Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Secondo libro dei Maccabei 9


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NOVA VULGATABIBBIA CEI 2008
1 Eodem autem tempore Anti ochus inhoneste revertebatur de regionibus circaPersidem.1 In quel periodo Antioco ritornò con disonore dalle regioni della Persia.
2 Intraverat enim in eam, quae dicitur Persepolis, et tentavitexspoliare templum et civitatem opprimere; quapropter, multitudine ad armorumauxilium concurrente, in fugam versi sunt; et contigit ut Antiochus in fugamversus ab indigenis turpiter rediret.2 Infatti egli era giunto nella città chiamata Persèpoli e si era accinto a depredare il tempio e a impadronirsi della città; ma i cittadini, ricorsi in massa all’aiuto delle armi, lo respinsero e accadde così che Antioco, messo in fuga dagli abitanti, dovette ritirarsi vergognosamente.
3 Et cum esset circa Ecbatana, nuntiatasunt ea, quae erga Nicanorem et Timotheum gesta sunt.3 Mentre si trovava presso Ecbàtana, gli giunse notizia di ciò che era accaduto a Nicànore e agli uomini di Timòteo.
4 Elatus autem iraarbitrabatur se etiam iniuriam illorum, qui se fugaverant, in Iudaeosretorquere; ideoque iussit, ut auriga sine intermissione iter perficeret,caelesti iam eum comitante iudicio. Ita enim superbe locutus erat: “ Congeriemsepulcri Iudaeorum Hierosolymam faciam, cum venero illo ”.
4 Mosso da gran furore, pensava di sfogarsi sui Giudei anche per lo smacco inflittogli da coloro che lo avevano messo in fuga. Perciò diede ordine al cocchiere di compiere il viaggio spingendo i cavalli senza sosta; ma incombeva ormai su di lui il giudizio del Cielo. Così diceva nella sua superbia: «Farò di Gerusalemme un cimitero di Giudei, appena vi sarò giunto».
5 Sed qui universa conspicit, Dominus, Deus Israel, percussit eum insanabili etinvisibili plaga; et continuo ut is finivit sermonem, apprehendit eum dolordirus viscerum et amara internorum tormenta,5 Ma il Signore che tutto vede, il Dio d’Israele, lo colpì con piaga insanabile e invisibile. Aveva appena terminato quella frase, quando lo colpì un insopportabile dolore alle viscere e terribili spasimi intestinali,
6 perquam iuste, quippe qui multiset novis cruciatibus aliorum torserat viscera.6 ben meritati da colui che aveva straziato le viscere altrui con molti e strani generi di torture.
7 Ille vero nullo modo abarrogantia cessabat; super hoc autem superbia repletus erat, ignem spirans animoin Iudaeos et praecipiens iter accelerari. Contigit autem, ut et ille caderet decurru, qui ferebatur impetu, et gravi lapsu corruens in omnibus corporis membrisvexaretur.7 Ma egli non desisteva affatto dalla sua alterigia, anzi era pieno ancora di superbia, spirando fuoco d’ira contro i Giudei, e comandando di accelerare la corsa. Gli capitò perciò di cadere dal carro in corsa tumultuosa e di rovinarsi tutte le membra del corpo nella violenta caduta.
8 Isque, qui nuper videbatur fluctibus maris imperare propter superhominem iactantiam et in statera montium altitudines appendere, humiliatus adterram in gestatorio portabatur manifestam Dei virtutem omnibus ostendens,8 Colui che poco prima, nella sua sovrumana arroganza, pensava di comandare ai flutti del mare, e credeva di pesare sulla bilancia le cime dei monti, ora, gettato a terra, doveva farsi portare in lettiga, rendendo a tutti manifesta la potenza di Dio,
9 itaut de oculis impii vermes scaturirent, ac viventis in doloribus et maeroribuscarnes eius diffluerent, illiusque odore totus exercitus gravaretur propterputredinem.9 a tal punto che nel corpo di quell’empio si formavano i vermi e, mentre era ancora vivo, le sue carni, fra spasimi e dolori, cadevano a brandelli e l’esercito era tutto nauseato dal fetore e dal marciume di lui.
10 Et qui paulo ante sidera caeli contingere se arbitrabatur, eumnemo poterat propter intolerabilem foetoris gravitatem portare.
10 Colui che poco prima credeva di toccare gli astri del cielo, ora nessuno poteva sopportarlo per l’intollerabile intensità del fetore.
11 Hinc igitur coepit multum superbiae deponere confractus et ad agnitionemvenire divina plaga, per momenta doloribus extensus.11 Allora finalmente, malconcio a quel modo, incominciò a deporre gran parte della sua superbia e ad avviarsi al ravvedimento per effetto del divino flagello, mentre senza tregua era lacerato dai dolori.
12 Et, cum nec ipsefoetorem suum ferre posset, ita ait: “ Iustum est subditum esse Deo etmortalem non superbe sentire ”.12 Non potendo più sopportare il suo proprio fetore, disse: «È giusto sottomettersi a Dio e non pretendere di essere uguale a Dio, quando si è mortali!».
13 Orabat autem hic scelestus Dominum, ei nonamplius miserturum, ita dicens:13 Quindi quello scellerato si mise a pregare quel Signore che ormai non avrebbe più avuto misericordia di lui, e diceva
14 sanctam quidem civitatem, ad quam festinansveniebat, ut eam solo aequalem faceret ac sepulcrum congestorum strueret,liberam ostendere;14 che avrebbe dichiarato libera la città santa, che prima si affrettava a raggiungere per raderla al suolo e farne un cimitero.
15 Iudaeos autem, quos decreverat nec sepultura quidem sedignos habiturum, sed avibus devorandos cum parvulis se feris proiecturum, omneshos aequales Atheniensibus facturum;15 Diceva inoltre che avrebbe reso pari agli Ateniesi tutti i Giudei, che prima aveva stabilito di non degnare neppure della sepoltura, ma di gettare in pasto alle fiere insieme con i loro bambini,
16 templum vero sanctum, quod priusexspoliaverat, pulcherrimis donis ornaturum et sacra vasa multiplicia cuncta seredditurum, et pertinentes ad sacrificia sumptus de redditibus suispraestaturum;16 e che avrebbe adornato con magnifici doni votivi il sacro tempio, che prima aveva saccheggiato, e avrebbe restituito in numero ancora più grande tutti gli arredi sacri e avrebbe provveduto con le proprie entrate ai contributi fissati per i sacrifici.
17 super haec autem et Iudaeum se futurum et omnem locumhabitabilem perambulaturum praedicantem Dei potestatem.
17 Prometteva, infine, che si sarebbe fatto Giudeo e si sarebbe recato in ogni luogo abitato per annunciare la potenza di Dio.
18 Sed omnino non cessantibus doloribus — supervenerat enim in eum iustum Deiiudicium — semetipsum desperans scripsit ad Iudaeos hanc infra rescriptamepistulam modum deprecationis habentem, haec continentem:18 Ma poiché i dolori non diminuivano per nulla – era arrivato infatti su di lui il giusto giudizio di Dio – e disperando ormai di sé, scrisse ai Giudei la lettera riportata qui sotto, nello stile di una supplica, così concepita:
19 “ Optimis civibusIudaeis plurimam salutem et bene valere et esse felices, rex et dux Antiochus.19 «Ai Giudei, ottimi cittadini, il re e condottiero Antioco augura perfetta salute, benessere e prosperità.
20 Si bene valetis et filii vestri, et res vestrae ex sententia sunt vobis,precans refero quidem Deo maximam gratiam, in caelum spem habens;20 Se voi state bene e i figli e le vostre cose procedono secondo il vostro pensiero, io, riponendo la mia speranza nel Cielo,
21 ego vero ininfirmitate constitutus eram, vestri autem honoris et benevolentiae memineramcum affectione. Reversus de Persidis locis et in infirmitatem incidens molestiamhabentem, necessarium duxi pro communi omnium securitate curam habere.21 mi ricordo con tenerezza del vostro onore e della vostra benevolenza. Ritornando dalle province della Persia e trovandomi colpito da una malattia insopportabile, ho creduto necessario pensare alla comune sicurezza di tutti.
22 Nondesperans memetipsum, sed spem multam habens effugiendi infirmitatem,22 Non dispero del mio stato, avendo molta fiducia di scampare alla malattia.
23 respiciens autem quod et pater meus, quibus temporibus in superiora loca duxitexercitum, ostendit, qui susciperet principatum;23 Considerando d’altra parte che anche mio padre, quando aveva intrapreso spedizioni nelle province settentrionali, designava il successore,
24 ut, si quid contrariumaccideret aut etiam quid difficile nuntiaretur, scientes hi, qui circa regionemerant, cui esset rerum summa derelicta, non turbarentur.24 perché, se fosse accaduto qualche cosa di inaspettato o si fosse diffusa la notizia di qualche grave incidente, gli abitanti del paese, sapendo in mano a chi era stato lasciato il governo, non si agitassero,
25 Ad haec autemconsiderans de proximo potentes et vicinos regno temporibus insidiantes eteventum exspectantes, designavi filium Antiochum regem, quem saepe recurrens insuperiora regna plurimis vestrum committebam et commendabam; et scripsi ad eum,quae subiecta sunt.25 e oltre a questo, constatando che i sovrani vicini e confinanti con il nostro regno spiano il momento opportuno e attendono gli eventi, ho designato come re mio figlio Antioco, che già più volte, quando intraprendevo i viaggi nei distretti settentrionali, ho raccomandato e affidato a moltissimi di voi. A lui indirizzo la lettera qui unita.
26 Oro itaque vos et peto memores beneficiorum publice etprivatim, ut unusquisque conservet hanc, quam habetis benevolentiam in me et infilium.26 Vi prego dunque e vi scongiuro di ricordarvi dei benefici ricevuti, pubblicamente o privatamente, e prego ciascuno di conservare la vostra benevolenza verso di me e mio figlio.
27 Confido enim eum modeste et humane, sequentem propositum meum,vobiscum acturum ”.
27 Ho fiducia che egli, seguendo le mie direttive, si comporterà con voi con moderazione e umanità».
28 Igitur homicida et blasphemus pessima perpessus, ut ipse alios tractaverat,peregre in montibus miserabili obitu vita functus est.28 Quest’omicida e bestemmiatore, dunque, soffrendo crudeli tormenti, come li aveva fatti subire agli altri, finì così la sua vita con miserabile morte in terra straniera, sui monti.
29 Transferebat autemcorpus Philippus collactaneus eius, qui etiam metuens filium Antiochi adPtolemaeum Philometorem in Aegyptum se contulit.
29 Curò il trasporto della salma Filippo, suo compagno d’infanzia, il quale poi, diffidando del figlio di Antioco, si ritirò in Egitto presso Tolomeo Filomètore.