Scrutatio

Lunedi, 29 aprile 2024 - Santa Caterina da Siena ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 9


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BIBBIA CEI 2008VULGATA
1 In quel periodo Antioco ritornò con disonore dalle regioni della Persia.1 Eodem tempore, Antiochus inhoneste revertebatur de Perside.
2 Infatti egli era giunto nella città chiamata Persèpoli e si era accinto a depredare il tempio e a impadronirsi della città; ma i cittadini, ricorsi in massa all’aiuto delle armi, lo respinsero e accadde così che Antioco, messo in fuga dagli abitanti, dovette ritirarsi vergognosamente.2 Intraverat enim in eam quæ dicitur Persepolis, et tentavit expoliare templum, et civitatem opprimere : sed multitudine ad arma concurrente, in fugam versi sunt : et ita contigit ut Antiochus post fugam turpiter rediret.
3 Mentre si trovava presso Ecbàtana, gli giunse notizia di ciò che era accaduto a Nicànore e agli uomini di Timòteo.3 Et cum venisset circa Ecbatanam, recognovit quæ erga Nicanorem et Timotheum gesta sunt.
4 Mosso da gran furore, pensava di sfogarsi sui Giudei anche per lo smacco inflittogli da coloro che lo avevano messo in fuga. Perciò diede ordine al cocchiere di compiere il viaggio spingendo i cavalli senza sosta; ma incombeva ormai su di lui il giudizio del Cielo. Così diceva nella sua superbia: «Farò di Gerusalemme un cimitero di Giudei, appena vi sarò giunto».4 Elatus autem in ira, arbitrabatur se injuriam illorum qui se fugaverant posse in Judæos retorquere : ideoque jussit agitari currum suum sine intermissione agens iter, cælesti eum judicio perurgente, eo quod ita superbe locutus est se venturum Jerosolymam, et congeriem sepulchri Judæorum eam facturum.
5 Ma il Signore che tutto vede, il Dio d’Israele, lo colpì con piaga insanabile e invisibile. Aveva appena terminato quella frase, quando lo colpì un insopportabile dolore alle viscere e terribili spasimi intestinali,5 Sed qui universa conspicit Dominus Deus Israël, percussit eum insanabili et invisibili plaga. Ut enim finivit hunc ipsum sermonem, apprehendit eum dolor dirus viscerum, et amara internorum tormenta :
6 ben meritati da colui che aveva straziato le viscere altrui con molti e strani generi di torture.6 et quidem satis juste, quippe qui multis et novis cruciatibus aliorum torserat viscera, licet ille nullo modo a sua malitia cessaret.
7 Ma egli non desisteva affatto dalla sua alterigia, anzi era pieno ancora di superbia, spirando fuoco d’ira contro i Giudei, e comandando di accelerare la corsa. Gli capitò perciò di cadere dal carro in corsa tumultuosa e di rovinarsi tutte le membra del corpo nella violenta caduta.7 Super hoc autem superbia repletus, ignem spirans animo in Judæos, et præcipiens accelerari negotium, contigit illum impetu euntem de curru cadere, et gravi corporis collisione membra vexari.
8 Colui che poco prima, nella sua sovrumana arroganza, pensava di comandare ai flutti del mare, e credeva di pesare sulla bilancia le cime dei monti, ora, gettato a terra, doveva farsi portare in lettiga, rendendo a tutti manifesta la potenza di Dio,8 Isque qui sibi videbatur etiam fluctibus maris imperare, supra humanum modum superbia repletus, et montium altitudines in statera appendere, nunc humiliatus ad terram in gestatorio portabatur, manifestam Dei virtutem in semetipso contestans :
9 a tal punto che nel corpo di quell’empio si formavano i vermi e, mentre era ancora vivo, le sue carni, fra spasimi e dolori, cadevano a brandelli e l’esercito era tutto nauseato dal fetore e dal marciume di lui.9 ita ut de corpore impii vermes scaturirent, ac viventis in doloribus carnes ejus effluerent, odore etiam illius et fœtore exercitus gravaretur :
10 Colui che poco prima credeva di toccare gli astri del cielo, ora nessuno poteva sopportarlo per l’intollerabile intensità del fetore.
10 et qui paulo ante sidera cæli contingere se arbitrabatur, eum nemo poterat propter intolerantiam fœtoris portare.
11 Allora finalmente, malconcio a quel modo, incominciò a deporre gran parte della sua superbia e ad avviarsi al ravvedimento per effetto del divino flagello, mentre senza tregua era lacerato dai dolori.11 Hinc igitur cœpit ex gravi superbia deductus ad agnitionem sui venire, divina admonitus plaga, per momenta singula doloribus suis augmenta capientibus.
12 Non potendo più sopportare il suo proprio fetore, disse: «È giusto sottomettersi a Dio e non pretendere di essere uguale a Dio, quando si è mortali!».12 Et cum nec ipse jam fœtorem suum ferre posset, ita ait : Justum est subditum esse Deo, et mortalem non paria Deo sentire.
13 Quindi quello scellerato si mise a pregare quel Signore che ormai non avrebbe più avuto misericordia di lui, e diceva13 Orabat autem hic scelestus Dominum, a quo non esset misericordiam consecuturus.
14 che avrebbe dichiarato libera la città santa, che prima si affrettava a raggiungere per raderla al suolo e farne un cimitero.14 Et civitatem, ad quam festinans veniebat ut eam ad solum deduceret ac sepulchrum congestorum faceret, nunc optat liberam reddere :
15 Diceva inoltre che avrebbe reso pari agli Ateniesi tutti i Giudei, che prima aveva stabilito di non degnare neppure della sepoltura, ma di gettare in pasto alle fiere insieme con i loro bambini,15 et Judæos, quos nec sepultura quidem se dignos habiturum, sed avibus ac feris diripiendos traditurum, et cum parvulis exterminaturum dixerat, æquales nunc Atheniensibus facturum pollicetur :
16 e che avrebbe adornato con magnifici doni votivi il sacro tempio, che prima aveva saccheggiato, e avrebbe restituito in numero ancora più grande tutti gli arredi sacri e avrebbe provveduto con le proprie entrate ai contributi fissati per i sacrifici.16 templum etiam sanctum, quod prius expoliaverat, optimis donis ornaturum, et sancta vasa multiplicaturum, et pertinentes ad sacrificia sumptus de redditibus suis præstaturum :
17 Prometteva, infine, che si sarebbe fatto Giudeo e si sarebbe recato in ogni luogo abitato per annunciare la potenza di Dio.
17 super hæc, et Judæum se futurum, et omnem locum terræ perambulaturum, et prædicaturum Dei potestatem.
18 Ma poiché i dolori non diminuivano per nulla – era arrivato infatti su di lui il giusto giudizio di Dio – e disperando ormai di sé, scrisse ai Giudei la lettera riportata qui sotto, nello stile di una supplica, così concepita:
18 Sed non cessantibus doloribus (supervenerat enim in eum justum Dei judicium), desperans scripsit ad Judæos in modum deprecationis epistolam hæc continentem :
19 «Ai Giudei, ottimi cittadini, il re e condottiero Antioco augura perfetta salute, benessere e prosperità.19 Optimis civibus Judæis plurimam salutem, et bene valere, et esse felices, rex et principes Antiochus.
20 Se voi state bene e i figli e le vostre cose procedono secondo il vostro pensiero, io, riponendo la mia speranza nel Cielo,20 Si bene valetis, et filii vestri, et ex sententia vobis cuncta sunt, maximas agimus gratias.
21 mi ricordo con tenerezza del vostro onore e della vostra benevolenza. Ritornando dalle province della Persia e trovandomi colpito da una malattia insopportabile, ho creduto necessario pensare alla comune sicurezza di tutti.21 Et ego in infirmitate constitutus, vestri autem memor benigne reversus de Persidis locis, et infirmitate gravi apprehensus, necessarium duxi pro communi utilitate curam habere :
22 Non dispero del mio stato, avendo molta fiducia di scampare alla malattia.22 non desperans memetipsum, sed spem multam habens effugiendi infirmitatem.
23 Considerando d’altra parte che anche mio padre, quando aveva intrapreso spedizioni nelle province settentrionali, designava il successore,23 Respiciens autem quod et pater meus, quibus temporibus in locis superioribus ducebat exercitum, ostendit qui post se susciperet principatum :
24 perché, se fosse accaduto qualche cosa di inaspettato o si fosse diffusa la notizia di qualche grave incidente, gli abitanti del paese, sapendo in mano a chi era stato lasciato il governo, non si agitassero,24 ut si quid contrarium accideret, aut difficile nuntiaretur, scientes hi qui in regionibus erant, cui esset rerum summa derelicta, non turbarentur.
25 e oltre a questo, constatando che i sovrani vicini e confinanti con il nostro regno spiano il momento opportuno e attendono gli eventi, ho designato come re mio figlio Antioco, che già più volte, quando intraprendevo i viaggi nei distretti settentrionali, ho raccomandato e affidato a moltissimi di voi. A lui indirizzo la lettera qui unita.25 Ad hæc, considerans de proximo potentes quosque et vicinos temporibus insidiantes, et eventum exspectantes, designavi filium meum Antiochum regem, quem sæpe recurrens in superiora regna multis vestrum commendabam : et scripsi ad eum quæ subjecta sunt.
26 Vi prego dunque e vi scongiuro di ricordarvi dei benefici ricevuti, pubblicamente o privatamente, e prego ciascuno di conservare la vostra benevolenza verso di me e mio figlio.26 Ora itaque vos, et peto memores beneficiorum publice et privatim, ut unusquisque conservet fidem ad me et ad filium meum.
27 Ho fiducia che egli, seguendo le mie direttive, si comporterà con voi con moderazione e umanità».
27 Confido enim eum modeste et humane acturum, et sequentem propositum meum, et communem vobis fore.
28 Quest’omicida e bestemmiatore, dunque, soffrendo crudeli tormenti, come li aveva fatti subire agli altri, finì così la sua vita con miserabile morte in terra straniera, sui monti.28 Igitur homicida et blasphemus pessime percussus, et ut ipse alios tractaverat, peregre in montibus miserabili obitu vita functus est.
29 Curò il trasporto della salma Filippo, suo compagno d’infanzia, il quale poi, diffidando del figlio di Antioco, si ritirò in Egitto presso Tolomeo Filomètore.29 Transferebat autem corpus Philippus collactaneus ejus : qui, metuens filium Antiochi, ad Ptolemæum Philometorem in Ægyptum abiit.