Scrutatio

Domenica, 28 aprile 2024 - San Luigi Maria Grignion da Montfort ( Letture di oggi)

Tobia 2


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BIBBIA CEI 2008BIBBIA TINTORI
1 Sotto il regno di Assarhàddon ritornai dunque a casa mia e mi fu restituita la compagnia di mia moglie Anna e del figlio Tobia. Per la nostra festa di Pentecoste, cioè la festa delle Settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola:1 Dopo questo, già preparato, in un giorno di festa del Signore, un buon pranzo in casa di Tobia,
2 la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: «Figlio mio, va’, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni, figlio mio».2 egli disse al suo figlio: « Va e mena a banchettare con noi alcuni della nostra tribù, timorati di Dio ».
3 Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: «Padre!». Gli risposi: «Ebbene, figlio mio?». «Padre – riprese – uno della nostra gente è stato ucciso e gettato nella piazza; l’hanno strangolato un momento fa».3 Il figlio parti, e ritornò a riferire che uno dei figli d'Israele giaceva sgozzato sulla piazza. Tobia s'alzò subito da mensa, e, lasciato il pranzo, arrivò digiuno presso il cadavere,
4 Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l’uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire.4 lo prese, lo portò di nascosto a casa sua per seppellirlo con precauzione dopo il tramonto del sole.
5 Ritornai, mi lavai e mangiai con tristezza,5 Nascosto che ebbe il cadavere, si pose a mangiare con pianto e tremore,
6 ricordando le parole del profeta Amos su Betel:
«Si cambieranno le vostre feste in lutto,
tutti i vostri canti in lamento».
6 ricordando le parole dette dal Signore, per mezzo del profeta Amos: « I vostri giorni di festa saran cangiati in lamenti e lutto ».
7 E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii.7 Tramontato il sole, andò a seppellirlo.
8 I miei vicini mi deridevano dicendo: «Non ha più paura! Proprio per questo motivo lo hanno già ricercato per ucciderlo. È dovuto fuggire e ora eccolo di nuovo a seppellire i morti».8 Tutti i suoi vicini lo biasimavano, dicendo: « Già per questo motivo ordinarono d'ammazzarti, e a mala pena scampasti dalla sentenza di morte, e di nuovo seppellisci i morti? »
9 Quella notte, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c’era tenevo la faccia scoperta,9 Ma Tobia, temendo più Dio che il re, rapiva i corpi degli uccisi, e, nascostili nella sua casa, li seppelliva nel profondo della notte.
10 ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmaci, più mi si oscuravano gli occhi, a causa delle macchie bianche, finché divenni cieco del tutto. Per quattro anni rimasi cieco e ne soffrirono tutti i miei fratelli. Achikàr, nei due anni che precedettero la sua partenza per l’Elimàide, provvide al mio sostentamento.
10 Un giorno tornando a casa affaticato dal seppellire, si gettò accosto a un muro e si addormentò.
11 In quel tempo mia moglie Anna lavorava a domicilio,11 Mentre dormiva, essendogli caduto sugli occhi dello sterco caldo da un nido di rondini, diventò cieco.
12 tessendo la lana che rimandava poi ai padroni, ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto da mangiare.12 Il Signore permise che gli venisse questa prova, per dare ai posteri un esempio di pazienza, come quello del santo Giobbe.
13 Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo nessun diritto di mangiare una cosa rubata».13 Infatti, avendo egli sempre temuto Dio fin dalla fanciullezza, osservandone i comandamenti, non si lamentò contro Dio, per essere stato colpito dalla disgrazia della cecità,
14 Ella mi disse: «Mi è stato dato in più del salario». Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e per questo mi vergognavo di lei. Allora per tutta risposta mi disse: «Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene da come sei ridotto!».14 anzi, mantenendosi saldo nel timore di Dio, rese grazie a Dio tutti i giorni della sua vita.
15 Or come i re insultavano il beato Giobbe, così i parenti e i congiunti di Tobia deridevano la sua condotta, dicendo:
16 « Dov'è la tua speranza per cui tu facevi elemosine e seppellivi? »
17 Ma Tobia li sgridava, dicendo: « Non parlato così,
18 perchè noi siam figli di santi, e aspettiamo quella vita che Dio darà a coloro i quali non perdono mai la loro fede in Lui ».
19 Anna, sua moglie, andava tutti i giorni a tessere, e portava a casa il vitto che poteva guadagnare col lavoro delle sue mani.
20 Un giorno, avendo ricovrito un capretto, lo portò a casa.
21 Suo marito, avendolo sentito belare, disse: « Badate che per caso non sia rubato; rendetelo ai suoi padroni, perchè non c'è lecito mangiare, nè toccare cosa rubata ».
22 Allora la sua moglie rispose irritata: « E' chiaro che la tua speranza è diventata vana, ora si son manifestate le tue elemosine ».
23 Con queste e simile parole lo ingiuriava.