Scrutatio

Lunedi, 6 maggio 2024 - San Pietro Nolasco ( Letture di oggi)

Atti degli Apostoli 26


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BIBBIA RICCIOTTIBIBBIA MARTINI
1 - E Agrippa disse a Paolo: «Puoi parlare in tua difesa». Allora Paolo, stesa la mano, cominciò in tal modo a difendersi:1 Agrippa perciò disse a Paolo: Ti è permesso di parlare per te stesso. Allora Paolo stesa la mano principiò a far sua difesa.
2 «Re Agrippa, io ho la fortuna di potermi oggi difendere davanti a te di tutte le accuse che mi fanno i Giudei,2 Io mi stimo fortunato, o re Agrippa, perché sono per dir mia ragione quest'oggi alla tua presenza su tutti i capi, ond'io sono accusato da' Giudei,
3 specialmente perchè tu hai conoscenza de' riti e delle quistioni che s'agitano tra i Giudei; perciò ti prego d'ascoltarmi con pazienza.3 Massimamente essendo tu conoscitore di tutte le consuetudini, e quistioni, che sono tra gli Ebrei; per la qual cosa ti prego di udirmi pazientemente.
4 Qual vita io abbia menata fin dalla giovinezza in seno alla mia nazione a Gerusalemme, tutti i Giudei lo sanno:4 E quanto alla vita, ch'io ho menato dalla gioventù tra que' della mia nazione in Gerusalemme fino da principio, ella è nota a tutti i Giudei:
5 conoscono da gran tempo, se pur vogliono renderne testimonianza, ch'io son vissuto a principio da Fariseo, secondo la più rigida setta della nostra religione.5 I quali (se render voglion testimonianza) prima d'ora hanno saputo, com' io da prima secondo la più sicura setta della nostra religione vissi Fariseo.
6 E ora sto sottoposto a giudizio per la speranza che ho nella promessa fatta da Dio a' nostri padri;6 Ora poi per la speranza della promessa fatta da Dio ai padri nostri sto qual reo in giudizio:
7 della quale le nostre dodici tribù, servendo a Dio giorno e notte, aspettano il compimento. Per questa speranza, o re, sono accusato da' Giudei!7 Alla quale (promessa) le dodici nostre tribù, servendo notte, e giorno a Dio, sperano di arrivare. Per cagione di questa speranza sono io accusato da' Giudei, o re.
8 E sembra a voi incredibile che Dio risusciti i morti?8 Come incredibil cosa si giudica da voi, che Dio risusciti i morti?
9 Io pure credetti di oppormi di viva forza al nome di Gesù il Nazareno;9 E quanto a me io mi era messo in cuore di dover fare da nemico molte cose contro il nome di Gesù Nazareno:
10 e lo feci in Gerusalemme, dove, avutone il potere da' capi dei sacerdoti, chiusi nelle prigioni molti santi; e quando eran messi a morte, diedi il mio voto.10 Come anche feci in Gerusalemme, e molti de' Santi io chiusi nelle prigioni, avutone il potere dai principi de' sacerdoti: e quando erano uccisi, io diedi il mio voto.
11 Spesso, per tutte le sinagoghe, a forza di castighi li costrinsi a bestemmiare; e, sempre più infuriando contro di loro, li perseguitai fin nelle città straniere.11 E per tutte le sinagoghe spesse volte a forza di castighi li costrìngeva a bestemmiare: e sempre pia infuriando contro di essi, li perseguitava anche per le città di fuora.
12 Mentre a tale scopo mi recavo a Damasco con potere e per commissione de' capi dei sacerdoti,12 Tra le quali cose essendo io andato in Damasco con potestà, e per commissione de' principi de' sacerdoti,
13 di mezzo giorno, lungo la strada, io vidi, o re, una luce più splendente del sole, la quale dal cielo lampeggiò intorno a me e a quelli che eran meco.13 Di mezzogiorno vidi, o re, nella strada una luce del cielo più splendente del sole lampeggiare intorno a me, e a que', ch'erano meco,
14 Cademmo tutti per terra, e io udii una voce dirmi in lingua ebraica: - Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti? Ti è duro ricalcitrar contro lo stimolo. -14 Ed essendo noi tutti caduti per terra, udii una voce, che a me diceva in Ebreo: Saulo, Saulo perché mi perseguiti? Dura cosa è per te il ricalcitrare contro il pungolo.
15 E io dissi: - Chi sei, Signore? - E il Signore rispose: - Io son Gesù che tu perseguiti.15 Allora io risposi: Chi se' tu, o Signore? E quegli disse: io sono Gesù, cui tu perseguiti.
16 Ma lèvati e sta' in piedi; poichè ti sono apparso per questo, per costituirti ministro e testimone delle cose che hai vedute, e di quelle per le quali ti apparirò,16 Ma levati su, e sta' ritto su' tuoi piedi: Imperocché a questo fine ti sono apparito per costituirti ministro, e testimone delle cose, che hai vedute, e di di quelle, per le quali ti apparirò,
17 traendoti fuori da questo popolo e da' Gentili ai quali ora ti mando17 E ti libererò da questo popolo, e da' Gentili, tra i quali ora ti mando
18 ad aprir loro gli occhi, che si convertano dalle tenebre alla luce e dalla potestà di Satana a Dio, e ottengano, per la fede in me, la remissione de' peccati e l'eredità tra i santi.-18 Ad aprile i loro occhi, affinchè si convertano dalle tenebre alla luce, e dalla podestà di Satana a Dio, affinchè ricevano la remissione de' peccali, e l'eredità trai Santi, mediante la fede, che è in me.
19 Perciò, o re Agrippa, io non fui disubbidiente alla celeste visione;19 Per la qual cosa, o re Agrippa non fui ribelle alla celeste visione:
20 e prima a que' di Damasco, poi a Gerusalemme e per tutta la Giudea e a' Gentili ho predicato che si pentano e si convertano a Dio, facendo degne opere di penitenza.20 Ma primieramente a quelli, che sono in Damasco, e in Gerusalemme, e per tutto il paese della Giudea, di poi anche alle genti predicava, che si pentissero, e si convenissero a Dio, e facessero degne opere di penitenza.
21 Per tutto questo i Giudei m'han preso nel tempio, e hanno tentato d'uccidermi.21 Per questa cagione i Giudei avendomi preso nel tempio, tentavano di uccidermi.
22 Ma, confortato dall'aiuto di Dio, l'ho durata sino ad oggi, rendendo la mia testimonianza davanti a piccoli e a grandi, senz'aggiungere nulla a quello che i Profeti e Mosè, han detto dover succedere:22 Ma sostenuto dall'aiuto divino, ho perseverato sino a questo giorno, insegnando ai piccoli, e ai grandi, niun' altra cosa dicendo fuori di quello, che i profeti, e Mosè hanno detto dover succedere,
23 che il Cristo patirebbe, e che, essendo lui il primo a risuscitare da' morti, annunzierebbe la luce al suo popolo e a' Gentili».23 Che il Cristo dovea patire, che essendo egli il primo a risorger da morte, annunziar dee la luce a questo popolo, e alle nazioni.
24 Mentre Paolo così parlava in sua difesa, Festo esclamò ad alta voce: «Paolo, tu farnetichi; la molta dottrina ti fa dare in pazzia».24 Tali cose dicendo egli in sua difesa. Pesto ad alta voce disse: Tu se' impazzito, o Paolo: la molta dottrina ti fa dare in pazzie.
25 Ma Paolo rispose: «Io non farnetico, eccellentissimo Festo; le mie parole son di verità e di buon senno.25 Ma Paolo: Non son pazzo, disse, o ottimo Festo, ma proferisco parole diverità, e di saggezza.
26 Il re conosce queste cose, e io gliene parlo francamente, persuaso che nulla ignora di tutto questo; poichè non son cose fatte di nascosto.26 Imperocché sono note queste cose al re, dinanzi a cui liberamente ragiono: dacché niuna di queste cose credo nascosta a lui. Conciossiachè niente di questo è stato fatto in un cantone.
27 Re Agrippa, credi tu ai Profeti? Io so che ci credi».27 Credi tu, o re Agrippa, ai profeti? So, che tu credi.
28 E Agrippa, disse a Paolo: «Poco manca che tu non mi fai diventar cristiano!».28 Ma Agrippa disse a Paolo: Quasi quasi mi persuadi a diventar Cristiano.
29 E Paolo: «Manchi poco o molto, desidero da Dio che non solo tu, ma quanti oggi mi ascoltano, diventiate tali quale son io, salvo queste catene».29 E Paolo: Bramo da Dio, che o quasi, o senza quasi non solamente tu, ma anche tutti que', che mi ascoltano, diventiate oggi quale son io, eccettuate queste catene.
30 Allora il re, il governatore, Berenice, con tutto il loro seguito, si alzarono;30 E si alzò il re, e il preside, e Berenice, e quelli, che sedevano con essi.
31 e, ritiratisi in disparte, dicevano tra loro: «Quest'uomo non ha fatto nulla che meriti morte o prigione».31 E ritiratisi in disparte, discorrevan tra loro, dicendo: Quest' uomo non ha fatto cosa, che meriti morte, o prigionia.
32 E Agrippa disse a Festo: «Quest'uomo poteva esser messo in libertà, se non si fosse appellato a Cesare».32 E Agrippa disse a Festo: Quest'uomo poteva essere liberato, se non avesse appellato a Cesare.