Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Seconda lettera ai Tessalonicesi 3


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Desidera, che facciano orazione per lui, espera, che osserveranno i suoi insegnamenti: che si ritirino da que' Cristiani, che non vogliono osservare le cose da lui prescritte, nè lavorare colle proprie mani, come egli stesso aveva fatto tra di loro; gli avverte però a non riguardare questi tali come nemici, ma a correggerli come fratelli.

1Del rimanente, fratelli, pregate per noi, affinchè la parola di Dio corra, e sia glorificata, come già tra di voi:2E affinchè siamo liberati dai protervi, e cattivi uomini: imperocché non è di tutti la fede.3Ma fedele è Dio, il quale vi conforterà, e vi difenderà dal maligno.4Abbiamo questa fidanza nel Signore rispetto a voi, che quanto vi abbiamo ordinato, e lo fate, e lo farete.5Il Signore poi governi i vostri cuori con la carità di Dio, e con la pazienza di Cristo.6Vi facciam poi sapere o fratelli, nel nome del Signor nostro Gesù Cristo, che vi ritiriate da qualunque fratello, che viva, disordinatamente, e non secondo la dottrina, che hanno ricevuta, da noi.7Imperocché voi sapete, come dobbiate imitar noi: imperocché non ci diportammo inordinatamente tra voi:8Nè mangiammo ad ufo il pane di veruno, ma con fatica, e stento, lavorando di, e notte, per non essere di aggravio ad alcuno di voi:9Non come se non avessimo potuto farlo, ma per darvi noi stessi modello da imitare.10Imperocché eziandio allorché vi eravamo dappresso, v' intimavamo: che chi non vuol lavorare, non mangi.11Imperocché abbiamo udito, che alcuni da voi procedono disordinatamente, i quali non fanno nulla, ma si affaccendano senza pro.12Or a questi tali facciam sapere, gli scongiuriamo nel Signor Gesù Cristo, che lavorando in silenzio, mangino il loro pane.13Ma voi, o fratelli, non vi rallentate nel ben fare.14Che se alcuno non ubbidisce a quanto diciamo per lettera, notatelo, e non abbiate commercio con esso, affinchè n' abbia confusione:15E nol riguardate come nimico, ma correggetelo come fratello.16E lo stesso Signor della pace dia sempre a voi pace in ogni luogo. Il Signore sia con tutti voi.17Il saluto (è) di mano di me Paolo: questo è il sigillo in ogni mia lettera: scrivo così.18La grazia del Signor nostro Gesù, Cristo con tutti voi. Cosi sia.

Note:

3,1:Pregate per noi, ec. Pregate per me e per gli altri ministri della Chiesa, affinchè la parola di Dio abbia libero e felice corso, e sia celebrata per tutte le parti del mondo, come ella è stata tra di voi, affinchè del benefizio di lei godano anche gli altri medianté le vostre orazioni.

3,2:E affinchè siamo liberati dai protervi, e cattivi uomini: imperocchè ec. S. Paolo era allora in Corinto, dove molto ebbe da patire. Vedi I. Cor. II. 3., I. Thessal. III. 7., Atti, XVIII. Vuole adunque l'Apostolo, che i fedeli di Tessalonica preghino il Signore, che lo liberi dalle persecuzioni e dal furor dei Giudei, i quali tutto mettevano in opera per impedire il corso del Vangelo; ed affinchè non restassero scandalizzati de' suoi patimenti, e insieme intendessero sempre piu, quanto dovessero a Dio, aggiunge, non essere meraviglia, che i cattivi, e perversi uomini si oppongano al Vangelo, perchè non di tutti è la fede, la quale è un dono di Dio, ed è concessa da lui secondo il divino suo beneplacito.

3,3:Ma fedele e Dio.Vedi I. Cor. I. 9., I. Thessal. v. 24.
Dal maligno. Dal diavolo, il quale e per se stesso, e per mezzo de' suoi ministri vi tenta, e vi perseguita.

3,5:Il Signore poi governi i vostri cuori con la carità di Dio, ec. Vale a dire: il Signore muova, e regoli i vostri cuori secondo la carità verso Dio, e secondo la pazienza, di cui Cristo ci ha dato sì grande esempio. Il Signore diavi e l'amore verso Dio, e la pazienza per soffrire volentieri a imitazione di Cristo. Il greco dice: Il Signore indirizzi i vostri cuori all'amor di Dio, e alla paziente espettazione di Cristo. S. Basilio ed altri Padri hanno osservate in questo versetto tutte tre le persone della SS. Trinità. Nella parola il Signore è notato lo Spirito Santo, il quale muove i cuori all'amore di Dio Padre, e alla pazienza di Cristo.

3,6-7:Vi facciam poi sapere... nel nome del Signor nostro Gesù Cristo, ec. In questa intimazione dell'Apostolo, s. Agostino, il Grisostomo, s. Tommaso ed altri notano una specie di separazione, e di scomunica, la quale non era più in uso a' tempi del Grisostomo, ed ella consisteva non nella privazione de' Sagramenti della Chiesa, ma bensi del commercio, e del colloquio con i fedeli, nissuno de' quali trattava più con quelli, i quali erano stati giudicati degni di tal gastigo, se non per correggerli, ed esortarli a penitenza. Nella regola di s. Benedetto, e di altri santi fondatori si è conservata questa specie di scomunica, la quale sappiamo da s. Girolamo essere stata posta in uso da santa Paola nel suo monastero, dicendo egli: se alcuna delle sorelle osservara, che fosse linguacciuta, cianciatrice, petulante, e portata a piatire, se avvertita più volte non voleva emendarsi tralle ultime, e fuori delle adunanze delle sorelle la faceva orare, cibarsi separatamente alla porta del refettorio: (Girol. Epitafio). Con simile pena vuole l'Apostolo, che siano puniti per loro correzione i cristiani viventi disordinata mente, vale a dire, non i rei de' più gravi e scandalosi peccati, ma quelli, i quali (com'egli fa meglio intende re in quello, che segue) vivono nell'ozio, e nella vana curiosità, e nè pensan essi a' propri doveri, e turbano gli altri ne' loro uffici. Disordine (dice il Grisostomo ) è chiamato l'ozio da Paolo, perchè Dio fece l'uomo per la fatica, e gli diede organi a ciò proporzionati, onde chi vive nell'ozio, esce fuori dell'ordine, del fine, per cui fu creato. Noi non abbiamo insegnato ai cristiani a vivere in tal maniera, dice l'Apostolo, nè questo è l'esempio, che abbiamo noi dato ad essi, quando eravamo tra di voi.

3,8-9:Nè mangiammo a ufo il pane di veruno, ec. L'ozio, oltre i mali maggiori, produce di necessità la leggerezza e l'incostanza, l'inquietudine dell'animo, la vana curiosità, i quali vizi turbano e alterano grandemente la pace della società. Intorno a ciò vedi Grisost. hom. VII. in sec. Cor., hom. XXXV. in Act. L'Apostolo dimostra, com'egli aveva dato l'esempio a' cristiani di fuggir l'ozio: egli in mezzo alle fatiche continue e gravissime dell'Apostolato, potendo ricevere dai cristiani il necessario pel suo sostentamento, non aveva voluto ne mangiare a ufo il pane altrui, nè essere di aggravio ad alcuno, ma lavorare colle proprie mani, e non bastandogli il giorno, lavorare fino all'ultima stanchezza anche la notte.

3,10:Chi non vuol lavorare non mangi. Proverbio comune tra gli Ebrei, ed anche presso i sapienti del paganesimo, e debbe intendersi del lavoro e della occupazione conveniente alla vocazione, e allo stato e condizione di ciascheduno. Imperocchè è nota la sentenza pronunziata da Dio contro l'uom peccatore: mangerai il tuo pane nel sudor del tuo volto; e a nissuno uomo può mancare occupazione, ove attentamente rifletta alle moltissime obbligazioni, che egli ha e come uomo, e come cittadino, e come cristiano. S. Clemente constit. . dice, che Dio odia gli oziosi.

3,11-12:Non fanno nulla, ma si affaccendano senzapro. Non hanno nulla da fare, perchè non voglion far nulla di bene, e moltissimo si occupano in quello, che niente ad essi appartiene; curiosi di saper tutto, sempre in giorno di tutte le novità del paese, stampatori di false relazioni, censori odiosi delle opere altrui; di tal razza di gente ci vien detto, che sianvi tuttora alcuni tra voi. A questi tali fo sapere, e gli scongiuro per Gesù Cristo, che abbandonato l'ozio vivano quietamente, e si occupino nelle loro incumbenze, per mezzo delle quali possano del proprio pane sostentarsi, non dell'altrui; imperocchè accenna chiaramente l'Apostolo, come trascurando costoro di la vorare per vivere nell'inutilità ne accadeva, che avesser bisogno di ricorrere ai più facoltosi per avere, onde nu drirsi.

3,13:Ma voi.... non vi rallentate ec. Non si raffreddi la vostra carità, e il genio di far del bene, perchè veggiate talora, che alcuno abusi della vostra liberalità per vivere nella infingardaggine. Imperocchè vi ho detto di ritirarvi da costoro, perchè umiliati si emendino, ma. non che gli lasciate perir di fame. Teofil.

3,14:Se alcuno non ubbidisce a quanto diciamo per lettera, ec. Tanto la Volgata, come il greco potrebbe ancoratradursi: se alcuno non ubbidisce a quel che diciamo, notatelo per lettera: ma il primo senso mi sembra piu'naturale e meglio fondato; imperocchè ripete qui l'Apostolo quello che aveva detto, vers. 6., di fuggire il commercio di questi oziosi, affinchè la vergogna di vedersi abbandonati riducagli a mutar la loro condotta.

3,15:Nol riguardate come nemico, ma correggetelo come fratello. Quest'uomo, che pecca piuttosto per debolezza, che per malizia, non è nemico della Chiesa, nè alieno dalla fraterna carità. Consideratelo adunque come un fratello traviato, il quale della vostra correzione ha bisogno, della vostra carità, de' vostri consigli.

3,16:Lo stesso Signor della pace ec. Gesù Cristo principe di pace (Isaia, IX. 6. ) dia a voi la pace, e la concordia degli animi, onde dalla correzione non nasca alterazione alcuna nella mutua carità o per l'imprudenza di colui, che corregge, o per l'ostinazione del reo.
Il Signore sia con tutti voi. Vedi s. Matth. XXVIII. 20., e quello che altrove abbiam detto intorno a questo saluto.

3,17:Il saluto (è) di mano di me Paolo: questo è il sigillo ec. Dettava Paolo le sue lettere, ma scriveva sempre di propria mano il saluto, il quale serviva come di sigillo per discernere le sue vere lettere da quelle che sotto il suo nome erano talora fabbricate dagli impostori. Vedi cap. II. I. La sola lettera a' Galati fu scritta interamente di mano del nostro Apostolo, Gal. VI. II.
Altri per quelle parole: questo è il sigillo in ogni mia lettera, intendono, che le sue lettere egli segnasse o con qualche sigillo ignoto a noi, o con qualche cifra particolare.

3,18:La grazia del Signor nostro Gesù Cristo con tutti voi. Questa pure è la chiusa solenne di tutte le lettere scritte dall'Apostolo della grazia.
Cosi sia. Abbiamo già detto, che questa parola si cominciò ad aggiungere allafine delle lettere di Paolo, perchè questa era l'acclamazione dei fedeli, finita la lettura di esse.