stando da lungi, ec. Pare, che debba intendersi, ch'ei se ne stava in fondo dell'atrio del popolo, del quale non dovea essere proibito l'ingresso a que' pubblicani, che erano di nazione Giudei. Si notano nell'orazione di quest'uomo tutte le condizioni necessarie in un vero penitente; e sono: 1. Il sentimento della propria indegnità, per cui e's i sta da lungi, e non ardisce di alzare gli occhi verso del cielo, e peccator si confessa: 2. un vivo, e profondo dolore dimostrato col battersi il petto, e con quell'atto di contrizione brevissimo, ma pieno di energia, e di senso; 3. la speranza nella Divina bontà; con questa speranza e orò, ed orò in pochissime parole, perchè tutto in essa ripose, e non ne' propri meriti, o nelle molte parole; e questa bontà confessò in Dio, dicendo: Abbi pietà di me peccatore. In una parola questa orazione tutta contiene lo spirito, e la sostanza di quel celebre Salmo, in cui il penitente Davidde chiede misericordia del suo peccato. -

18,14:Chiunque si esalta, ec. Verità (dice s. Agostino) di infinita importanza, insegnata perciò in tutte le Scritture vedi 1. Pet. v. 5. Jacob, IV. ec.), raccomandata da Cristo altamente coll'esempio, e colle parole in tutto il Vangelo.

18,19:Perchè mi chiami tu buono? ec. A questo Giudeo, il guale non conosceva Cristo, se non per un puro uomo ed era sollecito di sapere con quali opere meritar potesse la vita eterna, risponde egli in maniera, che gli fa intendere, come è necessaria alla salute in primo luogo la fede, colla quale si creda, che Dio solo è buono, e che ogni uomo è peccatore, e nissuno può fare alcun bene per l'acquisto dell'eterna vita, se mediante la bontà di Dio, che fa misericordia, non è fatto buono.

18,26:E coloro... dissero: E chi può salvarsi? Gesù Cristo avea parlato della difficoltà somma, che avrà il ricco a salvarsi; ma quelli che udirono, ragionavano così: Chi adunque potrà esser salvo? perchè, come osservò s. Agostino, quantunque non tutti gli uomini sieno ricchi, pochissimi nondimeno saran quegli, i quali non amino le ricchezze, e non le cerchino, e in esse non pongano la somma felicità dell'uomo; or siccome non le ricchezze medesime, ma la passione per le ricchezze è causa della perdizione de' ricchi, quindi è, che costoro dicono a Cristo: Chi si salverà, se tutti quasi gli uomini o amano disordinatamente le ricchezze che hanno, o desiderano ardentemente quelle che non hanno? Può anche questa interrogazione esporsi in tal guisa: Se è difficilissimo, che uno dei ricchi si salvi, chi degli uomini si salverà, mentre e l'amor de' piaceri, e l'ambizione, e tante altre passioni perdono tanti altri?