Scrutatio

Venerdi, 26 aprile 2024 - San Marcellino ( Letture di oggi)

Seconda lettera ai Corinzi 10


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1Ora io stesso, Paolo, vi esorto per la dolcezza e la mansuetudine di Cristo, io che, di presenza, sarei con voi debole ma che, da lontano, sono audace verso di voi:2vi supplico di non costringermi, quando sarò tra voi, ad agire con quell’energia che ritengo di dover adoperare contro alcuni, i quali pensano che noi ci comportiamo secondo criteri umani.3In realtà, noi viviamo nella carne, ma non combattiamo secondo criteri umani. Infatti le armi della nostra battaglia non sono carnali,4ma hanno da Dio la potenza di abbattere le fortezze,5distruggendo i ragionamenti e ogni arroganza che si leva contro la conoscenza di Dio, e sottomettendo ogni intelligenza all’obbedienza di Cristo.6Perciò siamo pronti a punire qualsiasi disobbedienza, non appena la vostra obbedienza sarà perfetta.
7Guardate bene le cose in faccia: se qualcuno ha in se stesso la persuasione di appartenere a Cristo, si ricordi che, se lui è di Cristo, lo siamo anche noi.8In realtà, anche se mi vantassi di più a causa della nostra autorità, che il Signore ci ha dato per vostra edificazione e non per vostra rovina, non avrò da vergognarmene.9Non sembri che io voglia spaventarvi con le lettere!10Perché «le lettere – si dice – sono dure e forti, ma la sua presenza fisica è debole e la parola dimessa».11Questo tale rifletta però che quali noi siamo a parole, per lettera, assenti, tali saremo anche con i fatti, di presenza.
12Certo, noi non abbiamo l’audacia di uguagliarci o paragonarci ad alcuni di quelli che si raccomandano da sé, ma, mentre si misurano su se stessi e si paragonano con se stessi, mancano di intelligenza.13Noi invece non ci vanteremo oltre misura, ma secondo la misura della norma che Dio ci ha assegnato, quella di arrivare anche fino a voi.14Non ci arroghiamo un’autorità indebita, come se non fossimo arrivati fino a voi, perché anche a voi siamo giunti col vangelo di Cristo.15Né ci vantiamo indebitamente di fatiche altrui, ma abbiamo la speranza, col crescere della vostra fede, di crescere ancor più nella vostra considerazione, secondo la nostra misura,16per evangelizzare le regioni più lontane della vostra, senza vantarci, alla maniera degli altri, delle cose già fatte da altri.
17Perciò chi si vanta, si vanti nel Signore;18infatti non colui che si raccomanda da sé viene approvato, ma colui che il Signore raccomanda.

Note:

2Cor 10,1-13,10:Il cambiamento brusco di argomento e di tono sorprende. Cf. la spiegazione suggerita nell'introduzione alle lettere di s. Paolo. Si può anche pensare a una lunga interruzione nella dettatura di questa lettera; nel frattempo Paolo avrà ricevuto nuove informazioni sulla condizione spirituale degli abitanti di Corinto e sui loro sentimenti a suo riguardo (cf. 2Cor 10,1; 2Cor 10,10; 2Cor 12,16; 2Cor 12,20).

2Cor 10,1:Allusione ai rimproveri ironici dei suoi avversari (cf. v 10).

2Cor 10,4:da Dio o «agli occhi di Dio».

2Cor 10,7:Guardate le cose bene in faccia: o «voi guardate alle apparenze». - se qualcuno: sia il «partito del Cristo» di 1Cor 1,12+ , sia piuttosto un gruppo di fedeli che rivendicavano il monopolio della fedeltà al Cristo.

2Cor 10,9:Sottinteso: «solamente». Gli abitanti di Corinto non credano che la severità di Paolo sia puramente verbale (cf. v 11).

2Cor 10,13:Noi... non ci vanteremo oltre misura: la volg. ha: «mentre ci misuriamo su noi stessi secondo la nostra misura e ci paragoniamo con noi stessi, non ci vanteremo oltre misura».

2Cor 10,12-14:Senso di questi vv: i miei avversari non hanno, per titolo di gloria, che l'alta opinione che hanno di se stessi (v 12). Io invece posso gloriarmi di aver compiuto la missione che Dio mi ha affidato: fondare la chiesa a Corinto (vv 13-14).

2Cor 10,15:Si può anche tradurre: «speriamo, quando la vostra fede si sarà sviluppata, di crescere ancora nella vostra stima e sempre più, secondo la regola che ci è stata assegnata».

2Cor 10,16:Paolo si impone la regola di non costruire su fondamenta poste da altri (Rm 15,20s).