Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Lettera agli Efesini 5


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Gli esorta ad imitare Cristo, tenendosi lontani da ogni vizio, e scelleraggine, ed occupandosi nelle buone opere. Le mogli siano soggette ai mariti; i mariti amino le mogli, come Cristo amò la Chiesa.

1Siate adunque imitatori di Dio, come figliuoli benamati:2E camminate nell'amore, conforme anche Cristo ha amato noi, e ha dato per noi se stesso a Dio oblazione, e ostia di soave odore.3E non si senta neppur nominare tra voi fornicazione, o qualsisia impurità, o avarizia, come a' santi si conviene:4Né oscenità, né sciocchi discorsi, o buffonerie, che son cose indecenti; ma piuttosto il rendimento di grazie.5Imperocché voi siete intesi, come nissun fornicatore, o impudico, o avaro, che vuoi dire idolatra, sarà erede nel regno di Cristo, e di Dio.6Niuno vi seduca con vane parole: imperocché per tali cose viene l'ira di Dio sopra i figliuoli contumaci.7Non vogliate adunque aver società con essi.8Conciossiachè una volta eravate tenebre: ma adesso luce nel Signore. Camminate da figliuoli della luce.9Or il frutto della luce consiste in ogni specie di bontà, nella giustizia, e nella verità:10Disaminando voi quello, che sia accetto al Signore:11E non vogliate aver parte alle opere infruttuose delle tenebre, che anzi riprendetele.12Imperocché le cose, che da coloro sì fanno di nascosto, sono obbrobriose anche a dirsi.13Ma tutte le cose, che sono da riprovarsi, son messe in chiaro dalla luce: dappoiché tutto quello che manifesta (le cose), è luce.14Per la qual cosa dice: levati su tu, che dormi, e risuscita da morte, e Cristo ti illuminerà.15Badate adunque, o fratelli, di camminar cautamente: non da stolti.16Ma da prudenti: ricomperando il tempo: perché i giorni sono cattivi.17Per questo non siate imprudenti: ma intelligenti dei voleri di Dio.18E non vi ubbriacate col vino, nei quale è lussuria: ma siate ripieni di Spirito santo,19Parlando tra di voi con salmi, e inni, e canzoni spirituali, cantando, e salmeggiando co' vostri cuori al Signore,20Rendendo sempre grazie per ogni qualunque cosa a Dio, e Padre nel nome del Signor nostro Gesù Cristo.21Subordinati gli uni agli altri nei timore di Cristo.22Le donne siano soggette a' loro mariti, come al Signore:23Conciossiachè l'uomo è capo della donna: come Cristo è capo della Chiesa: ed egli è Salvatore del corpo suo.24Quindi siccome la Chiesa è soggetta a Cristo, così ancora le donne a' loro mariti in tutto.25Uomini amate le vostre mogli, come anche Cristo amò la Chiesa, e diede per lei se stesso,26Affine di santificarla, mondandola colla lavanda di acqua mediante la parola di vita,27Per farsi comparir davanti la Chiesa vestita di gloria, senza macchia, e senza grinza, od altra tal cosa, ma che sia santa, ed immacolata.28Cosi anche i mariti amar debbono le loro mogli, come i corpi proprj: Chi ama la propria moglie ama se stesso.29Conciossiachè nissuno odiò mai la propria carne, ma la nudrisce, e ne tiene conto, come fa pur Cristo della Chiesa:30Perché siamo membra del corpo di lui, della carne di lui, e delle ossa di lui.31Per questo l'uomo abbandonerà il padre, e la madre sua, e starà muto alla sua moglie: e i due saranno una carne.32Questo sacramento è grande, io però parlo riguardo a Cristo, ed alla Chiesa.33Per la qual cosa anche ognun di voi ami la propria moglie, come se stesso: la moglie poi rispetti il marito.

Note:

5,1:Siate adunque imitatori di Dio, ec. Questo versetto lega coll'ultimo del capo precedente. È proprio de' figliuoli più amati l'imitare i loro padri. Imitate adunque voi il vostro Padre celeste, da cui siete sì teneramente amati, imitatelo, dico, nella benignità, nella misericordia, nel peron delle offese.

5,2:Camminate nell'amore, conforme anche Cristo ec. La carità animi, e governi tutta la vostra vita, e con ciò rendiamo a Dio sagrifizio di amore per quell'amore, con cui egli ha amato noi, e si è sagrificato per noi oblazione, ed ostia di gratissimo odore sopra la croce. Da un tale esempio di carità vuole l'Apostolo, che si intenda, fino a qual segno debba estendersi l'amore de' fratelli.

5,4:Nè sciocchi discorsi o buffonerie... ma piuttosto ec. Grandissimo era nelle città grandi, e popolate e piti culte, come Efeso, il furore de' pagani per gli Istrioni, e Mimi, e simil razza di gente, che aveva per sua unica occupazione di divertire il popolo, di risvegliare il riso con iscapito sovente della modestia e della naturale onestà. L'Apostolo tutto ciò proibisce ai fedeli, perchè mal si conviene con la gravità cristiana e con la santa severità, di cui fan professione; e certamente il tempo di questa vita non è per l'uomo cristiano tempo di riso e di piaceri, ma di combattimento e di croce. Cerchi l'uomo cristiano, dice l'Apostolo, il suo sollievo, la sua consolazione nel cantare le laudi di Dio, negli inni di ringraziamento al Signore per gli immensi benefizi a noi fatti: questi siano e la materia de' ragionamenti famigliari tra' Cristiani, e il dolce condimento delle loro fatiche. Vedi il vers. 19.

5,5:O avaro, che vuol dire idolatra. L'avaro e il suo fine, e tutta la sua fiducia colloca nelle ricchezze; perciò si dice, che le ricchezze adora come suo nume. Mi sia lecito però di dire, che queste parole, che vuol dire idolatra, volentieri le riporterei non solo all'avaro, ma anche al fornicatore, e all'impudico, perchè questi ancora per loro fine hanno la creatura, che amano, e la lettera del testo originale non è contraria a questa interpretazione. Vedi Coloss. III. 5.

5,6:Niuno vi seduca con vane parole: imperocchè per tali cose ec. Non vi lasciate gabbare da chi con fallaci sofismi procura di ricuoprire, o difendere tali peccati; imperocchè io dico, che per questo appunto è preparata la vendetta di Dio contro quelli uomini, i quali disubbidiscono alla legge di Dio, e ai lumi della stessa ragio ne, per cui condannati sono questi stessi peccati. Non è improbabile, che intenda qui l'Apostolo di parlare de' filosofi del paganesimo, i quali spacciavano per lecite chi l'una e chi l'altra delle più infami scelleratezze. Ma può accennare anche gli Gnostici, la impurissima dottrina de' quali è riferita da s. Epifanio, dove tratta della loro eresia; e il comandamento, che egli fa agli Efesini nel verso seguente, di separarsi da costoro, rende a me verisimile, che piuttosto di falsi cristiani favelli l'Apostolo, che di Gentili.

5,8:Eravate tenebre: ma adesso luce ec. Eravate già non solo nelle tenebre, e nell'ignoranza, ma eravate tutti tenebre e ignoranza; ma ora per grazia e favore di Cristo divenuti siete luce, cioè giustizia di Dio; fate a dunque co' vostri costumi conoscere, che voi della luce siete figliuoli, che a Cristo appartenete vera luce di tutti gli uomini.

5,9:Il frutto della luce ec. Novera il frutto, o sia le opere della luce; la bontà si oppone all'ira, la giustizia all'avarizia, e alle frodi che per essa si fanno, la verità alla menzogna.

5,10:Disaminando voi quello, che sia accetto al Signore. Come alla luce del nostro sole si ravvisano le qualità, e il buono e il cattivo di ciascuna cosa; così nella luce di Dio, vale a dire sopra le regole di verità insegnate da Cristo Signore debbe disaminarsi la bontà, o la reità delle azioni umane per distinguere quali siano quelle che piacciono a Dio.

5,11:Non vogliate aver parte alle opere infruttuose delle tenebre, che anzi ec. Le opere delle tenebre nissun frutto recano, se non la morte. Rom. VI. 21., Gal. VI. 8. A queste può aversi parte in molte maniere, con la cooperazione, con l'aiuto, col consiglio, col consenso, con la convenienza, tacendo, dissimulando. Or l'Apostolo e proibisce, che in alcun modo a queste opere di morte partecipi l'uomo cristiano, e vuole di più, che non tanto con le parole, quanto col proprio esempio, e con i costumi totalmente contrari si condannino da lui le stesse opere.

5,12:Le cose, che da coloro si fanno ec. Parla l'Apostolo della setta de' Simoniani, e degli Gnostici maestri di ogni più abominevole impurità.

5,13:Tutte le cose, che sono da riprovarsi, son messe in chiaro dalla luce. Fate voi l'ufficio di veri figliuoli della luce; imperocchè è proprio della luce, che per lei si discernano le opere delle tenebre. Sia la vostra vita una tacita, ma efficace correzione de' pravi costumi dei peccatori; porti ella nelle loro coscienze la luce per ravvisare la propria iniquità, e per cominciare ad abborrirla.
Tutto quello, che manifesta (le cose), è luce. La luce rivela, e manifesta tutte le cose. Voi siete luce; rendete adunque con la luce della vostra buona vita manifesta agli empi la loro ingiustizia, affinchè ne abbian vergogna, ed orrore, e si convertano, e luce anch'essi divengano nel Signore.

5,14:Levati su tu, che dormi, e risuscita ec. E s. Paolo, e gli altri Apostoli si servono delle autorità tolte dal vecchio testamento, non sempre però riportandone le stesse precise parole, ma i sentimenti, e questi stessi adattando al bisogno, come osservò s. Girolamo; ed è perciò talvolta difficile di poter dire, da qual luogo dei sagri libri abbiano preso questa o quella autorità, dapoi chè simili pensieri in molti luoghi ritrovansi delle Scritture. Veggasi Isaia IX. 2. XXVI. 19. LX.I. 2. dove non la parola, ma il senso è quasi l'istesso, che quello di questo luogo dell'Apostolo. Dice egli adunque: o tu, che nel sonno dormi, e nella morte del peccato, levati su, risuscita, perchè Cristo stesso, luce vera, sole di giustizia ti illuminerà con la sua grazia talmente, che con la stessa luce tu possa illuminare degli altri, e far ad essi conoscere le tenebre, nelle quali camminano.

5,15-17:Badate... di camminar cautamente: ec. Servitevi della luce ricevuta da Cristo per diportarvi in guisa, che a tutti diate edificazione come saggi in Cristo, e non come imprudenti ed incauti siate d'inciampo agli altri, e particolarmente agl'infedeli, voi, che dovete essere la luce di essi.
Ricomperando il tempo: perchè i giorni sono cattivi. Secondo la più comune e fondata opinione vuol qui l'Apostolo dimostrare l'uso della cristiana prudenza nelle circostanze, in cui trovavasi il cristianesimo. l giorni sono cattivi, i nemici della fede vanno cercando tutti i pretesti di perseguitarla; non ne date loro occasione con un zelo non secondo la scienza, ma piuttosto guadagnate tempo, non attizzate l'odio degl'infedeli, ma aspettate nella pazienza e nel silenzio tempi migliori, e perciò domandate a Dio, che intendere vi faccia quel che egli vuole, che voi facciate, onde nè il tempo di o perare si perda, nè fuori di tempo si operi non sol senza frutto, ma con danno della Chiesa.

5,18:Non vi ubbriacate col vino... ma siate ripieni ec. Non possiamo, dice s. Girolamo, essere ripieni a un tempo stesso di Spirito, e di vino; imperocchè chi è pieno di Spirito, ha la prudenza, la mansuetudine, la verecondia, la castità: chi è pieno di vino, ha la stoltezza, il furore, la sfacciataggine, la libidine. Alcuni Interpreti credono, che Paolo abbia in mira le feste di Bacco celebrate da' Gentili in Efeso con ogni sorta d'intemperanza.

5,19-20:Parlando tra di voi con salmi, ec. Ha la sua ebrietà anche lo Spirito del Signore. Coloro, che sono zeppi di vino, ciarlano, e garriscono, e cantano tutto quel che lor viene alla bocca. L'uomo cristiano ebrio dello Spirito del Signore prorompe per l'ardor dello Spirito, onde è acceso il suo cuore, in salmi, in canzoni spirituali, in inni di ringraziamento al Signore per tutto quello, che di dolce o di amaro, di felice o di avverso riceve da lui. Abbiamo veduto, I. Cor. XIV. 15., come frequentemente erano ispirati da Dio ai fedeli dei cantici spirituali, i quali eglino poi cantavano nelle sagre adunanze. E quanto ai salmi di Davidde sappiamo essere stati in ogni tempo il pascolo più dolce della pietà dei Cristiani talmente, che non solo nella Chiesa, ma eziandio nelle case private, e in mezzo ai lavori ed alle fa tiche erano continuamente nelle bocche di tutti i cristiani.

5,21:Subordinati gli uni agli altri nel timore di Cristo. Vuol dire, che secondo l'ordine stabilito da Cristo siano gli inferiori subordinati, e soggetti ai superiori.

5,22-24:Le donne siano soggette ec. Questa soggezione include la riverenza, e l'ubbidienza dovuta dalla moglie al marito, come quello, in cui la moglie dee considerare ed amare lo stesso Cristo; onde dice che la moglie, come a Cristo ubbidisce, così ubbidisca al marito, perchè il marito è l'immagine di Cristo. Vedi 1. Cor. XI. 3. Cristo è capo della Chiesa, cui egli regge e governa per vantaggio di essa; l'uomo è capo della donna, cui debbe reggere e governare pel bene e di lei, e di tutta la famiglia. Cristo capo della Chiesa è ancora salvatore di essa, e ad esempio di Cristo deve il marito procurare alla moglie tutti i mezzi e gli aiuti per la di lei santificazione e salute. Per la qual cosa, se la donna ama la propria salute, sarà volentieri soggetta al marito. La conclusione di tutto questo si è, che, come la Chiesa ama Cristo, così la donna ami il marito; come la Chiesa ubbidisce a Cristo, la moglie al marito ubbidisca. Abbiamo in questi tre versetti mirabilmente spiegati i principi e le regole,e i confini dell'amore riverenziale della moglie cristiana verso il marito.

5,25:Uomini, amate le vostre mogli, come anche Cristo amò la chiesa, ec. Vale a dire, con amore sincero, grande, santo, e casto; del quale amore Cristo diede massi ma prova alla Chiesa nel dare pel bene di lei la sua propria vita.

5,26:Affine di santificarla... colla lavanda di acqua mediante la parola di vita. Non è da dubitare, che questa lavanda di acqua, con la quale Cristo monda e santifica la Chiesa, sia il battesimo. Per la parola di vita intendono i Padri comunemente la forma di questo sagramento. S. Agostino però ciò intende della parola della fede, quasi l'Apostolo abbia ripetuta in questo luogo la sentenza di Cristo: chi crederà, e sarà battezzato, sara salvo.

5,27:Per farsi comparir davanti la Chiesa ec. Questa Chiesa avendola Cristo trovata deforme, e non convenendo ad un tale sposo se non una sposa vestita di gloria, santa immacolata, senza imperfezione o difetto, per renderla tale, e perchè tale dinanzi a lui comparisse, diede egli per lei la vita. Siano egualmente gelosi i mariti della interna spirituale bellezza delle loro mogli.
E da notare, come la perfetta santificazione della Chiesa, quale ce la descrive l'Apostolo, è incominciata al presente ne' membri della medesima Chiesa, ma non sarà compiuta e perfetta, se non nel secolo futuro.

5,28:I mariti amar debbono.... come i corpi propri ec. A imitazione di Cristo, il quale ama la Chiesa come suo proprio corpo, deve il marito cristiano amare la moglie come suo proprio corpo; imperocchè dall'uomo fu formata la prima donna, onde ella è in certa guisa come una parte dell'uomo; e perciò soggiunge l'Apostolo, che il marito amando la moglie, ama se stesso, perchè il capo ed il corpo una sola stessa cosa costituiscono.

5,29:Nissuno odiò mai la propria carne, ma... ne tien conto, ec. Tocca in questo luogo l'Apostoloun gran mistero della potenza e sapienza di Dio, il qual miste ro consiste nell'avere unito nell'uomo una sostanza spirituale con la materia, e averla unita per modo sì intimo, ed incomprensibile, che l'anima quasi di continuo confonde se stessa col proprio corpo, e come suo bene, o suo male riguarda quello, che è utile, o dannoso al corpo, e i pensieri e i sentimenti di lei quel colore vestono perpetuamente, che allo stato del corpo conviensi. Questa mirabile unione tra due sostanze, delle quali l'una è destinata al comando, l'altra alla soggezione, questa unione, dico, porta egli per immagine di quella, che debbe esser tral marito e la moglie secondo l'ordine di Dio, affinchè questa di un più sublime ed augusto mistero divenga figura, come spiega in appresso.

5,30:Siamo membra del corpo di lui, della carne ec. Tutti noi fedeli, quanti siamo, siam membri del mistico corpo di Cristo, siamo della carne di lui, e delle ossa di lui, perchè siamo di quella stessa natura, che egli assunse per noi. Oltre di questo senso proprio un altro ancora spirituale e metaforico può darsi a queste parole, secondo il quale significano la mistica spirituale unione, che noi abbiamo con Cristo per mezzo della fede, e dello Spirito santo diffuso ne' nostri cuori, della qual unione il cristiano matrimonio è figura.

5,31:Per questo l'uomo abbandonerà il padre, ec. Per le già dette ragioni apparisce l'insolubilità del matrimonio stabilita fin dall'origine del mondo, e l'indissolubilità della spirituale unione della Chiesa con Cristo.

5,32:Questo sacramento è grande, io però parlo ec. L'unione indissolubile dell'uomo e della donna è un sacra mento grande, perchè rappresenta la stretta indissolubile unione di Cristo con la sua Chiesa. E siccome il marito abbandona per la moglie il padre e la madre, cosi il Verbo di Dio lasciato il seno del Padre discese in terra per unirsi alla Chiesa, per la quale abbandonò eziandio la Sinagoga sua madre per rimaner unito a lei non solo nel tempo, ma anche nella eternità. Il matrimonio di Adamo figurava questa congiunzione divina, e per questo dice l'Apostolo, che le citate parole della Genesi sono state da lui riferite, ed applicate a Cristo ed alla Chiesa; e l'unione di Cristo e della Chiesa (unione significata, e predetta in quelle parole) è il modello, e la forma del matrimonio cristiano elevato da Cristo alla dignità di sacramento della sua nuova legge.

5,33:Ognuno di voi ami la propria moglie, come se stesso: la moglie poi ec. Conclude il precedente ragionamento. Il marito ami la moglie, come quella, che è una stessa cosa con lui, e un altro lui, e annando lei ama se stesso; la moglie renda al marito obbedienza, e rispetto.