Scrutatio

Sabato, 27 aprile 2024 - Santa Zita ( Letture di oggi)

Prima lettera di Pietro 5


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Prega i seniori, che pascano colla parola, e coll'esempio il gregge di Dio; e i Giovani, che siano a quegli subordinati: esorta tutti all'umiltà, e ad abbandonarsi alla cura di Dio, e a resistere al diavolo mediante la temperanza, e la fede.

1I sacerdoti adunque, che sono tra di voi, gli scongiuro, io consacerdote, e testimone de' patimenti di Cristo: e chiamato a parte di quella gloria, che sarà un giorno manifestata:2Pascete il gregge di Dio, che da voi dipende, governandolo non forzatamente, ma di buona voglia secondo Dio: non per amore di vil guadagno, ma con animo volenteroso:3Né come per dominare sopra l'eredità (del Signore) ma fatti sinceramente esemplare del gregge:4E quando apparirà il principe de' pastori, riceverete corona immarcessibile di gloria.5Parimente voi, o giovani, siate soggetti a' sacerdoti. E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso degli altri, perché Dio resiste ai superbi, e agli umili da la grazia.6Umiliatevi adunque sotto la potente mano di Dio, affinchè vi esalti nel tempo della visita:7Ogni vostra sollecitudine gittando in lui, imperocché egli ha cura di voi.8Siate temperanti, e vegliate: perché il diavolo vostro avversario come lione, che rugge, va in volta cercando chi divorare:9A cui resistete forti nella fede: sappiate, come le stesse cose patiscono i vostri fratelli, che sono pel mondo.10Ma il Dio di ogni grazia, il quale ci ha chiamati alla eterna gloria sia in Cristo Gesù, con un po' di patire vi perfezionerà, vi conforterà, e assoderà.11A lui la gloria, e l'impero pe' secoli de' secoli. Cosi sia.12Per mezzo di Silvano fratello fedele vi ho scritto, parmi, brevemente: per esortarvi, e attestando, che la vera grazia di Dio è questa, nella quale state costanti.13Vi saluta la Chiesa, che è in Babilonia, con voi eletta, e Marco mio figlio.14Salutatevi gli uni, gli altri col bacio santo. La grazia a tutti voi, che siete in Cristo Gesù. Cosi sia.

Note:

5,1:I sacerdoti... che sono tra di voi, gli scongiuro, io consacerdote, ec. Nel nome di sacerdoti sono oompresi e i semplici sacerdoti, ed i Vescovi, come anche in altri luoghi abbiamo veduto. A questi si rivolge adesso s. Pietro, per raccomandar caldamente alla loro carità il buon governo del popolo fedele. Quindi con umiltà degna appunto di un principe degli Apostoli, e di un Vicario di Gesù Cristo, gli prega, e gli scongiura, e tacendo i titoli di autorità, e di potestà, de' quali era rivestito, si dice solamente loro compagno, e fratello nel sacerdozio, e testimone de' patimenti di Cisto, e chiamato un giorno per gran degnazione ad essere sul monte partecipe della gloria di Cristo manifestata nella mirabile trasfigurazione di lui, la qual gloria sarà a tutti gli uomini manifestata nuovamente nel futuro ultimo giorno. Sopra quelle parole, testimone de' patimenti di Cristo, è da notare, che il titolo di testimone, o sia di martire di Cristo distintamente, e specialmente conviene agli Apostoli, e s. Pietro poteva chiamarsi tale per più ragioni; primo, perchè aveva cogli occhi propri veduta la passione del Figliuolo di Dio; onde attestava, e predicava, come Gesù aveva patito, ed era stato crocifisso sotto Ponzio Pilato, come si ha nel simbolo degli Apostoli; secondo, perchè coi propri suoi patimenti aveva renduto testimonianza alla verità. Viene adunque il nostro Apostolo a dire ai sacerdoti, e principalmente ai Vescovi: ascoltate voi le parole di un vostro fratello nell'episcopato, non disprezzate gli avvertimenti, e le preghiere di un vecchio sacerdote testimone già di quello, che il sovrano Pastor delle anime ha sofferto per esse, e da tal esempio imitato da me, imparate voi pure a patir volentieri per la salute de' prossimi; ascoltate me, cui fu concesso una volta i godere per breve spazio di tempo di quella gloria, la quale un giorno non in Cristo solo, ma in tutti i suoi servi risplenderà, e il pensiero della felicità immensa riserbata principalmente pei ministri fedeli vi renda dolci i patimenti, e gli affanni, de' quali ampia messe produce la cura, e il governo episcopale. Così il primo, e sommo Pastore in terra della Chiesa cristiana gli stessi pastori pasce, e istruisce, e la norma ad essi prescrive del buon governo. Questo diritto è trasfuso colla dignità pontificale noi successori di Pietro, a' quali tutti conviensi quello, che dice il gran pontefice s. Leone serm. III. de anniv.: di tutto il mondo il solo Pietro è eletto ad esser preposto alla vocazione di tutte le genti, e a tutti gli Apostoli, e a eutti i pastori; onde benchè molti nel popol di Dio siano i sacerdoti, e molti i pastori, tutti nulla dimeno sono governati propriamente da Pietro quelli, che principalmente sono governati da Cristo.
Non tacerò ancora, che questa mirabilmente bella esortazione compresa ne' primi quattro versetti in molte Chiese dell'Oriente ab antico si legge nella ordinazione de' Vescovi; lo che anche dimostra, come a questi sono dirette primariamente le parole di Pietro.

5,2:Pascete il gregge di Dio, ec. In questa sola parola comprendesi tutta la cura, e il governo episcopale, onde,pasci le mie pecorelle, era stato detto per ben tre volte da Cristo a Pietro. Ripete egli adunque la stessa parola; e quello, che aveva udito dalla bocca del suo Signore, lo dice agli altri pastori, de' quali era nel suo ministero compresa la cura: pascete il gregge di Dio. Qual forza non ha sul cuore d'un vero pastore il rammentarsi, che il gregge, cui dee egli pascere, non è suo gregge, ne gregge d'un terreno Signore, ma gregge di Dio? E una sola è la greggia, e molte sono le gregge. Tutto il popol cristiano unito pella medesima fede, e pella fraterna carità è un solo gregge, e ogni Chiesa particolare unita sotto il suo Vescovo, connessa con tutto il rimanente del corpo mistico di Gesù Cristo, ella è una greggia; onde dice s. Pietro; che ogni pastore quel gregge pasca, che alla cura di lui è connesso; ed ecco quali cose principalmente richiedonsi in un pastore. Dice adunque, che non forzatamente, ma di buona voglia si sottoponga alla cura episcopale; ed era ciò neoessario a prescriversi in que' tempi, ne' quali la giusta apprensione di sì gran peso più ancor, che i pericoli di morte, da' quali era circondata la dignità episcopale, faceva sì, che difficilmente trovavasi, chi ad abbraccia la si inducesse, fuori che per timore di disubbidire a Dio, e di mancare alla carità. Vuole adunque, che essendo eletti a tal ministero, lo accettino, e lo esercitino non come forzatamente, ma con pienezza di carità secondo Dio, viene a dire, per fare la volontà dei Signore, non con animo cupido, e avaro, ma liberale, e generoso, e pronto a far tutto, e a tutto patire per amor delle pecorelle di Cristo.

5,3:Nè come per dominare sopra l'eredità (del Signore) ma fatti sinceramente ec. Nella versione di questo luogo ho eseguitato la generale signficazione della voce cleros. Da questa venne il nome di cherico, il quale, come bene spiega s. Girolamo, così è chiamato o perchè egli appartiene all'eredità del Signore, o piuttosto perchè il Signore è l'eredità, ovver la porzione del cherico. Or non solo lo stesso s. Girolamo, ma ancora il Concilio generale VII., e s. Bernardo, ed altri hanno spiegate queste parole dell'onore, che deesi dai Vescovi a' cherici cioè a' ministri inferiori. I Vescovi (dice s. Girolamo ep. 11. ad Nepot.) si ricordino, che son sacerdoti, non padroni; onorino i cherici come cherici, affinchè essi pure siano onorati dai cherici come Vescovi. Senza però intaccare questo senso, si può intendere generalmente proibito ai Vescovi di esercitare imperiosamente la potestà, che hanno ricevuta da Cristo per edificazione delle anime, non per distruzione; che è l'insegnamento dato a Pietro stesso, ed agli altri Apostoli da Gesù Cristo, Matt. XX. 25. Vedi Jo. X. 11. E siccome la più dolce, e la più efficace maniera di comando è l'esempio del superiore, perciò soggiunge s. Pietro, che i Vescovi, e i sacerdoti di Dio per una sincera, e soda virtù siano il modello, e l'esemplare di tutto il gregge, talmente che in essi trovi il popol di Dio effigiata la norma della vita cristiana; onde quando sia d'uopo, il proprio esempio, e la propria loro vita possano con santa fiducia proporre all'imitazione de' fedeli, come fece più volte s. Paolo, Philip. III. 17., Thessal. I. 16.

5,4:E quando apparirà il principe de' pastori, ec. Propone l'espettazione di quella gloria, onde saran coronati nel giorno finale da Cristo i ministri fedeli, come l'oggetto grande, che tutte alleggia, e rende soavi le fatiche e i travagli degli stessi ministri. La loro corona sarà immarcescibile, cioè e eterna.

5,5:Giovani, siate soggetti a' sacerdoti. Tutto il gregge cristiano è inteso per questa parola, giovani, contrapposta al titolo di seniori, pel quale intendonsi, i vescovi, e i sacerdoti. Prescrive adunque l'ordine, e la subordinazione tanto necessaria al bene della Chiesa; sopra di che ecco le parole del gran vescovo, e martire s. Ignazio nella sua lettera a quelli di Smirne: tutte le cose si faccian tra voi con buon ordine; i laici siano soggetti ai diaconi, i diaconi ai sacerdoti, i sacerdoti al vescovo, il vescovo a Cristo, come questi al Padre.
Rivestitevi di umiltà ec. Superiori, e inferiori, cherici, e laici, pastori, e pecorelle del gregge di Cristo, rivestitevi in teriormente di sincera umiltà, e praticatela costantemente gli uni verso degli altri; imperocchè l'umiltà custodisce il buon ordine, la concordia, la pace, la carità, ed ella è il sicurissimo tesoro di tutte quante le virtù, dice s. Basilio constit. mor. cap. XVII.; e il gran pontefice s. Leone serm. VII. de Epiph.: tutta la disciplina della cristiana sapienza... nella vera volontaria umiltà consiste, la quale umiltà il Signor Gesù Cristo dall'utero della madre fino al supplizio della croce elesse, ed insegnò; e poco aventi aveva detto, che tutta la vittoria del Salvatore, per cui il demonio egli vinse, ed il mondo, fu concepita nell'umiltà, e condotta a fine per mezzo dell'umiltà.
Dio resiste ai superbi ec. Vedi s. Giacomo IV.6

5,6:Umiliatevi... sotto la potente mano di Dio, affinchè ec. Tenetevi bassi, ed umili sotto la maestà, e potenza del gran padrone. Il rispetto, e la riverenza, che a lui dovete, v'insegnerà ad essere ancora umili, e ubbidienti a coloro, i quali a nome di lui vi governano. Non vi sembri un discapito l'umiltà, per cui Dio alla esaltazione, e alla gloria vuol condurvi; imperocchè egli salva il popolo umile, Ps. XVIII. 28. Il tempo della visita è il tempo stabilito da Dio pella liberazione, e pella consolazione piena, e perfetta degli umili; egli è il tempo della morte, quando il Signore venendo a disaminare le opere del giusto, con infinito tesoro di gloria compenserà la volontaria amiltà di lui, e lo esalterà fino a' primi posti del regno celeste.

5,7:Ogni vostra sollecitudine ec. Allude al salmo LIV.23, anzi le stesse parole ne trascrive: getta i tuoi pensieri nel seno di Dio, ed al salmo XXXIX. 18: il Signore ha cura di me. Un figliuolo si fida dell'amore, e della cura del padre; non si fiderà l'uomo nella providenza di Dio, l'amor del quale verso di noi ogni paterno, e materno amore sorpassa?

5,8-9:Siate temperanti, e vegliate: belle gravissime parole ripete ogni giorno la Chiesa a' Cristiani alla fine dell'ufficio divino. Voi, gregge di Cristo adunato nell'ovile della Chiesa, mirate con gli occhi della fede quel furioso nemico, che va sempre in volta, e per l'arrabbiata fame, che egli ha della vostra perdizione, non si dà posa giammai, se non quando riescali di divorare alcuno di voi. Siate sobri; siate temeranti; la sobrietà è nutrice della sapienza, della castità, della vigilanza Cristiana. Non dormite sopra i vostri pericoli; vegliate, e orate, e armati dello scudo della fede copritevi cosa esso, e difendetevi da tutti gl'insulti del maligno. Vedi Efes. VI.16. La vittoria del Cristiano è giustamente attribuita alla fede, perchè questa e i beni ci mostra, che noi dobbiamo sperare, e all'acquisto di essi c'infiamma, e da lei ci viene insegnato, donde aspettar dobbiamo l'aiuto per vincere, e quali abbiamo motivo di confidare in un tale aiuto, perchè e potente, e verace ci dimostra colui, il quale con noi combatte, e per noi; imperocchè alla fede come a radice vuolsi quì intendere unita la speranza, e la carità. I sentimenti, e gli affetti di una tal fede a fronte di tutte le tentazioni, e di tutti i travagli della vita presente sono mirabilmente dipinti de Paolo Rom. VII. 55. 36. 57. ec. Chi ci separerà dalla carità di Cristo ec., donde può intendersi il valore di queste parole di Petro, forti nella fede. Sappiate, come le stesse cose patiscono i vostri fratelli, ec. Coll'esempio comune di tutti i Cristiani perseguitati, afflitti, tribolati per tutto il mondo secondo la predizione di Cristo nuovamente gli Ebrei a patire per la comune causa nella fede.

5,10:Ma il Dio di ogni grazia, il quale ci ha chiamati ec. Dio, che è fonte, e principio di ogni grazia,e di ogni virtù, e specialmente della pazienza, o della fortezza, il quale per Gesù Cristo vi ha chiamati all'eterna sua gloria per mezzo di brevi, e transitori patimenti, vi perfezioni nella carità, vi oon forti nella speranza, vi assodi nella fede; onde mediante il dono della perseveranza all'acquisto arriviate della corona.

5,11:A lui la gloria, e l'impero ec. L'Apostolo pieno di fidanza, che Dio esaudirebbe i suoi voti, prorompe in questa lauda al Signore.

5,12:Per mezzo di Silvano fratello fedele vi ho scritto, parmi, brevemente; ec. Non è necessario di supporre, che Silvano fosse stato il latore di un'altra lettera di Pietro agli Ebrei. Egli fu il latore di questa, della quale dice, che parevagli breve sì riguardo all'ampiezza dell'affetto, con cui aveva scritto, e sì ancora riguardo alla importanza dell'argomento. Silvano è lo stesso nome, che Sila, e di lui parlasi Atti XV. 40.
Attestando, che la vera grazia di Dio è questa, ec. Nuovamente vi accerto, che la vera religione, la vera fede, la quale per effetto della somma bontà di Dio è stata insegnata agli uomini per la nostra predicazione, questa religione ella è quella, nella quale voi state costanti.

5,13:Vi saluta la Chiesa, che è in Babilonia, ec. Tutta l'antichità per Babilonia intese la città di Roma, donde scrisse questa lettera s. Pietro. Questa Chiesa composta di Gentili, ma chiamata. ed eletta non meno, che voi, alla fede, e alla cognizione di Cristo vi saluta (dice Pietro a' suoi Ebrei ) e con essa Marco mio figlio. Questi è l'evangelista, compagno, e interprete di Pietro; e lo chiama suo figlio, perohè lo aveva partorito alla fede.

5,14:Salutatevi gli uni gli altri ec. Vedi Rom. XVI. 16.
La grazia a tutti voi, che siete in Cristo Gesù. La grazia del Signore a voi tutti, che siete uniti nel mistico corpo di Cristo; cioè nella Chiesa, Rom. XVI.7.
Così sia. Abbiamo già detto altrove, che questa è l'acclamazione de' fedeli ogni volta, che si leggevano le lettere de' santi Apostoli.