Scrutatio

Sabato, 20 aprile 2024 - Beata Chiara Bosatta ( Letture di oggi)

Prima lettera di Pietro 2


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Rigettata ogni ipocrisia, i rigenerati si accostino a Cristo pietra viva per mezzo della fede: essi sono stirpe eletta, quando prima erano popolo rigettato: gli esorta ad astenersi come pellegrini da tutte le cose mondane, ad ubbidire a' superiori, e a portare le afflizioni ad imitazione di Cristo.

1Per la qual cosa deposta ogni malizia, e ogni frode, e le finzioni, e le invidie, e tutte le detrazioni,2Come bambini di fresco nati bramate il latte spirituale sincero; affinchè per esso cresciate a salute:3Se pure gustato avete, come è dolce il Signore.4A cui accostandovi pietra viva, rigettata dagli uomini, ma eletta, e onorata da Dio:5Voi pure come pietre vive siete edificati sopra di lui, casa spirituale, sacerdozio santo per offerire vittime spirituali, gradite a Dio per Gesù Cristo.6Per la qual cosa si ha nella scrittura: ecco che io pongo in Sion una pietra principale, angolare, eletta, preziosa: e chi in lei crederà, non rimarrà confuso.7Per voi adunque, che credete, ell' è di onore: ma per quei, che non credono, ella è la pietra rigettata da coloro, che fabbricavano: questa è divenuta testata dell'angolo:8E pietra d'inciampo, e pietra di scandalo per costoro, che urtano nella parola, e non credono, al che furon pur ordinati.9Ma voi stirpe eletta, sacerdozio regale, gente santa, popolo di acquisto: affinchè esaltiate le virtù di lui, che dalle tenebre vi chiamò all'ammirabil sua luce.10I quali una volta non popolo, ma ora popolo di Dio: i quali non fatti partecipi di misericordia, ora poi fatti partecipi della misericordia.11Carissimi, io vi scongiuro, che come forestieri, e pellegrini vi guardiate dai desiderj carnali, che militan contro dell'anima,12Vivendo bene tralle genti: affinchè laddove sparlan di voi come di uomini di mal affare, considerando le vostre buone opere, glorifichino Dio nel dì, in cui li visiterà.13Siate adunque per riguardo a Dio soggetti ad ogni uomo creato: tanto al Re, come sopra di tutti;14Quanto ai presidi come spedili da lui per far vendetta de' malfattori, e per onorare i buoni:15Perché tale è la volontà di Dio, che ben facendo chiudiate la bocca alla ignoranza degli uomini stolti:16Come liberi, e non quasi tenendo la libertà per velame della malizia, ma come servi di Dio.17Rispettate tutti: amate i fratelli? temete Dio: rendete onore al Re.18Servi, siate soggetti ai padroni con ogni timore, non solo ai buoni, e modesti, ma anche agl' indiscreti.19Imperocché è cosa di merito, se per riflesso a Dio uno sopporta molestie, patendo ingiustamente.20Imperocché qual onore è egli, se peccando, ed essendo puniti, patite? Ma se bene operando, e patendo, soffrite in pazienza: questo è il merito dinanzi a Dio.21Imperocché a questo siete stati chiamati: dappoiché anche Cristo patì per noi, lasciando a voi l'esempio, affinchè le vestigia di lui seguitiate:22Il quale non fè peccato, né frode trovossi nella sua bocca:23Il quale venendo maledetto, non malediceva: strapazzato non minacciava: ma si rimetteva nelle mani dì chi ingiustamente lo giudicava:24Il quale i peccati nostri portò egli stesso sul proprio corpo sopra del regno (affinchè morti al peccato, viviamo alla giustizia) per le lividure del quale siete stati sanati.25Imperocché eravate come pecore? sbandate, ma vi siete adesso convertiti al pastore, e vescovo delle anime vostre.

Note:

2,1-2:Per la qual cosa deposta ogni malizia, e ogni frode, ec. Essendo voi uomini rigenerati, e uomini nuovi, spogliatevi degli antichi costumi, e dei vizi della vita passata, e abbracciate di tutto cuore l'infanzia, e l'innocenza cristiana, amate quel latte puro, e schietto, di cui si pascono le anime, e per cui crescono, e si fortificano pel conseguimento dell'eterna salute. Questo latte è la parola di verità, la parola evangelica, che è il cibo delle anime; ella è il latte sincero, e razionale, viene a dire, il latte delle creature razionali, e spirituali, per cui queste si fanno grandi, e robuste nella pietà. Trai riti del battesimo era quello di far gustare ai battezzati (i quali erano ne' primi tempi d'età adulta) il latte, e il mele per significare la nuova infanzia acquistata per mezzo del battesimo, come nota s. Girolamo cont. Lucifer. cap. IV. Dello stesso rito parla Tertulliano cont. Marc. lib. 1. 14. de corona cap. XIII, e il canone 24. del terzo Concilio di Cartagine.

2,3:Se pure gustato avete, come è dolce il Signore. Allude al vers. 9. del salmo XXXIII.

2,4-5:A cui accostandovi pietra viva, ec. Quì pure allude a' vari luoghi, del salmo CXVII, di Isaia VIII. 14. XXVIII. 16, dove Cristo è chiamato pietra viva, angolare ec. Sopra di che vedi Atti IV. 11., Jo. VI.51. 49. A lui, che è viva pietra, rigettata da' capi della vostra nazione, ma onorata da Dio per mezzo del culto, che egli ha già fatto, che a lei si renda da quasi tutta la terra, a questa, dico, accostandovi per mezzo della fede, e dell'amore, voi pure come pietre vive sopra tal fondamento vi alzate a comporre la mistica casa di Dio, il tempio spirituale non di pietre morte composto, ma di uomini nuova vita viventi, e vita tutta celeste; in questo tempio sacerdoti santi siete voi stessi, per offerire in luogo delle ostie carnali altre nuove spirituali vittime,le quali a Dio siano accette per Gesù Cristo. Divinamente si celebra quì dall'Apostolo una sola la dignità del popol cristiano. Tutti i fedeli casa spirituale, che è la Chiesa. In questa casa di Dio tutti i Cristiani hanno parte al sacerdozio, non, come nel tempio ma teriale di Gerusalemme, una sola parte di una tribù. Nella Chiesa cristiana tutti hanno vittime da offerire, vittime sempre gradite al Signore per Gesù Cristo, nel nome di cui ogni cosa si offerisce. Offerite i vostri corpi (dice Paolo ai Rom. XI.1. ) ostia viva, santa, gradita a Dio ec. A Dio pure offerisce ogni Cristiano l'incenso delle orazioni, l'oro della carità, e delle opere di misericordia, la mortificazione delle passioni, e tutto ciò, che egli fa per onore di Dio. Allo stesso gran sagrifizio della nuova legge, alla obblazione del corpo, e del sangue di Gesù Cristo ha sua parte tutto il popolo cristiano; onde nel canone stesso della Messa si dice: ricordatevi ancora (o Signore) di tutti gli astanti; pe' quali a voi offeriamo, e i quali a voi offeriscono questo sagrifizio di lode ec. Per le quali parole venghiamo ad intendere, come il sacerdote cristiano, il quale solo Cristo, ha la podestà di consegrare il corpo, ed il sangue di Gesù Cristo, rappresentando la persona del primo sacerdote Cristo, non in suo proprio nome, ma a nome di tutta la Chiesa l'incruento sagrifizio a Dio offerisce, conforme c'insegna il sagrosanto Concilio di Trento, sess. XXII. cap. 1.
Vuol ancora osservarsi, primo, che l'Apostolo stando nella metafora della casa, vive chiama le pietre, che la compongono, per significare, come queste a differenza delle materiali pietre hanno moto, ed azione, e mediante il divino aiuto operano e si dispongono, e si perfezionano per essere fatte degne di aver luogo nella fabbrica della mistica casa. Di queste pietre dice s. Agostino serm. 337. T. 5., che elle si formano colla fede, si assodano colla speranza, si congiungono per la carità.
In secondo luogo non solamente di tutte queste vive pietre si forma una casa, ed un tempio, nel quale abita Dio, ma ognuna di esse ancora ella è casa, e tempio del medesimo Dio. Vedi 1 Cor. III. 16. 17., VI. 19., 2. Cor. VI. 16., Ephes. 11. 21.
Terzo finalmente per le vittime spirituali rammentate quì dall'Apostolo possono intendersi prinoipalmente le stesse vive pietre, gli stessi fedeli, e tutta la Chiesa, la quale offerendo al Padre Gesù Cristo, con questa celeste vittima, e per mezzo dello stesso gran sacerdote offerisce anche se stessa secondo la bella dottrina di s. Agostino: tutta la città de' redenti,viene a dire, la congregazione, e la società de' santi, sagrifizio universale si offerisce a Dio per mezzo di quel sacerdote magno, il quale se medesimo offerse nella passione per noi, affinchè di capo sì eccelso fossimo membri. De civ, lib. X, 6, 29.

2,6:Ecco, che io pongo in Sion ec. Vedi Ephes. II. 20.

2,7-8:Per voi.. che credete, ell'è di onore, ec. A voi che per mezzo della fede su questa viva pietra fondamentale vi appoggiate, ella è argomento di onore, e di salute. Coloro poi, che non credono, hanno a lor dispetto veduto, come la stessa pietra da lor rigettata, o senza di cui pretesero di alzar l'edificio della loro salute, è divenuta pietra angolare per riunire mediante una sola fede in un solo popolo gli Ebrei, e i Gentili. Per questi increduli questa pietra è pietra d'inciampo, e di scandalo, perchè urtano nella parola della fede, si offendono della semplicità del Vangelo, sono scandalizzati di udir predicare Gesù Cristo crocifisso come oggetto di speranza, e di salute per tutti gli uomini; quindi nell'incredulità si rimangono, e non abbraccian la fede, quantunque a oredere fossero stati preparati da tutta la legge, e da tutti i profeti, i quali conducono a Cristo. Questo, se mal non mi appongo, parmi essere il senso di queste parole: non credono, al che furon pur ordinati. Cristo era il fin della legge, e l'obietto de' profeti, e a credere in lui era stata preparata la nazione Ebrea per mezzo di tutte lo parole, e di tutte le figure del vecchio testamento. Vedi Beda, il lirano, Tirino, ec.

2,9:Voi stirpe eletta, sacerdozio regale, ec. Dimostrata la sciagura degl'increduli, torna a celebrare l'altissima dignità, e felicità dei credenti. Voi il popolo eletto di Dio, voi Re, e sacerdoti, perchè membri del corpo di Cristo, il quale è Re e sacerdote, consagrati al culto di Dio, chiamati al regno di Dio come suoi eredi, e coeredi di Gesù Cristo: nazione di santificati, ornati non di una esterna santità, come la legale, ma della vera giustizia, che vien da Dio, voi popolo acquistato da Gesù Cristo a prezzo del suo proprio sangue; per voi si fan concscere a tutti gli uomini, e a tutti gli Angeli la potenza, e le maraviglie di colui, il quale dalle tenebre dell'ignoranza, dell'errore, e del vizio chiamovvi alla luce della sua verità, e della sua santità.

2,10:I quali una volta non popolo, ec. Allude s. Pietro al celebre luogo di Osea 1. 8. 9. 10. 11. Voi, che eravate membri di un popolo, cui già pel profeta fu intimata da Dio la sentenza della sua riprovazione, e della terribile privazione dell'augusto titolo di popol di Dio, voi adesso innestati a Gesù Cristo siete per lui divenuti menbri del vero popolo di Dio, e avete conseguita misericordia, essendo stati chiamati per misericordia, e per grazia ad aver parte co' figliuoli di Dio. La profezia di Osea si andava già adempiendo, allorchè Gesù Cristo venne nel mondo. La nazione Ebrea era taimente deformata e nel governo, e ne' costumi, e tale era la corruzione regnante singolarmente nella principal parte di essa, ne' sacerdoti, e ne' dottori della legge, che anche prima del gran rifiuto fatto di lei del suo Messia visibilmente appariva, che Dio si era ritirato da quelli indegni figliuoli, a' quali perciò giustamente dicea Gesù Cristo, che aveano per padre, il diavolo, e non Dio, Jo. VIII.44. 47.

2,11:Come forestieri, e pellegrini vi guardiate dai desiderj carnali, ec. I Cristiani (dice il gran martire s. Giustino) abitano nelle loro patrie, ma come forestieri; hanno parte a tutte le cose come cittadini, e tutto soffrono come stranieri sogni luogo straniero è patria per essi, e ogni patria è luogo straniero: sono nella carne, e non vivono secondo la carne; sono sulla terra, e hanno la loro conversazione ne' cieli. Ad Diogn. Nel medesimo senso prescrive Pietro ai Cristiani di guardarsi da quella legge della carne, la quale alla legge della mente ripugna. Vedi Rom, VII.23.

2,13:Siate... soggetti ad ogni uomo creato: ec. Questa è una di quelle espressioni, le quali, come si è altrove notato, restringer si debbono relativamente alla materia, di oui si tratta. Vedi ep Jac. V.16. Ma avvedutamente s. Pietro ha detto ad ogni uomo creato, per far intendere agli Ebrei, che qualunque si fosse il superiore dato loro da Dio, fosse Ebreo, fosse fosse Cristiano, a lui ubbidir dovevano, riguardando non le qualità personali, ma l'ufficio, e la dignità, di cui son rivestiti. Ma quale è la soggezione del Cristiano, e l'ubbidienza, e il rispetto alla potestà temporale? Quest'ubbidienza ha suo pvincipio, ed origine nell'ubbidienza, che il Cristiano debbe a Cristo stesso, il quale ha comandato, che si ubbidisca alle Matt. XXI. 21., e ne ha dato l'esempio, Matt. XVII. 27. ed i Rom. XIII.
Tanto al Re, come sopra di tutti. Chiama Re quello, che Romani con nome più civile chiamavano Imperadore, che era in origine un titolo militare, col quale era dai soldati decorato il loro comandante (fosse questi o console, o pretore ) dopo qual che insigne vittoria. Il popolo Ronano dopo il discacoiamento di Tarquinio superbo avea giurato di non soffrir mai più Re, onde quantunque assoluta fosse, ed illimitata la potestà degli Imperndori, i Romani però per riguardo alla religione del giuramento (come dice s. Cipriano ) si astennero sempre dal dar loro questo nome, ma non se ne astennero i Greci, e i Giudei, come si vede in molti autori, ed anche J. XIX. 15., Atti XVII.7, L'Imperatore che regnava, mentre ciò scriveva l'Apostolo, era Candio, o (come altri vogliono ) Nerone. Nè l'infedeltà adunque, nè la malvagità, e crudelta del sovrano esime i Cristiani dall'obbligo di esser a lui ubbidienti, e soggetti, fuori che dove si tratti di non poterlo ubbidire senza offendere Dio. Claudio maltrattò i Cristiani. Nerone fece anche di peggio; i Cristiani non opposero alle loro crudeltà se non la pazienza, la generosità nel soffir per la fede, e le preghiere per essi. Vedi Tertulliano ad Scap. cap. 11.

2,14:Ai presidi come spediti da lui ec. Dopo l'Imperadore, a cui si apparteneva la podesta suprema, nomina i presidi, da' quali diverse provincie dell'impero erano governate, ed i quali erano come vicari dell'Imperadore, e a nome di lui amministravano la giustizia, e l'uffito di questi, come di tutti gli altri magistrati, è ottimamente descritto da s. Pietro, che dice, esser essi mandati per punire i cattivi, e per ricompensare, e onorare la virtù. Quelle parole spediti da lui riferir si possono all'Imperadore, o (come altri credono ) a Dio, per amor del quale disse gà (Vers. 15. ) che debba il Cristiano onorare o l'Imperadore, ed i presidi. Insegna a dunque a questi Ebrei viventi in provincie rimote da Roma, che i presidi spediti al governo de' popoli considerino non tanto come mandati dall'Imperadore, o dal senato Romano, quanto come destinati, e spediti da Dio medesimo, per ordine, e disposizione del quale comandano tutti quei, che con legittima autorità comandano sopra la terra, perchè non è podestà alcuna se non da Dio. Rom. XIII. Per mezzo di tali principi la religione mostra santifica l'ubbidienza de' sudditi, e regola, e dirige qualunque specie di autorità umana, che sia sopra la terra. L'inferiore rimira Dio nella persona del superiore; il superiore sapendo, che da Dio viene l'autorità, che egli ha di sovrastare ad uomini, i quali per naturale diritto a lui sono uguali, agevolmente comprende in qual modo usar debba della medesima autorità, affin di essere in istato di renderne conto a colui, dal quale è in lui derivata.

2,15:Tale è la volontà di Dio, che ben facendo ec. Vuole Dio, che colla innocenza, e santità del vivere confondiate la malevolenza di coloro, i quali mal conoscendovi, e nulla essen do istruiti della vostra religione, stoltamente giudicano, e sparlan di voi.

2,16:Come liberi, e non quasi tenendo la libertà per velame ec. Va incontro l'Apostolo a una difficoltà, che poteva farsegli dagli Ebrei, ed è questa: noi siam liberi, e come Ebrei di origine, nati per conseguenza d'un popolo libero, esente da ogni soggezione straniera, Deut. XVII. 15, e come Cristiani per quella libertà, che abbiam ricevuto da Cristo, Gal. IV.51. Voi siete liberi, risponde l'Apostolo, ma non dalla legge di Dio, nè dalla giustizia, nè perciò dalla ubbidienza dovuta alle podestà; se a tali cose pensaste di estendere la cristiana libertà, voi verreste a far servir questa libertà di velame all'iniquità. Or tutto al contrario la vostra libertà oonsiste nell'essere sciolti dalla tirannia del peccato, e delle passioni; ella consiste eziandio nell'ubbidire all'ordine posto da Dio nella repubblica, nell'ubbidire, io dico, non servilmente, ma liberamente, e per amore di Dio; onde in tal guisa servendo, non agli uomini servite, ma a Dio. Vedi Gal. V. 13.

2,17:Rispettate tutti. Gli uffizi, e le dimostrazioni esteriori di stima, e diverso di tutti gli affini anche in fedeli appartengono alla religione, allorchè son fondati nella umiltà, e nella sincera carità dell'uomo cristiano.
Rendete onore al Re. Dopo il timor santo di Dio pone la riverenza, e l'ossequio dovuto e interiormente, ed esteriormente al Sovrano; e questo particolare avvertimento aggiunge l'Apostolo a quello, che aveva detto nel Vers. 13., forse affinchè i Cristiani vivendo sotto il governo di un principe non solo in fedele, ma duro ancora, e di pessimo cuore, non si pensassero, che quando ubdidissero alle leggi, e agli ordini dello stesso padrone, a null'altro fossero verso di lui obbligati; onde si facesser lecito o di sparlarne, e di censurare il suo governo, o di mancare ai segni, e dimostrazioni di rispetto dovute a lui per ragione della suprema dignità.

2,18:Servi, siate soggetti ec. Vedi Ephes. V.5., Coloss: III. 22. 25., Tit. II. 9.

2,19:Se per riflesso a Dio uno sopporta molestie, patendo ingiustamente. Ella è cosa di gran merito dinanzi a Dio, quando un uomo, che non ha demerito alcuno, sopporta afflizioni, e dolori per ubbidire a Dio, cui tiene egli sempre presente nel proprio cuore, ed ha per testimone del suo amore, e de' patimenti, che soffre per lui.

2,20:Qual onore è egli, se peccando, ec. Non la pena, ma sì la causa (dice s. Agostino ) fa il martire di Cristo; e non il patire, asolutamente parlando, ma il patire per Gesù Cristo, il patire per la giustizia, per la verità, il soffrire pazientemente non la pena del propri misfatti, ma la persecuzione, che mai non manca al sincero amatore della pietà, questo è, che degni ci rende del regno de' cieli, Matt. V. 10.

2,21:A questo siete stati chiamati: ec. Dottrina fondamentale della scuola di Cristo, il quale dichiarò di non riconoscere per suo discepolo se non colui, che rinnegando se stesso, la sua croce si prenda, e diasi a seguirlo, e per quella strada stessa lo segua, che egli il primo ha battuta, affin di lasciarne a noi il grande esempio. E quello, che a tale imitazione dee fortemente spronarci, si è (dice s. Pietro) che Cristo patì innocente, e senz'ombra di peccato, patì pei nostri peccati, e per meritare a noi la grazia di patire con lui, per essere con lui glorificati.

2,25:Si rimetteva nelle mani di chi ingiustamente lo giudicava. Seguita a commendare l'altissima pazienza di Cristo, il quale non solamente come mansuetissimo agnello senza aprir bocca, soffrì le maledizioni, e gli strapazzi de' suoi nemici, ma volontariamente si diede nelle mani di un giudice, qual era Pilato, il quale egli ben sapea, come per somma ingiustizia lo avrebbe condannato alla morte.

2,24:Il quale i peccati nostri portò egli stesso sul proprio corpo ec. Portò le pene dei nostri peccati egli stesso (viene a dire, egli Figliuolo di Dio, santo, innocente, segregato da' peccatori, e più elevato, che i cieli) nel proprio suo oorpo sopra la croce, e nostra medicina, e salute sono state le livi dure, e le piaghe da lui sofferte: imperocchè a questo fine le ha egli sofferte, perchè morti noi al peccato esercitiamo le opere di giustizia. Vedi Rom. VI. 10. 11., VII.6., Gal. II. 19.

2,25:Eravate come pecore sbandate, ec. Rappresenta vivamente agli Ebrei la grandezza del beneficio ricevuto da Cristo col rammemorare la precedente loro miseria. Eravate come pecorelle erranti fuori della via della salute; ma vi siete mercè della grazia di lui rivolti a udire la voce, e a sottoporvi al governo del vero pastore, e vescovo, cioè curatore, e soprintendente dell'anime, il quale alla vita eterna conduce le sue pecorelle. Vedi Matt. IX.36., Isai. LIII. 6.: imperocchè a questo luogo del profeta allude il nostro Apostolo in questo versetto, oome ne' precedenti ad altri passi dello stesso Isaia. Vedi pure Jo. X. 12. 14. 16, ec.