Scrutatio

Lunedi, 29 aprile 2024 - Santa Caterina da Siena ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 6


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BIBBIA TINTORIBIBBIA CEI 2008
1 Poco tempo dopo il re mandò un certo vegliardo d'Antiochia, per costringere i Giudei ad abbandonare le leggi della patrio o di Dio,1 Non molto tempo dopo, il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle leggi dei padri e a non governarsi più secondo le leggi di Dio,
2 e per profanare il tempio di Gerusalemme, e dedicarlo a Giove Olimpico e quello di Garizim a Giove Ospitale, come erano gli abitanti di quel luogo.2 e inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizìm a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo.
3 Orrenda e per tutti insopportabile fu l'invasione di tanti mali.3 Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male.
4 Infatti il tempio era pieno di lussurie, di orgie dei Gentili, di chi si accoppiava colle meretrici, e le donne entravano liberamente nei luoghi sacri, e vi portavano cose proibite.4 Il tempio infatti era pieno delle dissolutezze e delle gozzoviglie dei pagani, che si divertivano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne, introducendovi pratiche sconvenienti.
5 Lo stesso altare era pieno di cose illecite e vietate dalle leggi.5 L’altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi.
6 Non si osservavano più i sabati, non si celebravano i giorni di festa dei padri, non c'era più chi con semplicità confessasse d'essere Giudeo.6 Non era più possibile né osservare il sabato né celebrare le feste dei padri né semplicemente dichiarare di essere giudeo.
7 E con amara necessità eran condotti ai sacrifizi nel giorno natalizio del re, e quando si celebravano le feste di Bacco, eran costretti ad andare attorno coronati d'edera in onor di Bacco.7 Si era trascinati con aspra violenza ogni mese, nel giorno natalizio del re, ad assistere al sacrificio e, quando giungevano le feste dionisiache, si era costretti a sfilare in onore di Diòniso coronati di edera.
8 E a istigazione dei Tolomei fu pubblicato nelle vicine città dei Gentili un editto, affinchè anche essi costringessero i Giudei a sacrificare,8 Su istigazione dei cittadini di Tolemàide, fu poi emanato un decreto per le vicine città ellenistiche, perché anch’esse seguissero le stesse disposizioni contro i Giudei, li costringessero a mangiare le carni dei sacrifici
9 e uccidessero tutti quelli che non volevano passare agli usi dei Gentili. C'era dunque da vedere la miseria.9 e mettessero a morte quanti non accettavano di aderire alle usanze greche. Si poteva allora capire quale tribolazione incombesse.
10 Così due donne, denunziate per aver circonciso i loro figlioli, furono trascinate pubblicamente per la città, con i bambini attaccati al petto, e poi furon precipitate dalle mura,10 Furono denunciate, per esempio, due donne che avevano circonciso i figli: appesero i bambini alle loro mammelle, e dopo averle condotte in giro pubblicamente per la città, le precipitarono dalle mura.
11 Altri poi che si erano radunati nelle vicine caverne per celebrare di nascosto il sabato, essendo stati denunziati a Filippo, furon bruciati vivi, perchè ebbero scrupolo di aiutarsi colle proprie mani, per rispetto alla religione e all'osservanza del sabato.11 Altri che si erano raccolti insieme nelle vicine caverne per celebrare il sabato, denunciati a Filippo, vi furono bruciati dentro, perché essi avevano riluttanza a difendersi per il rispetto di quel giorno santissimo.
12 Or prego quelli che leggeranno questo libro di non scandalizzarsi per tali sinistri avvenimenti, ma riflettano che le cose che avvennero non furono destinate alla rovina, ma alla correzione della nostra stirpe.12 Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste disgrazie e di pensare che i castighi non vengono per la distruzione, ma per la correzione del nostro popolo.
13 E' infatti segno di grande benevolenza il non permettere ai peccatori di andar dietro per lungo tempo ai loro capricci, col dar subito di mano al castigo.13 Quindi è veramente segno di grande benevolenza il fatto che agli empi non è data libertà per molto tempo, ma subito incappano nei castighi.
14 Il Signore non fa come colle altre nazioni, che le aspetta con pazienza, per punirle venuto il giorno del giudizio, quando è colma la misura dei peccati.14 Poiché il Signore non si propone di agire con noi come fa con le altre nazioni, attendendo pazientemente il tempo di punirle, quando siano giunte al colmo dei loro peccati;
15 Non cosi ha disposto riguardo a noi: non ci punisce in fondo, quando i nostri peccati son giunti a colmar la misura.15 e questo per non doverci punire alla fine, quando fossimo giunti all’estremo delle nostre colpe.
16 Così egli non ritira mai da noi la sua misericordia, e anche correggendolo colle avversità, non abbandona il suo popolo.16 Perciò egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma, correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo.
17 Ma ci bastino queste poche parole, dette per avvertimento di chi legge, è già tempo ormai di venir alla narrazione.17 Ciò sia detto da noi solo per ricordare questa verità. Dobbiamo ora tornare alla narrazione.
18 Eleazaro, uno dei primi dottori della legge, uomo d'età avanzata e di bell'aspetto, era costretto, colla bocca aperta a forza, a mangiare della carne di porco.18 Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina.
19 Ma egli, anteponendo una gloriosissima morte ad una vita abominevole, volontariamente s'incamminava al supplizio.19 Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio,
20 Pensando a come dovesse avvicinarsi, e come sopportare con pazienza, decise di non far nulla d'illecito per amor della vita.20 sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita.
21 Or quelli che eran presenti, mossi da cattiva compassione e dall'amore che a lui portavano da lungo tempo, presolo in disparte, lo scongiuravano a far portare carni di cui poteva mangiare, per fìngere d'aver mangiato, secondo l'ordine del re, le carni del sacrifizio,21 Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re,
22 e cosi liberarsi dalla morte. Usavano con lui tale pietà per l'antica amicizia che a lui li legava.22 perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro.
23 Ma Eleazaro, riflettendo alla dignità della sua età, alia sua veneranda vecchiezza, all'antica e avita sua nobiltà, alla sua illibata condotta sin da fanciullo secondo i dettami della legge santa data da Dio, rispose subito e disse che avrebbe prima voluto esser gettato nell'inferno.23 Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte.
24 « Alla nostra età — disse — non conviene fingere, e cosi far credere a molti giovani che Eleazaro, a novantanni, sia passato al modo di vivere degli stranieri.24 «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere,
25 Essi allora, per la mia simulazione, e per questo poco di vita corruttibile, sarebbero ingannati, ed io attirerei sulla mia canizie infamia ed esecrazione.25 a loro volta, per colpa della mia finzione, per appena un po’ più di vita, si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia.
26 E poi, quand'anche potessi ora sottrarmi ai supplizi degli uomini, non potrei, nè vivo nè morto, fuggire di mano all'onnipotente.26 Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente.
27 Invece, morendo da forte, apparirò degno della vecchiezza,27 Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età
28 e lascerò un grande esempio alla gioventù, sopportando con animo pronto e forte una morte onorata per le venerabili e santissime nostre leggi ». Detto questo fu subito trascinato al supplizio.28 e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio.
29 Quelli che lo conducevano e che poco avanti gli s'eran mostrati molto amorevoli, si accesero di sdegno per le parole da lui dette e che essi credevan procedere da arroganza.29 Quelli che ve lo trascinavano, cambiarono la benevolenza di poco prima in avversione, ritenendo che le parole da lui pronunciate fossero una pazzia.
30 Quando fu vicino a morire sotto i colpi, sospirò e disse: « Signore, tu che hai la scienza santa, sai bene come io, potendo liberarmi dalla morte, sostengo atroci dolori nel corpo, ma che l'anima mia li soffre volentieri per la riverenza che ho a te ».30 Mentre stava per morire sotto i colpi, disse tra i gemiti: «Il Signore, che possiede una santa scienza, sa bene che, potendo sfuggire alla morte, soffro nel corpo atroci dolori sotto i flagelli, ma nell’anima sopporto volentieri tutto questo per il timore di lui».
31 Così egli uscì dalla vita, lasciando non solo ai giovani, ma anche a tutta la nazione il ricordo della sua morte, come esempio di virtù e di fortezza.31 In tal modo egli morì, lasciando la sua morte come esempio di nobiltà e ricordo di virtù non solo ai giovani, ma anche alla grande maggioranza della nazione.