Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Atti degli Apostoli 27


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In viaggio verso l'Italia

1- Quando dunque fu determinato di far vela per l'Italia, Paolo e cert'altri prigionieri furon consegnati a un centurione, di nome Giulio, della coorte Augusta.2E, saliti sopra una nave di Adramitto che doveva costeggiare i porti dell'Asia, salpammo, avendo con noi Aristarco, macedone di Tessalonica.3Il giorno seguente arrivammo a Sidone; e Giulio, che trattava Paolo con benevolenza, gli permise di andare da' suoi amici a ristorarsi.4Poi, partiti di là, navigammo sotto Cipro, perchè i vènti eran contrari;5e, traversato il mare di Cilicia e Panfilia, arrivammo a Mira di Licia.6Qui il centurione, trovata una nave alessandrina che faceva rotta per l'Italia, ci trasferì in essa.7E dopo aver navigato lentamente per molti giorni, arrivammo con pena dirimpetto a Gnido, trattenuti dal vento, ci accostammo a Creta, dalla parte di Salmone;8e costeggiando con gran difficoltà, venimmo a un certo luogo, chiamato Beiporti, vicino a cui era la città di Talassa.9Passato così molto tempo, e il navigar facendosi sempre più pericoloso, perchè era passato il digiuno, Paolo li ammoniva10dicendo: «Uomini, io vedo che la navigazione riuscirà di danno e perdita grande, non solo del carico e della nave, ma anche delle nostre vite».11Ma il centurione credeva più al pilota e al padron della nave che non alle cose dette da Paolo.12E siccome quel porto non era adatto a svernare, i più furon di parere di partirne e, se fosse possibile, spingersi fino a Fenice, porto di Creta, che guarda a libeccio e a maestro, e di passarvi l'inverno.13Soffiando poi l'australe, credettero d'esser al loro proposito, quindi, tolte le ancore, costeggiavano Creta più da vicino.

Fiera tempesta

14Ma poco dopo si rovesciò su essa un vento tifonico, che si chiama Euro-Aquilone;15e siccome la nave era portata via, non potendo resistere al vento, noi la lasciammo andare, trascinati con essa.16Così, correndo sotto un'isola chiamata Cauda, riuscimmo con gran difficoltà ad assicurarci della scialuppa.17Tiratala su, misero in opera i ripari, ricingendo la nave, e, per timore di finir sulla Sirte, ammainarono le vele lasciandosi trasportare.18In tal modo, trovandoci fieramente sbattuti dalla tempesta, il giorno appresso cominciarono a far getto del carico;19e il terzo giorno, con le lor proprie mani buttarono a mare gli attrezzi della nave.20Più giorni passarono senza veder nè sole nè stelle; la tempesta infuriava su noi; già perduta era ogni speranza di salvarci.21E poichè si stava da un pezzo senza prender cibo, Paolo, ritto in mezzo a quelli, disse: «Uomini, bisognava darmi ascolto, e non partire da Creta; vi sareste risparmiati questo strapazzo e questo danno.22Ma ora vi conforto a star di buon animo, giacchè nessuno di voi perirà, e solo la nave andrà perduta.23Mi è apparso proprio questa notte un angelo di quel Dio, di cui io sono e a cui servo,24dicendomi: - Paolo, non temere; tu devi comparire dinanzi a Cesare; ed ecco, Dio t'ha fatto dono di tutti quelli che navigano con te.-25Perciò, uomini, fatevi animo, perchè ho fede in Dio che avverrà così, come m'è stato detto.26Or ci bisogna d'esser gettati su una qualche isola».

Naufragio

27Eravamo alla quattordicesima notte, sbattuti per l'Adriatico, quando verso la mezzanotte i marinai credettero d'esser vicini a qualche terra.28Calato lo scandaglio, trovarono venti braccia; e più in là, trovarono quindici braccia.29Temendo allora di dar negli scogli, gettarono da poppa quattro ancore, e sospiravano che facesse giorno.30Ma, siccome i marinai meditavano fuggir dalla nave, e avevan messo in mare un battello col pretesto di stendere le ancore, dalla prua,31Paolo disse al centurione e a' soldati: «Se costoro non restano sulla nave, voi non potete scampare».32Allora i soldati tagliarono le funi del battello, e lo lasciarono cadere.33E come si fu all'alba, Paolo esortava tutti a prender cibo, dicendo: «Oggi son quattordici giorni che state aspettando digiuni, senza prender nulla;34perciò vi esorto a prender cibo per la vostra salvezza; del resto nessun di voi perderà neppur un capello del capo».35Detto così prese del pane, rese grazie a Dio in presenza di tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare.36Tutti allora si fecero animo e presero anch'essi del cibo.37Nella nave eravamo duecentosettantasei persone.38E quando si furon saziati di cibo, alleggerirono la nave gettando il frumento in mare.39Fattosi giorno, non riconoscevano la terra; ma scòrsero un certo seno che aveva spiaggia, e deliberarono di spingervi la nave, se venisse lor fatto.40Quindi, lasciate le ancore e sciolti i legami de' timoni, s'abbandonarono al mare; e alzato l'artimone, secondo il soffiar del vento, tiravano al lido.41Ma, avendo dato in una punta di terra che aveva il mare dai due lati, arenarono; e mentre la prua, affondatasi, stava immobile, la poppa si sfasciava sotto i colpi del mare.42Il parere de' soldati era d'uccidere i prigionieri affinchè nessuno scappasse a nuoto.43Ma il centurione, che voleva salvar Paolo, mandò a vuoto quel disegno, ordinando che quanti sapevano nuotare si gettassero giù i primi e andassero a terra;44gli altri poi li portarono parte su tavole, e parte su rottami della nave. E così avvenne che tutti si salvarono a terra.