Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Prima lettera a Timoteo 5


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Insegna, in qual maniera egli debba governare i seniori, le vecchie, e le giovinette, e le vedove di fresca età: delle condizioni, che si ricercano nell'elezione della vedova: i preti, che adempiono esattamente il lor ministero, siano doppiamente onorati; non ammetta leggermente l'accusa contro del prete: i peccatori gli riprenda pubblicamente: raccomanda l'osservanza de' suoi insegnamenti, e che a nissuno imponga troppo presto le mani: faccia uso di un poco di vino: dei varj peccati degli uomini.

1Non rampognare il seniore, ma pregalo, qual padre: i giovani, come fratelli;2Le attempate, come madri, le giovinette come sorelle, con tutta castimonia:3Onora le vedove, che sono veramente vedove.4Che se una vedova ha dei figliuoli, o de' nipoti, impari in primo luogo a governar la sua casa, e a rendere in contraccambio ai genitori: imperocché questo è accetto dinanzi a Dio.5Quella poi, che è veramente vedova, e abbandonata, in Dio confidi, e perseveri nel supplicare, e orare di, e notte.6Imperocché quella, che sta in delizie, vivendo è morta.7E tali cose intima loro, affinchè siano irreprensibili.8Che se uno non ha cura de' suoi, e massimamente di quelli della sua casa, ha rinnegata la fede, ed è peggiore di un infedele.9La vedova si elegga di non meno dì sessant' anni, che sia stata moglie di un solo marito,10Provveduta della testimonianza delle buone opere, se ha allevati i figliuoli, se ha praticata l'ospitalità, sa ha lavati i piedi ai santi, se ha dato sovvenimento ai tribolati, se è stata intenta ad ogni opera buona.11Ma ricusa le vedove più giovani: imperocché divenute insolenti contro di Cristo, vogliono maritarsi:12E hanno la dannazione, perché hanno renduta vana la prima fede:13Similmente ancora essendo sfaccendate, si avvezzano ad andar gironi per le case: non solamente sfaccendate, ma e cianciatrici, e curiose, cinguettando di quello, che non conviene.14Voglio adunque, che le giovani si maritino, rilevino i figliuoli, facciano da madre di famiglia, niuna occasione diano all'avversiere di maldicenza.15Imperocché già alcune si sono rivoltate dietro a satana.16Se un fedele ha delle vedove, le soccorra, e non si aggravi la Chiesa: affinchè regga a sostenere quelle, che sono veramente vedove.17I preti, che governano bene, sian riputati meritevoli di doppio onore: massimamente quelli, che si affaticano nel parlare, e nell'insegnare.18Imperocché dice la scrittura: non metter la musoliera al bue, che tribbia. Ed: è degno l'operaio di sua mercede.19Contro di un prete non ammettere accusa se non con due, o tre testimoni.20Quelli, che peccano, riprendili alla presenza di tutti: affinchè ne prendano timore anche tutti gli altri.21Ti scongiuro dinanzi a Dio, e a Gesù Cristo, e agli Angeli eletti, che tali cose tu osservi senza prevenzione, niuna cosa facendo per inclinazione verso l'altra parte.22Non ti dar fretta ad imporre le mani ad alcuno, e non prender parte ai peccati degli altri. Te stesso conserva puro.23Non voler tuttora bere acqua, ma fa uso di un poco di vino a causa del tuo stomaco, e delle frequenti tue malattie.24I peccati di alcuni uomini sono manifesti, e prevengono il giudizio: ad altri poi vanno loro appresso.25Parimente le buone operazioni sono manifeste: e quelle, che sono altrimenti, non possono tenersi occulte.

Note:

5,1:Il seniore. In questo luogo significa uomo attempato, come si vede per quello che segue. Questo precetto con veniva a Timoteo per ragione dell'età; imperocchè presso tutte le nazioni più culte fn uso, che da' giovani fossero considerati gli uomini di età, come padri, le donne d'età, come madri; e gli conveniva in qualità di Vescovo per quel carattere di mansuetudine e di dolcezza, che si richiede a tal dignità. S'intendono eccettuati alcuni casi assai rari, come quando il seniore si fa esempio di perdizione alla stessa gioventù..Vedi s. Gregorio M. lib. VII. ep. 1. ind. 2.

5,3:Onora le vedove, ec. Onorare significa secondo il linguaggio della Scrittura non solo rispettare, rendere onore, ma ancora assistere, sovvenire. In questi due sensi dice l'Apostolo a Timoteo, che onori le vedove che sono veramente vedove, vale a dire destitute di ogni soccorso, desolate, prive di ogni consolazione, che tale è il significato della parola, colla quale nel Greco si chiama quel la, che noi diciam vedova. Vuole adunque, che il Vesco vo particolar cura si prenda di quelle vedove, le quali, perduto il marito, rimangono abbandonate di ogni umano presidio, anche de' figliuoli e de' parenti; queste in effetto erano ne' primi tempi sotto il patrocinio della Chiesa, la quale con gran carità provvedeva a' loro bisogni.

5,4:Se una vedova ha de' figliuoli, o de' nipoti, ec. La vedova, che ha de' figliuoli o dei nipoti, si occupi principalmente nel governo della sua casa, e renda a' propri figliuoli o nipoti l'educazione, che ha ricevuta da' genitori, che è quello che a Dio piace. Così riceverà recipro camente da' figliuoli o nipoti il sostentamento senza aggravio della Chiesa.

5,5:Perseveri nel supplicare, ed orare ec. Descrive il carattere della vedova cristiana, la quale priva di ogni umana consolazione, la cerca in Dio, in cui solo ripone le sue speranze, e di cui implora l'aiuto colla continua orazione. Vedi la descrizione di Anna profetessa in s. Luca, II. 36. A questa vedova (dice s. Ambrogio) era casa il tempio, trattenimento l'orazione, vita il digiuno.

5,6:Quella, che sta in delizie, ec. La vedova vivente nelle delizie, e nel lusso, è già morta riguardo a Dio, e alla grazia. Le smodate delizie affogano la ragione, e fan si, che quasi in un sepolcro sen giace ella nel corpo, dice Teodoreto.

5,7:Affinchè siano irreprensibili. Le cose dette di sopra vuole che siano intimate alle vedove, affinchè nulla in esse sia da riprendere, e non facciano disonore alla Chiesa nel giudizio degl'infedeli.

5,8:Che se uno non ha cura de' suoi, ec. Condanna severamente coloro, i quali per poco amore permettevano, che fossero di peso alla Chiesa quelle persone, al sostentamento delle quali erano essi tenuti. Chi non ha pensiero di sovvenire le persone, che sono a lui congiunte di sangue, e massimamente quelle, che sono della stessa famiglia, come è per esempio un fratello riguardo al fratello, un figliuolo, o un nipote riguardo alla madre, o alla nonna, rinnega co' fatti quella fede, che ha professato con le parole, ed è peggiore degli infedeli, sì perchè questi per naturale istinto ordinariamente ai bisogni provvedono de' loro propinqui, e si perchè, quando nol facesse l'in fedele, meno peccherebbe del fedele, che tale obbligazione trascura, perchè il peccato di questo fa ingiuria alla fede, come osserva qui s. Tommaso. Vedi 2. Petr. II. 21.

5,9:La vedova si elegga ec. Viene adesso a parlare delle diaconesse, intorno alle quali vedi quello, che si è detto, Romn. XVI. I.
Di non meno di sessant' anni. Della stessa età si eleggevano anche a tempo di Tertulliano.
Moglie di un solo marito. La Chiesa non ha mai condannate le seconde nozze, ma ha molto stimate le donne, le quali, morto il primo marito, si eleggono di vivere nella continenza, dando con ciò argomento della loro castità e temperanza, dice Teodoreto.

5,10:Se ha lavati i piedi ai santi. In questo ufficio della cristiana ospitalità, che è il più umile, sono compresi tutti gli altri. Tertulliano trai doveri della donna cristiana novera l'offerire acqua ai piedi dei santi. Vuole adunque, che la diaconessa, oltre l'età, abbia la raccomandazione non degli uomini, ma delle proprie azioni virtuose; che abbia allevati nel timor santo di Dio i figliuoli; che sia stata ospitale senza trascurare alcuno degli uffici di carità anche più bassi verso i cristiani; che abbia avuto viscere di compassione per tutti gli afflitti, e particolàrmente per que' che pativano per amor della fede: finalmente che sia stata sollecita di non perdere alcuna occasione di fare del bene.

5,11:Ma ricusa le vedove più giovani: ec. Le vedove giovani non le accettare per metterle nel numero delle diaconesse. La ragione che ne adduce, si è, che annoiate dello stato loro di leggieri principiano a insolentire contro Cristo, cioè contro la Chiesa di Cristo, e contro i ministri di essa, perchè a null'altro pensano, che a rimaritarsi.

5,12:Perchè hanno renduta vana la prima fede. Sono in istato di dannazione come spose infedeli per aver violata la fede già data a Cristo. È manifesto da questo luogo, e dal consenso de' Padri, che le diaconesse facevano voto di castità.

5,13:Similmente ancora essendo sfaccendate, ec. Non mancava alle diaconesse di che occuparsi inutile e servizio della Chiesa e de' prossimi; ma tali diaconesse giovani, trascurati gli uffici propri del loro stato, ed insieme non essendo obbligate a pensare al proprio sostentamento, perchè a questo suppliva la Chiesa, si avvezzavano a perdere il tempo nelle visite mondane, nelle ciance, e nell'oziosità non senza pericolo di cadere in falli anche più gravi.

5,14:Voglio adunque, che le giovani ec. È meglio adunque, che le vedove giovani, le quali non hanno virtù per vivere nella continenza, si rimaritino, e questo io voglio (dice Paolo) piuttosto, che i disordini mentovati di sopra, ne' quali precipitano, quando ad uno stato si appigliano di perfezione, per cui non hanno forze che bastino. L'Apostolo adunque non proibisce le seconde nozze, le quali anzi permette come un rimedio alla in continenza.
All'avversiere. Il diavolo chiamasi per antonomasia avversario degli uomini nelle Scritture; ma questa parola può anche significare in questo luogo gl'infedeli, ed eretici, i quali con animo nemico minutamente e curiosamente osservano gli andamenti de' fedeli.

5,15:Si sono rivoltate dietro a satana. Volte le spalle allo Sposo celeste seguono il diavolo, o vivendo, come le donne infedeli, o anche abbandonata la fede.

5,16:Se un fedele ha delle vedove, ec. I cristiani, i quali hanno in casa loro delle vedove, alle quali sono tenuti di somministrare il sostentamento, e possono somministrarlo, non debbono con abbandonarle far si, che sia costretta a soccorrerle la Chiesa, la quale in tal guisa diverrebbe impotente a mantenere le vedove veramente vedove, cioè prive di ogni soccorso.

5,17:I preti, che governtano bene.... massinamente quelli, ec. Anche qui, come nel v. 3., la voce ouore è usata per significare non solo la stima e il rispetto, ma molto più la ricompensa e la mercede, come apparisce da quello che segue. Dice adunque, che i preti, i quali con frutto e con lode s'impiegano nel reggere il popolo fedele secondo i diversi uffici assegnati loro dai Vescovi, sono degni di doppio onore; lo che può spiegarsi in due maniere, o di ricompensa doppia riguardo a quella, che è assegnata alle diaconesse, ovvero che la parola doppio significhi distinto, generoso, liberale secondo l'uso delle Scritture, Jerem. XVII. 18. Isai. XI. 2. Distingue in questo luogo l'Apostolo i preti, che solamente avevano parte al governo della Chiesa, da quelli, i quali predicavano la parola, e insegnavano la dottrina della fede; e questi di maggior onore dice esser degni. Io non credo però che debba da ciò inferirsi, che i primi assolutamente non insegnassero, nè predicessero la parola di Dio al loro gregge; imperocchè penso, che voglia l'Apostolo distinguere solamente i preti, i quali sotto i loro vescovi si adoperavano nel reggere e pascere il popolo cristiano, da quelli, i quali erano destinati a predicare la parola della fede agli infedeli, ministero più laborioso, pieno di pericoli, e pel quale maggiori talenti si richiedevano, e più sperimentata virtù.

5,18:Non metter la musoliera ec. Vedi 1. Cor. IX. 9. Matt. X,10.

5,19:Se non con due, o tre testimoni. Se l'Apostolo in questo luogo volesse dire, che il sacerdote non debba essere condannato se non sulla deposizione di due o tre testimoni, non avrebbe dato allo stesso sacerdote più di quello, che generalmente era ordinato nella legge a favore di tutti. Vedi Deut. XVII. 6. Parla egli adunque non della condanna, ma dell'accusa, la quale non vuole, che sia ricevuta contro del sacerdote, se non appoggiata al deposto di due, o di tre testimoni. Cautela molto giusta, primo, per l'onore del sacerdozio, il qual onore è si essenziale al bene di tutta la Chiesa; secondo, perchè non era da paragonarsi il giudizio di un solo accusatore al giudizio di tutto il popolo, che interveniva nell'elezione del sacerdote; terzo, perchè il ministero sacerdotale essendo esposto all'odio de' malviventi, non conveniva di aprir la porta alla malignità, e alle private passioni con iscandalo de' fedeli. Vedi il Grisostomo.

5,20:Quelli, che peccano, riprendigli alla presenza di tutti: Ciò intendesi de' peccatori pubblici, scandalosi, e ostinati. Vedi s. Agost. ser. 16. de verb. Domini sr. Matt., e il Grisost.

5,21:Senza prevenzione, ec. La incorrotta rettitudine nei giudizi ecclesiastici è di tanta importanza, che l'Apostolo non può rattenersi dal raccomandarla con le più forti espressioni, benchè parlasse ad un discepolo, e figliuolo così santo e docile, come era Timoteo; ma in Timoteo egli istruiva tutti i prelati della Chiesa, i quali ammonisce a non lasciarsi prevenire, a non precipitare i loro giudizi, a non dar luogo negli animi loro al favore, o all'odio.

5,22:Non ti dar fretta a imporre le mani ec. Per l'imposizione delle mani, la quale è cerimonia principale della ordinazione de' Vescovi, de' preti, e de' diaconi, intendesi la stessa ordinazione, alla quale vuole l'Apostolo, che non si ammetta alcuno se non dopo grave e matura di scussione intorno ai meriti alle virtù e alla dottrina. Ed aggiunge questa terribile minaccia, che se egli imporra le mani a chi non è degno, verrà a rendersi complice degli altrui peccati, vale a dire, di tutto il male, che quegli farà nel ministero, dal quale o per la sua incapacità, o per la sua malavita doveva essere escluso. Vedi il Grisost. e il Concil. di Tren. sess. 23. cap. XIV.
Te stesso conserva puro. Vale a dire, affinchè tu possa efficacemente correggere, e giudicare i peccatori, conservati puro da ogni macchia, e da ogni ombra di peccato. S. Agostino unendo queste parole con le precedenti dice che ha voluto insegnar qui l'Apostolo, in qual modo quelle debbano intendersi; imperocchè chi puro conservasi, non prende parte ai peccati altrui: perchè se prende parte, acconsente; se acconsente, non si mantiene incorrotto. Cont. ep. Parm. I. 2. cap. 21.

5,23:Non voler tuttora bere acqua, ec. Si vede, che Timoteo per ispirito di mortificazione e di penitenza si asteneva dal vino. l'Apostolo senza disapprovare il fervore del suo caro figliuolo, gli ordina di farne un uso moderato a motivo della debolezza di stomaco, e dei molti incomodi di sanità, a' quali per ragione della medesima debolezza di stomaco era soggetto. Paolo avrebbe potuto guarir Timoteo miracolosamente dal male di stomaco, come guarì il padre di Publio dalla dissenteria, Atti XXVIII., e tanti altri da mille altre infermità. Ma Paolo volle piuttosto farla da medico colsuo discepolo, perchè, come dice s.Gregorio, gli esteriori miracoli sono fatti per condurre le menti degli uomini alle cose interiori e spirituali, e il padre di Publio doveva essere risanato con un segno di potenza divina, affinchè nell'anima ricevesse la vita nel piu' lo stesso, in cui con un miracolo riceveva la salute del corpo. Timoteo interiormente pieno di vita non intero bisogno di miracolo, Moral. tib. XXVII. 11.; e il Grisostomo dice, che Paolo ha voluto insegnarci, come le malattie sono esercizio di umilta, di pazienza, di fortezza e di ogni altra virtù.

5,24-25:I peccati di alcuni uomini sono manifesti, e prevengono il giudizio: ec. In questi due ultimi versetti si contengono due avvertimenti riguardanti quello che aveva detto, vers 22., del non imporre così presto le mani ad alcuno, e del giudicare senza prevenzione. Vi sono degli uomini, i peccati de' quali sono talmente manifesti che gridano (come suol dirsi ) vendetta, e prevengono il loro giudizio; vuol dire: sono condannati prima di qualunque disamina, e di qualunque giudizio dalla pubblica fama. Altri vi sono, che essendo rei e peccatori, i loro peccati gli seguitano senza rumore, talmente che non possono senza diligente ricerca essere scoperti, e messi in chiaro. Parimente delle operazioni di un uomo alcune sono evidentemente buone, altre non è così certo, se vengano da buono, o da cattivo principio; ma con un poco di tempo, e dopo maturo esame non potrà rimanere occulto, se siano frutti della carità, ovvero astuzie della ipocrisia. Tutto questo tende a risvegliar l'attenzione e la diligenza di Timoteo nel giudicare, e nell'eleggere i ministri della Chiesa. Vedi Hieron. ep. ad Furiam.