Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 15


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1Nicànore, avendo saputo che gli uomini di Giuda si trovavano nella regione della Samaria, decise di assalirli a colpo sicuro nel giorno del riposo.2Poiché i Giudei che l’avevano seguito per necessità gli dicevano: «Assolutamente non devi ucciderli in modo così crudele e barbaro; piuttosto rispetta il giorno che è stato onorato e santificato da colui che tutto vede»,3quell’uomo tre volte scellerato chiese se c’era in cielo un Signore che aveva comandato di celebrare il giorno del sabato.4Essi risposero: «C’è il Signore vivente; egli è il sovrano del cielo, che ha comandato di celebrare il settimo giorno».5L’altro ribatté: «E io sono sovrano sulla terra, che comando di prendere le armi e di eseguire le disposizioni del re». Tuttavia non riuscì a mandare a effetto il suo crudele intento.
6Nicànore, dunque, che si era montato la testa con tutta la sua arroganza, aveva deciso di erigere un pubblico trofeo per la vittoria sugli uomini di Giuda.7Il Maccabeo invece era fermamente convinto e sperava pienamente di ottenere protezione dal Signore.8Esortava perciò i suoi uomini a non temere l’attacco delle nazioni, ma a tenere impressi nella mente gli aiuti che in passato erano venuti loro dal Cielo e ad aspettare ora la vittoria che sarebbe stata loro concessa dall’Onnipotente.9Confortandoli così con le parole della legge e dei profeti e ricordando loro le lotte che avevano già condotto a termine, li rese più coraggiosi.10Avendo così rinfrancato i loro sentimenti, espose e denunciò la malafede delle nazioni e la loro violazione dei giuramenti.11Dopo aver armato ciascuno di loro non tanto con la sicurezza degli scudi e delle lance quanto con il conforto di quelle efficaci parole, li riempì di gioia, narrando loro un sogno degno di fede, anzi una vera visione.12La sua visione era questa: Onia, che era stato sommo sacerdote, uomo onesto e buono, modesto nel portamento, mite nel contegno, spedito ed elegante nel parlare, occupato fin dalla fanciullezza in tutto ciò che è proprio della virtù, con le mani protese pregava per tutta la comunità dei Giudei.13Poi, allo stesso modo, era apparso un uomo distinto per età senile e maestà, circonfuso di dignità meravigliosa e piena di magnificenza.14Presa la parola, Onia disse: «Questi è l’amico dei suoi fratelli, che prega molto per il popolo e per la città santa, Geremia, il profeta di Dio».15E Geremia stendendo la destra consegnò a Giuda una spada d’oro, pronunciando queste parole nel porgerla:16«Prendi la spada sacra come dono di Dio; con questa abbatterai i nemici».
17Incoraggiati dalle parole di Giuda, molto belle e tali da spingere all’eroismo e da rendere virile anche l’animo dei giovani, stabilirono di non restare nel campo, ma di intervenire coraggiosamente e decidere la sorte attaccando battaglia con tutto il coraggio, perché la città e le cose sante e il tempio erano in pericolo.18Minore era il loro timore per le donne e i figli come pure per i fratelli e i parenti, poiché la prima e principale preoccupazione era per il tempio consacrato.19Anche per quelli rimasti in città non era piccola l’angoscia, essendo tutti turbati per l’ansia del combattimento in campo aperto.20Tutti ormai attendevano la prova imminente, poiché i nemici già avevano cominciato ad attaccare e l’esercito era in ordine di battaglia, gli elefanti erano piazzati in posizione opportuna e la cavalleria schierata ai lati.21Il Maccabeo, dopo aver osservato la moltitudine dei presenti, la varietà delle armi pronte e la ferocia delle bestie, alzò le mani al cielo e invocò il Signore che compie prodigi, convinto che non è possibile vincere con le armi, ma che egli concede la vittoria a coloro che ne sono degni, secondo il suo giudizio.22Nel pregare il Signore, si esprimeva in questo modo: «Tu, Signore, inviasti il tuo angelo al tempo di Ezechia, re della Giudea, ed egli fece perire nel campo di Sennàcherib centoottantacinquemila uomini.23Anche ora, sovrano del cielo, manda un angelo buono davanti a noi per incutere paura e tremore.24Siano atterriti dalla potenza del tuo braccio coloro che bestemmiando sono venuti qui contro il tuo popolo santo». Con queste parole egli terminò.
25Gli uomini di Nicànore avanzavano al suono delle trombe e degli inni di guerra.26Gli uomini di Giuda invece si gettarono nella mischia contro i nemici tra invocazioni e preghiere.27In tal modo, combattendo con le mani, ma pregando Dio con il cuore, travolsero non meno di trentacinquemila uomini, rallegrandosi grandemente per la manifesta presenza di Dio.28Terminata la battaglia, mentre facevano ritorno pieni di gioia, riconobbero Nicànore caduto con tutte le sue armi.29Levarono alte grida dandosi all’entusiasmo, mentre benedicevano l’Onnipotente nella lingua dei padri.30Quindi colui che era stato sempre il primo a combattere per i suoi concittadini con anima e corpo, colui che aveva conservato l’affetto dell’età giovanile verso i suoi connazionali, comandò che tagliassero la testa di Nicànore e la sua mano con il braccio e li portassero a Gerusalemme.31Quando vi giunse, convocati tutti i connazionali e collocati i sacerdoti davanti all’altare, mandò a chiamare quelli della Cittadella32e mostrò loro la testa dello scellerato Nicànore e la mano che quel bestemmiatore aveva steso contro la sacra dimora dell’Onnipotente, pronunciando parole arroganti.33Tagliata poi la lingua del sacrilego Nicànore, la fece gettare a pezzi agli uccelli e ordinò di appendere davanti al tempio la ricompensa della sua follia.
34Tutti allora, rivolti verso il cielo, benedissero il Signore glorioso dicendo: «Benedetto colui che ha conservato la sua dimora inviolata».35Fece poi appendere la testa di Nicànore alla Cittadella alla vista di tutti, perché fosse segno manifesto dell’aiuto di Dio.36Quindi deliberarono tutti insieme, con voto pubblico, di non lasciar passare inosservato quel giorno, ma di commemorarlo il tredici del dodicesimo mese – che in lingua aramaica si chiama Adar – il giorno precedente la festa di Mardocheo.
37Così andarono le cose riguardo a Nicànore e, poiché da quel tempo la città è rimasta in mano agli Ebrei, anch’io chiudo qui la mia narrazione.38Se essa è riuscita ben ordinata, era quello che volevo; se invece è di poco conto e mediocre, questo solo ho potuto fare.39Come il bere solo vino o bere solo acqua è nocivo, mentre vino mescolato con acqua è amabile e procura un delizioso piacere, così un discorso ben elaborato delizia gli orecchi di coloro che leggono la narrazione. E qui sia la fine.

Note:

2Mac 15,6:pubblico trofeo: si intende un cumulo di pietre intorno a cui si ammucchiavano le armature dei nemici caduti sul campo di battaglia.

2Mac 15,9:della legge e dei profeti: a questi due gruppi primitivi (cf. Lc 24,27), il traduttore dell'Ecclesiastico, pochi anni dopo, aggiungerà «gli altri libri» degli antenati, alcuni dei quali erano certamente considerati «libri santi» già dal tempo dei Maccabei (cf. 1Mac 12,9).

2Mac 15,11:una vera visione: alla lettera «una specie di visione» (BJ), hypar ti, con gr. luc.; gr. e versioni leggono: «a riguardo di», hyper ti (ma il ti è inspiegabile).

2Mac 15,12:Onia continua a svolgere la funzione di intercessore che già aveva esercitato in vita (2Mac 3,10s; 2Mac 4,5).

2Mac 15,14:Geremia: che ha duramente sofferto per il suo popolo (cf. Ger 11,19; Ger 11,21; Ger 14,15; Ger 18,18s; Ger 20,1-2; Ger 26), ne è anche l'intercessore più adatto. Questa funzione attribuita a Geremia e a Onia è la prima testimonianza di una credenza nella preghiera dei giusti defunti per i vivi. Tale convinzione è strettamente connessa con quella della resurrezione (cf. 6-7; Sal 16,10; Sal 49,16).

2Mac 15,17:di non restare in campo: con gr. luc.; il gr. legge: «di non combattere». - con tutto il coraggio: con gr. (tranne gr. luc. che associa le due versioni); BJ con un ms gr. e vet. lat. traduce: «alla fortuna delle armi», alla lettera «alla buona fortuna».

2Mac 15,20:la cavalleria schierata ai lati: cf. 1Mac 6,35 e, per la cavalleria sui due fianchi, 1Mac 6,38 . Il racconto parallelo di 1Mac non parla di elefanti, ma precisa il campo di battaglia: Adasa (1Mac 7,40; 1Mac 7,45).

2Mac 15,30:il primo a combattere: BJ traduce «in prima fila» cf. 1Mac 9,11 (la parola non si ritrova in altri passi della Bibbia). Data la cultura ellenistica dell'autore, è probabile che abbia davanti solo il senso attestato in greco, e cioè «prima parte» (in teatro), e che usi l'espressione solo per dare vita a un'immagine.

2Mac 15,33:la mercede: ta epicheira significa anche «il braccio» e crea un gioco di parole con «la mano», cheir (v 32).

2Mac 15,35:all'Acra: è poco verosimile poiché l'acra venne liberata dai siri solo nove anni dopo (1Mac 13,51). Questo anacronismo è stato paragonato a quello di 1Sam 17,54 . Anche qui potrebbe trattarsi di un'aggiunta, tanto più che l'autore ha già parlato della esposizione delle spoglie di Nicanore (v 33).

2Mac 15,36:in lingua siriaca: BJ preferisce: «in aramaico» in base alla traduzione data dai LXX alla stessa parola in 2Re 18,26; Esd 4,7; Dn 2,4 .

2Mac 15,36:festa di Mardocheo : questa festa verrà identificata con la festa dei Purim (cf. Est 9). Ma verso il 124 a.C. le due solennità sembrano essere ancora distinte. - Il «Rotolo del digiuno» (I sec. d.C.) cita il «giorno di Nicanore» tra quelli in cui non si deve digiunare.

2Mac 15,37:la città è rimasta in mano agli Ebrei: si tratta della città religiosa (monte Sion di 1Mac), perché l'acra, che resta nelle mani dei siri, non interessa l'autore. La vittoria di Giuda su Nicanore ha infatti salvato il santuario, che non sarà più minacciato. L'autore che ha raggiunto lo scopo che si era prefisso, può dunque mettere il punto alla sua opera.