Scrutatio

Giovedi, 25 aprile 2024 - San Marco ( Letture di oggi)

Vangelo secondo Luca 19


font

Va in casa di Zaccheo: per il che molti mormorano. Riferisce una parabola di un uomo illustre, il quale partendo per pigliar possesso del regno, diede a dieci servi dieci mine; il quale i proprj servi non volevano per re. Sopra il puledro dell'asina entrando con gloria in Gerusalemme, piange sopra di lei, e ne predice la rovina; ed entrato nel tempio caccia que', che comperavano, e vendevano.

1Ed entrato in Gerico passava pel mezzo della città.2Quand' ecco un uomo per nome Zaccheo: il quale era capo de' pubblicani, ed ei pur facoltoso.3E bramava di conoscer di vista Gesù: e non poteva a causa della folla, perché era piccolo di statura.4E porse innanzi, e sali sopra una pianta di sicomoro a fine di vederlo: perché era per passare da quella parte.5E arrivato Gesù a quel luogo, alzati gli occhi lo vide, e gli disse: Zaccheo, presto cala giù: perché fa d'uopo, ch'io alberghi quest' oggi in casa tua.6E quegli frettolosamente discese, e lo accolse allegramente.7Veduto ciò, tutti mormoravano, dicendo, che era andato a posare in casa di un peccatore.8Ma Zaccheo si presentò, e disse al Signore: Ecco che io, o Signore, do la metà de' miei beni a poveri: e se ad alcuno ho tolto qualche cosa, gli rendo il quadrupolo.9E Gesù gli disse: Oggi questa casa ha ottenuto salute: perché anche questo è figliuolo di Abramo.10Imperocché è venuto il figliuolo dell'uomo a cercare, e salvare que', che si erano perduti.11E stando quegli ad ascoltare tali cose, continuò, e disse una parabola sopra l'esser lui vicino a Gerusalemme: e sul credere, che essi facevano, che presto dovesse manifestarsi il regno di Dio.12Disse adunque: Un nobil uomo andò in lontano paese a prender possesso di un regno per poi ritornare.13E chiamati a se dieci de' suoi servidori, diede loro dieci mine, e disse loro: Impiegatele sino al mio ritorno.14Ma i suoi concittadini gli volevano male: e gli spediron dietro ambasciadori, dicendo: Non vogliamo costui per nostro re.15E avvenne, che tornato egli dopo aver preso possesso del regno fece chiamare a sei servidori, ai quali aveva dato il denaro per sapere, che guadagno avesse fatto ciascuno.16E venne il primo, e disse: Signore, la tua mina ne ha fruttate altre dieci.17Ed ei gli disse: Buon per te, servitore fedele, perché se' stato fedele nel poco, sarai signore di dieci città.18E venne il secondo, e disse: Signore, la tua mina ne ha fruttate cinque.19E (il padrone) disse anche a questo: Tu pure sarai signore di cinque città.20E venne un altro, e disse: Signore, eccoti la tua mina, che ho tenuta rivolta in un fazzoletto:21Imperocché ho avuto apprensione di te, perché se' di naturale austero: togli quel, che non hai depositato, e mieti quel, che non hai seminato.22Ma (il padrone) gli disse: Sa la tua propria confessione ti condanno, servo cattivo: sapevi, che io sono un uomo austero, che tolgo quel, che non ho depositato, e mieto quel, che non ho seminato:23E Perché non hai impiegato il mio denaro sopra una banca, che io al mio ritorno lo averi ritirato co' suoi frutti?24E disse agli astanti: Toglietegli la mina, e datela a colui, che ne ha dieci.25Signore, risposero, egli la dieci mine.26E io vi dico, che sarà dato a chi ha, e sarà nell'abbondanza: a chi poi non ha, sarà levato anche quello che ha.27Quanto poi a que' miei nemici, i quali non mi hanno volato per loro re, conduceteli qui, e uccidetegli alla mia presenza.28E dette tali cose, camminava innanzi agli altri verso Gerusalemme.29E arrivato che fu vicino a Betfage, e a Betania, al monte detto degli ulivi, mandò due de' suoi discepoli,30E disse loro: Andate nel villaggio, che sta dirimpetto: e in entrando troverete legato un asinello, che non è stato mai cavalcato da alcuno: scioglietelo, e menatemelo.31E se alcuno vi domanderà il perché lo sciogliete, gli direte: Perché il Signore ne ha bisogno.32E quelli, che erano stati spediti, andarono, e trovarono l'asinello starsi nel modo, che egli aveva loro predetto.33E mentre scioglievano l'asinello, i padroni disser loro: Perché lo sciogliete voi?34Ed essi lor dissero: Perché il Signore ne ha bisogno.35E lo menarono a Gesù. E distesi i loro mantelli sopra l'asinello, vi poser sopra Gesù.36E seguitando egli il suo viaggio, la gente gli distendeva sotto le sue vesti per la strada.37Quando poi fu vicino alla scesa del monte Oliveto, tutta la turba de' discepoli cominciò lietamente a lodare Dio ad alta voce per tutti i prodigj, che veduti avevano,38Dicendo: Benedetto il Re, che viene nel nome del Signore, pace in cielo, e gloria nel più alto de' cieli.39E alcuni de' Farisei mescolati col popolo gli dissero: Maestro, sgrida i tuoi discepoli.40Ma egli rispose loro: Vi dico, che se questi taceranno, grideranno le pietre.41E avvicinandosi alla città, rimirandola pianse sopra di lei, e disse:42O se conoscessi anche tu, e in questo giorno quello, che importa al tuo bene: ma ora questo è a' tuoi occhi celato.43Conciossiachè verrà per te il tempo: quando i tuoi nemici ti circonderanno di trinciera: e ti serreranno all'intorno: e ti stringeranno per ogni parte:44E cacceranno per terra te, e i tuoi figliuoli con te, e non lasceranno in te pietra sopra pietra; perché non hai conosciuto il tempo della visita a te fatta.45Ed entrato nel tempio cominciò a scacciare coloro, che in esso vendevano, e comperavano,46Dicendo loro: Sta scritto; La casa mia è casa di orazione; e voi l'avete cangiata in ispelonca di ladri.47E insegnava ogni giorno nel tempio. Ma i principi de' sacerdoti, e gli Scribi, e i caporioni del popolo cercavano di levarlo dal mondo:48Né sapevan, che farsi di lui. Conciossiaché tutto il popolo stava a bocca aperta ad udirlo.

Note:

19,1:Passava pel mezzo della città. Questa città era sulla strada per andare dalla Galilea a Gerusalemme.

19,2:Capo de' pubblicani, ed ei pur facoltoso. Queste cose sono diligentemente notate dal santo Vangelista, perchè rendono più mirabile la conversione di quest'uomo, e dimostrano la verità di quelle parole dette poco avanti da Cristo: Quello, che non è possibile agli uomini, è pos sibile a Dio, cap. XVIII. 27.

19,3:E bramava di conoscer di vista ec. Dovea essere molto grande questo desiderio in Zaccheo, mentre egli non ebbe riguardo di esporsi al riso delle turbe col salire (egli capo de' pubblicani, e facoltoso) sopra un albero per soddisfarsi.

19,4:Una pianta di sicomoro. Il sicomoro da Dioscoride, e da s. Agostino è chiamato fico Egiziano. Egli era comune nella Giudea. Se la voce sicomoro si scriva colla penultima lunga, significa presso i Greci fico fatuo, ovvero fico salvatico; colla penultima breve può significare una specie di fico simile al moro, il cui proprio nome tragli Egiziani era Giumus.

19,5:Fa d'uopo, ch'io alberghi ec. Non si legge mai nel Vangelo, che Gesù andasse a casa di alcuno, se non era invitato; ed egli si invita adesso da se medesimo a casa di un pubblicano. Ma quello che fa Zaccheo per solamente veder Gesù, dà a conoscere quel che egli avrebbe bramato, se la coscienza della sua indegnità non lo avesse rattenuto. Queste disposizioni del cuore di Zaccheo erano note a Gesù, e queste tengon luogo di gratissimo invito; anzi fanno forza, per così dire, al cuore di lui. Ei lo chiama per nome, benchè prima non lo avesse veduto giammai, e dice, che è necessario, ch'ei vada a posare in sua casa, perchè Zaccheo ha meritato di albergarlo col suo desiderio, e colla sua umiltà. Vedesi insieme l'ardente amore di Gesù per la salute de' peccatori, e quanto volentieri entri nel loro cuore, ove questo sia preparato.

19,7:Tutti mormoravano, ec. Gli antichi interpreti, e i Padri hanno creduto, che Zaccheo fosse gentile, e che perciò gli Ebrei mormorassero dell'avere Gesù scelta per suo ospizio la casa di un tal uomo. Certamente il mestiero di pubblicano, quantunque esercitato da qualche Ebreo (come fu s. Matteo) era proprio dei cavalieri Romani, i quali uniti in società prendevano in appalto le pubbliche entrate nelle provincie dell'impero; e gli Ebrei col nome di peccatori intendevano i Gentili. Il nome di Zaccheo è Ebraico, ma egli può essere una traduzione del nome Latino; e in altri luoghi del nuovo testamento vedremo, che non era cosa tanto rara, che uno avesse due nomi. Zaccheo vuol dir giusto.

19,8:E se ad alcuno ho tolto.... rendo il quadruplo. Secondo la legge Romana la restituzione del quadruplo era la pena del pubblicano, che avesse tolto per forza qualche cosa oltre il dovuto, l. Hoc. edicto ff. de publ. Così Zaccheo si giudica secondo la severità della legge. Osserva s. Agostino, che nella soddisfazione del vero penitente si contiene e il restituire il mal tolto, e il redimere i peccati colla limosina.

19,9:Oggi questa casa ha ottenuto salute: ec. Certamente è grande anche negli occhi degli uomini una tal mutazione, che un uomo poco prima ingolfato negli affari del mondo, che non ad altro pensava, che al guadagno, non solo renda il mal acquistato, e renda il quadruplo; ma volentieri ancora profonda i suoi legittimi acquisti in sollievo de' poveri. Ciò vuol dire, secondo la parola di Cristo, che alla grazia di lui è possibil di fare, che per la cruna d'un ago passi un cammello.
Anche questo è figliuolo di Abramo. Non secondo la carne, ma secondo lo spirito, e secondo la fede. Mi sia permesso di dire per maggiormente stabilire l'opinione de' Padri, che queste parole di Cristo sembrerebbero inutili, se Zaccheo fosse stato Giudeo; imperocchè non poteva ciò essere ignoto ai mormoratori, a' quali vuol qui risponder Gesù. Ma che potesse un uomo, senza esser del sangue di quel patriarca, appartenere, mediante la fede, alla famiglia di Abramo, questo nol sapevano ancora gli Ebrei, o nol volevan sapere, benchè più volte Gesù lo avesse loro insegnato. Anche quegli Interpreti, i quali vogliono, che questo pubblicano fosse Giudeo, convengono, che quest'uomo sì odioso a' Giudei per la sua professione fu una figura del popolo de' Gentili, i quali con grande amore, e fervore ricevettero Cristo rifiutato dalla Sinagoga.

19,11:Che presto dovesse manifestarsi il regno di Dio. Tutti già sapevano, che era quello il tempo, in cui dovea il Messia, secondo le predizioni de' profeti, venire a regnare sul popolo d'Israele. Questo regno si figuravano, che dovesse essere un regno temporale; e tanto gli Apostoli, quanto tutti quelli, che credevano esser Gesù il vero Messia, si immaginavano, che in questa sua andata a Gerusalemme sarebbe entrato in possesso del nuovo regno. Ma Gesù non nega di dover essere re, e non de' soli Ebrei, ma di tutte le genti, come del Messia avevano predetto i profeti; ma fa loro intendere con questa parabola, che prima di arrivare al suo regno dovea soffrir molte cose, e che i più grandi nemici del medesimo suo regno dovean essere gli Ebrei, per la salute de' quali era principalmente venuto.

19,12:Un nobil uomo andò in lontano paese ec. Gesù qui si paragona a un uomo di stirpe illustre. Egli veramente come uomo era della reale stirpe di David, e secondo la divinità figliuolo del Padre. Or egli dice, che tra poco partirà per andare in un paese lontano dalla terra, dappoichè ritornerà al cielo per ivi regnare, e dipoi dopo un dato tempo ritornerà nell'ultimo dì del mondo a chieder conto a' suoi servi de' talenti, che avrà loro affidati prima di partire, affinchè gli facesser fruttare fino al tempo del suo ritorno. Imperocchè questo re è sì buono, che crede suo guadagno, e guadagno grande, se i suoi servi, co' talenti, de' quali gli ha arricchiti, con ducano altri a salute. Partito che egli fu, i suoi concittadini, vale a dire gli Ebrei, da' quali egli era nato, e tra' quali era vissuto, si dichiararono di non volerlo per re, non per motivo alcuno, che avessero di essere alieni da lui, il quale gli avea ricolmi di benefizi; ma per quell' empia ostinazione, e perversità di mente, colla quale dissero a Pilato: Non abbiam re, fuori di Cesare. Ma a loro dispetto tornerà egli re con gloria, e maestà grande; chiederà conto a' suoi servi dell'uso fatto dei suoi talenti; premierà i servi buoni, e fedeli; punirà i negligenti, e farà terribil vendetta di quelli, che nol vollero per loro re.

19,13:Dieci mine. La mina, moneta Ateniese, valeva cento dramme. La mina degli Ebrei avea più del doppio di valore, che la mina Ateniese.

19,16:La tua mina ne ha fruttate altre dieci. Parole di un buon servo, il quale non alla propria industria, ma alla grazia conferitagli da Dio attribuisce il fruttofatto nelle anime.

19,37:La turba de' discepoli. Vale a dire tutti quegli, i quali mossi dai prodigi operati da lui nella Galilea lo seguivano.

19,38:Pace in cielo, ec. Lo Spirito santo, il quale suggeriva alla turba queste acclamazioni, volle significar con queste parole, che Cristo avrebbe rappacificato il cielo colla terra, togliendo le inimicizie, come dice l'Apostolo.
Gloria nel più alto de' cieli. Dichiarò, come per la riconciliazione del genere umano sarebbe stato lodato Dio da tutti gli Angeli, i quali in questa riconciliazione, e nel modo principalmente, ond'ella doveva effettuarsi, nuovi tesori avrebbero discoperti della sapienza, e bonta dell'Altissimo.

19,42:O se conoscessi anche tu, ec. Predice il terribil gastigo dell'ingrata città; e ciò in tempo, che in essa veniva accolto con sommi onori: il che dava a conoscere, che la sua minaccia procedeva da animo non amareggiato, o avverso, ma libero, e affezionato. Il discorso è rotto, come si conveniva all'estrema afflizione, con cui mirava la futura calamità. O se avessi conosciuto anche tu, città tanto amata, e favorita da Dio, e vi sitata con ispecial cura, e amore da me; se avessi conosciuto anche tu quello, che alla tua salute appartiene, avresti creduto in me, e avresti trovata la pace tua, e ogni bene.