Scrutatio

Martedi, 23 aprile 2024 - San Giorgio ( Letture di oggi)

Sapienza 13


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1Davvero stolti per natura tutti gli uomini
che vivevano nell'ignoranza di Dio.
e dai beni visibili non riconobbero colui che è,
non riconobbero l'artefice, pur considerandone le opere.
2Ma o il fuoco o il vento o l'aria sottile
o la volta stellata o l'acqua impetuosa
o i luminari del cielo
considerarono come dèi, reggitori del mondo.
3Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dèi,
pensino quanto è superiore il loro Signore,
perché li ha creati lo stesso autore della bellezza.
4Se sono colpiti dalla loro potenza e attività,
pensino da ciò
quanto è più potente colui che li ha formati.
5Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature
per analogia si conosce l'autore.
6Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero,
perché essi forse s'ingannano
nella loro ricerca di Dio e nel volere trovarlo.
7Occupandosi delle sue opere, compiono indagini,
ma si lasciano sedurre dall'apparenza,
perché le cosa vedute sono tanto belle.
8Neppure costoro però sono scusabili,
9perché se tanto poterono sapere da scrutare l'universo,
come mai non ne hanno trovato più presto il padrone?

10Infelici sono coloro le cui speranze sono in cose morte
e che chiamarono dèi i lavori di mani d'uomo,
oro e argento lavorati con arte,
e immagini di animali,
oppure una pietra inutile, opera di mano antica.
11Se insomma un abile legnaiuolo,
segato un albero maneggevole,
ne raschia con diligenza tutta la scorza
e, lavorando con abilità conveniente,
ne forma un utensile per gli usi della vita;
12raccolti poi gli avanzi del suo lavoro,
li consuma per prepararsi il cibo e si sazia.
13Quanto avanza ancora, buono proprio a nulla,
legno distorto e pieno di nodi,
lo prende e lo scolpisce per occupare il tempo libero;
senza impegno, per diletto, gli dà una forma,
lo fa simile a un'immagine umana
14oppure a quella di un vile animale.
Lo vernicia con minio, ne colora di rosso la superficie
e ricopre con la vernice ogni sua macchia;
15quindi, preparatagli una degna dimora,
lo pone sul muro, fissandolo con un chiodo.
16Provvede perché non cada,
ben sapendo che non è in grado di aiutarsi da sé;
esso infatti è solo un'immagine e ha bisogno di aiuto.
17Eppure quando prega per i suoi beni,
per le sue nozze e per i figli,
non si vergogna di parlare a quell'oggetto inanimato;
per la sua salute invoca un essere debole,
18per la sua vita prega un morto:
per un aiuto supplica un essere inetto,
per il suo viaggio chi non può neppure camminare;
19per acquisti, lavoro e successo negli affari,
chiede abilità ad uno che è il più inabile di mani.

Note:

Sap 13,1-9:Riguardo al culto degli animali, l' autore si abbandona a una critica generale dell'idolatria sotto le sue tre grandi forme: divinizzazione delle forze naturali e degli astri (Sap 13,1-9); culto degli idoli fabbricati dall'uomo (Sap 13,10-15,17); culto degli animali (Sap 15,18-19). Si ispira forse a uno schema corrente, poiché classificazioni analoghe si ritrovano altrove negli scritti del giudaismo ellenico, particolarmente in Filone. Ma il pensiero resta originale e lo svolgimento inserisce diverse considerazioni sulla navigazione (Sap 14,1-7), l'origine dell'idolatria (Sap 14,12-21), i mali che comporta (Sap 14,22-31) e la condizione privilegiata del popolo giudaico (Sap 15,1-5).

Sap 13,1:La vista e lo studio della natura dovrebbero elevare lo spirito umano fino a un Dio trascendente e creatore di tutto.

Sap 13,3:Tocco greco (cf. pure vv 5.7 Sir 43,9-12). L'AT aveva spesso celebrato la grandezza e la potenza di Dio nel creato (Gb 36,22-26; Sal 19,2; Is 40,12-14 ; ecc.), ma non la bellezza dell'universo concepito come un'opera d'arte che riflette il suo autore.

Sap 13,6:leggero o «minore», in paragone degli idolatri del v 10.

Sap 13,10-14,11:Il culto degli idoli: la polemica contro gli idoli, che compare nei filosofi greci, era un luogo comune negli scritti biblici (cf. specialmente Is 44,9-20; Ger 10,1-16; Bar 6 ; ecc.).

Sap 13,16:Calcolata descrizione per gettare il ridicolo sull'idolo: il materiale è legno di scarto, l'artista un volgare artigiano, il lavoro fatto senza cura e l'oggetto non starà neppure in piedi.