Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Seconda lettera ai Corinzi 5


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1Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli.2Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste3purché siamo trovati vestiti, non nudi.4In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita.5E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito.
6Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo –7camminiamo infatti nella fede e non nella visione –,8siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore.9Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi.10Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male.
11Consapevoli dunque del timore del Signore, noi cerchiamo di convincere gli uomini. A Dio invece siamo ben noti; e spero di esserlo anche per le vostre coscienze.
12Non ci raccomandiamo di nuovo a voi, ma vi diamo occasione di vantarvi a nostro riguardo, affinché possiate rispondere a coloro il cui vanto è esteriore, e non nel cuore.13Se infatti siamo stati fuori di senno, era per Dio; se siamo assennati, è per voi.
14L’amore del Cristo infatti ci possiede; e noi sappiamo bene che uno è morto per tutti, dunque tutti sono morti.15Ed egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risorto per loro.16Cosicché non guardiamo più nessuno alla maniera umana; se anche abbiamo conosciuto Cristo alla maniera umana, ora non lo conosciamo più così.17Tanto che, se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove.
18Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione.19Era Dio infatti che riconciliava a sé il mondo in Cristo, non imputando agli uomini le loro colpe e affidando a noi la parola della riconciliazione.20In nome di Cristo, dunque, siamo ambasciatori: per mezzo nostro è Dio stesso che esorta. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio.21Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio.

Note:

2Cor 5,1-10:Questo brano continua 2Cor 4,16-18 che opponeva la rovina progressiva dell'uomo esteriore e il progresso dell'uomo interiore (v 16; cf. Rm 7,22+). L'uomo interiore, identico qui all'uomo nuovo (Col 3,10+), costituisce la caparra dello Spirito (2Cor 5,5 ; cf. Rm 8,23) la cui pienezza sarà data nella resurrezione, dove il credente sarà rivestito della sua abitazione celeste (2Cor 5,2), cioè di un corpo spirituale (cf. 1Cor 15,44). Da qui un ardente desiderio (2Cor 5,2) di tale pienezza e l'augurio di non esserne privato, anche solo temporaneamente, a causa della morte, che potrebbe sopraggiungere prima della parusia (2Cor 5,4) e, dunque, di essere ancora in vita al momento della venuta del Signore; ma cf. 2Cor 5,8+ .

2Cor 5,3:Cioè: a condizione che noi siamo ancora in vita, al tempo del ritorno glorioso del Cristo. Paolo vorrebbe essere tra coloro che la venuta del Signore troverà vivi e il cui corpo sarà trasformato senza passare per la morte. Essi «rivestiranno», se si può dire, il «corpo spirituale» sopra il «corpo psichico» (1Cor 15,44; 1Cor 15,53; 1Cor 15,54), «assorbito» dal primo. - Altra traduzione: «poiché, avendolo rivestito, non saremo trovati nudi».

2Cor 5,7:Cf. 1Cor 13,12 . La fede sta alla visione chiara come l'imperfetto sta al perfetto. Testo importante, che mette in evidenza l'aspetto conoscenza della fede.

2Cor 5,8:Qui e in Fil 1,23 , Paolo intravede una unione del cristiano con il Cristo immediatamente dopo la morte individuale. Senza contraddire la dottrina biblica della risurrezione finale (Rm 2,6+; 1Cor 15,44+), questa attesa di una beatitudine dell'anima separata risente dell'influsso greco, già sensibile nel giudaismo contemporaneo (cf. Lc 16,22; Lc 23,43; 1Pt 3,19+). Per l'estasi dell'anima separata dal corpo vedere 2Cor 12,2s (cf. Ap 1,10; Ap 4,2; Ap 17,3; Ap 21,10).

2Cor 5,13:Allusione ad avvenimenti anteriori. Paolo forse era «fuori di senno» nella sua lettera scritta «tra molte lacrime» (2Cor 2,4), ma era «per Dio», per manifestare l'assoluto delle esigenze divine. Se ora è «assennato», è «per voi», per mettersi alla portata dei suoi lettori nella sua cura di «convincere gli uomini» (2Cor 5,11) . Nell'uno e nell'altro caso, egli agisce spinto dall'amore del Cristo (2Cor 5,14).

2Cor 5,14:Il Cristo è morto per tutti, cioè in nome di tutti, come capo che rappresenta l'intera umanità. Ma ciò che ha valore agli occhi di Dio, in questa morte, è l'obbedienza d'amore che manifesta il sacrificio di una vita data interamente (Rm 5,19+; Fil 2,8 ; cf. Lc 22,42p; Gv 15,13; Eb 10,9-10). I fedeli, resi partecipi di questa morte con il battesimo (Rm 6,3-6), devono ratificare questa oblazione del Cristo con la loro vita (qui, v 15 e Rm 6,8-11).

2Cor 5,16:Paolo non dice che ha conosciuto personalmente Gesù di Nazaret. Afferma che tutti, compresi quelli che hanno potuto conoscerlo («noi»), devono rinunziare a dare importanza alla affinità «carnale» con Gesù: legame di parentela, di consuetudine familiare, di nazionalità (cf. Mc 3,31-35p). Per altri, Paolo opporrebbe la sua conoscenza attuale del Cristo, Signore della gloria, a quella che aveva prima della sua conversione, quando lo considerava un nemico.

2Cor 5,17:creatura nuova: Dio che aveva creato tutte le cose per il Cristo (cf. Gv 1,3), ha restaurato la sua opera, sconvolta dal peccato, ricreandola nel Cristo (Col 1,15-20+). Il centro di questa «nuova creazione» - che interessa tutto l'universo (Col 1,19s+ ; cf. 2Pt 3,13; Ap 21,1) - è l'«uomo nuovo» (cf. anche Gal 6,15) creato nel Cristo (Ef 2,15+) per una vita nuova (Rm 6,4) di giustizia e di santità (Ef 2,10; Ef 4,24+; Col 3,10+). Confrontare la nuova nascita del battesimo (Rm 6,4+). - ne sono nate di nuove: vari codici e la volg. hanno: «tutte le (cose) sono nuove».

2Cor 5,21:Dio ha reso il Cristo solidale con l'umanità peccatrice per rendere gli uomini solidali con la sua obbedienza e la sua giustizia (cf. 2Cor 5,14+; Rm 5,19+). Forse peccato qui è preso nel senso di «sacrificio o vittima per il peccato»; la stessa parola ebraica hatta't può avere i due sensi (cf. Lv 4,1-5,13).