Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Seconda lettera ai Corinzi 4


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Come la parola di Dio e stata per mezzo della sincera predicazione digli Apostoli manifestata a tutti, eccettuati coloro, le menti de' quali sono state accelate: come gli Apostoli soffrano molte avversità senza però soccombere. Come una momentanea tribolazione partorisce una gloria grande, ed eterna.

1Per la qual cosa avendo noi tal ministero in virtù della misericordia da noi conseguita, non ci perdiamo di cuore:2Ma rinunziamo ai nascondigli della turpitudine, non camminando con astuzia, né corrompendo la parola di Dio, ma commendevoli rendendoci presso là coscienza di tutti gli uomini dinanzi a Dio mediante la manifestazione della verità.3Che se è velato anche il nostro vangelo; per que', che periscono, egli è velato:4De' quali infedeli il Dio di questo secolo ha accecate le menti, onde non rifulga per essi la luce del vangelo della gloria di Cristo, il quale è immagine di Dio.5Imperocché noi non predichiamo noi stessi, ma Gesù Cristo Signor nostro; noi poi servi vostri per Gesù:6Conciossiachè Dio, il quale disse che dalle tenebre splendesse la luce, egli stesso rifulse ne' nostri cuori, perché chiara si rendesse la cognizione della gloria di Dio nella faccia di Gesù Cristo.7Ma questo tesoro lo abbiamo in vasi di creta: onde la superiorità della virtù sia di Dio, e non da noi.8Per ogni verso siam tribolati, ma non avviliti d'animo: siamo angustiati, ma non siamo disperati:9Siamo perseguitati, ma non siamo abbandonati: siamo abbattuti, ma non estinti:10Portando noi sempre per ogni dove la mortificazione di Gesù Cristo nel corpo nostro, affinchè la vita ancor di Gesù si manifesti ne' corpi nostri.11Imperocché continuamente noi, che viviamo, siam messi a morte per amor di Gesù: affinchè la vita ancor di Gesù si manifesti nella carne nostra mortale.12Trionfa adunque in noi la morte, e in voi la vita.13Ma avendo lo stesso spirito di fede, conforme sta scritto: credetti, per questo parlai: noi pur crediamo, e per questo anche parliamo:14Sapendo noi, come colui, che risuscitò Gesù, noi pure risusciterà con Gesù, e ci darà luogo tra voi.15Imperocché tutte le cose sono per voi: affinchè l'abbondante grazia ridondi abbondantemente in gloria di Dio pe' ringraziamenti di molti.16Per la qual cosa non perdiamo coraggio: ma quantunque quel nostro uomo, che è al di fuori, si corrompa: quello però, che è al di dentro, di giorno in giorno si rinnovella.17Imperocché quella, che è di presente momentanea, e leggera tribolazione nostra, un eterno sopra ogni misura smisurato peso di gloria opera in noi.18Non mirando noi a quel, che si vede, ma a quello, che non si vede. Imperocché le cose, che si veggono, sono temporali: quelle poi, che non si veggono, sono eterne.

Note:

4,1:Avendo noi tal ministero in virtù della misericordia ec. Dopo aver dimostrata la sublimità del ministero apo stolico viene adesso a dire, in qual modo, e con qual fermezza di spirito abbia egli esercitato questo ministero affidato a lui per misericordia del Signore. La gratitudine, dice Paolo, che abbiamo a Dio per averci innalzati a tal ministero; la intima persuasione, che Dio è con noi e nelle funzioni dello stesso ministero, e ne' pericoli ed angustie, che per esso soffriamo, tutto questo accende il nostro cuore, e fa sì, che non manchiamo giammai di coraggio.
In cambio di quelle parole: Non ci perdiamo di cuore: Il greco si può tradurre; non siamo abbattuti dai mali: conserviamo lo spirito, e il coraggio, che a tal ministero si conviene.

4,2:Ma rinunziamo ai nascondigli della turpitudine, ec. Non abbiam noi bisogno per conservare la riputazione tra gli uomini, di cercare de' nascondigli, dove coprire le male opere. E queste parole, e tutto questo versetto vanno a ferire i falsi Apostoli, i quali con l'esteriore onestà procuravano di coprire le dissolutezze della loro mala vita. Vedi Efes. v. 12. Segue però a dire: noi non usiamo furberie ed astuzie per comparire tutt'altri da quelli, che siamo; noi non alteriamo il deposito della verità, e della parola di Dio, o per ingrazionirci cogli uomini, o per fuggire le persecuzioni; ma la sola maniera, onde procuriamo di rendere commendevole il nostro ministero presso tutti gli uomini, i quali di noi giudichino secondo i movimenti della loro coscienza, questa maniera, dico, si è di manifestare, e predicare la verità, come nel cospetto di Dio, cui nudi sono ed aperti i cuori di tutti gli uomini.

4,3:Che se è velato anche il nostro Vangelo; ec. Dirammi forse taluno: ma se tuo ufficio si è di manifesta rendere la verità del Vangelo, e donde viene che tanti resistono alla tua predicazione? Resistono, dice Paolo, e non hanno occhi per discernere la chiarezza del Vangelo coloro, i quali per propria colpa periscono, i quali alla predicazione della parola di salute oppongono la malizia e perversità del loro cuore, e l'attacco ai beni visibili, ed alle loro passioni, dalle quali sono a morte eterna condotti. Per questi tali è velato il Vangelo.

4,4:De' quali infedeli il Dio di questo secolo ha accecate le menti, ec. Molti PP. in tal guisa ordinano queste parole de' quali infedeli di questo secolo ha Dio accecate le menti. Or Dio acceca gli increduli non con indurre ne' loro cuori la malizia, ma col sottrarre ad essi in pena deloro peccati la grazia, come si è più volte spiegato nell'epistola a' Romani. Altri come Ecumenio, e s. Tommaso, per Dio di questo secolo intendono il demonio chiamato più volte nelle Scritture principe di questo mondo, di questo secolo, come quello cui servono e ubbidiscono coloro che vivono secondo il mondo. Di lui è proprio l'accecare gli uomini, traendoli colle sue suggestioni al peccato, per cui di tenebre si riempie il loro intelletto, onde non veggano la verità, nè alcuna impressione faccia in essi la folgoreggiante luce del Vangelo, che è gloria di Cristo, il qual Cristo è immagine di Dio Padre. Dove è da notare, che Cristo è immagine di Dio Padre, primo, secondo la natura divina, nella quale egli procede dal Padre come immagine similissima, perfettamente e sostanzialmente rappresentante lo stesso Padre; secondo, in riguardo all'ufficio di mediatore, del qual ufficio la principal parte si è di far conoscere il Padre; e secondo questa egli è ancora immagin di Dio, perchè da tutto quello che Cristo e fece, e disse, si fe'conoscere agli uomini la sapienza di Dio, la potenza, la santità, la bontà.

4,5:Imperocchè noi non predichiamo noi stessi, ma Gesù Cristo Signor nostro; noi poi ec. Noi non facciamo servire alla nostra gloria, od al nostro vantaggio il Vangelo, come altri fanno. Cristo Signore è il fine, l'oggetto della nostra predicazione: e quanto a noi, noi non ci consideriamo se non come servi non solo di Cristo, ma anche vostri, obbligati in tal qualità di servi a impiegarci, e a spendere tutti noi stessi per vostro bene e salute. E questa obbligazione, e questo carattere ci è imposto dallo stesso Gesù, da cui con tal condizione è stato a noi conferito il ministero di Apostoli.

4,6:Dio, il quale disse, che dalle tenebre splendesse ec. Eravamo un dì nelle tenebre, come tutti voi, ma siccome già nella creazione delle cose disse Dio, che dalle tenebre splendesse la luce, nella stessa guisa lo stesso Dio rifulse ne' nostri cuori mediante la luce della fede, e la cognizione de' misteri di Cristo, affinchè per ministero nostro altri fossero illustrati con la cognizione della gloria, e della maestà di Dio, la qual gloria divinamente risplende nella faccia di Cristo, essendo egli immagine di Dio, in cui Dio si conosce, e si vede. Ed anche in questo luogo con quelle parole: nella faccia di Cristo Gesù, allude Paolo alla faccia di Mosè folgoreggiante di una luce celeste, figura della luce sparsa tra gli uomini dal Vangelo di Cristo.

4,7:Ma questo tesoro lo abbiamo in vasi di creta; onde ec. Ma noi, a' quali tal tesoro di cognizione, e di scienza celeste è stato affidato, siamo uomini non solo mortali, ma anche vili, ed abbietti, e come vasi di vil fango composti, nulla avendo in noi di tutto quello, che è considerato tra gli uomini, non ricchezze, non dignità, non potenza; da ciò debbe apparire, come la superiore virtù, per cui siamo sostentati in tanti travagli, non è da noi ma tutta è di Dio, e da Dio viene in noi.

4,8-9:Per ogni verso siam tribolati, ec. Con molta en fasi dimostra, come dal mondo, e dagli uomini non altro avevano i ministri del Vangelo se non tribolazioni, an gustie, persecuzioni, nelle quali però spiccava maravi gliosamente la forza delle consolazioni, e degli aiuti divini.

4,10:Portando noi sempre per ogni dove la mortificazio ne di Gesù Cristo... affinchè la vita ec. In qualità di ministri, e di vicari di Cristo in ogni luogo, e in ogni tempo portiamo l'immagine, e rappresentazione della passione, e della croce del Salvatore; ma ciò è pur necessario, affinchè portando adesso ne' nostri corpi la similitudine di Cristo paziente, portiamo un dì ne' medesimi corpi l'immagine della vita gloriosa, ed immortale di Cristo nella futura risurrezione.

4,11:Continuamente noi, che viviamo, ec. Non v'ha quasi giorno, in cui noi (a' quali non è stata ancor tolta la vita, come a molti altri cristiani ) non ci troviamo in evidente rischio di morte per la causa di Cristo.

4,12:Trionfa adunque in noi la morte, ec. La predicazione del Vangelo ci tiene quasi in continua morte, mentre voi vivete tranquillamente lontani da ogni pericolo. Vedi il Grisostomo. Altri espongono: le nostre tribolazioni, i nostri disastri, e la morte, alla quale ci esponghiamo di continuo, è vita per voi, a' quali procuriamo per tali mezzi la salute dell'anima.

4,13-14:Ma avendo lo stesso spirito di fede, conforme ec. Siccome però noi pure abbiam ricevuto lo stesso spirito datore della fede, che ebbero i santi del vecchio te stamento, e del quale spirito di fede fu scritto da Davidde: credetti, per questo parlai: con gran fidanza a imitazione dello stesso Davidde in mezzo ai nostri affanni, e pericoli noi pure alziamo la voce, e con gran cuore di chiariamo la nostra fede e la speranza della futura nostra liberazione, e del nostro risorgimento.Sappiamo adunque e diciamo, che Dio, che risuscitò Gesù Cristo, noi pure risusciterà con Gesù, del di cui corpo noi siamo membri, e ci darà luogo tra voi. Si osservi in queste ultime parole la umiltà dell'Apostolo, il quale considerando il bene di tutti i fedeli, come l'obbietto, e il fine del suo ministero si contenta di aver parte alla loro gloria, quando doveva in essa precederli per tante ragioni. Le parole del salmo 115. 10. sono citate dall'Apostolo secondo i Settanta. Questo salmo ci rappresenta Davidde circon dato di angustie, e di pericoli, che si consola con la fede nelle promesse fattegli da Dio.

4,15:Imperocchè tutte le cose sono per voi: ec. Tutti i patimenti, che noi sopportiamo, tutte le grazie, che riceviamo, in una parola tutto il nostro ministero è diretto alla vostra utilità, e alla vostra salute, e da ciò ne verrà che la grandezza del benefizio comunicato a molti per mezzo nostro, celebrata con la riconoscenza, e coi ringraziamenti di molti, in abbondante gloria ritorni del nostro Dio.

4,16:Per la qual cosa non perdiamo coraggio; ma quantunque ec. Sostenuti dalla speranza della gloria futura non soccombiamo a' mali, onde siamo cinti per ogni parte; e quantunque la terrestre esterna parte di noi per tante avversità deperisca ogni giorno, l'interior parte però, vale a dire lo spirito, si rinnovella continuamente, avanzando ogni giorno nella cognizione di Dio, nella purezza della coscienza, e nell'amore della verita, e della giustizia.

4,17:Imperocchè quella, che è di presente momentanea, ec. Si paragoni quello, che egli ha detto in più luoghi di queste sue lettere intorno ai gravissimi patimenti tollerati da lui pel Vangelo, con la maniera, onde ne parla in questo luogo, quando al premio aspettato gli paragona; si osservi ancora, con qual novità, ed energia di parole cerchi di rappresentare la grandezza di questo premio, e da tutto questo potrem forse comprendere, in qual modo invincibil sia la pazienza ne' santi, e sì debole in noi.

4,18:Non mirando noi a quel che si vede, ec. Non degniamo di uno sguardo tutte le cose visibili; non badiamo ai comodi, o agli incomodi della vita presente; tutto quaggiu dura un momento: le nostre mire, i nostri affetti, la nostra espettazione tendono a quei beni, che sono invisibili, e non finiscon giammai, e per conseguenza son degni di uno spirito invisibile, ed immortale.