Scrutatio

Venerdi, 29 marzo 2024 - Santi Simplicio e Costantino ( Letture di oggi)

Abacuc 2


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Mentre il Profeta aspetta risposta da Dio, gli è comandato di scrivere la visione, e di aspettarne l'evento in pazienza. Babilonia distrutta per le molte sue scelleratezze. I suoi idoli non saranno buoni a difenderla.

1Io starò vegliante a far la mia sentinella, pianterò il piede sul forte per vedere quello, che a me dirassi, e quel, ch'io abbia a rispondere a chi mi riprende.2E il Signore mi rispose, e disse: Scrivi la visione, e stendila sopra le tavolette, affinchè chi la legge, la scorra agevolmente;3Perocché la visione è di cosa ancor lontana; ma apparirà nel fine, e non sarà menzognera. Se differirà, tu aspettalo; perocché il venturo verrà, e non tarderà.4Ma chi è incredulo, non ha in se un'anima giusta. Il giusto poi nella fede sua viverà.5Ma siccome il vino inganna chi lo beve, cosi sarà dell'uomo superbo, il quale resterà senza onore. Egli, che ha le voglie ampie come l'inferno, ed è insaziabile come la morte, e sotto di se riunir vorrebbe tutte le genti, e tutti insieme ammassare i popoli.6Non canteranno forse tutti questi sopra di lui la loro parabola, e i loro proverbi, e non si dirà egli: Guai a chi accumula roba non sua: e fino a quando mette egli insieme in suo danno il denso fango?7Non si leverà egli su repentinamente chi ti morderà; e non verrà fuori chi ti sbranerà, e tu sarai loro preda?8Perchè tu hai spogliate molte genti spoglieranno te tutti coloro, che saranno rimasi di quelle nazioni, a motivo del sangue degli uomini, e per le iniquità fatte contro la terra, contro la città, e tutti i suoi abitatori.9Guai a chi raguna i frutti di un'avarizia perniciosa alla propria casa, affinchè sia più in alto il suo nido, credendo di salvarsi dagli artigli del male.10Tu hai studiato il modo di disonorar la tua casa; hai straziati molti popoli, e l'anima tua peccò.11Perocché i sassi alzeran le voci dalla muraglia, e il legname, che sta nelle giunture della fabbrica, replicherà:12Guai a chi edifica una città a forza di sangue sparso, e la fonda sull'iniquità,13Queste cose non son elleno (predette) dal Signore degli eserciti? imperocché si affanneranno in vano i popoli, e le genti per un gran fuoco, e verran meno.14Perocché la terra sarà inondata, come l'alveo del mare è coperto dalle acque, affinchè sia conosciuta la gloria del Signore.15Guai a colui, che dà da bere al suo amico, mescendovi il suo fiele, e lo imbriaca per vederlo ignudo.16Invece di gloria, tu sarai ricolmo d'ignominia: bevi anche tu, e assopisciti: starà intorno a te il calice della destra del Signore; e un vomito obbrobrioso (verrà) sopra la tua gloria.17Conciossiachè le iniquità fatte sul Libano ti sommergeranno; e la distruzione fatta da queste fiere le atterrirà, per ragion del sangue degli uomini, e per l'iniquità contro la terra, e la città, e tutti i suoi abitatori.18A che giova la statua fatta dal suo artefice collo scalpello, e la falsa figura di getto? Pur l'artefice pone speranza nel suo lavoro, e fa de' nuovi simolacri.19Guai a colui, che dice al legno: Svegliati: e alla morta pietra: Alzati. Può ella forse insegnare a te? Ecco, che ella è coperta di oro, e d'argento; ma spirito alcuno nelle viscere di lei non è.20Ma il Signore è nel suo tempio santo. Dinanzi a lui si taccia la terra.

Note:

2,1:Io starò vegliante a far la mia sentinella, pianterò il piede ec. Io mi starò vigilante, e attento all'ufficio di Profeta, come una sentinella, cui sia affidata la custodia di un posto importante, così io starò saldo al mio posto, aperti gli occhi, porgendo le orecchie per vedere, e udire se Dio mi mandi o mi faccia sentir risposta alle mie querele, e preparare quello, ch' io abbia a replicare a lui, quando mi riprenda, e mi biasimi, com'io temo, per quello, che ho detto. Molto bene notò s. Girolamo, che il Profeta elegantemente, e con gran senso dipinge la umana impazienza, che si dà a conoscere nelle dispu te, mentre prima che l'avversario risponda a noi, e prima che sappiamo quel ch' egli voglia in noi riprendere, ci prepariamo a rispondere: donde apparisce, che non la ragione, ma lo spirito di contraddizione è quel, che risponde: perocchè se ragion rispondesse, dovea prima aspettarsi l'altrui risposta e cosi vedere, se convenisse rispondere, ovver acquietarsi, e darsi per vinto. L'ufficio profetico abbiam veduto anche altrove paragonato all'ufficio di una sentinella. Vedi Isai. XXI.8. XXXIII. 7.

2,2:Scrivi la visione, ec. Scrivi sopra una tavoletta di bossolo la visione, che, io ti darò a vedere, e scrivila con bello e chiaro carattere, e con espressioni chiare, e di facile intelligenza: scrivila sulla tavoletta, o piutto sto incidila sopra la tavoletta, che dura un pezzo, perocchè l'adempimento della visione è lontano, come soggiungesi vers. 3. Scrivevano gli antichi sopra tavolette di bossolo, o incidendovi i caratteri, al che era attissima la mollezza di quel legno, ovvero distesavi sopra la cera.

2,3:Ma apparirà nel fine, e non sarà menzognera. La visione apparirà negli ultimi tempi; nell'ultima ora ella sarà adempiuta, e senza alcun dubbio ella sarà verificata, e si vedrà, com'ella è visione non menzognera, ma ve race e divina. Se differirà, tu aspettalo. Dove nelle precedenti parole si parlava di una cosa, che apparirà nel fine, qui di una persona si parla, tu aspettalo; ma la cosa, che dee apparire nel fine, ella è la stessa persona, che è adesso indicata. Ma chi è ella questa persona? Molti credono accennato Ciro, il quale distruggerà l'impero de' Caldei, la crudeltà, ed empietà de' quali dette occasione alle querele del Profeta, ma anche questi interpreti convengono, che Ciro è figura di Cristo. Io per me mi atterrò al sentimento di s. Girolamo, di Eusebio, di Teofilatto, e di molti dotti anche moderni, i quali credono, che questa persona è il Cristo. E in primo luogo se vorrem dire, che Ciro sia il primo obbietto di questa profezia, non saprem dire, che la questione del Profeta sia risoluta; perocchè ecco, che all'impero di gente empia, com'erano i Caldei, succederà Ciro, e i suoi Persiani, poco o nulla migliori di quelli. In secondo luogo quelle parole: Il venturo (ovvero, colui che viene) verrà, visibilmente si riferiscono a' molti luoghi delle Scritture, dove il Cristo dicesi il venturo, colui, che dee venire. Vedi Matth. XI. 3. Gen. XLIX. 10., Heb. X. 36. ec. finalmente l'Apostolo applicò a Cristo questo luogo di Habacuc, e non solo della prima venuta di lui, ma anche della seconda intese le sue parole, e veramente della seconda venuta si parla assai amplamente nel capo III.Questi adunque, che dee venire, sebben riguardo ai desiderii, e al bisogno degli uomini sembra che tardi, verrà però certamente, nè oltre al tempo stabilito ne' divini consigli, e segnato ancor ne' profeti, egli tarderà. Ecco adunque la adequata risposta alle doglianze del Profeta. Verrà il Messia, il quale ai giusti afflitti, e tribolati nella vita presente porterà consolazione, e salute, affinchè liberati dal timor de' nemici, a lui servano nella santità, e purità della vita; ma piena e perfetta consolazione, e salute darà loro nella vita futura, quando i suoi e i loro nemici avrà posti sgabello a' suoi piedi. Quindi a confermazione di quello, che dee avvenire ne' tempi più remoti, cioè a' tempi di Cristo, e alla fine del mondo, si predice, che gli oppressori non anderanno esenti da' gastighi di Dio anche nella vita presente.

2,4:Ma chi è incredulo, non ha in se un'anima giusta. È storta, ed iniqua quell'anima, che non crede, e non si fida delle promesse di Dio, e particolarmente delle promesse, che debbon essere adempiute per Gesù Cristo. Un tal uomo non piacerà a Dio. Il giusto poi nella fede sua viverà. Il giusto pella fede della promessa divina riguardante il Cristo, il giusto credendo conferma e viva fede nel Cristo venturo, avrà la vita della giustizia, e della grazia nel tempo presente, e per la stessa fede avrà la vita eterna nel secolo avvenire. Sopra queste parole ripetute da Paolo, vedi quel che si è detto Rom. 1. 17. Gal. III. I I. Heb. X. 36.

2,5:Ma siccome il vino inganna chi lo beve, ec. Avendo detto, che verrà alla fine colui, il quale dee render la dovuta mercede agli ingiusti oppressori, e a tutte le iniquità degli uomini, quando verrà a giudicare i vivi, ed i morti, vuol mostrare adesso (come già accennammo), ch'ei non lascia impuniti, anche nel tempo d'adesso i malvagi. Siccome adunque il vino, che si bee con pia cere, e con gusto da un uomo intemperante, lo inganna, perchè alla fine gli fa perdere la ragione, e la sanità, e la riputazione, e la stima altrui, così l'ambizione e l'avarizia inebriando l'uomo superbo, fa, che egli corra quasi privo di mente alla propria rovina, e perda anche quella falsa gloria, ch'ei bramò tanto avidamente. Egli è visibile, che si parla di Nabuchodonosor, la cui insaziabile cupidità di dominare, di conquistare, di opprimere la terra è paragonata all'inferno, che mai non si empie, per quanto immensa sia la turba, che vi discende, e alla morte, che non rifina giammai di far nuove prede. Vedi Prov. XXX. 16. Isai. V. 14.

2,6:Non canteranno forse ec. Parabola, e proverbio significa in questo luogo un carme lugubre, carme, che si canterà non per onore, ma per ischerno dai popoli oppressi, sopra la caduta di Nabuchodonosor, e sopra la ruina del suo impero. Vedi un simil cantico sopra quel principe Isai. XIV. 4. Canteranno adunque i popoli, e diranno: Guai a questi disgraziati conquistatori, che accumulano le ricchezze co' lor latrocinii, e ammassano per loro danno la terra indurata e colorita. Così è chiamato l'oro e l'argento. Dice, in suo danno, perchè questa terra indurata e colorita, essendo amata da molti, è cagione che altri aspiri, e si muova a procurare di appropriarsela, come essi fecero, togliendola ad altri, e ciò si dimostra molto bene nel versetto seguente. Ma notisi, come le ricchezze tutte son dette un denso fango: perocchè che altro sono l'oro e l'argento, se non terra gialla e bianca, fatta preziosa dall'errore degli uomini? Bern. Serm. 4. de Adv.

2,7:Non si leverà egli su repentinamente ec. I Medi, e i Persiani sono quelli, i quali invaderanno l'impero Caldaico, e lo morderanno, e lo sbraneranno, viene a dire, prima con leggiere scorrerie lo inquieteranno, e finalmente con guerra ostinata lo lacereranno, e conquistata Babilonia, ne diverranno assoluti padroni. E dice repentinamente, perchè Babilonia fu presa per istrattagemma, e non per forza, e quando meno se l'aspettava, come si è veduto più volte.

2,8:Tutti coloro, che saranno rimasi di quelle nazioni. Tutti gli uomini delle genti oppresse da te, i quali avran potuto sottrarsi al furore della tua spada, si uniranno con Ciro, e co' Persiani a' tuoi danni, e avranno parte alle tue spoglie.
Per le iniquità fatte contro la terra, ec. Per le crudeltà esercitate contro la Giudea, contro Gerusalemme, e contro tutti i suoi abitanti. Vedi s. Girolamo.

2,9:Affinchè sia più in alto il suo nido. Persuadendosi, che quanto più ei sarà ricco e potente, tanto meno sarà esposto al pericolo di essere spogliato dagli altri. E allude all'aquila (a cui paragonò quel re cap. 1. 8.), la quale in luoghi altissimi fa il suo nido. Vedi quel che egli stesso dice presso Daniele IV. 27.

2,11:Perocchè i sassi alzeran le voci dalla muraglia, ec. Maniera di proverbio, col quale vien significata l'ingiustizia pubblica, enorme, che non può in verun modo palliarsi, nè ascondersi. E il legname, che sta nelle giunture della fabbrica, ec. Si è altrove notato, come gli antichi mettevano del legname nelle loro fabbriche. Vedi III. Reg. VI. 36. I sassi stessi, e i legnami delle fabbriche grideranno, e faranno sapere a tutti, che le stesse fabbriche sono state fatte col frutto de' latrocini del conquistatore.

2,13:Imperocchè si affanneranno in vano i popoli, ec. Ecco quello, che predice, e fa sapere il Signore: I popoli, e le genti di Babilonia, e della Caldea si affanneranno, e soffriranno fatiche, e stenti per acquistare le grandi ricchezze, delle quali è piena la loro città, ma si affanneranno per dare alimento a un gran fuoco, che consumerà ogni cosa. Tale è il senso di questo luogo paragonato con quello di Geremia, LI. 58.

2,14:La terra sarà inondata ec. La Caldea sarà inondata da' nemici, come l'alveo del mare è inondato dall'acque, e così sarà conosciuta la gloria del Signore, e la giustissima sua Provvidenza, e come egli dopo aver lasciato, che gli empi per qualche tempo prevalgano, li punisce finalmente, e rende loro la mercede per tutte le iniquità commesse particolarmente contro il suo popolo. Alcuni intendono, che la inondazione delle acque significhi, e spieghi la divulgazione, e la fama del gastigo di Babilonia, la qual fama, spargendosi per tutta la terra, farà manifesta la gloria della giustizia divina.

2,15-16:Guai a colui, che dà da bere al suo amico, ec. Ovvero, dà da bere al suo prossimo, perocchè tale è il significato della voce amico in molti luoghi delle Scritture, e ancor sovente si dice amico di uno quello che a lui non fece alcun torto. Guai a chi al suo prossimo presenta da bere un calice, in cui ha mesciuto del fiele, e lo imbriaca per ispogliarlo, e ridurlo alla nudità. Egli sarà punito della sua empietà, da cui non ritrarrà gloria, ma ignominia: sarà punito, perchè a lui si dirà: bevi anche tu quello, che ad altri hai fatto bere; tu berai, e ti ad dormirai in morte sempiterna. Tu in eterno avrai davanti il calice d'ira e di furore, che sarà a te presentato dalla mano del Signore, e lo berai fino alla fondata.
E un vomito obbrobrioso (verrà) sopra la tua gloria. Vomiterai le tue ricchezze, le spoglie dei popoli vinti, e in tal guisa sarà avvilita, e sporcata la precedente tua gloria.

2,17:Le iniquità fatte sul Libano ec. Pel monte Libano s. Girolamo intese il tempio di Salomone, come tutto ricoperto di cedro del Libano. Teodoreto, Eusebio ec. intendono Gerusalemme. Cadranno sopra il tuo capo le iniquità commesse contro Gerusalemme, e contro il tempio del Signore. E la distruzione fatta da queste fiere ec. Avendo figuratamente nominato il Libano, seguendo questa figura parla de' Caldei, come di fiere crudeli, le quali nello stesso Libano fecero grandissime stragi, le quali serviranno a empier costoro di terrori, quando si rammenteranno il sangue degli uomini sparso da essi in tanta copia, e le iniquità commesse contro la Giudea, contro la città di Gerusalemme, e contro i suoi abitatori. Nel latino il relativo eos si riferisce ad animalium, e havvi un piccol peccato di sconcordanza nel genere; ma ciò è fatto, perchè questi animali sono i Caldei, onde con tale intelligenza sparisce la sconcordanza.

2,18:A che giova la statua ec. Deride la vanità dei Caldei, i quali si confidano negli idoli loro o scolpiti, o di getto. Vedi Jerem. 1. 2.

2,19:Svegliati ... Alzati. Sono termini, co' quali un idolatra invoca l'aiuto di un dio di legno, di pietra, di oro ec., che non ha orecchie per udire, nè spirito, nè mani per aiutare se stesso. Può ella forse insegnare a te? Può ella questa morta statua insegnarti quel che tu abbi da fare, o da schivare ne' tuoi pericoli, se manca affatto di senso, e di spirito, e se nulla ella può sapere, o intendere?

2,20:Ma il Signore è nel suo tempio santo. Così Davidde: Il Signore nel suo tempio santo, e spiegando qual sia questo tempio, soggiunge: Il Signore nel cielo ha sua sede Psalm. X. 5. Dinanzi a lui si taccia la terra. In profondo silenzio si ammiri dagli uomini, e si adori la sua Provvidenza riguardo ai cattivi, come riguardo ai buoni: si tema la sua giustizia allorquando pare, che egli chiuda gli occhi sopra l'iniquità; e si confidi nella bontà di lui, quando sembra, ch'ei si scordi de' giusti, e alla perversità degli empi gli abbandoni.