Scrutatio

Mercoledi, 1 maggio 2024 - San Giuseppe Lavoratore ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 9


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1 Intanto Antioco tornava ignominiosamente dalla Persia.
2 Entrato nella città detta Persepoli, tentò di spogliarne il tempio e di opprimere la città; ma dal popolo accorso alle armi furono sbaragliati i suoi, e Antioco dovette darsi vergognosamente alla fuga e tornare indietro.
3 Giunto a Ecbatana, seppe quanto era accaduto a Nicànore e a Timoteo.
4 Fuori di sè dal furore, pensò di sfogarsi sopra i Giudei degli oltraggi avuti da quelli che l'avevano messo in fuga, e quindi ordinò che si mettesse a tutta corsa il cocchio, e andava senza mai riposarsi, perseguitato dalla vendetta del cielo, avendo egli detto con tanta arroganza d'andare a Gerusalemme a ridurla in sepolcro dei Giudei.
5 Ma il Signore Dio d'Israele, che tutto vede, lo percosse con piaga insanabile e invisibili: infatti, appena ebbe detto queste parole, fu preso da un terribile dolore di viscere, da un acerbo tormento d'intestini.
6 Ciò era molto giusto, avendo egli con molti inauditi tormenti straziate le viscere altrui. Ma non per questo cessò dai suoi malvagi disegni.
7 Che anzi pieno di superbia, spirando fiamme contro i Giudei, comandò di affrettare la corsa; ma nell'impeto della corsa furiosa egli cadde dal cocchio, e per la grave percossa gli si sconquassarono le membra.
8 Egli che credeva di comandare anche ai flutti del mare, pieno di sovrumana superbia, e di pesare sulla bilancia le cime dei monti, precipitato a terra era portato sopra una lettiga, a far vedere nella propria persona la potenza di Dio.
9 Infatti, dal corpo dell'empio scaturivano i vermi, e, mentre egli viveva tra gli strazi, gli cadevano a brani le carni, e il fetore che tramandava appestava l'esercito.
10 E colui che poco prima credeva di toccare le stelle, da nessuno poteva essere sopportato per l'insoffribile fetore.
11 Caduto quindi dalla sua smisurata superbia, cominciò a conoscere se stesso, avvertito dalla piaga divina e dai suoi dolori che crescevano di momento in momento.
12 Non potendo più egli stesso sopportare il suo fetore, così disse: «È giusto che l'uomo sia soggetto a Dio, e che non pretenda d'essere uguale a Dio il mortale ».
13 Ma questo scellerato pregava il Signore, dal quale non doveva ottenere misericordia.
14 E quella città verso la quale s'incamminava con tanta fretta, per raderla al suolo e farne un sepolcro di ammucchiati cadaveri, ora desidera di renderla libera.
15 E quei Giudei dei quali aveva detto che non li stimava degni nemmeno di sepoltura, ma che li avrebbe dati a sbranare agli uccelli e alle fiere, e li avrebbe sterminati coi loro bambini, ora promette di renderli uguali agli Ateniesi.
16 E (promette) d'ornare di ricchissimi doni il tempio santo che prima aveva spogliato, e di moltiplicare i vasi sacri, e di somministrare dalle sue rendite le spese relative ai sacrifizi.
17 E di più che si sarebbe fatto Giudeo e sarebbe andato in ogni parte della terra a proclamare la potenza di Dio.
18 Ma non cessando i suoi dolori, per giusto giudizio di Dio piombato sopra di lui, disperato, scrisse ai Giudei, in forma di preghiera, una lettera in questi termini:
19 «Ai Giudei ottimi cittadini, salute, sanità, felicità, il re e principe Antioco.
20 Se voi e i vostri figli siete sani, e tutte le cose vi vanno secondo i desideri, ne rendiamo moltissime grazie.
21 Or io, trovandomi ammalato, mi ricordo amorevolmente di voi, e sorpreso, nel tornar dalla Persia, da grave infermità, ho stimato necessario di provvedere alla comune utilità.
22 Non dispero di me stesso, anzi ho molta speranza di scampare da questo male;
23 ma riflettendo che anche mio padre, quando condusse l'esercito nelle provincia superiori, dichiarò chi dovesse regnare dopo la sua morte,
24 un modo che, accadendo qualche sinistro, o annunziandosi qualche diffìcile affare, quelli delle diverse regioni, sapendo a chi era lasciato il supremo comando, non si turbassero;
25 considerando inoltre che ciascuno dei confinanti e i potenti vicini spiano le circostanze e aspettano gli eventi, ho designato come re il mio figlio Antioco, che più volte, nel ritornare verso i regni superiori, raccomandai a molti di voi, e scrissi a lui quanto segue.
26 Pertanto vi prego e scongiuro a ricordare i (miei) benefizi pubblici e privati e a conservarvi tutti fedeli a me e al mio figlio.
27 Ho infatti fiducia che egli userà con voi moderazione ed umanità, che metterà in pratica i miei propositi e che sarà tutto per voi ».
28 Così quell'omicida e bestemmiatore, percosso da orrenda piaga, come egli aveva trattati gli altri, in terra straniera, fuggiasco sui monti, finì con miserabile morte la vita,
29 Filippo, suo fratello di latte, trasportò il corpo di lui; ma temendo il figlio d'Antioco, se ne andò in Egitto, da Tolomeo Filometore.