Scrutatio

Giovedi, 28 marzo 2024 - San Castore di Tarso ( Letture di oggi)

Prima lettera di Giovanni 3


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Dell'amore di Dio verso di noi, e come si distinguano quelli, che sono da Dio, e quelli, che sono dal diavolo: dell'amore, e dell'odio de' fratelli: chi con mente pura, e con fede in Cristo domanda qualche cosa da Dio, la impetra.

1Osservate, qual carità ha dato il Padre a noi, che siamo chamati, e siamo figliuoli di Dio. Per questo il mondo non conosce noi: perché non conosce lui.2Carissimi, noi siamo adesso figliuoli di Dio: ma non ancora si è manifestato quel, che saremo. Sappiamo, che quand' egli apparirà, sarem simili a lui: perché lo vedremo, qual, egli è.3E Chiunque ha questa speranza, in lui, si santifica, come egli pure è santo.4Chiunque fa peccato, commetter iniquità: e il peccato è iniquità.5E sapete com' egli è apparito per togliere i nostri peccati: e in lui peccato non è.6Chiunque sta in lui, non pecca, e chiunque pecca, non lo ha veduto, e non lo ha conosciuto.7Figliuolini, nissuno vi seduca. Chi pratica la giustizia, è giusto: come, anche quegli è giusto.8Chi fa peccato, egli è dal diavolo: dappoiché il diavolo dal bel principio pecca. A questo fine è apparito il Figliuolo di Dio, per distruggere le opere del diavolo.9Chiunque è nato di Dio, non fa peccato: conciossiaché tiene in se la semenza di lui, e non può peccare, perché è nato di Dio.10In questo si distinguono i figliuoli di Dio, e i figliuoli del diavolo. Chiunque non pratica la giustizia, non è da Dio, e chi non ama il suo fratello.11Imperocché questo è l'annunzio, che udiste da principio, che vi amiate l'un l'altro.12Non come Caino, che era dal maligno, e ammazzò il suo fratello. E perché lo ammazzò? Perché le opere di lui eran cattive: e quelle del suo fratello giuste.13Non vi stupite, fratelli, se il mondo vi odia.14Noi sappiamo, che siamo stati traportati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama, è nella morte:15Chiunque odia il proprio fratello, è omicida. E voi sapete, che qualunque omicida non ha abitante in se stesso la vita eterna.16Da questo abbiam conosciuto la carità di Dio, perché egli ha posto la sua vita per noi: e noi pur dobbiamo porre la vita pe' fratelli.17Chi avrà de' beni di questo mondo, e vedrà il suo fratello in necessità, e chiuderà le sue viscere alla compassione di lui: come mai è costui la carità di Dio?18Figliuolini miei, non amiamo in parole, e colla lingua, ma coll'opera, e la verità:19E da questo conosciamo di essere dalla verità: e rassicureremo i nostri cuori dinanzi a lui.20Imperocché se il cuor nostro ci condanna: Iddio è maggiore del nostro cuore, e conosce tutte le cose.21Carissimi, se il nostro cuore non ci condanna, abbiam fiducia dinanzi a Dio.22E qualunque cosa domanderemo, la riceveremo da lui: perché osserviamo i suoi comandamenti, e facciam quelle cose, che a lui piacciono.23E questo è il suo comandamento: che crediamo nel nome del Figliuolo suo Gesù Cristo: e ci amiamo l'un l'altro, come egli ci comandò.24E chi osserva i suoi comandamenti sta in lui, ed egli in esso: e dallo Spirito, che egli a noi diede, sappiamo, che egli sta in noi.

Note:

3,1:Osservate qual carità ha dato ec. Continua il ragionamento del capitolo precedente, e avendo detto, che, chi pratica la giustizia, è nato di Dio, dimostra adesso l'eccellenza, e i frutti di tal filiazione, affinchè i fedeli d'un onore sì grande facciano stima, e gelosamente lo conservino, e crescendo nella virtù, e nella santità, degli figliuoli siano di tanto Padre. Tutte le parole del santo Apostolo meritano qui una particolare attenzione, perchè piene di gran senso, e questa attenzione egli stesso domanda, dicendo osservate, o sia considerate attentamente, qual sia quell'abisso di carità, per la quale Dio si mosse ad onorarci col nome di suoi figliuoli, nè il solo nome ci ha dato di figliuoli, ma ancor l'essere, e la sostanza; imperocchè egli fu, che mandò lo spirito del Figliuolo suo ne' nostri cuori, il quale grida: Abba, Padre, Gal. IV. 6. Siamo adunque di fatto figliuoli di Dio per la nuova generazione ricevuta nel santo battesimo, per la quale diventiamo consorti della natura divina, 2. Pet. 1. 4. Questa altissima dignità dell'uomo cristiano non è conosciuta adesso se non mediante la fede; i mondani, e gl'infedeli per questo non conoscono, e non fanno conto di quel che siamo, perchè non fanno conto del medesimo Dio, e o nol conoscono, o lo disprezzano. Risponde in queste ultime parole alla obbiezione, che potea farsegli da taluno, che dicesse: tu dici, che noi siam figliuoli di Dio, perchè Cristiani; ma questo nome ben lungi dall'essere onorato e rispettato tra i Pagani, ci espone pinttosto alle loro derisioni, e ad esser da essi pessimamente trattati. Ma perchè (dice s. Giovanni) vi lamentate di non essere conosciuti, nè trattati per quei che siete, da coloro, i quali lo stesso Padre vostro non conoscono, e non amano? Se costoro conoscesser Dio, conoscerebbono ancora voi; ma essendo ciechi nelle cose di Dio, non è meraviglia, se ignorano, o nulla apprezzano quel che voi siete.

3,2:Non ancora si è manifestato quel che saremo. Non ancora è venuto il tempo, in cui a tutti gli uomini, e particolarmente agl'increduli ed in fedeli sarà fatta chiaramente conoscere l'altezza della vostra dignità. Il mondo non ha occhi per ravvisare adesso la impareggiabil bellezza, e lo splendore, e la gloria di un'anima ricca della grazia divina, e adorna delle cristiane virtù; lo vedrà in quel gran giorno, nel quale dinanzi a tutti gli uomini compariremo, quali siamo dinanzi a Dio e quanto grande ed augusta sarà la nostra compar sa, mentre sappiamo, che a Dio stesso saremo simili per la gloria sì dell'anima, e sì ancora del corpo, perchè lo vedremo a faccia a faccia. Vedi Coloss. III.5, 2. Cor. III. 18.

3,3:E chiunque ha questa speranza in lui, si santifica, come ec. Chi in suo cuore porta sì grandiosa speranza, dee mondarsi da ogni bruttura di peccato, e rendersi per la santità della vita simile a lui, che è santo. A questo sommo bene (dice s. Agostino) sono tratti i giusti per una certa catena, la quale in tal guisa è connessa. In primo luogo la fede quasi circolo l'anima chiude dentro il suo giro; la fede è nutrita dalla speranza: la speranza si attiene all'amore; l'amore nell'operazione si compie; l'operazione al sommo bene s'indirizza per l'intenzione; l'intenzione del bene ha per suo termine la perseveranza; e alla perseveranza darassi Dio fonte di tutti i beni. De cognitione vera vitae.

3,6:Chiunque sta in lui, non pecca. Chi sta in Cristo, e con lui sta unito, come membro col proprio capo, e l'influsso segue del medesimo capo, non commette peccato, perchè Cristo con la sua grazia fortifica l'anima, nella quale egli abita, affinchè gravemente non pecchi.
E chiunque pecca, non lo ha veduto ec. Chi pecca, non l'ha veduto, nè conosciuto con quella vista e cognizione di affetto, e di amore, colla quale dee mirarsi e concepirsi dall'anima fedele il suo salvatore. Chi pecca, non ha occhi per mirare, nè spirito per considerare quel che sia Cristo per lui, noi mira, nè lo considera come principio d'ogni bene, nè come oggetto di ogni speranza per noi; non ha amore, nè gratitudine, nè cuore pel suo divino liberatore.

3,7:Chi pratica la giustizia, è giusto: come anche quegli è giusto. Nissuno vi gabbi col persuadervi, che le buone opere non siano necessarie pella giustizia, e pella salute. Io vi fo sapere, che è giusto colui, che esercita la giustizia, non colui, che solamente crede, ma quegli che crede ed opera; e questi è giusto, come è giusto lo stesso Cristo; non giusto quanto Cristo, ma giusto a similitudine di Cristo.

3,8:Chi fa peccato, egli è dal diavolo: dappoichè ec. Siccome chi pratica la giustizia, è giusto, ed è figliuolo di Dio; così chi pecca, egli è ingiusto, ed è figliuolo del diavolo, perchè segue le suggestioni, gl'insegnamenti, e lo spirito del demonio. Nissun uomo è stato fatto dal diavolo (dice s. Agostino) ma colui, che pecca, figliuolo diventa del diavolo pella imitazione del diavolo. Il diavolo è stato il primo a peccare, da lui cominciò il peccato, ed egli non solamente persevera nel suo peccato, e nella sua ribellione contro Dio, non solo colle sue istigazioni fu causa del primo grande peccato del primo uomo, ma di continuo tenta gli uomini, affin di perpetuare nel mondo il peccato. E per distruggere le opere del diavolo (l'ingiustizia, la menzogna, il peccato) venne sopra la terra il Figliuolo di Dio; imperocchè, come dice s. Agostino, tolte le infermità, tolte le ferite, niun bisogno sarebbe vi di medicine.

3,9:Chiunque è nato di Dio, non fa peccato... e non può peccare ec. Sopra queste parole di s. Giovanni, e sopra il vers. 6. precedente Gioviniano, e dietro a questo gli ultimi eretici insegnarono, che l'uomo rigenerato non può perdere la grazia, e la giustizia. Ma se ciò è vero, per qual motivo s. Giovanni esorta egli i fedeli a non peccare, cap. II. 1.; anzi perchè scrive, che se diremo, che non abbiamo peccato, seduciamo noi stessi? cap. 1. 8. Non pecca adunque l'uomo rigenerato, e divenuto figliuolo di Dio mediante il battesimo, perchè tiene in se la semenza di Dio, pella quale è nato di Dio, viene a dire, la grazia di Dio, mediante la quale ha ottenuta la santificazione, e l'adozione in figliuolo. L'uomo cristiano ornato dell'innocenza battesimale, e costituito nello stato di grazia non può peccare, ed è moralmente impossibile, che egli pecchi, ovvero è assolutamente impossibile, che pecchi, in quanto egli è nato di Dio, e sino a tanto che ritiene la divina semenza della celeste grazia, dalla quale ricevette il principio del suo rinnovellamento. Vedi s. Girolamo lib. II cont. Jovin., e s. Agostino de grat. Christi cap. XXI. Il senso adunque dell'Apostolo è questo, che la grazia della rigenerazione è assai potente ed efficace per escludere ogni peccato; e Dio (come insegna il santo Concilio di Trento) coloro, che ha una volta colla sua grazia giustificati, non abbandona, se prima non sia egli da essi abbandonato sess. VI.cap. 11.

3,10:In questo si distinguono i figliuoli di Dio, e i figliuoli del diavolo. Chiunque ec. A questi due segni riconosconsi i figliuoli di Dio, e distinguon si da' figliuoli del diavolo; primo, per la pratica delle buone opere; secondo pell'amore verso i fratelli. Questi due segni si riducono a uno solo, perchè la carità verso il prossimo è compresa nel termine generale di giustizia; ma l'Apostolo dell'amore ha voluto distinguere in questo modo, perchè intendiamo, che l'amor de' fratelli è il primo, principale, essenzialissimo carattere de' veri figliuoli di Dio; imperocchè la carità (dice s. Agostino de nat., et grat. cap. XLII.) ella è la verissima, pienissima, perfettissima giustizia; e Tertulliano la chiama il sagramento sommo della fede, il tesoro del nome cristiano.

3,11:L'annunzio, che udiste da principio, che vi amaste ec. Cita le parole stesse del nostro celeste maestro Jo. XV. 12.

3,12:Non come Caino, che era dal maligno ec. Caino imitava il diavolo, il quale perchè odia Dio, ogni male si studia di fare agli uomini; quindi di lui poteva dirsi figliuolo e discepolo, perchè ne seguiva lo spirito, e la malignità.
Perchè le opere di lui eran cattive: e quelle del suo fratello, giuste. L'invidia della virtù, e della pietà del fratello spinse Caino al primo orribile fratricidio. Furiosissimo è l'odio, che ha origine da una grande diversità di costumi.

3,13:Non vi stupite... se il mondo vi odia. Passa ad una comparazione tra Abele, ed i Cristiani, comparazione efficacissima a sostenere la loro pazienza. E già antico nel mondo l'odio de cattivi verso dei buoni.

3,14:Noi sappiamo, che siamo stati traportati dalla morte alla vita ec. Noi sappiamo, che dalla morte del peccato siamo stati trasferiti alla vita della giustizia, della qual vita è un indizio l'amor de' fratelli, il quale da quella stessa vita procede; imperocchè se la carità di Dio è la vita dell'anima, l'amor de' fratelli nella stessa carità comprendesi. E da notare, che non di certezza infallibile, ma di certezza morale è la scienza, che aver possiamo in questa vita intorno all'essere nel regno della vita, cioè nella grazia di Dio.
Chi non ama, è nella morte. Terribile sentenza: chi non ama il prossimo, giace nella morte del peccato, nella morte della dannazione eterna, della quale è degno, chi non ha amore pel prossimo.

3,15:E omicida. Dall'odio nasce sovente l'omicidio; quindi chi odia il fratello, quantunque non abbia ancora dato di mano alla spada, egli è omicida nell'animo, o sia nella disposizione del cuore. S. Girolamo ep. 56.
Non ha abitante in se stesso la vita eterna. Non ha in se abitante la speranza della vita eterna; imperocchè se la legge di Mosè stermina l'omicida dalla società civile, molto più nol potrà Dio soffrire nella città celeste.

3,16:Da questo abbiam conosciuto la carità di Dio, perchè ec. Il greco non ha l'aggiunto di Dio, e sembra a taluni, che la voce Dei possa essere stata intrusa nella nostra Volgata da chi non riflettendo al costume di s. Giovanni (il quale per lo più, quando parla di Cristo, non altrimenti lo accenna, che col pronome egli) ha creduto necessaria al senso quella voce; contuttociò il senso viene ad esser l'istesso anche secondo la Volgata. Abbiam conosciuto, che sia carità, abbiam compreso, fin dove si estenda l'amore, quando abbiam veduto, come Gesù Cristo ha posta la propria vita per noi, e pella nostra salute eterna. Così noi pure dobbiamo al bisogno dare la vita del corpo per la salute eterna de nostri fratelli; imperocchè e l'onore di Dio, e le anime de' fratelli dobbiamo stimare più che il corpo nostro, e più che la vita temporale.

3,17:Chiuderà le sue viscere alla compassione di lui ec. Tutte le parole di questo versetto sono piene di forza, ed esprimono vivamente l'obbligazione di aiutare il prossimo co' beni temporali nella necessità. Mi contento di queste poche parole di s. Ambrogio offic. lib. 1. cap. XXXI. gran peccato, se di tua saputa manca del necessario il fedele, se sai, che non ha da far la spesa quotidiana, che patisce la fame, si trova in miseria, particolarmente quando questi si vergogna di esser mendico.

3,18:Non amiamo in parole ec. Vedi Jacob. II. 15.

3,19:Da questo conosciamo ec. Dall'amare, che faremo realmente, o di fatto i nostri fratelli, da questo venghiamo a conoscere, che siamo figliuoli della verità, figliuoli di Dio, di cui imitiamo la carità. E in tal guisa conserveremo tranquilla e sincera la coscienza dinanzi a Cristo.

3,20:Se il cuor nostro ci condanna, Iddio è maggiore ec. Se non possiamo sfuggire i clamori del nostro cuore, il qual ci riprende, ogni volta che manchiamo a quello che al prossimo nostro è dovuto, molto meno potrem fuggire i rimproveri, e le minacce, e la condannazione di Dio, il di cui giudicio è infinitamente più terribile, che quello della nostra coscienza, perchè egli conosce tutte le cose.

3,21:Se il nostro cuore ci condanna ec. La carità del prossimo riempie l'anima di santa fiducia, perchè sappiamo, che non v'ha miglior mezzo per impetrare la divina misericordia, che l'usare misericordia verso del nostri fratelli.

3,22:E qualunque cosa domanderemo, la riceveremo da lui, perchè ec. Vedi Jo. XV. 7.,

3,25:Che crediamo nel nome del Figliuolo... e ci amiamo ec. Ecco il compendio di tutta la Religione: Credere tutto quello che il Vangelo c'insegna intorno al Figliuolo di Dio, viene a dire, che egli si è incarnato, ha patito, è risuscitato ec., e osservare i suoi comandamenti, la somma de quali consiste nell'amore del prossimo, il quale amore del prossimo presuppone l'amore di Dio.

3,24:E dallo Spirito, che egli a noi diede, sappiamo ec. Dallo Spirito comunicato a noi, e diffuso ne' nostri cuori, Spirito di dilezione, e di carità, venghiamo a conoscere, che Dio è in noi; imperocchè (dice qui s. Agosti no ), chi sa d'avere la carità, ha lo Spirito di Dio, ed è tabernacolo di tutta la Trinità. Vedi cap. IV.16.