Scrutatio

Domenica, 28 aprile 2024 - San Luigi Maria Grignion da Montfort ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 7


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BIBBIA CEI 2008BIBBIA MARTINI
1 Ci fu anche il caso di sette fratelli che, presi insieme alla loro madre, furono costretti dal re, a forza di flagelli e nerbate, a cibarsi di carni suine proibite.1 Accadde ancora, che sette fratelli furon presi insieme colla lor madre, e a forza di frustate, e di nerbate volea costringerli il re a mangiare delle carni di porco in odio della legge.
2 Uno di loro, facendosi interprete di tutti, disse: «Che cosa cerchi o vuoi sapere da noi? Siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi dei padri».2 Ma uno di essi, che era il primogenito, disse: Che cerchi tu, o che vuoi sapere da noi? Noi siamo pronti a morire piuttosto che trasgredire le leggi paterne dateci da Dio.
3 Allora il re irritato comandò di mettere al fuoco teglie e caldaie.3 E sdegnato il re comandò, che si mettesser sul fuoco delle padelle, e delle caldaie di bronzo: e quando elle furono bollenti,
4 Appena queste divennero roventi, il re comandò di tagliare la lingua a quello che si era fatto loro portavoce, di scorticarlo e tagliargli le estremità, sotto gli occhi degli altri fratelli e della madre.4 Comandò, che a quello che avea parlato il primo fosse tagliata la lingua, e gli fosse strappata la pelle dal capo, e gli fosser troncate le estremità delle mani, e de' piedi a vista degli altri fratelli, e della madre.
5 Dopo averlo mutilato di tutte le membra, comandò di accostarlo al fuoco e di arrostirlo quando ancora respirava. Mentre il vapore si spandeva largamente tutto intorno alla teglia, gli altri si esortavano a vicenda con la loro madre a morire da forti, dicendo:5 E quando ei fu ridotto a un'assoluta impotenza ordinò, che lo accostassero al fuoco, e spirante tutt'ora fu arrostito nella padella, nella quale egli fu lungamente tormentato, esortandosi frattanto gli uni gli altri i fratelli colla madre a morir con fortezza,
6 «Il Signore Dio ci vede dall’alto e certamente avrà pietà di noi, come dichiarò Mosè nel canto che protesta apertamente con queste parole: “E dei suoi servi avrà compassione”».
6 Dicendo: Il Signore Dio volgerà gli occhi alla verità, e si consolerà in noi, come nel cantico della protesta disse Mosè: Egli si consolerà ne' suoi servi.
7 Venuto meno il primo, allo stesso modo esponevano allo scherno il secondo e, strappatagli la pelle del capo con i capelli, gli domandavano: «Sei disposto a mangiare, prima che il tuo corpo venga straziato in ogni suo membro?».7 Morto adunque che fu in tal guisa il primo condussero agli strazj il secondo, e strappatagli la cotenna dal capo lo interrogavano se volesse mangiare prima di essere tormentato in tutti i membri del corpo.
8 Egli, rispondendo nella lingua dei padri, protestava: «No». Perciò anch’egli subì gli stessi tormenti del primo.8 Ma egli in lingua della patria rispose, e disse: Nol farò. Onde anche questo sopportò al suo luogo i tormenti del primo:
9 Giunto all’ultimo respiro, disse: «Tu, o scellerato, ci elimini dalla vita presente, ma il re dell’universo, dopo che saremo morti per le sue leggi, ci risusciterà a vita nuova ed eterna».
9 E vicino a rendere l'ultimo spirito disse così: Tu, o uomo iniquissimo, distruggi noi nella vita presente, ma il Re dell'universo risusciterà per la vita eterna noi, che muoiamo per le sue leggi.
10 Dopo costui fu torturato il terzo, che alla loro richiesta mise fuori prontamente la lingua e stese con coraggio le mani,10 Dopo di questo venne straziato il terzo, il quale alla prima richiesta messe fuori la lingua, e stese costantemente le mani:
11 dicendo dignitosamente: «Dal Cielo ho queste membra e per le sue leggi le disprezzo, perché da lui spero di riaverle di nuovo».11 E con fidanza disse: Dal cielo ebbi in dono queste cose, ma per amor delle leggi di Dio io le disprezzo, perocché ho speranza, che mi saran rendute da lui:
12 Lo stesso re e i suoi dignitari rimasero colpiti dalla fierezza di questo giovane, che non teneva in nessun conto le torture.
12 Ammirarono e il re, e la sua comitiva lo spirito di quel giovinetto, che nessun caso facea de' tormenti.
13 Fatto morire anche questo, si misero a straziare il quarto con gli stessi tormenti.13 E morto quello, allo stesso modo tormentavano il quarto.
14 Ridotto in fin di vita, egli diceva: «È preferibile morire per mano degli uomini, quando da Dio si ha la speranza di essere da lui di nuovo risuscitati; ma per te non ci sarà davvero risurrezione per la vita».
14 Ed egli stando già per morire disse cosi: Ell'è cosa molto buona l'essere uccisi dagli uomini colla speranza in Dio di essere da lui nuovamente risuscitati: perocché la tua risurrezione non sarà per la vita.
15 Subito dopo condussero il quinto e lo torturarono.15 E preso il quinto lo martoriavano; ed egli mirando il re, disse:
16 Ma egli, guardando il re, diceva: «Tu hai potere sugli uomini e, sebbene mortale, fai quanto ti piace; ma non credere che il nostro popolo sia stato abbandonato da Dio.16 Avendo tu tragli uomini potestà, benché tu sii uomo corruttibile, tu fai quel che ti piace: non creder però, che la nostra stirpe sia da Dio abbandonata:
17 Quanto a te, aspetta e vedrai la grandezza della sua forza, come strazierà te e la tua discendenza».
17 Ma tu abbi pazienza, e vedrai la potestà grande di lui, e com' egli tormenterà te, e la tua stirpe.
18 Dopo di lui presero il sesto che, mentre stava per morire, disse: «Non illuderti stoltamente. Noi soffriamo queste cose per causa nostra, perché abbiamo peccato contro il nostro Dio; perciò ci succedono cose che muovono a meraviglia.18 Dopo questo fu condotto il sesto, e questi presso al morire disse: Guardati dal vanamente ingannarti; perocché noi per nostra colpa sopportiam questo, avendo peccato contro il nostro Dio; e terribili cose ci sono avvenute:
19 Ma tu non credere di andare impunito, dopo aver osato combattere contro Dio».
19 Ma tu non credere, che abbia ad essere senza castigo l'ardimento, che hai di combattere contro Dio.
20 Soprattutto la madre era ammirevole e degna di gloriosa memoria, perché, vedendo morire sette figli in un solo giorno, sopportava tutto serenamente per le speranze poste nel Signore.20 Ma la madre oltre modo ammirabile, e degna della ricordanza de' buoni, la quale in veggendo sette figliuoli, che nello spazio di un sol giorno perivano, di buon animo ciò sopportava per la speranza che aveva in Dio:
21 Esortava ciascuno di loro nella lingua dei padri, piena di nobili sentimenti e, temprando la tenerezza femminile con un coraggio virile, diceva loro:21 Ella piena di saggezza a uno a uno gli esortava nel linguaggio della patria, e alla tenerezza di donna univa un coraggio virile,
22 «Non so come siate apparsi nel mio seno; non io vi ho dato il respiro e la vita, né io ho dato forma alle membra di ciascuno di voi.22 Ella diceva loro: Io non so in qual modo voi veniste ad essere nel mio seno: perocché non fui io, che diedi a voi spirito, e anima, e vita, né io messi insieme le membra di ciascheduno.
23 Senza dubbio il Creatore dell’universo, che ha plasmato all’origine l’uomo e ha provveduto alla generazione di tutti, per la sua misericordia vi restituirà di nuovo il respiro e la vita, poiché voi ora per le sue leggi non vi preoccupate di voi stessi».
23 Ma il Creatore del mondo, che stabilì la generazione dell'uomo, e a tutte le cose diede il principio, renderà, egli a voi di bel nuovo per sua misericordia e spirito, e vita, perché voi adesso per amore delle sue leggi non curate di voi medesimi.
24 Antioco, credendosi disprezzato e sospettando che quel linguaggio fosse di scherno, esortava il più giovane che era ancora vivo; e non solo a parole, ma con giuramenti prometteva che l’avrebbe fatto ricco e molto felice, se avesse abbandonato le tradizioni dei padri, e che l’avrebbe fatto suo amico e gli avrebbe affidato alti incarichi.24 Ma Antioco stimandosi vilipeso, e credendosi che quelle voci lo insultassero, rimanendovi tutt'ora il più giovine, non solamente lo esortava colle parole, ma con giuramento gli prometteva di farlo ricco, e beato, e che quando avesse abbandonate le leggi paterne lo avrebbe tenuto tra' suoi amici, e gli avrebbe dato tutto quello, che gli bisognasse.
25 Ma poiché il giovane non badava per nulla a queste parole, il re, chiamata la madre, la esortava a farsi consigliera di salvezza per il ragazzo.25 Ma non piegandosi per ciò il giovinetto, il re chiamò la madre, e la consigliava a salvare il figliuolo.
26 Esortata a lungo, ella accettò di persuadere il figlio;26 E quando egli la ebbe esortata con lungo ragionamento, ella promise di persuadere il suo figliuolo.
27 chinatasi su di lui, beffandosi del crudele tiranno, disse nella lingua dei padri: «Figlio, abbi pietà di me, che ti ho portato in seno nove mesi, che ti ho allattato per tre anni, ti ho allevato, ti ho condotto a questa età e ti ho dato il nutrimento.27 Per la qual cosa chinandosi a lui, deridendo il tiranno crudele disse in linguaggio della patria: Figliuol mio, abbi pietà di me, che ti ho portata nove mesi nell'utero, e per tre anni ti allattai, e ti nutrii, e a quest'età ti ho condotto.
28 Ti scongiuro, figlio, contempla il cielo e la terra, osserva quanto vi è in essi e sappi che Dio li ha fatti non da cose preesistenti; tale è anche l’origine del genere umano.28 Io ti chieggo, figliuol mio, che tu guardi il cielo, e la terra, e tutte le cose, che vi si contengono, e sappi, che e quelle cose, e l'umana progenie creò Dio dal niente:
29 Non temere questo carnefice, ma, mostrandoti degno dei tuoi fratelli, accetta la morte, perché io ti possa riavere insieme con i tuoi fratelli nel giorno della misericordia».
29 Cosi avverrà, che non temerai questo carnefice, ma fatto degno di aver comune la sorte co' tuoi fratelli, abbraccia la morte, affinchè in quel tempo di misericordia io te riabbia insieme co' tuoi fratelli.
30 Mentre lei ancora parlava, il giovane disse: «Che aspettate? Non obbedisco al comando del re, ma ascolto il comando della legge che è stata data ai nostri padri per mezzo di Mosè.30 Prima che ella avesse finito di dire, il giovinetto disse: Chi aspettate? Io non ubbidisco al comando del re, ma al precetto della legge data a noi da Mosè.
31 Tu però, che ti sei fatto autore di ogni male contro gli Ebrei, non sfuggirai alle mani di Dio.31 Ma tu, inventore di tutti i mali contro gli Ebrei, non fuggirai la mano di Dio.
32 Noi, in realtà, soffriamo per i nostri peccati.32 Perocché noi queste cose patiamo pe' nostri peccati.
33 Se ora per nostro castigo e correzione il Signore vivente per breve tempo si è adirato con noi, di nuovo si riconcilierà con i suoi servi.33 E se il Signore Dio nostro si è adirato per breve tempo con noi affin di gastigarci, e di correggerci, egli però si riconcilierà di nuovo co' servi suoi.
34 Ma tu, o sacrilego e il più scellerato di tutti gli uomini, non esaltarti invano, alimentando segrete speranze, mentre alzi la mano contro i figli del Cielo,34 Ma tu, o scellerato, e il più reo di tutti gli uomini, non ti lusingare inutilmente con vane speranze infuriando contro i servi di Dio:
35 perché non sei ancora al sicuro dal giudizio del Dio onnipotente che vede tutto.35 Perocché non ancora hai fuggito il giudizio di Dio onnipotente, che vede il tutto.
36 Già ora i nostri fratelli, che hanno sopportato un breve tormento, per una vita eterna sono entrati in alleanza con Dio. Tu invece subirai nel giudizio di Dio il giusto castigo della tua superbia.36 Perocché i miei fratelli per avere sofferto adesso un breve dolore sono già nell'alleanza della vita eterna: ma tu per giusto giudizio di Dio soffrirai i gastighi dovuti alla tua superbia.
37 Anch’io, come già i miei fratelli, offro il corpo e la vita per le leggi dei padri, supplicando Dio che presto si mostri placato al suo popolo e che tu, fra dure prove e flagelli, debba confessare che egli solo è Dio;37 Or io ad imitazione de' miei fratelli dell'anima, e del corpo mio fo sagrifizio in difesa delle leggi de' padri miei, pregando Dio che tanto più presto si plachi col nostro popolo, e che tu trai tormenti, e le percosse abbi a confessare, che egli solo è Dio.
38 con me invece e con i miei fratelli possa arrestarsi l’ira dell’Onnipotente, giustamente attirata su tutta la nostra stirpe».
38 L'ira dell'Onnipotente, la quale giustamente percuote la nostra stirpe, avrà fine alla morte mia, e de' miei fratelli.
39 Il re, divenuto furibondo, si sfogò su di lui più crudelmente che sugli altri, sentendosi invelenito dallo scherno.39 Allora il re ardendo di sdegno esercitò la sua crudeltà sopra di questo più che sopra gli altri, non potendo soffrire di essere schernito.
40 Così anche costui passò all’altra vita puro, confidando pienamente nel Signore.40 Morì adunque anche questo senza contaminarsi, con totale fidanza in Dio.
41 Ultima dopo i figli, anche la madre incontrò la morte.
41 E alla fine dopo i figliuoli fu uccisa anche la madre.
42 Ma sia sufficiente quanto abbiamo esposto circa i pasti sacrificali e le eccessive crudeltà.42 Ma abbastanza si è parlato de sagrifizj, e delle orrende crudeltà.