Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Sapienza 9


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Orazione del Savio, che confessa la propria miseria, onde chiede a Dio la sapienza, in quale a tutti essendo necessaria, lo è molto più ai rettori di popoli, perocché incerta è l'umana saggezza.

1Dio de' padri miei, e Signore di misericordia, il quale tutte le cose facesti per mezzo di tua Parola,2E di tua sapienza ornasti l'uomo, affinchè fosse signore delle creature fatte date,3E affinchè governasse il mondo con equità, e giustizia, e con animo retto rendesse ragione:4Dammi quella sapienza, che assiste al tuo trono, e non mi rigettare dal numero de' tuoi figliuoli;5Perocché tuo servo son io, e figliuolo di tua ancella, uomo fiacco, e di poco tempo, e inetto ad intendere i giudizj, e le leggi.6E se tra' figliuoli degli uomini alcun fosse perfetto, questi quando da lui sen vada la tua sapienza, sarà contato per un niente.7Tu mi eleggesti re del tuo popolo, e giudice de' tuoi figliuoli, e delle tue figlie:8E mi ordinasti di edificare il tempio sul tuo monte santo, e un altare nella città di tua residenza, a imitazione del santo tuo tabernacolo, cui ordinasti da principio tu, e la tua sapienza con te,9La quale conosce le opere tue, e fu con teco allora quando facevi il mondo, ed ella conosceva quello, che fosse accetto negli occhi tuoi, e quello, che fosse ben fatto secondo li tuoi comandamenti.10Manda lei da' santi tuoi cieli, dalla residenza di tua grandezza, affinchè ella sia meco, e fatichi con me, affinchè io sappia quello, che piaccia a te;11Perocché ella il tutto sa, e comprende, ed ella mi guiderà nelle mie imprese colla prudenza, e col poter suo mi proteggerà.12E saranno accette le opere mie ed io governerò con giustizia il tuo popolo, e sarò degno del trono del padre mio.13Imperocché chi è degli uomini, che saper possa i consigli di Dio? o chi potrà intendere quel, che Dio voglia?14Perocché timidi sono i pensieri dei mortali, e le previdenze nostre son mal sicure.15Perché il corpo corruttibile aggrava l'anima, e il tabernacolo di terra deprime la mente, che ha molti pensieri.16E con difficoltà congetturiamo le cose della terra, e a mala pena investighiamo quelle, che abbiamo davanti agli occhi; or chi scoprirà quelle, che sono ne' cieli?17E chi conoscerà i tuoi voleri, se tu non dai la sapienza, e non mandi dal più alto cielo il tuo santo spirito;18Onde cosi siano ammendati gli andamenti di que', che vivono sulla terra, e gli uomini apprendano quel, che sia grato a te?19Imperocché per mezzo della sapienza furon sanati tutti quelli, che a te piacquero, o Signore, fin da principio.

Note:

9,1:Dio de' padri miei, ec. Questo esempio (a cui molti altri si trovan simili nelle Scritture) c'insegna, che quando i nostri demeriti impediscono, che Dio abbia riguardo a noi, speriamo di esser aiutati da' meriti di quelli, che da Dio sono amati. Così s. Agostino quaest. 16. in Exod.
Per mezzo di tua Parola. Per mezzo del tuo Figlio, tuo Verbo, tua Sapienza, come è detto in appresso.

9,2-4:E di tua sapienza ornasti l'uomo, ec. Desti all'uomo un'anima fatta a tua immagine e somiglianza, cui facesti parte di tua sapienza, affinchè fosse degno di sovrastar come re a tutte le altre creature fatte da te, e affinchè governasse con equità e giustizia la famiglia, di cui egli era capo. Da' a me pure la stessa sapienza, che sempre sta davanti al tuo trono e teco il tutto opera e governa, a me, cui tu facesti re del tuo popolo, e non escludermi dal numero di quei tuoi cari figliuoli, verso de' quali tu fosti tanto liberale dei doni tuoi. Notisi come dicendosi, che Dio diede nella sua creazione ad Adamo la sapienza, affinchè governasse il mondo, si suppone, che anche nello stato d'innocenza vi sarebbe stata una maniera di governo, e una superiorità de' padri verso i figli, nipoti ec., e del marito verso la moglie, e fors' anche de' capi della repubblica; sopra di che vedi August. de civit. XIX. 14.

9,5:Tuo servo son io, e figliuolo di tua ancella, ec. Tuo servo son io, e servo per condizione di nascita, servo nato nella tua casa, nel tuo popolo, di una madre fedele, e perciò tua serva; e come tuo servo io ho diritto a implorare la tua bontà, e come figlio di una donna, da cui trassi la infermità e la miseria, in cui nacqui, ho bisogno di tua misericordia, perocchè uomo fiacco son io, e sprovveduto di forze e quanto al corpo e quanto allo spirito, e ancora di poca età e di breve vita. Vedi l'orazione di Salomone III. Reg. III., nella quale con tanto ardore domanda a Dio la sapienza, che già si vede, che almen in gran parte l'avea già ottenuta: perocchè il solo spirito di Dio, che prega nei santi con gemiti inenarrabili (come dice l'Apostolo), è capace di dettare preghiere si calde, e brame si ardenti. Di questa orazione è quasi una parafrasi quella, che qui leggiamo. Quelle parole, di poco tempo, possono riferirsi alla poca età, che avea Salomone quando principiò a regnare, e alla brevità della vita dell'uomo.

9,7:E giudice de' tuoi figliuoli ec. Descrive la potestà regia della primaria funzione de' re, qual'è l'amministrazione della giustizia, come apparisce da molti luoghi delle Scritture.

9,8-9:Sul tuo monte santo. Sul monte Moria, venerabile per molti misteri; perocchè sopra uno dei suoi colli fu offerto Isacco, e il Cristo dovea essere crocifisso.
È un altare. Parla del grande altare degli olocausti. A imitazione del santo tuo tabernacolo, ec. il tempio di Salomone era in grande una imitazione del tabernacolo formato per ordine di Dio da Mosè. Dimostra qui lo Scrittore sa cro, come è obbligazione de' principi l'aver cura e pensiero della religione e del culto di Dio.
Tu e la tua sapienza con te, la quale conosce ec. La tua sapienza con te ordinò e diresse la fabbrica del tabernacolo, dando a Mosè e a tutti quelli che vi ebber la mano lo spirito d'intelligenza per fare tutto quello che era di tuo piacimento. Ella è molto necessaria a me l'assistenza e l'aiuto di questa tua celeste sapienza, nella impresa di fabbricare il nuovo tempio.

9,10:E fatichi con me. Da queste parole vedesi quanto stoltamente gli Eretici pretendano, che l'efficacia della grazia uccida il libero arbitrio dell'uomo. L'uomo adunque opera anch'egli, e non la sola grazia; e lo spirito aiuta la debolezza nostra, e ci rende tanto più liberi quanto men soggetti alla servitù del peccato.

9,13:Chi è degli uomini, che saper possa ec. La seconda parte di questo versetto spiega la prima. È cosa sommamente importante per ogni uomo, e specialmente per un re, il conoscere in tutte le cose la volontà del Signore; ma qual è l'uomo, il quale co' soli lumi del proprio spirito conoscer possa la volontà del Signore? Egli ha bisogno adunque della illustrazione e del soccorso di tua sapienza.

9,14:Timidi sono i pensieri de' mortali, ec. I consigli, i disegni dell'uomo sono sempre accompagnati da timore, e in tante tenebre, che ci ingombrano sì riguardo alle cose naturali, e sì ancora (e molto piu) riguardo alle cose spirituali e divine, albbiam sempre ragion di temere l'errore e l'inganno; e le nostre opinioni e risoluzio ni, ancorchè ben pesate, non sappiamo se avran buon effetto.

9,15:Il corpo corruttibile aggrava l'anima. L'anima rinchiusa in questo corpo di morte non può alzar libera le sue ali e sollevarsi sopra de' sensi, e contemplare tranquillamente e posatamente la verità, e a Dio rivolgere senza contrasto gli affetti e abbracciare il bene, senza trovar l'ostacolo di quella legge della carne, che alla legge della mente ripugna. Notisi con s. Bernardo, come molto bene il Savio dice, non che il corpo, ma il corpo corruttibile, aggrava l'anima; affinchè si intenda, come da tal gravezza fu esente l'anima di Adamo, fino a tanto che egli ebbe un corpo incorruttibile. Conciossia chè lo avea costituito Dio in libertà, talmente che posto di mezzo tralle somme cose e le infime, a quelle si alzasse senza difficoltà, e a queste si abbassasse senza passione o necessità: quelle penetrasse colla naturale vivacità e purità della mente, diqueste giudicesse con autorità di padrone: onde furon condotti gli animali ad Adamo perchè vedesse il nome, ch'ei volea dar loro, non fu egli da alcuna curiosità condotto a vederli. Non è così libera in noi la ragione, ma ella da ogni lato trova da combatte re, perocchè ella e dalle infime cose è presa come uccello dal visco, e dalle somme per la sua indegnità vien respinta, talmente che nè da quelle può staccarsi senza dolore, mè a queste essere ammessa, se non dopo grandi gemiti, e raramente. Deprime la mente che ha molti pensieri. La casa di fango, in cui albitiamo, deprime, tien bassa, e per così dire curva la mente colla moltitudine de' pensieri e delle cure terrene, delle quali siamo sempre ripieni. Un antico filosofo diceva all'anima che ella portava un cadavere sensitivo. Vedi II. Cmr. V. I. Rom. Vil. 23.

9,16:E con difficoltà congetturiamo le cose della terra, ec. Ell'è cosa grande, che delle cose stesse della terra e delle cose presenti a noi si abbiano congetture, e non certa scienza: tutto questo dimostra, come e quanto il corpo corruttibile aggravi e offuschi l'anima. La natura e la sostanza delle cose non si conosce da noi, ma sole l'e sterne lor qualità e parte de' loro effetti.

9,18:Sieno ammendati ec. Sono notati due effetti della sapienza e dello Spirito santo; perocchè egli in primo luogo insegna quel che è grato a Dio; in secondo, dà grazia e virtù per farlo, riformando lo spirito dell'uomo e correggendo i suoi costumi.

9,19:Per mezzo della sapienza ec. La tua sapienza, e il tuo santo Spirito sanarono e salvarono tutti quelli, che dal principio del mondo in poi furon sanati e salvati. Ciò dimostrerà il Savio cogli esempi, che vedremo sino alla fine del libro.