Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Lettera di Giacomo 4


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Non acconsentire alle concupiscenza, ma resistere al diavolo, e accostarsi a Dio, e coltivare la mutua dilezione, lasciando alla divina previdenza la cura di quello, che è incerto.

1E donde le guerre, e le liti tra di voi, se non di qui: dalle vostre concupiscenze, le quali militano nelle vostre membra?2Desiderate, e non avete: uccidete, e zelate: e non vi riesce di conseguire: litigate, e fate guerra: e non ottenete l'intento, perché non domandate.3Chiedete, e non ottenete: perche chiedete malamente onde spendere ne' vostri piaceri.4Adulteri, e non sapete voi che l'amicizia di questo mondo è nimistà con Dio? Chiunque pertanto vorrà esser amico di questo mondo, vien costituito nemico di Dio.5Credete forse, che invano dica la scrittura: lo spirito, che abita in voi, vi ama con amor geloso?6Ed egli da una grazia maggiore. Per la qual cosa ella dice: Dio resiste a' superbi, e agli umili da la grazia.7Siate adunque soggetti a Dio, e resistete al diavolo, ed ei fuggirà da voi.8Accostatevi a Dio, e a voi si accosterà. Mondate le mani, o peccatori: e purificate i cuori, o voi doppi di animo.9Affliggetevi, e siate in duolo, e piangete: il vostro riso si cangi in lutto, e il gaudio in mestizia.10Umiliatevi nel cospetto del Signore, e vi esalterà.11Non dite male l'uno dell'altro, o fratelli. Chi parla male del fratello, o giudica il suo fratello, parla contro la legge, e giudica la legge. Che se giudichi la legge, non sei osservator della legge, ma giudice.12Uno è il legistatore, ed il giudice, il quale può mandar in perdizione, e salvare.13Ma tu, che giudichi il prossimo, chi se' tu? Su via adesso voi, che dite: Oggi, o domane anderemo a quella città, e vi starem per un anno, e mercanteremo, e farem guadagno:14Voi, che non sapete quel, che sarà domane.15Imperocché che è la vostra vita? Ell' è un vapore, che per poco compare, e poi svanisce. In cambio di dire: se il Signore vorrà; e se sarem vivi, farem questa, o quella cosa.16Ora poi vi vantate della vostra superbia. Ogni vantamento di tal fatta è malvagio.17Chi adunque conosce il bene, che dee fare, e noi fa, egli è in peccato.

Note:

4,1:E donde le guerre, ec. Nomina guerre le dissensioni, e le dispute nate tra que' Cristiani, le quali dice, che altra origine non hanno, se non le ooncupiscenze, o sia le sregolate passioni, le quali aggiunge, che delle membra dell'uomo come di tanti soldati si servono per mantenere viva la guerra contro lo spirito: delle mani pe' furti, e omicidi, della lingua per le maldicenze ec.

4,2:Desiderate, e non avete. Viene a spiegare l'origine di tali guerre. Un uomo, che desidera quel, che non ha, come le ricchezze, le dignità ec., facilmente prende a voler male a colui, che di tali cose è fornito, ovvero, che gliene impedisce l'acquisto.
Uccidete, e zelate: e non vi riesce di conseguire. Gl'ingiusti, e sregolati desiderj vi portano all'invidia, e a non risparmiare nemmen la vita de' prossimi, e non arrivate a ottenere quel, che bramate.
Se è vero, che alcuni codici greci in vece di uccidere abbiano: siete invidiosi, questa lezione sarebbe migliore, ed ella è seguitata dall'Estio, dal Gaetano, ed altri. Ma attenendosi anche alla Volgata, può prendorsi la voce uccidere in un senso improprio, e nella stessa maniera, che dice s. Giovanni, che chi odia il fratello, è omicida, Joan. 11. 15.
Non ottenete... perchè non domandata. Non ottenete quello, che bramate, perchè non prendete la vera strada per giungere al conseguimento de' vostri desiderj, che è l'orazione.

4,3:Chiedete, e non ottenete: perchè chiedere malamente ec. Altri branano e non chieggono, ma nelle proprie forze fidandosi, o negli aiuti mondani, trascurano di ricorrere a Dio coll'orazione. Altri all'orazione ricorrono, ma la loro orazione non è diretta da buona intenzione, nè ha per oggetto la gloria di Dio, o il bene del prossimo. Chieggono quello, che nelle loro mani serva a soddisfare, e nutrire le loro passioni, l'ambizione, la superba, l'amor de' piaceri. Or, come osserva s. Agostino, un tratto di finissima carità dalla parte di Dio egli è il non esaudire tali preghiere. Ai Cristiani è stato ordinato di chieder tutto in nome del Salvatore; ma nel nome del Salvatore non chiedesi quel, che è contrario all'ordine di nostra salute.

4,4:Adulteri... l'amicizia di questo mondo e nimistà con Dio? ec. Comunemente nelle scritture col none di adulterio o di fornicazione s'intende la violazione della fede promessa a Dio dall'anima fedele, pella qual violazione quella spirituale strettissima unione si rompe, che l'uomo rigenerato ha con Dio, la qual unione a quella si rassomiglia, che Dio medesimo ha posta trallo sposo, e la sposa. E questo intende il nostro Apostolo col nome di adulteri, che egli dà a coloro, i quali contro la sentenza del Vangelo servir volevano a due padroni, ed essere insiememente amici di Dio, e del secolo. Queste due amicizie dic'egli, non possono star insieme. L'amore del mondo è nimistà contro Dio, perchè Dio tutto vuole il cuore dell'uomo; e pero io disse Gesù Cristo: chi non è meco, è contro di me, Matt. XII.30. E Gesù Cristo, e l'Apostolo condannano coloro, i quali per oggetto de' loro pensieri, e delle loro oure si propongono la grazia, e il favore degli uomini, e i beni visibili, l'amore de' quali non è oompatibile col sincero anore di Dio.

4,5-6:Lo spirito, che abita in voi, vi ama con amor geloso ec. In questi due difficilissimi versetti ho voluto seguitare la sposizione non più ingegnosa, ma più sicura. Ha detto, che l'amicizia del mondo non può stare coll'amicizia di Dio, e che un uomo, che fa professione di essere amico del mondo, diventa nemico di Dio: questa sentenza (soggiugne s. Giacomo) è certissima, come voi potete agevolmente conoscere da que' tanti luoghi della scrittura, dove si dice, che lo Spirito santo, il quale pone sua sede nel cuore dell'uomo rigenerato, a ma con un amore, che è simile a quello di sposo geloso, il quale per ogni picciolo mancamento, e per qualunque leggerissimo indizio di poco amore si offende, e si querela. Non crediate, che senza gran ragione tali espressioni siano usate da Dio nelle scritture. Elle debbono farci conoscere, con quanta cura, e sollecitudine custodir dobbiamo il cuor nostro da ogni altro amore, se l'amore di Dio vogliam conservare. Quanto ai luoghi, dove simile espressione è adoperata dallo Spirito santo, si vedi Exod XX.5, Nahum 1. 2., Deut. IV. 24., V. 9 VI. 15, Ezech. XV.1.55. Confesso, che una delle ragioni, che mi hanno determinato ad abbracciar questa interpretazione, è stato l'osservare, che il greco legge costantemente: lo Spirito che abita in noi e non come ha di presente la Vogata: che abita in voi. Onde egli è più che probabile, che per errore de' copisti sia stato posto nel latino vobis in vece di nobis. Or quantunque non una volta veggiamo, che i santi per ispirito di umiltà e si credano, e si chiamino peccatori, come fece s. Paolo, più volte; contutto ciò nulla troviamo nelle scritture di simile a quel, che direbbe qui Giacomo, e di se, e degli Ebrei battezzati, se per lo Spirito, di cui parla, fosse da intendersi non lo Spirito santo, ma lo spirito cattivo, e perverso, il quale certamente non poteva egli mai dire, che in se abitasse, e (per quanto a me sembra) non avrebbe egli voluto dire, che abitasse in tutti gli Ebrei.
Ed egli dà una grazia maggiore. Per la qual cosa ella dice: ec. Queste parole sembra, che diano tutto il motivo di pensaro, che per la parola Spirito, in quel, che precede, debba intendersi lo Spirito santo. Questo Spirito, che di tal maniera vi ama, vi ricolma di doni maggiori senza paragone di quelli, che il mondo può darvi, e questi doni sono da lui conferiti ai piccoli, agli umili, a quelli, che non sono stimati dal mondo, ed i quali non hanno attacco pel mondo. Queste parole: Dio resiste a' superbi, e agli umili dà la grazia, si trovano Prov. III.34. secondo la greca lezione dei LXX.

4,7:Siate adunque soggetti a Dio, e resistete al diavolo, ec. Soggettatevi a Dio per sincera umiltà, confessando la vostra miseria, e il bisogno, che avete di continuo dell'aiutatrice sua mano; resistete allo spirito superbo, il quale rispinto, e su po rato si fuggirà da voi con vergogna.

4,8:Accostatevi a Dio, e a voi si accosterà. Accostatevi a Dio con umiltà, ed egli, il quale i suoi sguardi getta sopra degli umili, e da lungi riguarda i superbi (Ps. CXVII.9. ) si avvicinerà a voi con la sua grazia.
Mondate le mani, ec. Una viva, e forte esortazione alla conversione, e alla mondezza, e purità del cuore. Mondate le mani, viene a dire, le vostre azioni esteriori da ogni macchia di peccato; mondate, e purificate il cuor vostro, e i vostri e affetti voi, che siete stati finora ondeggianti, e avete tenuto di viso l'animo trall'amicizia di Dio, e qnella del mondo.

4,9:Affiggetevi, e siate in duolo, ec. Indica le opere esteriori di penitenza. L'afflizione, e lagrime siano i testimoni del vostro ravvedimento; piangete per quelle cose, le quali nei vostri traviamenti furono a voi motivo di falsa allegrezza, e attristatevi di quello, che stoltamente a voi parve argomento di consolazione. Per un vero penitente sono continua cagion di pianto, e di dolore que' beni, che ingiustamente desiderò, o con seguì pel passato.

4,10:Umiliatevi.. e vi esalterà. L'umiliazione della penitenza è il mezzo ordinato da Dio ad esaltare le anime, in questa vita co' doni della sua grazia, nell'altra col bene ineffabile della sua gloria.

4,11:Chi parla male.. o giudica il suo fatello, parla contro la legge, e giudica la legge. Il detrattore parlando male del fratello, viene a parlar male contro la legge, e a con dannare la stessa legge, da cui son le detrazioni, e i proibite giudizi temerari contro del prossimo; quindi a gran ragione nota il nostro Apostolo, che da questo gran disordine ne avviene, che colui, che dee essere suddito della legge, si sottrae dalla potestà della legge, e si fa giudice di essa.

4,12:Uno è il legislatore, ec. Dio è il solo legislatore supremo, indipendente, universale, ed egli è il solo giudice, che debba temersi, perchè è padrone della morte, e della vita; egli solo può salvare, e può condannare eternamente gli uomini.

4,13:Ma tu che giudichi il prossimo, chi se' tu? Tu, che pretendi di giudicare, e di chiamare a sindacato il tuo fratello, che altro se 'tu, se non un uomo debole, pieno di miserie, e di infermità spirituali? Chi adunque ha dato a te il diritto di giudicare il tuo fratello? Vedi Rom. XIV. 4. Queste parole stareb bero bene unite col versetto precedente, come stanno nel greco.

4,13-15:Su via adesso voi, che dite ec. Si riprende qui giustamente il vizio assai comune degli uomini di formare die' gran disegni pell'avvenire, come se questo avvenire, e i mezzi per condurre a fine questi disegni fossero nelle mani dell'uomo. Un'immagine di questa temeraria presunzione l'abbiamo nel ricco del Vangelo; nel più bello de' suoi progetti, e delle sarà chiesta sue vaste speranze fu detto: stolto, in questa notte a te sarà richiesta l'anima tua, Luc. XII. Qualunque cosa adunque intraprenda l'uomo, egli dee ricordarsi, che il tempo, e la buona riuscita delle sue imprese è nelle mani di Dio, che nulla egli può promettersi con sicurezza nel dì di domane, mentre la vita mortale altro non è, che un leggero vapore, un soffio, un alito che passa rapidemente; onde in tale disposizione di cuore dobbiamo vivere, ed operare, che e riconosciamo, e confessiamo, che tutte la nostre azioni, e la stessa vita nostra dal governo, e dai cenni dipende della providenza divina. Quindi quella popolare espressione, se Dio vorrà, è commendata da s. Giacomo, come degna della fede, e dell'umiltà cristiana.

4,16:Ora poi vi vantate ec. Per lo contrario voi fate gloria di parlare, e di agire, come se foste immortali, e certi dell'avvenire, e indipendenti da Dio stesso. Questa opinione superba, che avete di voi stessi, è stolta, e perversa.

4,17:Chi adunque conosce il bene, ec. Conclude con questa sentenza tutti i precedenti avvertimenti, e dice: io vi ho sufficientemente ammoniti di tutto quello, che da voi si richiede; sappiate, però, che di gran peccato sarete rei, se nol farete, perchè non potete scusarvi coll'ignoranza.