Scrutatio

Lunedi, 29 aprile 2024 - Santa Caterina da Siena ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 6


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BIBBIA TINTORILA SACRA BIBBIA
1 Poco tempo dopo il re mandò un certo vegliardo d'Antiochia, per costringere i Giudei ad abbandonare le leggi della patrio o di Dio,1 Dopo non molto tempo, il re inviò un vecchio ateniese affinché costringesse i Giudei ad abbandonare le leggi dei padri e a non vivere più secondo le leggi di Dio;
2 e per profanare il tempio di Gerusalemme, e dedicarlo a Giove Olimpico e quello di Garizim a Giove Ospitale, come erano gli abitanti di quel luogo.2 profanasse il tempio di Gerusalemme e dedicasse questo a Giove Olimpio e quello sul Garizim, come avevano ottenuto gli abitanti del luogo, a Giove Ospitale.
3 Orrenda e per tutti insopportabile fu l'invasione di tanti mali.3 La violenza del male era per tutti dura e insopportabile.
4 Infatti il tempio era pieno di lussurie, di orgie dei Gentili, di chi si accoppiava colle meretrici, e le donne entravano liberamente nei luoghi sacri, e vi portavano cose proibite.4 Il tempio, infatti, era ripieno della dissolutezza e delle orge dei gentili, che vi si divertivano con le amiche e sotto i portici si accoppiavano alle donne, portandovi dentro anche cose sconvenienti.
5 Lo stesso altare era pieno di cose illecite e vietate dalle leggi.5 L'altare poi era ripieno di cose empie, proibite dalle leggi.
6 Non si osservavano più i sabati, non si celebravano i giorni di festa dei padri, non c'era più chi con semplicità confessasse d'essere Giudeo.6 Non si poteva né celebrare il sabato né osservare le feste dei padri né semplicemente confessare di essere giudeo.
7 E con amara necessità eran condotti ai sacrifizi nel giorno natalizio del re, e quando si celebravano le feste di Bacco, eran costretti ad andare attorno coronati d'edera in onor di Bacco.7 Si era condotti con dura forza ogni mese, nel giorno natalizio del re, al banchetto sacrificale e, al giungere delle feste dionisiache, si era costretti a scortare in corteo Dioniso, portando corone di edera.
8 E a istigazione dei Tolomei fu pubblicato nelle vicine città dei Gentili un editto, affinchè anche essi costringessero i Giudei a sacrificare,8 Per istigazione della gente di Tolemaide giunse poi un decreto affinché, nelle città ellenistiche circonvicine, vi si tenesse la medesima condotta contro i Giudei e li si facesse partecipare ai banchetti sacri,
9 e uccidessero tutti quelli che non volevano passare agli usi dei Gentili. C'era dunque da vedere la miseria.9 uccidendo coloro che non si risolvevano a passare alle usanze ellenistiche. Era possibile, quindi, intravedere la sciagura che incombeva.
10 Così due donne, denunziate per aver circonciso i loro figlioli, furono trascinate pubblicamente per la città, con i bambini attaccati al petto, e poi furon precipitate dalle mura,10 Infatti due donne furono deferite per aver circonciso i loro figli. Appesi i bambini ai loro seni, le condussero in giro pubblicamente per la città e le precipitarono giù dalle mura.
11 Altri poi che si erano radunati nelle vicine caverne per celebrare di nascosto il sabato, essendo stati denunziati a Filippo, furon bruciati vivi, perchè ebbero scrupolo di aiutarsi colle proprie mani, per rispetto alla religione e all'osservanza del sabato.11 Altri poi, che si erano radunati nelle grotte vicine per celebrare segretamente il sabato, denunziati a Filippo, furono bruciati, poiché ebbero scrupolo di difendersi per rispetto di quel solennissimo giorno.
12 Or prego quelli che leggeranno questo libro di non scandalizzarsi per tali sinistri avvenimenti, ma riflettano che le cose che avvennero non furono destinate alla rovina, ma alla correzione della nostra stirpe.12 Esorto quelli che s'imbatteranno in questo libro a non sconcertarsi per tali sventure e a pensare piuttosto che i castighi furono dati non per la rovina, ma per la correzione della nostra gente.
13 E' infatti segno di grande benevolenza il non permettere ai peccatori di andar dietro per lungo tempo ai loro capricci, col dar subito di mano al castigo.13 Poiché il non lasciare impuniti per molto tempo coloro che commettono empietà, ma colpirli subito con castighi, è segno di grande benevolenza.
14 Il Signore non fa come colle altre nazioni, che le aspetta con pazienza, per punirle venuto il giorno del giudizio, quando è colma la misura dei peccati.14 Difatti il longanime Sovrano ha giudicato di comportarsi con noi non come con le altre genti, che egli aspetta fino a che siano giunte al colmo dei peccati per punirle.
15 Non cosi ha disposto riguardo a noi: non ci punisce in fondo, quando i nostri peccati son giunti a colmar la misura.15 E ciò al fine di non punirci alla fine, quando i nostri peccati fossero giunti all'estremo.
16 Così egli non ritira mai da noi la sua misericordia, e anche correggendolo colle avversità, non abbandona il suo popolo.16 Perciò egli non ritira affatto da noi la sua misericordia; e, anche quando corregge con la sventura, non abbandona mai il suo popolo.
17 Ma ci bastino queste poche parole, dette per avvertimento di chi legge, è già tempo ormai di venir alla narrazione.17 Ciò sia detto da noi solamente per avvertimento. Dopo di che ritorniamo alla narrazione.
18 Eleazaro, uno dei primi dottori della legge, uomo d'età avanzata e di bell'aspetto, era costretto, colla bocca aperta a forza, a mangiare della carne di porco.18 Un certo Eleazaro, uno dei principali scribi, uomo già avanzato in età e molto bello d'aspetto, era forzato ad aprire la bocca per ingoiare carne suina.
19 Ma egli, anteponendo una gloriosissima morte ad una vita abominevole, volontariamente s'incamminava al supplizio.19 Preferendo una morte gloriosa ad una vita ignominiosa, spontaneamente si avviò al supplizio,
20 Pensando a come dovesse avvicinarsi, e come sopportare con pazienza, decise di non far nulla d'illecito per amor della vita.20 sputando il boccone e comportandosi come dovrebbero fare coloro che hanno il coraggio di rifiutare quei cibi di cui non è lecito nutrirsi per amore della vita.
21 Or quelli che eran presenti, mossi da cattiva compassione e dall'amore che a lui portavano da lungo tempo, presolo in disparte, lo scongiuravano a far portare carni di cui poteva mangiare, per fìngere d'aver mangiato, secondo l'ordine del re, le carni del sacrifizio,21 Allora quelli che erano preposti a quell'empio pasto sacrificale, conoscendo l'uomo da vecchio tempo, presolo in disparte, lo esortavano a farsi portare carni di cui gli era lecito servirsi e a prepararsele da se stesso, fingendo di mangiare le carni del sacrificio comandate dal re,
22 e cosi liberarsi dalla morte. Usavano con lui tale pietà per l'antica amicizia che a lui li legava.22 di modo che, agendo così, sarebbe stato liberato dalla morte e trattato con umanità per via della vecchia amicizia per essi.
23 Ma Eleazaro, riflettendo alla dignità della sua età, alia sua veneranda vecchiezza, all'antica e avita sua nobiltà, alla sua illibata condotta sin da fanciullo secondo i dettami della legge santa data da Dio, rispose subito e disse che avrebbe prima voluto esser gettato nell'inferno.23 Egli, però, prese una nobile risoluzione, degna dell'età, del prestigio della vecchiaia, dell'acquisita e illustre canizie e dell'ottima condotta tenuta fin da fanciullo, ma soprattutto della santa legge stabilita da Dio, e rispose subito che lo spedissero al soggiorno dei morti.
24 « Alla nostra età — disse — non conviene fingere, e cosi far credere a molti giovani che Eleazaro, a novantanni, sia passato al modo di vivere degli stranieri.24 "Non è, infatti, degno della nostra età fingere, in modo che molti giovani, credendo che il novantenne Eleazaro sia passato alla moda straniera,
25 Essi allora, per la mia simulazione, e per questo poco di vita corruttibile, sarebbero ingannati, ed io attirerei sulla mia canizie infamia ed esecrazione.25 siano sviati anch'essi a causa mia, per la mia simulazione in vista di una breve ed esigua vita, e io mi acquisti vergogna e infamia per la vecchiaia.
26 E poi, quand'anche potessi ora sottrarmi ai supplizi degli uomini, non potrei, nè vivo nè morto, fuggire di mano all'onnipotente.26 Infatti, anche se al presente riuscissi a evitare il castigo degli uomini, vivendo o morendo non sfuggirei alle mani dell'Onnipotente.
27 Invece, morendo da forte, apparirò degno della vecchiezza,27 Per questo, abbandonando ora virilmente la vita, mi mostrerò degno della vecchiaia,
28 e lascerò un grande esempio alla gioventù, sopportando con animo pronto e forte una morte onorata per le venerabili e santissime nostre leggi ». Detto questo fu subito trascinato al supplizio.28 lasciando ai giovani un nobile esempio di come si debba morire, coraggiosamente e nobilmente, per le auguste e sante leggi". Dette tali cose, si avviò prontamente al supplizio.
29 Quelli che lo conducevano e che poco avanti gli s'eran mostrati molto amorevoli, si accesero di sdegno per le parole da lui dette e che essi credevan procedere da arroganza.29 Quelli che ve lo conducevano cambiarono in durezza la simpatia di poco prima, a causa delle parole da lui dette, credendo essi che fosse una pazzia.
30 Quando fu vicino a morire sotto i colpi, sospirò e disse: « Signore, tu che hai la scienza santa, sai bene come io, potendo liberarmi dalla morte, sostengo atroci dolori nel corpo, ma che l'anima mia li soffre volentieri per la riverenza che ho a te ».30 Egli però, stando sul punto di finire sotto i colpi, sospirando disse: "Al Signore, che possiede la santa scienza, è manifesto che, pur potendo scampare alla morte, sopporto nel corpo dure sofferenze mentre sono flagellato e che nell'anima le soffro volentieri per il suo timore".
31 Così egli uscì dalla vita, lasciando non solo ai giovani, ma anche a tutta la nazione il ricordo della sua morte, come esempio di virtù e di fortezza.31 In questo modo egli passò di vita, lasciando con la sua morte, non solo ai giovani, ma anche alla maggioranza della nazione, un esempio di nobiltà e un memoriale di virtù.