Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Prima lettera a Timoteo 6


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I servi ubbidiscano ai padroni, siano questi o fedeli, o infedeli: sono da fuggirsi coloro, i quali, trascurati questi insegnamenti, insegnano cose inutili: quanto di male porti seco l'avarizia: esorta Timoteo ad abbracciare le virtù, conservando la fede da lui confessata, e ad osservare sino alla fine questi precetti: ai ricchi insegni a fuggir la superbia, e gli esorti alle opere di carità.

1Tutti coloro, che sono sotto al giogo di servitù, stimino meritevoli di ogni onore i loro padroni, affinchè il nome, e la dottrina del Signore non sia bestemmiata.2Quelli poi, che hanno padroni fedeli non li disprezzino, perché sono fratelli: ma piuttosto servano loro, perché sono fedeli, e diletti, che hanno parte a tal benefizio. Così insegna, ed esorta.3Se alcuno insegna diversamente, e non si acquieta alle sane parole del Signor nostro Gesù Cristo, e alla dottrina, che è conforme alla pietà:4Egli è un superbo, che non sa nulla, ma si ammala per dispute, e quistioni di parole: dalle quali nascono invidie, contese, maldicenze, cattivi sospetti,5Conflitti di uomini corrotti nell'animo, i quali sono stati privati della verità, i quali si pensano, che la pietà sia un'arte per guadagnare.6Or ella è un gran capitale la pietà con il contentarsi di poco.7Imperocché nulla abbiam portato in questo mondo: e non vi ha dubbio, che nulla ne possiam portar via.8Ma avendo gli alimenti, e di che coprirci, contentiamoci di questo.9Imperocché quelli, che vogliono arricchire, incappano nella tentazione, e nel laccio del diavolo, e in molti inutili, e nocivi desideri, i quali sommergono gli uomini nella morte, e nella perdizione.10Imperocché radice di tutti i mali è la cupidigia: per amor della quale alcuni hanno deviato dalla fede, e si sono trafitti con molti dolori.11Ma tu, uomo di Dio, fuggi di queste cose: ma udienti alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mansuetudine.12Combatti nel buon certame della fede, rapisci la vita eterna, per la quale sei stato chiamato, ed hai professata una buona professione dinanzi a molti testimoni.13Ti ordino dinanzi a Dio, che di vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, il quale sotto Ponzio Pilato rendette testimonianza alla buona professione:14Che tu osservi questo comando immacolato, irreprensibile sino alla venuta del Signor nostro Gesù Cristo:15La quale farà apparire a suo tempo il beato, e il solo potente, il re de regi, e Signore de' dominanti:16Il quale solo ha l'immortalità, ed abita in una luce inaccssibile: il quale ne è stato, né può esser veduto da alcun uomo: a cui onore, ed impero sempiterno. Così sia.17I ricchi di questo secolo ammoniscili, che non abbiano spiriti altieri, nè confidino nella incertezza delle ricchezze, ma in Dio vivo (il quale ci da copiosamente ogni cosa, perché ne godiamo)18Che facciano del bene, diventino ricchi di buone opere, correnti nel dare, umani nel convivere,19Mettendo da parte per se stessi un buon fondamento per l'avvenire, per fare acquisto della vera vita.20O Timoteo, custodisci il deposito, avendo in avversione le profane novità delle parole, e le contraddizioni di quella scienza di falso nome,21Della quale alcuni facendo pompa, hanno deviato dalla fede. La grazia con teco. Così sia.

Note:

6,1-2:Tutti coloro, che sono sotto al giogo di servitù, ec. Esprime vivamente lo stato de' servi particolarmente sotto il dominio di padroni infedeli, i quali per lo più duramente trattavangli. Contuttociò vuole l'Apostolo, che i servi convertiti alla fede, salva la stessa fede, onorino e rispettino di cuore i padroni, talmente che i padroni stessi ne restino edificati, e (come avveniva sovente ) guadagnati a Cristo; laddove, se fosser disubbidienti, e trascurati ne' loro doveri, sarebber causa, che si dicesse male del nome di Cristo, e del Vangelo, quasi lo stesso Vangelo confondesse i diritti degli uomini, e contrariasse le leggi dello stato, introducendo lo spirito d'indipendenza. Quelli poi, che servono a' padroni divenuti loro fratelli in Cristo, non credano di essere per ragione di tal fratellanza dispensati dal rispettargli e ubbidirgli, ma gli venerino ancora di più come cristiani, e amati da Dio, e partecipi del benefizio di Cristo, e della grazia di salute.

6,3-5:Se alcuno... non si acquieta alle sane parole del Signor nostro Gesù Cristo, ec. Dipinge in questi tre versetti il carattere degli eretici, i quali abbandonando la dottrina, che trovano insegnata nella Chiesa, dottrina, che viene da Gesù Cristo maestro di verità, dottrina sana e salutare, e conveniente a promuovere la pietà, che è il vero culto di Dio, si fan lecito di metter fuora de' nuovi dommi. Superbi per la pretesa loro sapienza, alla quale sola si appoggiano, rifiutan di soggettarsi alla legittima autorita; ma quanto superbi, altrettanto ignoranti, e sprovvisti di quella vera e soda scienza, la quale della vera pieta è maestra, s'impegnano perciò con ismoderata passione in un pelago di vane e frivole questioni, nelle quali fanno pompa di sapere e d'ingegno delle quali il frutto si è non la cognizione del vero, o l'edificazione del prossimo, ma la discordia, l'invidia, la maldicenza, il cattivo concetto, che hanno tra di loro gli uni degli altri. Occupazioni perverse di uomini corrotti di animo, ai quali è stato tolto ogni lume di verità, perchè ogni loro studio, e la stessa professione di pietà al vile acquisto rivolgono o di terrene ricchezze, o di gloria vana e di onore mondano. È molto probabile, che tutto ciò sia detto da Paolo primieramente contro gli Gnostici; ma senza altro cangiamento, che quello dei nomi, tutto ciò conviene a tutte le sette degli eretici, i quali anche ne' tempi susseguenti hanno infestata la Chiesa. Ma notisi principalmente il carattere di dissensione, di discordia, che regna nell'eresia. L'eretico non può essere giammai d'accordo nè con la Chiesa, da cui si separa, e la quale lo condanna; nè seco stesso, perchè siccome egli non può cangiare in tutto la religione, quindi è, che quella parte, che egli ritiene dell'antica dottrina, forma una perpetua contraddizione con le profane novita da lui inventate; nè finalmente può essere d'accordo con gli altri eretici ancorchè della medesima setta, perchè la licenza, che egli si arroga in materia di religione, è imitata pur troppo ancora dagli altri. Noterò finalmente con s. Agostino, ep. LVI., che in certo modo regolare è negli eretici la temerità di cercar di abbattere la stabilissima, e fondatissima autorità della Chiesa col nome e colla promessa di purgata ragione.

6,6: Ella è un gran capitale la pietà ec. Un ministro del Vangelo ha per capitale inesausto di ricchezze, e di beni di ogni sorta il servir a Dio, e la pietà, alla quale secondo la promessa di Cristo non mancherà giammai quella sufficienza temporale, che è il termine de' desideri di uno spirito moderato, e contento di quel poco, che è necessario a sostentare la vita.

6,7: Nulla abbiam portato in questo mondo: ec. La condizione dell'uomo riguardo a tutti i beni di questa terra è uguale nel nascere e nel morire; nasce ignudo, e i gnudo muore; egli adunque non è destinato da Dio ad accumulare e divenir ricco di que' beni, che egli deve lasciare, e i quali a nulla gli posson servire nella vita futura.

6,8: Gli alimenti, e di che coprirci, ec. Queste (dice s. Girolamo) sono le ricchezze de' Cristiani. Ed è cosa degna d'osservazione, come il vestito dell'uomo Cristiano a quell'uso restringesi dall'Apostolo, per cui fu introdotto dopo il peccato, vale a dire, per difesa della onestà, e per riparo contro gli incomodi delle stagioni. Vedi Gen. XXVIII. 20.

6,9: Incappano nella tentazione, e nel laccio ec. Il desiderio di arricchire espone l'uomo a molte tentazioni, nelle quali come in tante reti s'intrica, e a molti smoderati desiderii, che lo sommergono in un baratro di morte, e di perdizione eterna: vi sommergerò per non essere da voi sommerso, fu il celebre detto di un filosofo, che gettò nel mare le sue ricchezze, le quali per altro molto più utilmente avrebbe potuto versare nel seno de' poveri.

6,10:La cupidigia: per amor della quale ec. L'amore disordinato alle ricchezze è atto a produrre ogni specie di mali, e anche la perdita della fede, come dice l'Apostolo, che era gia accaduto ad alcuni, i quali avevano abbandonato per l'avarizia il Cristianesimo e si erano fitte nel cuore le spine di molte afflizioni. È una gran cosa, che l'Apostolo tanto fortemente raccomandi ad un uomo tale, quale era Timoteo, di fuggir l'avarizia, vizio tanto detestato anche da' filosofi del paganesimo: ma abbiamo già detto, che in Timoteo istruiva Paolo tutte le persone in ispecial modo a Dio consacrate, e tutti i ministri della Chiesa, e particolarmente i primi pastori; ed egli ben sapeva, che non v' ha stato alcuno, per santo ch'ei sia sopra la terra, che esposto non trovisi alla in festazione di questo morbo, il quale più facilmente ancora si attacca talvolta a talun di coloro, i quali per particolar professione sono tenuti ad un intero distaccamento dalle cose terrene, perchè in questi la privata passione sotto il velame del comun bene, e dell'interesse della Chiesa, o della gloria di Dio si ricuopre.

6,11-12:Uomo di Dio, ec. Bello, e compiuto elogio di un sacro ministro. Come un Re si dice l'uomo dello stato, perche allo stato e al popolo dee tutto se stesso; cosi il pastore di anime a Dio debbe se medesimo, e alla Chiesa di Dio. Le ricchezze di un tal uomo sono quelle, che novera Paolo, la giustizia, pietà, fede, carità, pazienza, mansuetudine, generosità nel combattere per la fede. Queste egli accresca, accumuli senza fine, e senza giammai dir, basta.
Rapisci la vita eterna, per la quale ec. Per tali mezzi avanzati al possesso di quel premio, cui rapiscono i violenti (Matth. XI. 12.), e per l'acquisto del quale tu sei stato chiamato, e hai renduta pubblica, e solenne testimonianza alla fede di Gesù Cristo. Questa testimonianza alcuni l'intendono della confessione della fede fatta pubblicamente nella Chiesa prima di ricevere il battesimo ma pare più verisimile, che alluda l'Apostolo a qualche incontro particolare, in cui Timoteo fosse stato citato in giudizio, e avesse sofferto per la fede di Gesù Cristo. Vedi Hebr. XIII. 23., e il Grisostomo.

6,13-14:Dinanzi a Dio, che dà vita a tutte le cose, e a Gesù Cristo, ec. Non poteva con più forti motivi accendere la fede, e il coraggio del suo Timoteo a soffrire tutti i mali di questa vita, e anche la morte per la fede. Io ti copmando, che tu combatta in questa buona milizia, e per quel Dio tel comando, che dà vita ai morti, e per Gesù Cristo, il quale senza temere la morte, rendette sotto Ponzio Pilato pubblica testimonianza alla verità. La speranza della risurrezione, e l'esempio di Cristo morto per la stessa dottrina, che noi professiamo, sostiene il coraggio, e la fede de' santi nei combattimenti della vita presente. E aggiungi a ciò (dice l'Apostolo) che questo comandamento è in se stesso pieno di giustizia e di rettitudine e irreprensibile anche negli occhi degli uomini, e irreprensibili rende coloro, i quali con simili principi camminano nella via del Signore.

6,15-16:La quale farà apparire a suo tempo il beato, ec. Così vivi, e opera (dice Paolo) fino che Gesù Cristo venga dal cielo a coronare la tua costanza. Il di del Signore (dice s. Agostino) viene per ciaschedun uomo, allorchè viene quel giorno, in cui ciascuno tale esce di questa vita, quale sarà giudicato in quel giorno. Ma avendo nominata la venuta particolare del Signore, da questa passa l'Apostolo alla solenne ultima venuta del medesimo Cristo per giudicare tutti gli uomini. Questa venuta è tutta la grande espettazione de' giusti; ed affinchè questi nella dilazione di essa non si abbattano, o s'impazientino, la loro fede ravviva l'Apostolo, promettendo a nome di Dio, che certamente e infallibilmente farà Dio comparire questo Giudice eterno de' vivi e de' morti; e ciò sarà in quel tempo, che è stabilito ne' suoi divini consigli, ed è noto a lui solo. E affinchè dubbio o timore non resti sopra tal verità, dimostra chi egli sia quel Dio, che tali cose ha promesse. Egli il beato per essenza, e principio di beatitudine per noi; egli il solo potente, da cui ogni potenza e autorità si deriva, Re de' regi, Signore dei dominanti, alla di cui volontà non v'ha chi possa resistere; eglj il solo immortale per sua natura, che non ebbe principio, nè avrà fine, e per beneficio di cui sono immortali gli spiriti, che hanno l'immortalità; egli, che abita in una luce inaccessibile, vale a dire, in se stesso, e nella immensa gloria della sua maestà, dinanzi alla quale tremano gli stessi Angeli; egli, invisibile all'uomo, che mai lo vide, nè ha vista abbastanza forte per vederlo, fino a tanto che vive in questa carne mortale; ma lo vedremo, qual egli è in un'altra vita. Questo è quel Dio, al quale noi serviamo; a lui appartiene tutta la gloria, a lui un impero, che mai avrà fine. Tutto ciò è ratificato solennemente dall'Apostolo con la solita parola, amen: così è, così sia.

6,17-18:I ricchi di questo secolo ammoniscili, ec. Ritorna alla esortazione, e insegna qual fondamento debba no fare i ricchi de' caduchi beni di questa terra. Vuole adunque,primo, che non si levino in superbia, nè disprezzino i loro fratelli, che sono privi di questa sorta di beni; secondo, che si guardino dal porre in questi la loro fidqnza, lo che è stoltezza infinita per la natura stessa di tali beni, ed è ancora una specie di empietà il confidare in questi piuttosto, che in Dio vivo, il quale non manca giammai, qurando le ricchezze terrene mancano e periscono, ed il quale per tutti ha preparato, e a tutti dà anche in abbondanza il necessario alla vita; terzo, che per mezzo delle stesse ricchezze terrene si facciano ricchi di ricchezze spirituali, vale a dire, di buone opere mediante la liberalità nel dare, l'umanità nel trattare.

6,19:Mettendo da parte per se stessi ec. Queste parole sono piene di energia. Gli stolti avari del mondo accumulano ricchezze non per sè, ma (come eglino pur confessano) per altri, pe' figliuoli, pei parenti, e forse (senza che lo sappiano) per gli stranieri. I ricchi cristiani imparino ad accumulare per se medesimi, per mezzo de' beni dati loro da Dio, un tesoro di buone opere, fondamento di buona speranza pel tempo avvenire, e per l'acquisto di quella vita, che non finisce giammai. Tesoro spirituale e l'adunamento de' meriti, i quali sono il fondamento del futuro edificio, che per noi si prepara nel cielo, vale a dire, della vita beata ed eterna.

6,20-21:Custodisci il deposito, avendo in avversione ec. Questo deposito raccomandato principalmente ai Vescovi egli è il deposito della dottrina evangelica, e della ecclesiastica tradizione. Questo deposito si altera, e si corrompe colla profana novità delle dottrine, per le quali un nuovo linguaggio si introduce nella Chiesa di Dio, linguaggio inaudito alle età precedenti, e contrario all'antica dottrina, linguaggio, che è un'invenzione di quella falsa scienza, vale a dire di quella superba filosofia, della quale taluni facendo ostentazione, si sono alienati dalla vera credenza. È molto probabile, che in questo luogo siano presi di mira principalmente gli Gnostici, i quali secondo lo stesso loro nome si piccavano di gran sapere, e disprezzavano tutti gli altri cristiani come rozzi ed ignoranti. Ma quello che è fuor d'ogni dubbio, si è, che in queste parole si ha una anticipata condannazione di tutte quante le eresie, ognuna delle quali viene ad alterare nella Chiesa il deposito della dottrina insegnata, e predicata ne' tempi anteriori, e tenuta come la sola vera, la sola consegnata da Cristo, e da' suoi Apostoli alla medesima Chiesa; ognu na introduce de' nuovi lommi, e un nuovo profano linguaggio contrario alle verità ricevute, e confessate in tutta la Chiesa. Tutto questo conviene a tutte le eresie, e a tutti gli eretici, contro de' quali perciò è pronunziata già la sentenza da Paolo, o piuttosto dallo Spirito di Dio, che in lui parlava. La Chiesa di Dio ha conservato, e con servera sino alla fine de' secoli questo deposito in virtù di quella infallibile promessa fattale da Gesù Cristo. E invano gli eretici degli ultimi tempi, per ripararsi dalla fulminante sentenza di Paolo, hanno voluto mettere in paragone colle profane novità da essi introdotte nella sostanza della fede la novità di alcune voci introdotte, e con sagrate dalla Chiesa medesima per fissare la sostanza di alcuni dommi, come la voce consustanziale, per istabi essenza col lire irrevocabilmente l'identità di del VerboPadre; la voce transustanziazione, per ispiegare la dottrina cattolica intorno all'Eucaristia. Invano, dico, a si miserabile rifugio hanno fatto ricorso per salvarsi dall'odioso titolo di novatori; imperocchè lasciando da parte le comparazione posson tutte altre cose, che a sì storta rispondersi, dirò solo, che per loro sciagura sono stati gia prevenuti dal medesimo Apostolo, il quale non ogni novità di parole condanna, ma la novità profana, la novità contraldicente alla dottrina ricevuta nella Chiesa di Cristo, contraddicente alle verità contenute in quel sagro deposito, per la custodia del quale ordina lo stesso Paolo, che siano rigettate le invenzioni di quella, che falsamente chiamasi scienza, perchè vera scienza non è, mentre e contraria alla fede.