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Giovedi, 18 aprile 2024 - San Galdino ( Letture di oggi)

Lettera agli Ebrei 11


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1La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede.2Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
3Per fede, noi sappiamo che i mondi furono formati dalla parola di Dio, sicché dall’invisibile ha preso origine il mondo visibile.
4Per fede, Abele offrì a Dio un sacrificio migliore di quello di Caino e in base ad essa fu dichiarato giusto, avendo Dio attestato di gradire i suoi doni; per essa, benché morto, parla ancora.
5Per fede, Enoc fu portato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu dichiarato persona gradita a Dio.6Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi infatti si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano.
7Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e ricevette in eredità la giustizia secondo la fede.
8Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
9Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa.10Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
11Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso.12Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
13Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra.14Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria.15Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi;16ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
17Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio,18del quale era stato detto: Mediante Isacco avrai una tua discendenza.19Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.
20Per fede, Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù anche in vista di beni futuri.
21Per fede, Giacobbe, morente, benedisse ciascuno dei figli di Giuseppe e si prostrò, appoggiandosi sull’estremità del bastone.
22Per fede, Giuseppe, alla fine della vita, si ricordò dell’esodo dei figli d’Israele e diede disposizioni circa le proprie ossa.
23Per fede, Mosè, appena nato, fu tenuto nascosto per tre mesi dai suoi genitori, perché videro che il bambino era bello; e non ebbero paura dell’editto del re.
24Per fede, Mosè, divenuto adulto, rifiutò di essere chiamato figlio della figlia del faraone,25preferendo essere maltrattato con il popolo di Dio piuttosto che godere momentaneamente del peccato.26Egli stimava ricchezza maggiore dei tesori d’Egitto l’essere disprezzato per Cristo; aveva infatti lo sguardo fisso sulla ricompensa.
27Per fede, egli lasciò l’Egitto, senza temere l’ira del re; infatti rimase saldo, come se vedesse l’invisibile.
28Per fede, egli celebrò la Pasqua e fece l’aspersione del sangue, perché colui che sterminava i primogeniti non toccasse quelli degli Israeliti.
29Per fede, essi passarono il Mar Rosso come fosse terra asciutta. Quando gli Egiziani tentarono di farlo, vi furono inghiottiti.
30Per fede, caddero le mura di Gerico, dopo che ne avevano fatto il giro per sette giorni.
31Per fede, Raab, la prostituta, non perì con gli increduli, perché aveva accolto con benevolenza gli esploratori.
32E che dirò ancora? Mi mancherebbe il tempo se volessi narrare di Gedeone, di Barak, di Sansone, di Iefte, di Davide, di Samuele e dei profeti;33per fede, essi conquistarono regni, esercitarono la giustizia, ottennero ciò che era stato promesso, chiusero le fauci dei leoni,34spensero la violenza del fuoco, sfuggirono alla lama della spada, trassero vigore dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri.35Alcune donne riebbero, per risurrezione, i loro morti. Altri, poi, furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione.36Altri, infine, subirono insulti e flagelli, catene e prigionia.37Furono lapidati, torturati, tagliati in due, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati –38di loro il mondo non era degno! –, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra.
39Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso:40Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi.

Note:

Eb 11,1:Variante: «la fede fondamento delle cose che si sperano (il cielo), convinzione delle cose che non si desiderano (l'inferno)». Agli ebrei, scoraggiati dalle persecuzioni, l'autore spiega che la fede è completamente orientata verso l'avvenire e si attacca solo all'invisibile. Questo versetto è diventato una specie di definizione teologica della fede, possesso anticipato e conoscenza certa delle realtà celesti (cf. Eb 6,5; Rm 5,2; Ef 1,13s). Gli esempi presi dall'agiografia dell'AT (cf. Sir 44-50) dimostrano di quale pazienza e di quale forza essa è fonte: diciassette volte di seguito le parole «per la fede» scandiscono l'inizio delle frasi che seguono.

Eb 11,3:La fede nella creazione è un caso tipico dell'intelligenza dell'invisibile: prima della loro creazione, gli esseri esistevano in Dio, da cui tutto procede.

Eb 11,6:La fede necessaria per essere salvati ha un duplice oggetto: l'esistenza di un solo Dio personale (Sap 13,1), invisibile per sua natura (Gv 1,18; Rm 1,20; Col 1,15; 1Tm 1,17; 1Tm 6,16 ; cf. Gv 20,29; 2Cor 5,7), e la sua provvidenza remuneratrice, fondamento della felicità sperata, perché Dio deve dare una giusta ricompensa agli sforzi compiuti per cercarlo (cf. Mt 5,12p; Mt 6,4; Mt 6,6; Mt 6,18; Mt 10,41sp; Mt 16,17; Mt 20,1-16; Mt 25,31-46; Lc 6,35; Lc 14,14; Rm 2,6; 1Cor 3,8; 1Cor 3,14; 2Cor 5,10; Ef 6,8; 2Tm 4,8; 2Tm 4,14; 1Pt 1,17; 2Gv 1,8; Ap 2,23; Ap 11,18; Ap 14,13; Ap 20,12-13; Ap 22,12+ . Vedi anche Sal 62,13+). L'assenza di ogni menzione del Cristo si spiega con il fatto che Enoch è anteriore all'intera economia dell'alleanza (cf. Gv 17,3; Gv 20,31 , ecc.).

Eb 11,7:condannò il mondo: la fiducia di Noè nella parola di Dio condanna i suoi contemporanei increduli e beffardi, nel senso che il giusto condanna l'empio (cf. Sap 4,16; Mt 12,41).

Eb 11,8:Abramo: in Abramo, la fede ha motivato una partenza verso l'ignoto, l'attesa della nascita di Isacco, il sacrificio di questo unico figlio.

Eb 11,19:come un simbolo: lett.: «una parabola». La salvezza di Isacco è figura della resurrezione generale e anche, secondo una tradizione esegetica costante, della passione e resurrezione di Cristo.

Eb 11,23:Alcune testimonianze inseriscono qui il racconto dell'uccisione dell'egiziano (cf. Es 2,11-12; At 7,24).

Eb 11,26:l'obbrobrio di Cristo: nel salmo, «Cristo» è preso come un nome comune che significa «unto». L'«obbrobrio del Cristo» è quello del popolo di Dio (v 25), consacrato a Jahve (Es 19,6+). Ma l'autore di Eb riconosce in questo unto il Messia Gesù, a causa del quale, «per la fede», già soffriva Mosè (cf. Eb 2,10+; Eb 10,33; Eb 13,13).

Eb 11,37:segati: secondo alcuni apocrifi, questo supplizio sarebbe stato inflitto al profeta Isaia dal re Manasse. - torturati o «tentati»: con molti codici; BJ omette.

Eb 11,40:L'era escatologica della «perfezione» è stata inaugurata dal Cristo (Eb 2,10; Eb 5,9; Eb 7,28; Eb 10,14) e l'ingresso alla vita celeste è stato aperto da lui (Eb 9,11s; Eb 10,19s). I giusti dell'AT, che la legge non ha potuto «perfezionare» (Eb 7,19; Eb 9,9; Eb 10,1), hanno quindi dovuto attendere la sua resurrezione per entrare nella vita perfetta del cielo (Eb 12,23 ; cf. Mt 27,52s; 1Pt 3,19+).